THE HOBBIT: THE DESOLATION OF SMAUG di Howard Shore
ARTISTA: HOWARD SHORE
TITOLO: The Hobbit: The Desolation Of Smaug
ETICHETTA: Decca/Universal (2 CD)
ANNO: 2013
Se prima era solo il “compositore feticcio” per David Cronenberg ora, Howard Shore, è a pieno titolo il “braccio musicale” delle saghe tolkieniane portate sul grande schermo da Peter Jackson. Le memorabili partiture composte nell’ultimo decennio e più sono quanto di più importante concepito per il Cinema in questa prima parte di millennio, hanno una pienezza drammaturgica che si può cogliere solo nelle grandi opere e sarà davvero difficile per chiunque, in futuro, prescindere dall’enfasi dell’architettura sonora innalzata da Shore per i film delle trilogie de “Il Signore degli Anelli” prima e de “Lo Hobbit” adesso (in via di completamento il prossimo Natale con l’uscita del terzo capitolo). Concretamente, una volta portata a compimento la trilogia, potremo affiancare il lavoro di Shore a quello elaborato da John Williams per “Star Wars”, per impegno, ampiezza del progetto, efficacia dei contenuti espressivi. Fin dalle scelte programmatiche iniziali Jackson ha puntato (e condiviso con Shore) l’idea di dare una continuità tematica con gli “Anelli” e su un tale registro si è mantenuto “Un viaggio inaspettato”; ora però “La desolazione di Smaug” funge da ideale ponte tra la volontà di non smarrire il ‘fil rouge’ con il passato e l’esigenza di proiettarsi sugli scenari (non solo musicali) nuovi che si vanno a definire tra questo e il terzo capitolo, “Racconto di un ritorno”, salvo un nuovo raccordo con il passato (o meglio con il futuro narrativo) costituito da “Il Signore degli Anelli” cui, come sapete, “Lo Hobbit”, sempre di J.R.R. Tolkien, fa da prequel. Così i temi dedicati a Tauriel, Beorn, Mirkwood, Woodland Realm, Laketown, Bard e Smaug rappresentano il nuovo, partiture come sempre complesse, dense e tematicamente ricche, e vanno a comporre il mosaico di uno strumentale sinfonico di marcato stampo tradizionale, con orchestrazioni solenni ed un respiro corale sontuoso. In chiusura, assai appropriata con il tono generale del film e della colonna sonora, la canzone che si ascolta sui titoli di coda è “I See Fire” ed è cantata dal songwriter inglese Ed Sheeran, un artista suggerito a Peter Jackson dalla figlia Katie, dopo che questa lo aveva visto in concerto alcuni mesi prima.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA