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GODZILLA – LA TRILOGIA in Blu-Ray

 

 

 

La trilogia ‘anime’ giapponese dedicata al celebre Re dei Mostri, Godzilla, visibile solo su Netflix, arriva sul mercato dell’Home Entertainment in un pregevole cofanetto realizzato da Koch Media nella collana Anime Factory.

 

Dopo il primo “Godzilla: Il Pianeta dei Mostri” (“Godzilla: Planet of the Monsters”), proposto nelle sale della terra del Sol Levante alla fine del 2017 ed il secondo, “Godzilla: Minaccia sulla città” (“Godzilla: Kessen Kidō Zōshoku Toshi”), del 2018, a chiudere il cerchio ha provveduto il film conclusivo “Godzilla: Mangiapianeti” (“Godzilla: Hoshi wo Kū Mono”) nel novembre 2018. La nascita del Re dei Mostri Godzilla risale al 1954 e si deve alla Toho, la mitica casa di produzione cinematografica giapponese che prima ci ha regalato capolavori quali “I Sette Samurai” (dello stesso 1954) ed altri di Akira Kurosawa, poi la serie televisiva di culto “Megaloman” (1979), quindi, a partire dalla fine dei ’70, quelli di Hayao Miyazaki ===Consulta la Filmografia=== come “Lupin III – Il Castello di Gagliostro” (1979), “Il mio Vicino Totoro” (1988), “Princess Mononoke” (1997), “La città incantata” (2001), “Il Castello Errante di Howl” (2004), tanto per citarne alcuni, che hanno dato vita ad un fenomeno straordinario di cinema d’animazione apprezzato in tutto il mondo. Tomoyuki Tanaka, produttore della Toho, stava sorvolando in aereo sul Pacifico l’Atollo di Bikini, il luogo dove gli americani avevano effettuato una serie di test nucleari per mettere a punto la bomba atomica. Fu lì che decise di realizzare un film su un mostro gigantesco e distruttore, generato proprio dall’uso sconsiderato del potere nucleare al tempo in cui la ferita inferta al Giappone dalla bomba atomica è ancora aperta e sanguinante. In realtà Tanaka era rimasto assai colpito da “Il Risveglio del Dinosauro” (1953), di Eugène Lourié ed ispirato da un romanzo di Ray Bradbury, film che poteva contare sugli effetti speciali del maestro dell’animazione Ray Harryhausen, in cui un rettile preistorico sepolto sotto i ghiacci del Polo Nord viene risvegliato proprio dall’esplosione di un ordigno atomico. Il “Godzilla” del ’54 è stato un film seminale, perché quel film (“Gojira” in giapponese) con la regia di Ishirô Honda è stato metafora e cartina tornasole del terrore post-atomico del popolo giapponese configuratosi negli anni successivi alle ben note e le tragiche vicende delle bombe sganciate nei cieli di Hiroshima e Nagasaki al culmine della II^ Guerra Mondiale. Sono passata ben oltre 60 anni dal primo “Godzilla”, ma i film a lui dedicati continuano ad essere ciclicamente prodotti. In breve tempo Godzilla – che ha inaugurato il genere Kaijū Eiga – è divenuto uno dei mostri più noti ed amati dagli appassionati di fantascienza. Sullo schermo, infatti, si sono succeduti numerosi Godzilla ‘cult’, prima grazie al cinema giapponese che lo ha eletto a figura simbolo dell’immaginario antinucleare del popolo nipponico, poi per l’interessamento della ‘macchina’ hollywoodiana che lo ha imposto negli ultimi decenni in tutto il mondo, a partire dal “Godzilla” firmato nel 1998 da Roy Emmerich, regista anche de “L’alba del giorno dopo” e “2012”, un ‘disaster movie’ (con una verniciata di “Jurassic Park”) completamente disarticolato – se non per il titolo – dalla tradizione ‘kaiju eiga’ (film di mostri giapponesi) avviata nel 1954 nella terra del Sol Levante dalla Toho con il primo seminale “Godzilla”. Il lucertolone nato dalle radiazioni atomiche creato dalla fantasia degli uomini della Toho ha stazionato sul grande schermo innumerevoli volte (una trentina di film in tutto), in qualche caso come nemico terribile dell’umanità, altre volte – le più numerose – ad ergersi (inconsapevole alleato) suo difensore dall’attacco minaccioso di creature extraterrestri, sempre e comunque quale icona della cultura popolare moderna e dell’immaginario cinematografico. Nell’impianto narrativo dell’originale la gigantesca creatura si era generata a causa delle radiazioni nucleari ed ha incarnato per il popolo nipponico quelle paure che in Occidente hanno assunto la forma inquietante della Guerra Fredda. Per il cinquantennale della saga, nel 2004, con il film “Godzilla: Final Wars” di Ryûhei Kitamura si era immaginato uno scontro epocale tra mostri tra i quali compariva anche il Zilla con la coda da lucertolone creato dal film di Roland Emmerich. Nel 2014 poi, Godzilla, al compimento dei 60 anni è stato oggetto di un reboot concepito negli Usa e diretto da Gareth Edwards. Al di là di questo un altro importante elemento intervenuto a giustificare la realizzazione del film è senza dubbio costituito dei tragici avvenimenti di Fukushima del 2011 che una volta di più hanno ridestato antiche paure mai del tutto sopite. Il blockbuster del 2014 che rilanciava quello che è considerato il ‘Re dei Mostri’ giungeva a sedici anni di distanza dal film ‘a stelle e strisce’ di Emmerich ed ha rappresentato un intelligente omaggio, ed una celebrazione del primo Godzilla nipponico. Il film ha costituito il primo capitolo del MonsterVerse, universo cinematografico e franchise crossover mixato con un altro solido mito qual è quello di King Kong che ha dato vita ai film “Skull Island” (2017) diretto da Jordan Vogt-Roberts, “Godzilla II – King of the Monsters” (2019), di Michael Dougherty, e “Godzilla vs. Kong” (2021) di Adam Wingard. Senza dimenticare lo “Shin Godzilla” firmato da Hideaki Anno nel 2016. La storia narrata nella nuova Trilogia racconta di un gruppo di profughi che tentano di ri-colonizzare la Terra 20mila anni dopo la conquista da parte di Godzilla. Il progetto ‘Anime’ è stato sviluppato in computer grafica da Polygon Pictures (cui si deve “Ken il Guerriero – Le Origini del Mito ReGenesis”) avvalendosi della regia di Kobun Shizuno (artefice di “Ken il Guerriero – La Leggenda del Vero Salvatore”) e la sceneggiature curata da Gen Urobuchi e Yusuke Kozaki. I tre film furono accolti con scarso entusiasmo da parte della critica e dei fan, probabilmente per quell’inaspettata svolta sci-fi voluta dai realizzatori. Questo cofanetto offre l’opportunità di recuperare un’opera per molti versi iconica. “Godzilla: Il pianeta dei mostri”, diretto da Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita, è, come detto, il primo capitolo della trilogia e segna un nuovo approccio al ‘Re dei Mostri’. La lucertola più amata di sempre, sotto l’egida di Netflix, è tornata con una storia ed un Godzilla completamente nuovi ed originali. Perché non si assiste al classico racconto in cui il lucertolone dalle enormi dimensioni emerge dalle viscere della Terra per vendicarsi dell’umanità che sta distruggendo il pianeta o misurarsi con altri mostri per ridare equilibrio prima di sparire nuovamente, ma ad un mix di kaiju eiga e di Fantascienza. Siamo nell’anno 2030, lo scenario che il film ci presenta nel suo incipit è quello un’apocalisse già avvenuta, un futuro post-atomico e iper-tecnologico, una realtà quanto mai cupa nella quale Godzilla ed altri mostri sono padroni incontrastati sulla Terra, che gli umani hanno dovuto abbandonare per vagare nello spazio in cerca di un pianeta abitabile. Godzilla viene raffigurato come divinità onnipotente e indistruttibile pronta a scatenare tutta la sua furia devastante nei confronti degli uomini; la speranza ha lasciato ormai posto alla disperazione fino a quando un uomo coraggioso, Haruo Sakaki, costretto ad abbondare la Terra da ragazzo, trova il modo di attaccare e sconfiggere il mostro in una missione tanto difficile quanto disperata. Così l’umanità potrà riappropriarsi di quello che il ‘Re dei Mostri’ e i suoi simili gli hanno tolto… Il racconto è avvincente fin dai primi minuti e riesce a catturare l’attenzione degli spettatori, con il solido nucleo narrativo concepito dalla sceneggiatura di Gen Urobuchi ed esaltato da una seconda parte adrenalina e piena d’azione. Godzilla, prima ‘invisibile’ poi annunciato dal tremendo suono dei suoi ruggiti e dai passi pesanti che si riverberano sul suolo, fa il suo ingresso sulla scena in modo graduale, nel rispetto dei codici consolidati della suspense e dell’attesa del protagonista principale, ma quando compare la sua figura è sempre più spaventevole. Il finale è aperto ad ipotesi che trovano spiegazione dei due successivi capitoli. Tecnicamente la computer grafica, con cui è stata sviluppata la Trilogia, rappresenta il fiore all’occhiello della produzione che ha avuto il coraggio di proporla anche a quello zoccolo duro di spettatori meglio acclimatato con l’animazione giapponese. Nel secondo film, che nel cofanetto in Blu-Ray ha assunto il titolo di “La proliferante città mobile della battaglia decisiva” (una traduzione letterale dell’originale giapponese), continua il racconto intorno alla ricerca della vendetta da parte del protagonista Haruo Sakaki nei confronti del mostro Godzilla colpevole di aver ucciso i suoi genitori. Facciamo la conoscenza con un nuovo personaggio, una ragazza appartenente ad una tribù dalle abitudini primitive che salva il protagonista e assistiamo all’arrivo di due specie aliene, gli Exif e i Bilusaludo, una delle quali vuole convertire gli umani alla loro religione … Nel capitolo 3, ribattezzato in Blu-Ray “Colui che divora i pianeti”, il racconto trova ulteriori sviluppi (il lucertolone scopre un nemico che non può sconfiggere) ed il suo epilogo. Va detto, ad onor del vero, che la figura di Godzilla non è poi così centrale come titolo e progetto vorrebbero far intendere; ciò non toglie nulla alla bontà complessiva del progetto della Toho. D’altra parte Godzilla è una figura ingombrante in tutti i sensi e non è semplice riuscire cogliere alcuni degli aspetti basilari essenziali del lucertolone quando si prova a creare un progetto che ne onori lo spirito.

TECNICA

L’elegante cofanetto assemblato da Anime Factory e Koch Media – ogni film in singola amaray con cover che riproducono i bellissimi manifesti originali – è disponibile in una tiratura limitata di sole 1000 copie numerate, aumentando notevolmente il suo valore collezionistico. L’aspetto tecnico (Audio e Video) è di tutto rispetto, perfettamente aderente per qualità al progetto. Ricordiamo la presenza di un nuovo doppiaggio inedito, necessario per sopperire alla difficoltà di acquisire le colonne audio originali di Netflix. L’impianto visivo poi è di certo di uno dei punti forti di questa produzione, che propone una suggestiva rappresentazione del mostro e delle diverse ambientazioni, perfettamente credibili. La Trilogia, al di là di qualche critica opportuna, merita la nostra approvazione e, sebbene non sia certamente un capolavoro, offre la possibilità di recuperarla anche da parte di chi l’ha accolta inizialmente con qualche perplessità. Il tutto godibilissimo sui grandi schermi ormai presenti in tante case dei fruitori domestici. Numerosi i Contenuti Extra che nel dettaglio prevedono per il Capitolo 1 (“Il Pianeta dei Mostri”) • Trailer • Original Preview • Teaser • Anteprime, per il Capitolo 2 (“La Proliferante Città Mobile della Battaglia Decisiva”) • Trailer • Original Preview • Teaser • TV Spot • Anteprime, per il Capitolo 3 (“Colui che Divora i Pianeti”) • Trailer • Original Preview • Teaser • Anteprime. Inoltre nella confezione troverete 3 booklet da 30 pagine e 3 Card da collezione. Un’ultima annotazione riguarda la distribuzione del cofanetto che non troverete ovunque, perché è un’esclusiva di Fan Factory, il nuovo sito con cui Koch Media ha iniziato a distribuire in casa propria i titoli più importanti del suo catalogo, Midnight Classics compresi.

(Luigi Lozzi)                                                      © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

NOTE TECNICHE
Il Film

GODZILLA – LA TRILOGIA
Godzilla: Planet of the Monsters / Godzilla: City on the Edge of the Battle / Godzilla: The Planet Eater
Giappone, 2017-2018, 280’ (Extra esclusi)
Regia: Kōbun Shizuno e Hiroyuki Seshita

Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: 1.78:1 1920x1080p/AVC MPEG-4 24 fps
Audio: Italiano, Giapponese DTS-HD Master Audio 5.1
Numero Dischi: 3
Distributore: Anime Factory/Koch Media