IL VENTO D’ORIENTE CHE SPIRA SUL CINEMA
L’attenzione e l’interesse delle platee (cinematografiche e home-videodipendenti) per il cinema asiatico, ed il culto per una serie di registi cinesi e coreani, ormai non costituisce più un fenomeno di nicchia o una semplice infatuazione cinefila.
Si tratta di una ‘invasione’ silenziosa – ma costante nella sua crescita – iniziata da un paio di decenni e che ha portato ai giorni nostri ad una sempre maggiore e massiccia presenza di film proviene dall’Asia nei più importanti festival del nostro continente (Cannes, Venezia e Berlino). È fuor di dubbio che il fascino del cinema coreano (ad esempio) e delle cinematografie dell’estremo oriente più in generale abbia conquistato importanti consensi su ampia scala in Europa e nel nostro paese. “Il vento d’Oriente” potremmo definire questo fenomeno in termini di novità per il cinema internazionale. Un tempo era solo Bruce Lee il punto di riferimento per il cinema d’Oriente, e prima di lui Akira Kurosawa e pochi altri autori (Mizoguchi, Ichikawa, poi, successivamente, Ozu, Kobayashi e Oshima). Ma se il regista di “Rashomon” e de “I Sette Samurai”, quando si è fatto conoscere in Occidente negli anni Cinquanta con i premi vinti dai suoi film (Leoni d’Oro, Oscar per il Miglior Film Straniero), è immediatamente assurto al rango di maestro del Cinema tout-court, ‘senza orario, e senza bandiera’, l’impatto che ha avuto Bruce Lee con il cinema popolare è stato formidabile e debordante. Sono passati 40 anni dalla prematura scomparsa (avvenuta in circostanze mai del tutto chiarite – per un malore causato probabilmente da un ‘rigetto’ ad un farmaco – il 20 luglio del 1973 a Hong Kong, all’età di 33 anni) di Bruce Lee ma la sua figura iconica è ancora ben salda nell’immaginario collettivo. I suoi film hanno sdoganato in tutto il mondo le arti marziali cinesi di cui egli è stato simbolo carismatico, anche al di fuori del semplice contesto cinematografico, in virtù della cura che ha sempre riservato al suo fisico e all’incessante opera di divulgazione degli aspetti spirituali del kung fu come disciplina di vita. Ricordiamo ancora il primo film da protagonista nel 1971, “Il furore della Cina colpisce ancora” (anche se in effetti aveva cominciato a recitare già da bambino), ed i successivi “Dalla Cina con furore”, “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente” e il film ‘americano’ “I tre dell’Operazione Drago” del 1973, l’ultimo interpretato in carriera; di questo recentemente è stata approntata un’ottima Edizione Speciale in Blu-Ray celebrativa del 40-ennale. Consegnato al Mito dall’improvvisa morte come è avvenuto per James Dean, Marilyn Monroe, Jim Morrison e Jimi Hendrix. Diversa, ma ugualmente tragica, sarebbe stata la morte del figlio Brandon Lee, circa un ventennio dopo, una sorte di maledizione che ha avuto l’effetto di accrescere le suggestioni intorno alla figura dell’attore; tra l’altro raccontato nel biopic “Dragon: La storia di Bruce Lee”. Va Inoltre sottolineata la tendenza di Lee, emersa dalla sua attività, ad ergersi quale difensore dei più deboli e a emblema delle minoranze reiette e perseguitate. Non tutti sanno – almeno quelli che non conoscono il film – che Bruce Lee girò una parte de “L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente” (di cui era anche regista, autore della sceneggiatura e coreografo dei combattimenti) in Italia, a Roma, ed è ‘mitico’ un suo combattimento tra le antiche mura del Colosseo (in realtà ricostruito in uno studio di Hong Kong perché era difficile ottenere il permesso dalle autorità municipali della Capitale) con l’allora semisconosciuto Chuck Norris. Una scena così accurata che furono necessari tre giorni di riprese, venti pagine di copione ed uno storyboard dettagliato disegnato dallo stesso Bruce. Per le sequenze d’azione Bruce non ricorreva mai a controfigure, era solito fare affidamento esclusivamente sulle sue doti fisiche. Tra gli innumerevoli (e ‘presunti’) eredi artistici di Bruce Lee, spiccano i nomi di Jackie Chan, Jet Li e Donnie Yen, che hanno assimilato la lezione di Lee ma hanno virato verso un Cinema sostanzialmente diverso. Ma l’ondata di Cinema proveniente da Oriente non si è limitata a Bruce Lee. All’inizio del Novanta c’è stata la scoperta di Zhang Yimou ===Consulta la Filmografia=== e dei suoi lavori, “Lanterne rosse” (Leone d’Argento a Venezia 1991), “La storia di Qiu Ju” e “Vivere!”, seguita da quella di Chen Kaige ===Consulta la Filmografia===, che con “Addio mia concubina”, vinceva il Festival di Cannes nel 1993. Nello stesso periodo il Festival di Pesaro provvedeva ad organizzare alcuni importanti retrospettive nelle quali emergevano altri ottimi registi e una serie di magnifici film prodotti a Taiwan, come ad esempio “Città dolente”, di Hou Hsiao-hsien, vincitore a Venezia nell’89. Nel 1997, grazie ad “Hana-bi”, abbiamo scoperto il cinema elegiaco, poetico e dolente del giapponese Takeshi Kitano ===Consulta la Filmografia===, Leone d’Oro al Festival di Venezia, consensi che il regista ha accresciuto e consolidato con film come “L’estate di Kikujro”, “Zatoichi” e “Takeshi’s”. E poi c’è stata l’invasione di wuxiapian quali “La tigre e il dragone“ di Ang Lee ===Consulta la Filmografia===, “Hero” di Zhang Yimou. “Seven Swords”, poi, di Tsui Hark ===Consulta la Filmografia===, definito lo Spielberg d’Oriente, nell’inaugurare la 62^ Mostra del Cinema di Venezia nel 2005, ha di fatto sancito la definitiva consacrazione del cinema orientale presso le platee occidentali. Il ‘wuxiapian’, lo ricordiamo, narra di combattimenti (magnificamente coreografati) tra abili ed indomiti combattenti, ha preso il là da racconti basati sulla tradizione orale e letteraria cinese antecedente alla nascita di Cristo. E ancora Wong Kar-way ===Consulta la Filmografia===, un altro maestro del cinema di Hong Kong, che ha conquistato il pubblico di Cannes con “In the Mood For Love” nel 2000 cui ha fatto seguire il magnifico “2046”, e quindi ‘last but not least’ il cinema coreano con le punte di originalità rappresentate in occidente da Kim Ki-duk ===Consulta la Filmografia=== (“Ferro 3”, “L’arco”) e Park Chan-wook (“Old Boy” e “Lady Vendetta”), opere ricche di suggestioni, interessanti e il più delle volte bellissime, film magnifici, belli per le immagini e coinvolgenti per le sottigliezze tematiche e psicologiche. Le fortune del cinema coreano presso il pubblico europeo (ed italiano in particolare) si possono far risalire al 1991 quando arrivava nelle sale “Perché Bodhi Dharma è partito per l’oriente?” di Bae Yong-kyun (si aggiudicava il Pardo d’oro al Festival di Locarno), che otteneva consensi unanimi dalla critica; si trattava in verità della prima opportunità di fare la conoscenza con una cinematografia che non presentava rilevanti differenze da quella giapponese che era nota dalle nostre parti fin dai Cinquanta. Via via la presenza si è fatta sempre meno timida e col tempo si sono intensificate le proposte che hanno portato in primo piano la nascente ‘nouvelle vague’ coreana, figlia di fondamentali cambiamenti politici e sociali registrati nella Corea del Sud negli anni ’80 per via d’una importante svolta democratica, che hanno portato ad una rinascita del paese e che hanno incoraggiato lo sviluppo di un’intensa e proficua attività cinematografica. Qualcuno ha fatto addirittura un paragone significativo, assimilando – per importanza – la produzione cinematografica coreana di quegli anni (e del successivo decennio) a quella italiana degli anni Sessanta. Risale al 2000 la partecipazione al Festival di Venezia di Kim Ki-duk, con il film ‘scandalo’ “L’isola” che ci fa fare la conoscenza con un regista di grandissima personalità del quale negli anni successivi arrivano sui nostri schermi film importantissimi come il poetico “Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera” (2003), “La samaritana” (2004), “Ferro 3 – La casa vuota” (2004), “L’arco” (2005), “Time” (2006), “Soffio” (2007) fino a “Pietà” (2012) ed il recentissimo “Moebius“. Perfino una serie di inquietanti film horror, ‘di fantasmi’, thriller ed action-thriller di considerevole valore espressivo, ha fatto breccia nella considerazione del pubblico italiano come ad esempio “Phone” di Ahn Byung-Ki, “The Red Shoes” di Kim Yong-gyun, “The Eye” dei Pang Brothers, “Memories of Murder” di Joon-Ho Bong, “Uninvited” di Lee Su-yeon, “A Bittersweet Life” di Kim Jee-woon, “Sympathy for Mr. Vengeance”, “Old Boy” e “Sympathy For Lady Vengeance”, la cosiddetta ‘Trilogia della Vendetta’ diretta da Park Chan-Wook, “Two Sisters” di Kim Jee-won, “Tube” Baek Woon-hak. Per la divulgazione del cinema coreano un ruolo importante lo riveste il Far East Film di Udine di cui parliamo più avanti. Quindi, è accaduto che a partire dal 2000 si sono infittiti gli appuntamenti specifici dedicati alle cinematografie d’Oriente, come l’Asiatica Film Mediale e l’Asian Film Festival, entrambi a Roma. E c’è poi il Far East Film, rassegna dedicata al cinema popolare dell’estremo oriente che si tiene da quindici anni in quel di Udine, che è diventato un appuntamento importante per gli appassionati e gli addetti ai lavori e punta di diamante europea del Cinema Asiatico. Un’esplorazione del cinema dell’estremo oriente “che non discrimina le opere commerciali di buona qualità e che mira a esibire l’intero arco della produzione orientale, sia quella popolare sia quella colta”. Il Festival che si tiene a Udine, assurto a crocevia tra Oriente e Occidente, è diventata una finestra permanente sul cinema (e sulla cultura) asiatica e gli viene riconosciuto il grande merito di aver fatto apprezzare registi e attori di spessore del Cinema Orientale contemporaneo, da Park Chan-wook a Pang Ho-Cheung, da Kim-Ki-duk a Bong Joon-ho, solo per citarne alcuni, e lo stile barocco di tante pellicole. Nell’ultima edizione, nella scorsa primavera, il Festival ha proposto 60 pellicole, quasi tutte anteprime, provenienti da Repubblica Popolare Cinese, Giappone, Corea del Nord, Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan, Indonesia e Filippine, con la Cina sugli scudi, destinata, entro pochi anni, a diventare il più grande mercato cinematografico del mondo. In fondo la fascinazione per l’oriente non è un fenomeno scatenatosi di recente nella cultura e nell’arte occidentale, ma ha radici lontane e fin dalla fine dell’Ottocento si riscontrano influenze sulla ricerca figurativa. Il cinema cinese nel frattempo ha continuato a proporci opere importanti di maestri riconosciuti quali Zhang Yimou (“Hero” del 2002, “La foresta dei Pugnali Volanti” del 2004, “Mille miglia lontano” del 2005, “La città proibita” del 2007), Wong Kar-Wai (“Hong Kong Express” del ’94, “Angeli perduti” del ’95, “Happy Together” del ’97, “In the Mood for Love” del 2000, “2046” del 2004, “Un bacio romantico – My Blueberry Nights” del 2007 fino al recentissimo “The Grandmaster”), Chen Kaige (“L’imperatore e l’assassino” del ’99, “Killing Me Softly – Uccidimi dolcemente”, del 2001, “The Promise” del 2005), oltre a proporcene di nuovi. Hong Kong continua ad essere un serbatoio incredibile di film originali che in molti casi hanno ispirato gli americani (in crisi di idee) per i loro film d’azione; pensiamo ai fratelli Pang, ai loro film ‘saccheggiati’ e ‘rifatti’ negli Stati Uniti come “The Eye” e “Bangok Dangerous”, pensiamo ad esempio alla trilogia “Infernal Affairs” di Wai Keung Lau che ha ispirato Martin Scorsese per “The Departed – Il bene e il male” nel 2006; e i riferimenti non si fermerebbero qui. Una cinematografia, quella hongkonghese che è dilagata con il successo ottenuto da John Woo ===Consulta la Filmografia=== prima in patria, poi negli Usa e poi ancora in patria (“The Killer” dell’89, “Hard Boiled” del ’92, “Nome in codice: Broken Arrow” del ’96, “Face/Off – Due facce di un assassino” del ’97, “Mission: Impossible II” del 2000, “La battaglia dei tre regni” del 2008, “La Congiura della Pietra Nera” del 2010, giusto per citarne alcuni) ma alimentata anche da autori quali il prolificissimo Johnnie To (“A Hero Never Die” del ’98, “Running Out Of Time” del ’99, “Election” del 2005, “Election 2” del 2006, “Exiled” del 2006, “Vendicami” del 2009). Una menzione a parte (ed è comunque limitativo liquidarlo in poche righe) merita il già citato Tsui Hark, un vietnamita emigrato a Hong Kong fin da bambino, che ha studiato cinema negli Usa, la cui definizione non può ridursi a ‘regista di genere’ perché il suo peso specifico nell’affermazione del cinema hongonkese è considerevole (con la trilogia di “C’era una volta in Cina”, “Seven Swords”, “Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma” e tanti altri film), addirittura più consistente di quello del più affermato John Woo. In Giappone ad ereditare la tradizione di Kurosawa, ma con piglio innovativo, hanno provveduto registi come Takashi Miike ===Consulta la Filmografia===, autore quanto mai prolifico di ‘yakuza movies’ (penso al magnifico “Dead or Alive”), di film a basso costo concepiti in prevalenza per il mercato dell’home video e di film d’autore (penso a “Audition”, “The Call: Non rispondere”) che gli hanno procurato numerosi consensi tra i fruitori di Cinema delle nostre parti, Shinya Tsukamoto (“Tetsuo”, “Vital”, “A Snake of June”, “Nightmare Detective”), Hideo Nakata, abile nel confezionare film di ‘fantasmi’ (“Dark Water”, “Ring”) che hanno influenzato molto cinema americano recente, e Takeshi Kitano che di tutti è quello che maggiormente si è messo in evidenza con un complesso d’opera capace di mettere a segno, tassello dopo tassello, un articolato e significativo percorso artistico di pregio assoluto. Qualsiasi dei suoi film (meriterebbe una segnalazione da parte mia) ed una visione (da parte vostra); mi limito ad indicare, oltre a quelli precedentemente indicati “Sonatine” (1993), “Hana-bi – Fiori di fuoco” (1997), “Brother” (2000), “Dolls” (2002); per i quali il più delle volte è stato anche interprete. Quello che accomuna la ‘nuova ondata’ di registi giapponesi con il grande Kurosawa è la riflessione sull’incomunicabilità tra individui, un cinema comunque sempre servito in modo egregio da accurata fotografia, regia impeccabile, script sapienti. Nel 2013 intanto, per non smentirsi, è arrivata al Far East Film Festival di Udine una pellicola molto attesa e che ha suscitato notevole attenzione, l’epico ed introspettivo, “The Last Supper”, dal sapore shakespeariano a raccontare la nascita della Dinastia Han che governò la Cina 200 anni prima di Cristo, e noi attendiamo la sua pubblicazione in Blu-Ray.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione di Tucker/CG Home Video)
i Film:
I TRE DELL’OPERAZIONE DRAGO – 40° ANNIVERSARIO
(Enter The Dragon), Hong Kong/Usa, 1973, 98’
Regia: Robert Clouse
Cast: Bruce Lee, John Saxon, Jim Kelly, Ahna Capri, Kien Shih, Robert Wall, Angela Mao, Betty Chung, Geoffrey Weeks, Bolo Yeung, Peter Archer, Li Jen Ho, Marlene Clark, Allan Kent, William Keller.
Video: 2.35:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Inglese DTS HD 2.0 (Lossless); Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo, Polacco Dolby Digital 1.0
Distributore: Warner Home Video
Contenuti Extra: No Way as Way; Il ritorno all’isola di Han; Wing Chun: l’arte grazie alla quale Bruce Lee si è avvicinato alle arti marziali; Commento di Paul Heller; Sangue e acciaio: il Making of di I tre dell’Operazione Drago; Bruce Lee si racconta; Galleria di interviste di Linda Lee Cadwell; Location: Hong Kong e I tre dell’Operazione Drago; Backyard Workout con Bruce; La maledizione del Drago.
THE BEAST STALKER
(Ching yan), Hong Kong, 2008, 109’
Regia: Dante Lam
Cast: Nicholas Tse, Jingchu Zhang, Nick Cheung, Kai Chi Liu.
Video: 1.85:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Italiano, Cantonese DTS-HD 5.1/ Italiano, Cantonese Dolby Digital 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Intervista; ‘Making Of’; Dietro le Quinte; Scene tagliate; Trailer.
IL BUONO IL MATTO IL CATTIVO
(Joheunnom nabbeunnom isanghannom), Corea del Sud, 2008, 130’
Regia: Kim Jee-woon
Cast: Byung-hun Lee, Kang-ho Song, Woo-sung Jung, Dal-su Oh, Lee Cheong-a, Ji-won Uhm, Byung-ho Son, Je-mun Yun, Kwang-il Kim.
Video: 2.35:1 1920x1080p (VC-1)
Audio: Italiano, Coreano DTS-HD 5.1/ Italiano, Coreano Dolby Digital 5.1 / Italiano, Coreano Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Un ponte verso la Corea: intervista ad Emanuele Sacchi; Interviste al regista e agli interpreti; Finali alternativi; Trailer della linea Far East.
IP MAN
(Ip Man), Hong Kong, 2008, 107’
Regia: Wilson Yip
Cast: Donnie Yen, Simon Yam, Siu-Wong Fan, Lam Ka Tung, Yu Xing, You-Nam Wong, Chen Zhi Hui, Lynn Hung, Hiroyuki Ikeuchi.
Video: 2.35:1 1920x1080p (VC-1)
Audio: Italiano, Cantonese DTS-HD Master Audio 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Ip Man, un maestro conteso: intervista a Emanuele Sacchi; Teaser e Trailer; Shooting Diaries; Scene tagliate; Dietro le quinte di tre scene.
LA CONGIURA DELLA PIETRA NERA
(Jianyu Jianghu), Cina, 2010, 117’
Regia: Chao-Bin Su, John Woo
Cast: Michelle Yeoh, Woo-sung Jung, Barbie Hsu, Xueqi Wang, Shawn Yue, Yiyan Jiang, Xiaodong Guo, Kelly Lin.
Video: 2.40:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Italiano, Inglese DTS-HD Master Audio 5.1 / Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1 / Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: ‘Making Of’, Trailer vari.
DETECTIVE DEE E IL MISTERO DELLA FIAMMA FANTASMA
(Di Renjie zhi Tongtian diguo/Detective Dee and the Mystery Of the Phantom Flame), Cina/Hong Kong, 2010, 124’
Regia: Tsui Hark
Cast: Andy Lau, Carina Lau, Bingbing Li, Tony Leung Ka Fai, Chao Deng, Richard Ng, Teddy Robin Kwan, Lu Yao, Jinshan Liu.
Video: 2.35:1 1920x1080p/24p (MPEG-4 AVC)
Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Tsui Hark: Once upon a time in China; Un colossal di genere fantasy; Viaggio nella dinastia Tang; I film d’azione secondo Hark; Effetti speciali; Gallery; Trailer.
IP MAN 2
(Yip Man 2: Chung si chuen kei), Hong Kong, 2010, 109’
Regia: Wilson Yip
Cast: Donnie Yen, Lynn Hung, Simon Yam, Sammo Hung Kam-Bo, Xiaoming Huang, Siu-Wong Fan, Kent Cheng, Darren Shahlavi.
Video: 2.35:1 1920x1080p (VC-1)
Audio: Italiano, Cantonese DTS-HD Master Audio 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 5.1 / Italiano, Cantonese Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Ip Man incontra l’Occidente: intervista a Valerio Guslandi; Interviste al regista Wilson Yip, a Donnie Yen, al regista delle scene d’azione e interprete Sammo Hung; Making Of; Gala premiere; Teaser; TV Spot; Dietro le quinte delle scene principali; Shooting Diaries; Scene tagliate; Trailer della linea Far East.
THE MAN FROM NOWHERE (A-jeo-ssi), Corea del Sud, 2010, 119’
Regia: Jeong-beom Lee
Cast: Bin Won, Sae Ron Kim, Hyo-seo Kim, Tae-hoon Kim, Hee-won Kim, Jong-pil Lee.
Video: 2.35:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Italiano, originale DTS-HD 5.1/ Italiano, originale Dolby Digital 5.1 / Italiano, originale Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Una fusione perfetta di Action e Noir: Intervista a Emanuele Sacchi, critico cinematografico e direttore della testata WEB Hong Kong Express (hkx.it); Le coreografie; La strada verso So Mi; Trailer della linea Far East.
BLIND
(Beul-la-in-deu), Corea del Sud, 2011, 111’
Regia: Sang hoon Ahn
Cast: Kim Ha Neul, Yoo Seung Ho, Jo Hie bong, Yeong jo Yang.
Video: 2.35:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Italiano, originale DTS-HD 5.1/ Italiano, originale Dolby Digital 5.1 / Italiano, originale Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: “Tra Hollywood e la Corea”, intervista a Stefano Locati, critico cinematografico e fondatore del portale asiaexpress.it; Interviste; ‘Making Of’ originale; Trailer della collana Far East Film.
OVERHEARD 2
(Sit yan fung wan 2), Hong Kong/Cina, 2011, 121’
Regia: Felix Chong, Alan Mak
Cast: Daniel Wu, Louis Koo, Ching Wan Lau, Michelle Ye, Yi Huang, Kenneth Tsang, Fung Woo, Ying Kwan Lok, Wilfred Lau, Joman Chiang, Chiao Chiao, Matt Chow, Alex Fong, Chi-Kui Fong, King Man Ip.
Video: 2.35:1 1920x1080p/ MPEG-4 AVC
Audio: Italiano, originale DTS-HD 5.1/ Italiano, originale Dolby Digital 5.1 / Italiano, originale Dolby Digital 2.0
Distributore: Far East Film/Tucker Film/CG Home Video
Contenuti Extra: Un franchise vincente: intervista a Tim Youngs, consulente da Hong Kong per il Far East Film Festival; Interviste al cast e agli autori; Trailer della linea Far East.
i Libri:
Una tempesta di piombo. La biografia di John Woo
di Heard Christopher
(Lindau, Torino 2001; 208 pagine, € 18,50)
Ricco delle dichiarazioni degli attori che hanno recitato per lui e delle testimonianze dei suoi più stretti collaboratori (un capitolo e un’intervista a Cho Yun-fat), il volume di Heard è la prima e più aggiornata biografia di John Woo pubblicata in Italia, e ci offre un avvincente ritratto dell’uomo e una documentata analisi tematica e stilistica del suo lavoro di regista tra i più innovativi dell’attuale panorama internazionale.
Il cinema asiatico. L’Estremo Oriente
di Dario Tomasi
(Editori Laterza, Roma 2011; 192 pagine, € 20,00)
II cinema asiatico, e in particolare quello dell’Estremo oriente, ha conquistato in questi ultimi trent’anni un posto di primo piano anche sugli schermi occidentali, rivelando una ricchezza non inferiore a quella del cinema europeo e americano. Dai problemi di linguaggio a quelli relativi alla storia e all’ideologia, dal rapporto coi generi a quello con altre forme artistiche e culturali, dalla nascita del cosiddetto nuovo cinema alla capacità di testimoniare le contraddizioni della società contemporanea, l’itinerario segue un percorso cronologico che va dagli inizi degli anni Trenta sino al primo decennio del Duemila.
Anime perdute. Il cinema di Miike Takashi
di Dario Tomasi
(Il Castoro, Milano 2006; 253 pagine, € 20,00)
Il volume contiene, oltre a una ricca sezione di strumenti bibliografici e filmografici, un’intervista inedita e saggi di specialisti come Tom Mes, Mark Schilling, Olaf Moller, Shiota Tokitoshi, Yomota Inuhiko, Roberta Novielli, Pier Maria Bocchi, Giona A. Nazzaro, Aaron Geerow.
Il Cinema di Hong-Kong. Spade, kung-fu, pistole e fantasmi
di Giona A. Nazzaro – Andrea Tagliacozzo
(Le Mani, Genova 1997; 396 pagine, € 20,00)
John Woo, Jackie Chan, Tsui Hark, Chow Sing Chi, Anita Yuen, Clarence Ford, Maggie Cheung, Jet Lee…, Dopo anni di culto sotterraneo, e dinanzi al flusso migratorio di autori e maestranze che si è riversato negli Stati Uniti, il cinema di Hong Kong è balzato prepotentemente alla ribalta, attirando attenzione e curiosità, anche dei media non specializzati, su una produzione cinematografica estremamente ricca e variegata.
Il Cinema di Zhang Yimou
di Marco Dalla Gassa e Fabrizio Colamartino
(Le Mani, Genova 2003; 236 pagine, € 16,00)
Quando nel 1988 Sorgo rosso vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino, Zhang Yimou fa già parte, insieme ad altri registi cinesi, della cosiddetta Quinta generazione, il movimento di giovani talenti che tentano di innovare il cinema del proprio paese a partire dalla prima metà degli anni Ottanta. In breve tempo Zhang diviene il regista cinese più conosciuto al mondo.
Kim Ki-duk
di Andrea Bellavita
(Il Castoro, Milano 2006; 185 pagine, € 12,40)
Nato nel 1960 in un villaggio della campagna coreana, presto Kim Ki-duk si trasferisce a Seul con la famiglia. Dopo gli anni inquieti della giovinezza (lavora in fabbrica, si arruola per cinque anni nei corpi speciali dell’esercito, per due anni vive in una chiesa con l’intenzione di diventare predicatore), la passione per la pittura lo porta a Parigi dove studia belle arti.
Wong Kar-Wai
di Leonardo Gliatta
(Audino Editore, Roma 2004; 128 pagine, € 9,00)
«Wong Kar-wai, regista di Hong Kong, ha assunto con soli sette film, realizzati nel corso degli anni Novanta, una posizione privilegiata tra i cineasti contemporanei, proponendosi prima come un regista di culto per le giovani generazioni, poi consolidando la sua fama presso il pubblico di cinefili dei Festival di tutto il mondo. Egli racconta le storie di solitudini urbane, di uomini e donne che sono corpi desideranti, perduti nel labirinto della megalopoli, con uno stile inconfondibile e rigorosissimo che è ormai diventato il suo marchio di fabbrica.
Lista dei Film usciti nella collana Far East Film:
A HERO NEVER DIES (1998), Hong Kong, 95′ (DVD)
THE LONGEST NITE (1998), Cina, 81′ (DVD)
BULLETS OVER SUMMER (1999), Hong Kong, 93′ ===Leggi la Recensione=== (Blu-Ray e DVD)
ONE NITE IN MONGKOK (2004), Hong Kong, 90′ (DVD) 24° Edizione Hong Kong Film Award: Miglior Regia e Miglior Sceneggiatura
A DIRTY CARNIVAL (2006), Corea, 134′ (DVD)
IL BUONO IL MATTO IL CATTIVO (2008), Corea, 130′ (blu-ray e DVD) Cannes Film Festival 2008
IP MAN (2008), Hong Kong, 107′ (blu-ray e DVD)
CONNECTED (2008), Hong KongCina, 111′ (blu-ray e DVD) ===Leggi la Recensione=== 28th Hong Kong Film Awards: Miglior Montaggio
THE BEAST STALKER (2008), Cina, 110′ (blu-ray e DVD) 59° Berlinale 2008, Sezione Forum
THE SNIPER (2009), Hong Kong, 87′ (blu-ray e DVD) ===Leggi la Recensione===
CASTAWAY ON THE MOON (2009), Corea, 112′ (blu-ray e DVD) ===Leggi la Recensione=== Udine Far East Film 12: Audience Award, Black Dragon Audience Award
BODYGUARDS AND ASSASSINS (2009), Cina, 138′ (blu-ray e DVD) 12° Udine Far East Film Festival.
OVERHEARD (2009), Hong Kong, 100′ (blu-ray e DVD)
DETECTIVE DEE E IL MISTERO DELLA FIAMMA FANTASMA (2010), Hong Kong, 119′ (blu-ray e DVD)
IP MAN 2 (2010), Cina, 109′ (blu-ray e DVD)
FIRE OF CONSCIENCE (2010), Cina, 106′ (blu-ray e DVD) Far East Film 2010: Sezione Hong Kong
LA CONGIURA DELLA PIETRA NERA (2010), Cina, 108′ (blu-ray e DVD) ===Leggi la Recensione=== Leone d’Oro alla Carriera a John Woo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2010
THE MAN FROM NOWHERE (2010), Corea, 119′ (blu-ray e DVD ===Leggi la Recensione===
THE YELLOW SEA (2010), Hong Kong, 140′ (Blu-ray)
MONGA (2010), Taiwan, 135′ (DVD)
BLIND (2011), Corea, 111′ (blu-ray e DVD)
OVERHEARD 2 (2011), Hong Kong, 120′ (blu-ray e DVD)
CONFESSION (2011), Hong Kong, 120′ (Blu-ray)