Musica

CD-Teca Ideale: At Last! / The Second Time Around

 

 

 

 
 
 
ARTISTA: ETTA JAMES
TITOLO: At Last! / The Second Time Around
ETICHETTA: Soul Jam/Egea
ANNO: 2013

 

 

In “Cadillac Records“ con grande verosimiglianza la impersonava Beyoncé, mentre chissà se arriverà mai nel nostro paese il recente “At Last – The Etta James Story”, con Vika Bull, visto lo scarso appeal che hanno i biopic musicali su artisti che a molti risultano (pressoché) sconosciuti: Etta James, nome d’arte di Jamesetta Hawkins, sebbene meno popolare di altre cantanti che andavano per la maggiore ai suoi tempi (Aretha Franklin in primis), non era seconda a nessuna. ‘Miss Peaches’ (o ‘Lady Blues’, se preferite) era soul allo stato puro, con quel suo distintivo vocalismo gutturale da contralto, incredibilmente ampio, profondo e sexy: una delle più belle voci del XX° secolo, in grado di competere per estensione vocale con le grandi del jazz quali Billie Holiday ed Ella Fitzgerald. Anche se, fondamentalmente, Etta James è stata artista crossover e inclassificabile, avendo spaziato tra jazz, blues, R&B e gospel. Lei citava Johnny ‘Guitar’ Watson e Ruth Brown come riferimenti principali del suo stile vocale. Ricordo, nella seconda metà dei Sessanta, durante le mie prime frequentazioni del Rhythm & Blues, di aver amato molto la cover che Etta fornì di “Security”; assai migliore e più vibrante di quella pur eccellente di Otis Redding, mi colpì la forza perentoria del suo canto che mi procurava un brivido lungo la schiena. Nata a Los Angeles il 25 gennaio 1938 (e scomparsa a Riverside il 20 gennaio 2012) da madre afro-americana e padre bianco (di origine italiana), Etta, ragazza prodigio, venne scoperta da Johnny Otis e scritturata dalla Chess fin dal 1959, sebbene in primis per la costola Argo Records. Vi sarebbe rimasta ben 17 anni. Con la Chess, al primo colpo realizzava nel 1961 una delle pietre miliari della black music, l’album “At Last!”, contenente la title-track che le ha dato fama imperitura: un delizioso e romantico brano di sweet soul music che strizzava l’occhio alle platee bianche (per via degli arrangiamenti orchestrali ariosi, ai quali non mancavano ad esempio i violini) ed entrava sia nelle classifiche R&B che in quelle Pop (“All I Could Do Was Cry” e “Trust in Me” sono stati altri hit di successo). L’album alla sua uscita (veniva registrato a Chicago tra il gennaio e l’ottobre del ’60) segnava il passaggio dal vocalismo jazz dominante nei ’50 al southern soul, che emergeva prepotentemente a quel tempo, e si distingue, oltre che per i magnifici arrangiamenti, per la varietà dei materiali proposti, tra standard jazz (“Stormy Weather” e “A Sunday Kind of Love“), classici del blues (“I Just Want to Make Love to You” di Willie Dixon, famosissimo brano che abbiamo imparato a conoscere quando è stato abbinato qualche anno fa allo spot della Coca Cola) e anche per l’abilità nel passare da brani robusti ad altri d’atmosfera più raccolti e romantici. Le qualità vocali di Etta emergono immediatamente all’ascolto del brano d’apertura, “Anything to Say You’re Mine“, o nell’incipit di “My Dearest Darling“. Nella classifica dei migliori 500 album di tutti i tempi redatta da Rolling Stone “At Last!” si piazza al 119° posto, incastonato tra “Late Registration” di Kanye West e “Sweetheart of the Rodeo” dei Byrds. Nel 1993 è stata inserita nella Rock & Roll Hall of Fame. Abbinato a questo disco fondamentale vi è “The Second Time Around”, il secondo album inciso da Etta (1961), pure in questo caso l’aggiunta di qualche orchestrazione permise al disco di farsi apprezzare dal pubblico bianco.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA