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ROCKY BALBOA di Sylvester Stallone in 4K ULTRA-HD

 

 

 

 

La Warner Bros. Entertainment ha aggiornato la pubblicazione in 4K Ultra-HD relativa alla saga per eccellenza sulla boxe, quella che ruota intorno alla figura ‘cult’ di Rocky/Stallone, uscita poco più di un anno fa, aggiungendo ai primi quattro capitoli usciti tra il 1976 e il 1985, gli ultimi due: “Rocky 5” (1990) e “Rocky Balboa” (2006). Il completamento della collezione dedicata a Rocky riserva alcune chicche inedite tutte da scoprire. Nel dettaglio abbiamo scelto di occuparci di “Rocky Balboa”, l’ultimo capitolo della saga uscito sugli schermi nel 2006, pubblicato pure singolarmente in una elegante confezione steelbook. L’edizione in commercio contiene sia la versione cinematografica (di 101′) passata nelle sale che la Director’s Cut di 116′.

La saga cinematografica di Rocky, comprendendo pure i tre spin-off di “Creed” (a partire dal 2015), è tra quelle di maggiore successo nella storia del cinema, sia per quanto riguarda apprezzamento di critica che riscontro di pubblico. Si trova al 12º posto nella classifica dei più grandi incassi delle saghe del cinema con quasi 3 miliardi di dollari tra cinema e diritti successivi. La saga, incentrata sul pugilato, si è sviluppata in un arco temporale che va dal 1976, anno dell’esordio sugli schermi del pugile italo-americano, al 2023. È tornato diverse volte sul ring, e sugli schermi di tutto il mondo, Rocky Balboa, alias Sylvester Stallone ===Consulta la Filmografia===, suo creatore ed interprete, il pugile dei bassifondi di Philadelphia che ha costruito una delle icone più solide e longeve nell’immaginario cinematografico collettivo, in primis quello americano che di simili eroi ha (per necessità) avuto sempre bisogno. A rappresentare il ritorno ai grandi temi del mito americano: chiunque in America abbia abbastanza cuore e buone ragioni può fare l’impossibile. Il personaggio è rivissuto sei volte volta nella fortunata saga (più altre tre con il franchise spin-off di “Creed”); fortemente voluto da Stallone nel tentativo di dare nuovo lustro al pugile italoamericano ma anche per rinverdire i fasti che hanno accompagnato ‘Sly’ nei momenti più gloriosi della sua carriera. Un’appassionante epopea incentrata su una storia davvero avvincente, colma di buoni valori ed grandi virtù. il personaggio di Rocky Balboa un trentenne di Filadelfia con la passione per il pugilato, uomo generoso e dal cuore grande, nasceva nel 1976 da una sceneggiatura dello stesso Stallone. Rocky abitava in un piccolo e fatiscente monolocale in una anonima zona residenziale dei sobborghi della città e, a dispetto delle sue potenzialità da atleta, aveva inizialmente scelto una vita da bullo di periferia. Ma nel destino di Rocky c’era scritta una miracolosa ascesa verso un successo insperato ed inatteso, raggiunto grazie ad una buona dose fortuna ma perseguito anche (con merito) in virtù di un carattere forte e di un’immensa determinazione: Rocky si troverà a sfidare il campione del Mondo dei pesi massimi Apollo Creed in due occasioni, senza però riuscire mai ad affrancarsi da un’esistenza difficile e tormentata. Una vita che Rocky condivide, oltre che col burbero allenatore Mickey, con Paulie Pennino, il suo migliore amico impiegato in un mattatoio di Philadelphia, e Adriana, la sorella minore di Paulie, una ragazza molto timida e introversa, che oltre a diventare sua moglie sarà il pilastro portante dei suoi successi da campione. Di pari passo negli anni si è portata avanti pure la saga di “Rambo”, l’altra serie amatissima dell’attore, che ha inanellato cinque capitoli tra il 1982 e il 2019. Certo a nessuno è sfuggito quanto sia stato rischioso (al punto da sfiorare il patetico) portato all’estremo un simile ‘revival’: l’età dell’attore che si faceva fatica ad immaginare ancora una volta sul ring, il rischio più che probabile di non sostenere il progetto con un’adeguata sceneggiatura, il mutamento dei tempi (forse) non più adatti ad esaltare le avventure di un personaggio romantico come Rocky ma inevitabilmente imbolsito, il clamoroso flop del quinto episodio che aveva convinto tutti a non procedere oltre. Ma Stallone e l’industria hollywoodiana sono riusciti ad uscire vincitori su ogni perplessità ed oggi la saga di Rocky Balboa, in virtù di una sapiente gestione, è più viva che mai. La chiave di lettura scelta per il capitolo sei del 2006 (“Rocky Balboa”) ha consentito di non far apparire ridicola e incongruente la narrazione (anche perché ‘Sly’, nei passaggi più impegnativi, si è sottoposto ad un lungo e durissimo allenamento) che è plausibile pur con tutti i ‘se’ e i ‘ma’ del caso: l’ennesimo inno alla retorica con l’autocelebrazione della propria saldezza morale. In effetti, nelle intenzioni di Stallone (è lui stesso ad aver diretto e sceneggiato il film), si trattava di chiudere il cerchio e di mettere la parola fine all’epopea del pugile; da qui la scelta di non siglare con un ‘6’ questo capitolo finale. «Il mondo avrà sempre bisogno di eroi – aveva dichiarato Stallone -; persone normali che fanno cose straordinarie. Non necessariamente con i muscoli, magari in nome dell’amore. Per questo volevo che questo film fosse semplice, con un eroe semplice». Rocky, rimasto vedovo (della sua Adriana), è un ex-campione disilluso e solitario che gestisce un piccolo ristorante nei sobborghi di Philadelphia; intrattiene i clienti (divertiti) con racconti di boxe. Spinto dalla necessità di denaro, per porre rimedio ai debiti che lo affliggono, infila di nuovo i guantoni per piccole esibizioni con modesti pugili. A far cambiare lo stato delle cose, ed offrirgli l’ultima carta di un patetico sogno americano di riappropriazione del proprio passato, provvede uno scontro virtuale sul computer gestito da giornalisti secondo il quale il miglior Balboa batterebbe l’attuale Campione del Mondo in carica Mason ‘The Line’ Dixon. Dal virtuale al reale il passo è breve e contro ogni logica (anagrafica), Rocky riprende ad allenarsi quando Dixon, per umiliarlo, gli offre l’opportunità di affrontarlo in un match valido per il titolo. Con molto buon senso si è evitato di farlo trionfare sul quadrato, ma di assegnargli solamente una vittoria morale (che sarà anche una lezione di vita per il giovane e arrogante rivale), anche perché ad un occhio attento tutto poteva apparire stucchevole e privo della necessaria ironia. Ma tant’è; i percorsi dei consumatori di cinema si sono fatti così diseguali che diventa il più delle volte difficoltoso porvi un qualche ordine etico. La lezione edificante (di grana grossa) che il film ha voluto comunicare è che non bisogna mai rinunciare ai propri sogni e per raggiungere gli autentici obbiettivi della vita ci vogliono cuore e passione. «Non è tanto importante colpire – dice Balboa al figlio – quanto resistere ai colpi; poi sapersi rialzare e continuare a combattere». Approccio convenzionale e ‘old fashion’. Da dire, comunque, che lo spettacolo (cinematografico) è assicurato ed onesto. L’iniziale “Rocky”, su un soggetto dello sconosciuto Stallone era del 1976, tre anni più tardi c’era “Rocky 2”, con il quale proseguiva la sfida con Apollo Creed, avviata col primo episodio, diventando Campione del Mondo; in “Rocky 3” (1982) affrontava il temibile Clubber Lang (Mister T) aiutato proprio dall’ex nemico Creed ed in “Rocky 4” (1985) ===Leggi la Recensione=== le gesta dell’eroe si globalizzavano in salsa ‘Guerra Fredda’ per la sfida con il pugile russo Ivan Drago (Dolph Lundgren) – celebre la battuta di quest’ultimo «ti spiezzo in due» rivolta a Stallone – e infine “Rocky 5” (1990) nel quale si confrontava con un suo allievo. Nel 1977 “Rocky” vinse tre Oscar: Regia, Miglior Film e Montaggio (inoltre Stallone ottenne la ‘nomination’ come Miglior Attore Protagonista e Burt Young quella di Miglior Attore non Protagonista). John G. Avildsen pose la firma in calce al primo ed ultimo episodio mentre l’attore si occupò anche della regia per gli altri tre. Ma la presenza sul grande schermo di Rocky, viene affiancata dai tantissimi film che il Cinema, nella sua storia ultracentenaria, ha dedicato alla Boxe. Quello americano soprattutto è riuscito a raccontare con profonde implicazioni psicologiche le vicende di tanti atleti, è stato abile nel mostrare la tensione agonistica e la voglia di vincere; lo ha fatto con enfasi melodrammatica, con lucida analisi del divismo sportivo, ha mostrato l’ascesa e la caduta di numerosi miti con desolato realismo, sfruttando principalmente i temi ricorrenti della solitudine obbligata dell’atleta, della sua manipolazione come strumento di propaganda, i contrastati rapporti che di solito si instaurano con l’allenatore, la ricaduta in ambienti loschi, l’agonismo esasperato che minaccia la sfera del privato, l’orgoglioso riscatto. Basterà citare in estrema sintesi “Toro Scatenato” (1980) di Martin Scorsese oppure “Lassù qualcuno mi ama” (1956) di Robert Wise; ma di film dedicati alla boxe ce ne sono un’infinità.
TECNICA
Rocky Balboa” è disponibile, per la prima volta in versione Steelbook 4K Ultra HD™ + Blu-Ray™; protagonista ancora una volta (l’ultima) Sylvester Stallone in qualità di regista e di interprete nel ruolo dell’iconico pugile. Per la goduria di collezionisti ed appassionati il film viene proposto sia nella versione cinematografica (101′) giunta sul grande schermo che nella attesissima Director’s Cut (116′). Non c’è che dire; il 4K consente di vedere il film con una qualità prima sconosciuta, ed offre un miglioramento chiaramente percepibili rispetto alle precedenti edizioni Home Video, e al netto di qualche trascurabile sbavatura e di una inevitabile pastosità nelle scene più scure, l’aspetto più evidente è che le immagini sono più esuberanti sul piano cromatico, addirittura più sgargianti, ed esaltano il look ricercato della messa in scena. C’è maggiore nitidezza generale del quadro video, il dettaglio è in alcune sequenze più affilato e impressionante, i neri sono solidi, e più ricca e puntuale risulta essere la profondità. Per il resto il dettaglio è ottimale, anche se su alcuni dei filmati aggiunti si colgono alcuni ritocchi che hanno reso l’insieme più omogeneo. Decisamente meno appagante risulta essere invece il reparto audio. Sulle tracce in inglese non si son fatti miracoli: di certo migliori di quella nella nostra lingua ma per nulla esaltanti. Per quanto riguarda il cofanetto completo della saga di Rocky il miglioramento rispetto alle controparti Full HD 1080p è palpabile, specie se in presenza di uno schermo 10 bit nativo, in genere con la giusta sensibilità per cogliere la migliore compressione dinamica tra HDR-10 e soprattutto Dolby Vision. Figli di un’inattesa superficialità risultano essere “Rocky III” e “Rocky IV”; nei loro trasferimenti si avvertono limiti tecnici. Tra i tanti titoli commercializzati in 4K, forti della superiore codifica HEVC (High Efficiency Video Coding), qui ci si scontra con un risultato decisamente assai poco efficace tra pesante grana, instabilità e limiti nella solidità. Il nuovo materiale presente nella Director’s Cut non è particolarmente ‘nuovo’. Ci sono diverse aggiunte degne di nota : una di queste vede Pauly all’inizio del film, nella cella frigorifera, dove ha un acceso scontro con Rocky; vediamo poi un primo incontro alternativo con Marie; una scena sulla tomba in cui Rocky dice di odiare Dio; una chiacchierata più lunga tra Rocky e il figlio di Marie, Steps, dove parlano di madri e padri e di ciò che è rimasto del piccolo Rocky; una scena estesa con Pauly nel vicolo in cui si sfoga sulla sorella morta, la defunta moglie di Rocky, Adriana; e una breve scena di combattimento. E i fan probabilmente coglieranno l’opportunità di guardare il filmato (adeguatamente reintegrato nel tempo di durata del film) anche se lo ricordano vagamente. Detto questo, 116 minuti sembrano improvvisamente eccessivi per un film che è piacevolmente incentrato sui personaggi, certo, ma che sembra anche più snello e propulsivo nella sua forma teatrale.

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

NOTE TECNICHE
Il Film

ROCKY BALBOA
(Rocky Balboa)
Usa, 2006, 101’ (versione cinematografica); 116’ (Director’s Cut)
Regia: Sylvester Stallone
Cast: Sylvester Stallone (Rocky), Antonio Tarver (Mason “The Line” Dixon), Geraldine Hughes (Marie), Burt Young (Paulie Pennino), Tony Burton (Tony “Duke” Evers), Milo Ventimiglia (Robert Balboa Jr.).

Informazioni tecniche del 4K ULTRA-HD / Blu-Ray

Aspect ratio: 1,85:1 Anamorfico 2160p / Anamorfico 1080p
Audio 4K Ultra-HD: Italiano, Inglese, Francese DTS-HD Master Audio 5.1 / Spagnolo Dolby Digital 5.1
Audio Blu-Ray: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 5.1 / Italiano DTS 5.1
Distributore: Warner Bros. Entertainment Italia