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IL COLLEZIONISTA DI BACI: Un libro della memoria cinefila presentato da Giuseppe Tornatore

 

 

 
 
 
Ecco un libro che riscalda il cuore dei cinefili, che può suscitare la nostalgia e strappare un tenero sorriso in coloro che del Cinema hanno una visione ‘romantica’ (in un’accezione, direi, quasi foscoliana), che sono rimasti legati sostanzialmente ad una visione d’altri tempi, eppur capaci di guardare avanti, all’evoluzione tout-court di questa magnifica Settima Arte.

 

 

Nell’immaginario cinematografico di un certo pubblico, quello che ha maturato negli anni una lunga frequentazione delle sale cinematografiche, il bacio sullo schermo racchiude l’essenza stessa del Cinema, tutto un significato ed un simbolismo, tra ricordi ed emozioni e suggestioni forse sopite, che questo libro – “Il Collezionista di Baci”, presentato con una magnifica introduzione da Giuseppe Tornatore – prova a ricondurre sulla superficie della memoria. Si tratta di un volume fotografico costruito assemblando le immagini di baci ‘rubati’ dai flani e dai manifesti della straordinaria collezione privata di Filippo Lo Medico, che ci racconta la storia cinematografica del ‘bacio’, un elemento che, appassionato o tenero che fosse, è chiave di lettura indissolubilmente legata all’evoluzione della Settima Arte fin dai tempi del Muto, un rito che assurge a fondamentale processo d’identificazione dello spettatore con gli attori che ‘vivono’ la vicenda narrata sullo schermo. E che l’introduzione sia stata affidata a Tornatore, il quale con Lo Medico condivide qualcosa in più di un identico luogo d’origine, Bagheria, è stata quanto mai indovinata perché il regista siciliano ha sempre avuto quella sensibilità per una materia così ‘nobile’ che lo ha portato anche a ideare quella magnifica sequenza nel suo “Nuovo Cinema Paradiso” in cui ha concepito un nostalgico collage di baci cinematografici (prendendo spunto dai baci censurati e tagliati) e quindi ricomposti in un emozionante continuum. Ma come detto non è solo questo, perché Filippo, di una trentina d’anni più vecchio di Peppuccio, è anche la persona, il proiezionista, che ha ispirato il personaggio di “Nuovo Cinema Paradiso” ed è stato per tanti anni gestore di sale cinematografiche a Bagheria. E tutti sappiamo, dalla sua biografia, come Tornatore egli da ragazzo sia stato un aspirante proiezionista, affascinato dalla magia che si sprigionava in una sala nel momento in cui si spegnevano le luci e si faceva partire la pellicola dalla cabina di proiezione: «Per chi ha fatto a tempo a viverlo, quel mondo era speciale, ti dava il senso del rapporto fisico con i film», ha ricordato il regista. E questo libro, secondo quanto afferma lo stesso regista, può essere visto pure come “un’appendice su carta di Nuovo Cinema Paradiso”. Tornatore ha selezionato oltre duecento manifesti originali dalla raccolta dell’amico Lo Medico che avessero il bacio al centro della raffigurazione. A guardare il libro da un diverso punto di vista si può apprezzare molto il lavoro di grandi artigiani – e veri e proprio artisti – della cartellonistica pittorica cinematografica, attività oramai scomparsa ai giorni nostri, autori di manifesti straordinari che negli anni ’40, ’50 e ’60 si sono fatti conoscere in tutto il mondo ed hanno contribuito ad arricchire un fenomeno che in quell’epoca ha goduto di grande visibilità. Sono tanti i baci che il libro ci riporta alla memoria e che coprono l’arco di tempo di un secolo di Cinema, è quasi una storia del Cinema scritta attraverso i baci; basta sfogliare le pagine illustrate del libro pubblicato da Mondadori per accertarsene. Come non emozionarsi dinanzi al bacio indimenticabile di “Via col vento” (tra Clark Gable e Vivien Leigh) o quello tra Jean Seberg e Jean Paul Belmondo in “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard, tra Cary Grant e Ingrid Bergman in “Notorious” di Alfred Hitchcock o quello tra Audrey Hepburn e George Peppard in “Colazione da Tiffany”. «Il bacio, per noi, era il momento più esaltante del film – scrive Tornatore -; quando i personaggi si baciavano significava che le cose si mettevano bene e che i nostri eroi, anche se prima avrebbero dovuto affrontare ostacoli e difficoltà, alla fine si sarebbero ritrovati. Vedere qualcuno stringere l’oggetto del proprio desiderio comportava una premonizione positiva. Noi spettatori pensavamo che alla fine, qualunque cosa fosse accaduta, quei due si sarebbero amati».

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

IL COLLEZIONISTA DI BACI” presentato da Giuseppe Tornatore e immagini tratte dalla collezione di Filippo Lo Medico (Mondadori, pp. 216, euro 22,00 – in libreria).

Parte della prefazione di Giuseppe Tornatore:
«Pensate a Rodolfo Valentino, a Greta Garbo, a Orson Welles e Rita Hayworth, oppure ai baci che si sono scambiati sullo schermo Spencer Tracy e Katharine Hepburn. Pensate ai baci dei film di Hitchcock, per esempio tra Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorious. Il bacio che io non dimentico è sulla locandina di Incantesimo, diretto da George Sidney. L’anno del film è il 1956, Tyron Power e Kim Novak si guardano colmi di desiderio sui cartelloni di Anselmo Ballester, uno dei grandi pittori cinematografici del Novecento. I loro volti si sfiorano impercettibilmente mentre le labbra di Kim Novak si protendono verso quel bacio, uno tra i più appassionati del cinema degli anni Cinquanta. Quel film ha per me un significato particolare. Proprio lo stesso anno in cui sono nato io, inaugurò la sala cinematografica a un passo da casa mia, il Supercinema, quella in cui anni dopo sarei stato proiezionista. È il frammento della mia vita nel quale inconsapevolmente devo aver accumulato influenze e suggestioni venute fuori tanti anni dopo in Nuovo Cinema Paradiso, soprattutto nella sequenza dei baci tagliati.
L’idea stessa di Nuovo Cinema Paradiso nasce da un’intuizione legata a un fatto realmente accaduto, e a un costume che credo esistesse non solo nei cinema parrocchiali della Sicilia, ma in tutta la nostra penisola. A Bagheria, il mio paese di origine, accanto alla chiesa del Santo Sepolcro c’era il cinema parrocchiale gestito da Padre Buttitta. Ogni volta che si programmava un nuovo film, il parroco organizzava di mattina una proiezione privata, solo per sé. Come è raccontato in Nuovo Cinema Paradiso, appena sullo schermo apparivano scene che giudicava scabrose, immorali, provocanti, e i baci lo erano, il prete agitava la campanella, la stessa che si usava durante la messa, al momento della consacrazione. Subito il proiezionista interpretava quel suono come un allarme, perciò a ogni scampanellio infilava un pezzetto di carta nella bobina raccoglitrice del film.
Con questo semplice escamotage, durante il riavvolgimento della pellicola il proiezionista risaliva facilmente alle scene incriminate e procedeva all’inesorabile taglio. Era la censura parrocchiale, la sforbiciata che sottraeva ai fedeli le sequenze che gli occhi di Padre Buttitta bollavano come sconvenienti. Fu il proiezionista del cinema del Santo Sepolcro a raccontarmi tutto questo. Avrò avuto circa tredici anni. Si chiamava Carmelo Gagliano, ma per tutti era “don Carmelo”… Pare che qualche volta don Carmelo dimenticasse di rimettere a posto i pezzi di pellicola che era stato costretto a tagliare, oppure non ritrovava il punto esatto in cui reinserire i baci. Quei fotogrammi smarriti Vincenzino Morreale se li faceva regalare… Non ho mai avuto prove che dimostrino l’esistenza della celebre pizza che conteneva i baci…
L’idea prese forma molti anni dopo, precisamente nel 1977, quando partecipai allo smontaggio del cinema Vittoria, che chiudeva i battenti dopo cinquant’anni di attività, dal muto agli albori del dolby stereo. Assistere alla morte di un luogo che per mezzo secolo aveva intrattenuto e divertito generazioni di concittadini mi spinse a concepire il soggetto di un film su una sala cinematografica, e la leggenda dei baci tagliati rappresentò subito il motore intorno al quale costruire l’intera trama.. Le sequenze dei baci, così come le scene di altri film inserite in Nuovo Cinema Paradiso, erano ovviamente protette da copyright, perciò andavano acquistate… Il rimpianto più doloroso fu per il bacio tra Orson Welles e Rita Hayworth nella “Signora di Shanghai”. Ci chiesero un milione di dollari per un’inquadratura di tre secondi…Addio Orson, addio Rita. Nella sceneggiatura originale avevo previsto anche baci di Greta Garbo e di Marlene Dietrich. Ma pure in quel caso i costi erano elevatissimi… Furono irraggiungibili pure i baci tra Spencer Tracy e Katharine Hepburn, e dovetti rinunciare a quelli tra Liz Taylor e Montgomery Clift di “Un posto al sole” e tra Burt Lancaster e Deborah Kerr in “Da qui all’eternità”.
Alla serata a inviti, tra gli spettatori del Cinema Tiffany, c’era il signor Filippo Lo Medico, storico gestore di sale cinematografiche di Bagheria, che alla fine della proiezione ebbe un’idea: setacciare il suo immenso archivio di affissi, locandine e fotobuste dei film programmati in decenni di attività, alla ricerca di baci. Sì, baci. Per farne un libro. Il sogno si realizza oggi, dopo venticinque anni».