Cinema

I GRANDI REGISTI: ROGER CORMAN

 

 

 
 
Il MAGO dei B-MOVIE
Roger Corman, regista e produttore di culto per milioni di appassionati di Cinema sparsi in tutto il mondo, è diventato negli anni il simbolo più fulgido del cinema indipendente di Hollywood (‘il cineasta più libero d’America’ lo hanno definito fin dagli anni ’50 e tale etichetta lo ha sempre accompagnato nel corso della sua carriera), capace (quasi) sempre di trarre profitti a fronte di budget assai risicati.

 

 

Tanto che fin dai tempi più prolifici della sua attività il mitico regista e produttore è stato additato, per decine e decine di suoi discepoli, come esempio illuminante di come ci si deve muovere in certi ambiti da B-Movie. Autori importanti come Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Joe Dante, Jonathan Demme, James Cameron e Ron Howard gli sono certamente debitori per aver intrapresa la strada del cinema e per il successo ottenuto nel mondo della celluloide. Come regista, poi, Corman ha diretto alcune icone del cinema fantastico come Vincent Price, Peter Lorre e Boris Karloff, ed ha scoperto e lanciato Jack Nicholson. Il fantastico, l’horror ed il fantascientifico sono i generi prioritari dei quali si è occupato da grande artigiano della macchina da presa, ma non ha disdegnato il western e il gangster; nella sua sterminata filmografia può annoverare qualcosa come (circa) quattrocento film sui quali ha messo le mani, di cui oltre una cinquantina diretti in prima persona. E fiore all’occhiello della sua cinematografia sono senza dubbio i film legati alle trasposizioni dei racconti di Edgar Allan Poe, opere che hanno assicurato a Corman fama imperitura. Nella sua biografia (pubblicata da Lindau con il titolo di “Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro”) afferma: «La mia carriera ha rappresentato un’anomalia a Hollywood. Mi hanno chiamato in tutti i modi, da ‘re del film di serie B’ a ‘papa del cinema pop’. Ho diretto più di 50 film indipendenti a basso costo, ne ho prodotti e distribuiti o distribuiti soltanto altri 350 per conto delle mie società, la New World Pictures e la Concorde-New Horizons. Mentre è tradizione a Hollywood che nessuno guadagni facendo cinema, comunque vadano le cose al botteghino, io sono riuscito a ricavare un profitto in 380 casi all’incirca, di quei 400. Pur essendo a basso costo, i miei film hanno partecipato a festival di prestigio, e sono stato il regista più giovane cui abbiano dedicato delle retrospettive alla Cinémathèque Française di Parigi, al National Film Theatre di Londra e al Museum of Modern Art di New York. E negli anni ’70, mentre producevo pellicole di genere ‘exploitation’ vietate ai minori di 17 anni con la New World, importavo contemporaneamente dall’estero importanti opere d’autore, cinque delle quali hanno vinto l’Academy Award per il Miglior Film Straniero». La sua è stata un’avventura dai riscontri straordinari che hanno caratterizzato un pezzo importante della storia del cinema americano. Il suo cinema non è ‘semplicemente’ costruito su film a basso costo che ripropongono pedissequamente modelli collaudati della cinematografia maggiore, ma si compone di opere in tutto e per tutto autoriali, realizzate in economia assoluta di mezzi, nelle quali si respira l’essenza più pura del Cinema, con la consapevolezza comunque di realizzare buoni film, ma non sempre delle opere d’arte. Durante gli anni ’50, con l’avvento della televisione, il cinema americano entra in crisi e necessita di un forte rinnovamento che fronteggi il progressivo allontanamento della gente dalle sale. Un pubblico nuovo va conquistato, quello dei giovani, che quindi richiede l’adozione di un diverso linguaggio cinematografico per un ricambio generazionale epocale. Con queste premesse Corman è il più pronto ad afferrare il senso del cambiamento in atto e si fa promotore di un cinema semplice ed immediato nella forma, ed indipendente (a basso costo) nella sostanza, nell’intento di assecondare i gusti delle giovani generazioni di spettatori teenager con elementi filmici dal forte appeal di ribellismo antisociale. Al punto che possiamo affermare – senza timore d’essere smentiti – che il Cinema di Roger Corman ha rappresentato un momento fondamentale del cambiamento culturale che si è registrato negli Usa negli anni tra i ’50 e i ’60 accanto al Rock, alla letteratura ‘on the road’ ed alla Pop Art. Il regista procede in avanti guardandosi indietro ed anticipando le istanze del post-modernismo: il suo Cinema si nutre dell’idea stessa di Cinema (attraverso citazioni e rielaborazioni dell’immaginario popolare americano), che ne diventa il referente principale. Sotto il profilo prettamente cinematografico Corman è tra i principali rappresentanti (con lui segnaliamo Terence Fisher sul fronte inglese per conto della Hammer Film) della rinascita del cosiddetto ‘Ghothic Horror’ nei ’50, imponendo uno stile che ha fatto scuola e definendo alcuni stereotipi che sarebbero rimasti alla base di qualsiasi successiva elaborazione del genere. Ha dato vita ad uno stile personalissimo col quale ha enfatizzato la centralità della macchina da presa (sia nei primi piani – diventati leggendari –  che in quelli lunghi), ha posto grande cura nella realizzazione di scenografie gotiche appropriate e nell’utilizzo del colore, cupo e tenebroso, per sottolineare la drammaticità delle storie raccontate. Gran parte dei suoi horror sono pervasi di un sottile ed elegante erotismo che oggi fa sorridere ma che all’epoca ha costituito una caratteristica importante. Proverbiale poi la sua capacità – sempre in ottica low-budget – di utilizzare gli stessi set per girare più film, quasi si trattasse di una catena di montaggio. Come regista ha firmato 54 film, molti dei quali sono divenuti nel tempo autentici classici dell’horror e della fantascienza. Fondamentali i film ispirati all’opera letteraria di Edgar Allan Poe, poiché Corman coglie tutto il realismo dell’autore e riesce nell’impresa di elevare a moderna credibilità le implicazioni psicanalitiche insite nelle storie dello scrittore. La filosofia cormaniana si sintetizza in tre punti : un occhio all’intrattenimento, un altro al contenuto di fondo ed un altro alle leggi del mercato; tutto da portare a termine in poco tempo, con pochi soldi e, possibilmente, con il massimo del guadagno finale. Ci sono almeno 4 titoli che sono molto importanti per la storia di Hollywood e che sono rappresentativi della versatilità di Corman: “I selvaggi” (“The Wild Angels”, 1966), “Il serpente di fuoco” (“The Trip”, 1967), “Gas-s-s-s!” (1970) e “Il Barone Rosso” (“The Red Baron”, 1970). “La piccola bottega degli orrori”, del 1960, è ancora oggi uno dei suoi cult più acclamati, ed ha rappresentato il debutto nel cinema per Jack Nicholson. Quando recentemente gli è stato chiesto quali siano i cambiamenti più significativi che ha riscontrato nel cinema d’oggi rispetto al passato ha risposto: «Certamente la trasformazione più grande  cui ho assistito è stata il predominio sempre più forte dei grandi studios e dei film cosiddetti ‘mainstream’.  Quando ho iniziato alla fine del 1950, ogni film che ho realizzato, indipendentemente dal budget, ha beneficiato di un’uscita nelle sale. Oggi, solo il 20 per cento dei nostri film gode di questo privilegio. I grandi studios dominano il mercato da almeno 10/15 anni, con un’accelerazione vertiginosa registrata negli ultimi cinque. Tutto è regolato soprattutto da home video, pay TV e TV», e riguardo alla preferenza tra il lavoro di regista o di produttore: «Credo di voler fare entrambi. Richiedono capacità complementari. Se volete lavorare nel mondo del cinema e lavorare bene bisogna saper fare tutti e due».
Corman e Poe
Come accennato in precedenza, il grande pubblico ha conosciuto Corman soprattutto grazie al ciclo di film tratti dai racconti di Edgar Allan Poe, ovvero: “I vivi e i morti” (“House of Usher”) del ‘60, “Il pozzo e il pendolo” (“The Pit and the Pendulum”) del ‘61, “Sepolto vivo” (“The Premature Burial”) del ’62,  “I racconti del terrore” (“The Tales of Terror”) del ‘62, “I maghi del terrore” (“The Raven”) del ’63, “La vergine di cera” (“The Terror”) del ’63, “La maschera della Morte Rossa” (“The Masque of the Red Death”) del ’64 e “La tomba di Ligeia” (“The Tomb of Ligeia”) del ’65. Opere che da tempo rappresentano un punto di riferimento per tutti gli appassionati dell’horror. A proposito dello scrittore di Boston, con grande arguzia rifletteva Corman nel ’60: «Poe è un pò come Freud, entrambi si sono applicati in maniera diversa sulla materia dell’inconscio e portare sullo schermo un suo racconto è come avere a che fare con le zone più profonde del nostro ‘io’», ed ancora: «Nel cinema horror vi è una tensione che lievita con un ritmo assai simile a quello dell’atto sessuale; e quando sopraggiunge l’evento forte e scioccante che scioglie la tensione narrativa, sembra di trovarsi dinanzi all’equivalente dell’orgasmo». Per quel che concerne “I vivi e i morti” – film tutto girato in interni claustrofobici per sprofondare ancora più nell’inconscio – poi aggiungeva: «La casa può essere vista come il corpo di una donna, reso accessibile da porte, finestre, archi. Il corridoio diventa la vagina. Avanzare lungo il corridoio oscuro potrebbe significare, ad esempio, scendere nei recessi dei primi turbamenti sessuali di un ragazzino. Sono impulsi contraddittori: un’attrazione e un desiderio irresistibili nei confronti del sesso, e la paura dell’ignoto e dell’illecito. È proprio l’ambivalenza a creare tensione». Vincent Price diventa l’attore feticcio ed è quasi sempre presente nei film di Corman dedicati a E.A. Poe. “I racconti del terrore” si compone di tre episodi tratti da “Morella”, “Il gatto nero” e “Il caso del dottor Waldemar”, e troviamo come protagonisti, accanto a Price, altri due grandi del cinema di serie-B: Peter Lorre e Basil Rathbone. Allo stesso modo ne “I maghi del terrore”, ispirato alla celebre poesia “The Raven” (“Il Corvo”) di Poe ancora Price e Lorre con Boris Karloff e Jack Nicholson. In chiave ironica e parodistica i primi tre vestono i panni di maghi che si sfidano a colpi di magie. Un altro riuscito adattamento (questa volta da un magnifico racconto di H. P. Lovecraft) è “La città dei mostri“ (1963), uno dei suoi film migliori.

 

Biografia
Roger Corman nasce a Detroit, Michigan, il 5 aprile 1926; prende una laurea in ingegneria, ma dopo soli tre giorni di lavoro presso la Electrical Motors di Slauson si licenzia per dedicarsi alla sua grande passione, maturata fin dall’adolescenza, il Cinema. Affronta la gavetta al servizio della 20th Century Fox (dopo aver fatto il fattorino a 32 dollari la settimana) inizialmente come lettore di sceneggiature altrui (‘story-analist’) per passare poi, a scriverne di sue. Con i primi profitti fonda la Roger Corman Production e mette in cantiere il primo film da produttore “The Monster from the Ocean Floor” nel ‘53, subito seguito da “The Fast and the Furious”. Nel ’55 dirige il suo primo film da un suo script, “Cinque colpi di pistola”, un western che è da subito realizzato all’insegna del basso budget, cui seguono in rapida successione altri film a ritmo sostenuto (solitamente con un tempo medio di lavorazione di tre settimane). Altri western e poi approda al genere fantastico e da lì ha origine il suo Mito. Realizza film con una media di 8-10 pellicole all’anno ed ogni pellicola è quasi sempre uno successo di incassi, cosa che gli permette di gestire sapientemente le sue scelte artistiche. Nel ’60 dirige “La piccola bottega degli orrori” (in soli due giorni ed una notte!) e quindi si dedica alla serie di film tratti dai racconti di Edgar Allan Poe di cui abbiamo parlato precedentemente.  Nel 1967 dirige “Il serpente di fuoco”, da un soggetto di Nicholson, con Peter Fonda protagonista di un ‘viaggio’ sotto l’effetto dell’LSD. Negli anni Settanta dirada il suo impegno dietro la macchina da presa per dedicarsi alla produzione di nuovi talenti, sempre all’insegna del suo personalissimo modo di concepire il cinema a basso costo e con ritmi pazzeschi di lavorazione. Ha così un ruolo determinante per il debutto di Francis Ford Coppola (“Dementia 13”, 1963), Martin Scorsese (“Boxcar Bertha – America 1929, sterminateli senza pietà”, 1972), Curtis Hanson (“Sweet Kill”, 1972), Jonathan Demme (“Caged Heat – Femmine in gabbia”, 1974), Joe Dante (“Hollywood Boulevard”, 1976, “Piranha”, 1978) e Ron Howard (“Grand Theft Auto”, “Attenti a quella pazza Rolls-Royce”, 1977). La New World Pictures, la sua casa di distribuzione, si fa carico di far conoscere agli spettatori americani film come “Amarcord” (1973) di Federico Fellini, “Adele H. – Una storia d’amore” (1975) di François Truffaut, “Dersu Uzala” (1975) di Akira Kurosawa, “Il tamburo di latta” (1979) di Volker Schlöndorff,  “Sinfonia d’autunno” (1978) di Ingmar Bergman e “Mon oncle d’Amérique” (1980) di Alain Resnais. Con assoluta ironia Corman riconosce che «le cose non sono così terribili come può sembrare. Un sacco di cose sono cambiate ma tutto sommato è come se non fosse cambiato niente: la mia formula è sempre “non c’è nessuna formula”. Quello che abbiamo è la consapevolezza di ciò che ha funzionato per noi in passato, accoppiato con la consapevolezza che il passato non può essere ripetuto». Certo è che Roger Corman ha consacrato il suo talento e il suo ingegno al Cinema – e noi tutti gliene siamo riconoscenti – garantendosi una posizione di rilievo nella leggenda.

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione di CG Home Video/Pulp Video)

 

 

i Libri:

Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro
di Roger Corman e Jim Jerome
(Lindau, Torino 1998; 304 pagine, 14 euro)

«So che non stiamo realizzando dei prodotti d’arte, ma so anche che stiamo facendo dei buoni film in un maniera estremamente artigianale che sembra sempre in grado di produrre un guadagno».

 

 

 

 

 

   

 

=== Leggi recensioni e note tecniche: “La città dei mostri“, “Sepolto vivo“, “Il Barone Rosso“====

 

SCHEDE DVD:

 

LA PICCOLA BOTTEGA DEGLI ORRORI
The Little Shop of Horrors, 1960, 72’
Cast: Jack Nicholson, Jonathan Haze, Jackie Joseph, Myrtle Vail, Mel Welles.
Video: 1.33:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Inglese Dolby Digital 2.0
Distributore: Pulp Video
Contenuti Extra: nessuno.

 

IL POZZO E IL PENDOLO

Pit & The Pendulum, 1961, 80’
Cast: Vincent Price, Barbara Steele, Luana Anders, John Kerr.
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0
Distributore: Teodora/Flamingo Video/Cecchi Gori Home Video
Contenuti Extra: Scene inedite in lingua originale; Foto; Trailers; Filmografie.

 

LA VERGINE DI CERA
The Terror, 1963, 81’
Cast: Boris Karloff, Jack Nicholson, Sandra Knight, Richard Miller, Dick Miller.
Video: 1.33:1
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 / Inglese Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: Pulp Video
Contenuti Extra: nessuno.

 

I MAGHI DEL TERRORE

The Raven 1963, 86’
Cast: Vincent Price, Boris Karloff, Peter Lorre, Hazel Court, Jack Nicholson, Olive Sturgess.
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: MGM/20th Century Fox Home Entertainment
Contenuti Extra: nessuno.

 

L’UOMO DAGLI OCCHI A RAGGI X
X 1963, 79’
Cast: Ray Milland, Diana Van Der Vlis, Harold Stone, John Hoyt, Don Rickles.
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: Sinister Film/Cecchi Gori Home Video
Contenuti Extra: Photogallery, Trailers, Presentazione.

 

LA MASCHERA DELLA MORTE ROSSA
The Masque of the Red Death 1964, 86’
Cast: Vincent Price, Hazel Court, Jane Asher, Nigel Green.
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: D-Cult/Cecchi Gori Home Video
Contenuti Extra: nessuno.

 

IL MASSACRO DEL GIORNO DI SAN VALENTINO
The St. Valentine’s Day Massacre 1967, 95’
Cast: George Segal, Clint Ritchie, Jason Robards Jr, Ralph Meeker, Jean Hale, Jack Nicholson, Frank Silvera.
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo Dolby Digital 2.0 Dual Mono
Distributore: 20th Century Fox Home Entertainment
Contenuti Extra: Trailer.