ERIC BURDON in concerto

 

 

 

17 Luglio 2013 al CrossRoads – Via Braccianese
Osteria Nuova (Roma)
 
Per tanti appassionati ha rappresentato un emozionante e nostalgico tuffo nel passato, il concerto che Eric Burdon, leggendario front-man degli altrettanto leggendari Animals, ha tenuto al CrossRoad, alle porte di Roma, sulla Via Braccianese, a Osteria Nuova.

 

 

Unica data italiana in un tour che ha portato l’artista e la sua band in giro per il mondo a raccogliere gli applausi dei fan di lungo corso e a festeggiare i 50 anni di carriera. 300 spettatori circa presenti nel confortevole locale di Via Braccianese 771, a Osteria Nuova (Roma), il CrossRoad, ma molti di più certamente coloro che da casa, impossibilitati ad essere presenti a questo appuntamento unico con la ‘Storia della Musica Rock & Blues’, avranno rivolto il loro affettuoso pensiero alla serata e a chi ha avuto la fortuna di esserci, molti poi non lo conoscono affatto, Eric Burdon, 72 anni compiuti l’11 maggio scorso; ma questo è un altro discorso, fa parte del gioco delle generazioni di consumatori di musica che si succedono le une alle altre lasciando spesso scivolare nell’oblio artisti e gruppi che hanno scritto pagine indelebili nel libro mastro della Musica Rock. E possiamo affermare, senza timore d’essere smentiti, che Eric Burdon è uno di quegli artisti cha ha raccolto assai meno di quanto avrebbe meritato. Diciamo subito, a scanso di equivoci, che nessuno si aspettava ‘miracoli’; che Eric potesse avere ancora la forza ribelle e dirompente dei Sixties erano in pochi a crederci. È fuor di dubbio che gli anni passano inesorabili per tutti e che quell’energia che ha contraddistinto gli anni della nascita del Rock. e quelli immediatamente successivi (i Sessanta) del suo consolidamento e della sua affermazione tout-court, oggi è solo un pallido ricordo ad uso e consumo dei nostalgici del tempo che fu. Ma, chiedo, al giorno d’oggi – a parte Bruce Springsteen che a quasi 64 anni è un esempio unico di integrità fisica e di capacità di tenere il palco – ditemi chi quell’energia può averla ancora? Gli Stones, che continuano a portare in giro per il mondo il loro marchio di fabbrica più che la loro musica? gli Who, che pure ci hanno provato diverse volte a rimettersi ‘on the road’? i Jethro Tull di Ian Anderson, che già una ventina d’anni fa appariva sfiancato e senza voce e che nonostante ciò continua imperterrito a condurre il baraccone circense della sua musica d’un tempo con grande abilità manageriale? i Beach Boys che davvero a vederli fanno scivolare qualche furtiva lacrima di tenerezza sulle gote? Non credo proprio; ma nel bel mezzo di una ben circoscritta dimensione nostalgica il 72enne Eric da Newcastle la sua ‘sporca’ figura riesce ancora a farla. Per un semplice assioma: che il (rock) blues si può suonare e cantare fino a novant’anni, fino allo sfinimento delle forze ed alla consunzione della voce, senza apparire anacronistici o giurassici. Nel 2008 la bibbia del Rock, Rolling Stone, ha posizionato il cantante al numero 57 della lista dei ‘100 Greatest Singers of all Time’; ma nel novero ristretto degli interpreti Rock & Blues, occupa davvero posizioni predominanti. L’appuntamento al CrossRoads ha costituito l’occasione per Eric di presentare dal vivo non solo il suo ultimo album solista, “‘Till Your River Runs Dry” ma anche per riproporre alcuni dei brani storici del repertorio degli Animals, pietre miliari come “Don’t Let Me Be Misunderstood“, “The House Of The Rising Sun” e “Bring It On Home To Me“.Aveva iniziato, il nostro, la sua avventura musicale a Newcastle fin dal 1962 al fianco dell’amico Alan Price (tastierista) in una formazione locale (l’Alan Price Rhythm and Blues Combo) che contemplava pure Hilton Valentine (chitarra), John Steel (batteria) e Bryan ‘Chas’ Chandler (basso). Formazione presto trasformatasi in Animals, appellativo affibbiato loro dai fan per la forza dirompente e furiosa delle loro esibizioni, divenendo in breve tempo un punto di riferimento per il nascente movimento che va sotto la denominazione di British Invasion. Gli Animals rivolgevano il loro sguardo alla tradizione sconosciuta del Blues e del Rhythm & Blues, riproponendo con efficacia assoluta alcuni ‘oscuri’ pezzi (il traditional “The House Of The Rising Sun“, registrato per la prima volta nel 1934, “Don’t Let Me Be Misunderstood” incisa qualche anno prima da Nina Simone) che trasformavano in hit sempiterni, e mettendo in repertorio brani nuovi (“We Gotta Get Out Of This Place“, “It’s My Life” e “Don’t Bring Me Down“) che a quello spirito ‘black’ si riconducevano. Dopo un’intensa ma breve stagione di successi durata circa 3 anni – e numerosi cambiamenti di formazione – gli Animals si scioglievano nel settembre del 1966 e Burdon, dopo un timido tentativo solista (l’album “Eric Is Here”), fondava i New Animals, formazione che di fatto si identificava esclusivamente con il suo leader. Risalgono a questo periodo due degli album più apprezzati del cantante ormai approdato a San Francisco nell’America del ‘flower power’, della psichedelia ‘acida’, della lunga stagione del ‘Summer of Love’ e della contestazione anti-Vietnam: “Winds Of Change” e “The Twain Shall Meet”. Passo ulteriore della sua evoluzione è il sodalizio con il gruppo funk dei War di cui diventa front-man e con i quali incide gli album “Eric Burdon Declares War”, “The Blackman’s Burdon”, “Love It All Around” contenenti hit di successo quali “Spill The Wine” e le cover di “Tobacco Road” e “Paint It, Black“. Burdon è una leggenda vivente e come tale va ‘interpretata’. Lo stesso Bruce Springsteen ha recentemente dichiarato come gli Animals fossero stati decisivi nel forgiare la sua personale visione musicale; sono stati la prima band che egli aveva ascoltato con la consapevolezza della sua e della loro coscienza di classe, e di aver amato il vocalismo di Eric, simile, a suo dire, a quella di Howlin’ Wolf, e ancora che per la sua “Badlands” si è ispirato a “Don’t Let Me Be Misunderstood“. Lo scorso anno poi il Boss aveva voluto sul palco Eric, accanto a se e alla E-Street Band, per donare alla platea una sanguigna versione di “We Gotta Get Outta This  Place”. Una platea composta per la maggior parte di over 50, ed elettrizzata per l’evento, ha accompagnato con calorosa partecipazione l’esibizione del cantante, vestito di nero con indosso una lunga casacca a nascondere la pinguedine incombente. Burdon ed il suo gruppo hanno recuperato tra le altre “Inside Looking Out“, l’anthem “It’s My Life” che risale all’autunno del ’65, una magnifica “When I Was Young“, risalente agli inizi del 1967 ed incisa come New Animals, “Spill the Wine” estratta da “Eric Burdon Declares War” del ’70, un “Bo Diddley Special“, tributo boogie ed omaggio ad uno dei grandi ispiratori di Eric (un altro è John Lee Hooker), e la potente “We Gotta Get Out Of This Place” di cui si è detto in precedenza.
L’enorme talento vocale di Eric, un dono di cui può vantarsi assieme ad un esclusivo nucleo di altri cantanti, non sempre viene assecondato al meglio da una formazione che nonostante la presenza di qualche musicista affidabile e fidato non riesce a dare l’adeguato sostegno al cantante, in termini di solidità e di robustezza del sound. Sono otto i musicisti che l’accompagnano, tra i quali l’amico di lunga data Eric McFadden alla chitarra, al suo fianco da un trentennio, due tastiere, Tony Braumaugh – che è anche co-produttore del nuovo disco – alla batteria. La voce del cantante, dai toni tenorili, nonostante le 72 primavere trascorse ed una ‘wasted life’ che può pesare come un macigno, non si è affatto incrinata, ha ancora la freschezza, il tono graffiante e rauco di un tempo per cui ci si dimentica facilmente di eventuali piccole smagliature e ci si culla nelle magnifiche rimembranze che essa evoca. Spesso l’artista, rivolgendo il microfono verso il pubblico, coinvolge la platea a cantare insieme a lui; come avviene ad esempio per il ritornello “Oh Lord! Please don’t let me be misunderstood”. Dal nuovo disco uscito pochi mesi fa – il primo inciso dal 2005 – sono assai convincenti la solida e percussiva “Water“, “Wait“, dal flavour latino, “River Is Rising“, tra le migliori cose del disco, che ha un’anima ‘limacciosa’ che rimanda ai grandi interpreti blues del passato, e una bluesy cover di “Before You Accuse Me” di Bo Diddley che nella tracklist chiude il nuovo album. “27 Forever” è dedicata ai grandi artisti morti all’età di 27 anni (Jimi, Janis, Jim, Curt, Amy) e mestamente iscritti al ‘Club dei 27’. “Black Dog” invece risale al 2012, all’EP di 4 pezzi inciso da Eric Burdon con i Greenhornes, “Don’t Let Me Be Misunderstood”, rubata al repertorio di Nina Simone e diventata popolarissima per il popolo della Disco-Music negli anni Settanta grazie alla versione ‘gitana’ dei Santa Esmeralda, è un brano che tocca sempre le corde emozionali degli astanti, e suscita il loro entusiasmo, una prova ulteriore del grande appeal che i brani degli Animals continuano ad avere presso un certo tipo di pubblico. Lo spirito pacifista che ha sempre accompagnato le esibizioni dei tempi d’oro degli Animals fa dire a Burton, ad un certo punto del concerto frasi come, “No more war” e “We’ve got to live together sisters and brothers”, sempre significative ma decisamente un po’ fuori tempo ai giorni nostri.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

DISCOGRAFIA:
Animals

– The Animals (1964)
– The Animals on Tour (1965)
– Animal Tracks (1965)
– Animalisms (1966, UK)
– Animalization (1966, US)
– Animalism (1966)
– Eric Is Here (1967)
– Winds of Change (1967, Eric Burdon & The New Animals)
– The Twain Shall Meet (1968, Eric Burdon & The New Animals)
– Every One of Us (1968, Eric Burdon & The New Animals)
– Love Is (1968, Eric Burdon & The New Animals)
– Before We Were So Rudely Interrupted (1977)
– Ark (1983)

 

Eric Burdon & War
– Eric Burdon Declares “War” (1970)
– The Black-Man’s Burdon (1970, double album)
– Love Is All Around (1976)

 

Eric Burdon & Jimmy Witherspoon
– Guilty! (1971)
– Black & White Blues (1979)

 

The Eric Burdon Band
– Sun Secrets (1974)
– Stop (1975)
– Comeback (1982)

 

Eric Burdon

– Survivor (1977)
– Darkness Darkness (1980)
– The Last Drive (1980)
– Power Company (1983)
– I Used To Be An Animal (1988)
– Lost Within the Halls of Fame (1995)
– My Secret Life (2004)
– Soul of a Man (2006)
– Eric Burdon & The Greenhornes (2012, EP 4 pezzi)
– ‘Til Your River Runs Dry (2013)