Musica

MOVE IT ON OVER di George Thorogood & the Destroyers

 

 

 

 

ARTISTA: GEORGE THOROGOOD & the DESTROYERS
TITOLO: Move It On Over
ETICHETTA: Rounder/Universal
ANNO: 1978/2013

George Thorogood, con la sua fida Gibson, continua con veemenza a dispensare il suo estro chitarristico in ambito Rock-Blues con una regolarità piuttosto dilatata nel tempo; non si può dire che sedici album in quasi quarant’anni di carriera costituiscano il massimo esempio di prolificità artistica e di dedizione al mercato discografico. Così in attesa di un nuovo album – l’ultimo risale al 2009, “The Dirty Dozen” – c’è spazio per ristampare, opportunamente rimasterizzato il suo gioiello del ’78, il secondo della sua discografia che seguiva il magnifico esordio con “George Thorogood & the Destroyers” del ’77. In realtà c’era stato un disco precedente, “Better Than The Rest”, inciso quando George era un perfetto sconosciuto e che è stato pubblicato solo nel 1979, dopo il successo dei primi due album ufficiali. Il suo apparire all’orizzonte nella seconda metà dei Settanta suonava (mi si perdoni l’involontario gioco di parole) come una ventata di aria fresca in un genere sempre e comunque legato alla tradizione dei grandi numi tutelari, ovvero dei padri putativi del Blues, ancora vivi e vegeti. George Thorogood e i suoi Destroyers hanno fatto parte della vibrante ‘Blues Renaissance’ della fine dei ’70 in poi, assieme a gente come Johnny Winter, ZZ Top, Nighthawks, Fabulous Thunderbirds, Robert Cray e Stevie Ray Vaughan. In virtù di un classico giro blues Thorogood ha fatto sfoggio della sua abilità chitarristica messa al servizio non di un certo virtuosismo tecnico ma di un impatto potente e devastante; uno stile debordante e adrenalinico che lascia poco spazio davvero alle ballate lente. Da più di trent’anni sulla breccia, possiamo certamente affermare che Thorogood è rimasto fedele al suo hard-boogie-blues anfetaminico e ipnotico, senza discostarsi più di tanto da una interpretazione – direi – energica e logorroica del suo spartito hard-blues, suddividendosi in egual misura tra composizioni originali e cover di brani altrui. Gli è stato negato dalle circostanze l’accesso alle grandi platee ma musicisti, appassionati e addetti ai lavori non hanno mai nutrito dubbi sulla bontà del suo talento chitarristico. Sostenuto dal prezioso lavoro dei fidati Destroyers, gruppo che si compone di Jeff Simon alla batteria, Jim Suhler alla seconda chitarra, Bill Blough al basso, Hank Carter al sax. “Move It On Over” del 1978, che oggi viene ristampato, rimane uno dei migliori album di Thorogood. Si tratta di un’edizione rimasterizzata ed essenziale, che non contiene alcun bonus-track  e all’ascolto, a distanza di anni, appare addirittura migliorato; difficile annoiarsi, difficile andare incontro a momenti di pause. Tutti i brani sono stati registrati in presa diretta in studio, senza operare alcun intervento in post-produzione. La title track è la cover (elettrica) di un classico pezzo country di Hank Williams mentre l’esuberante “Who Do You Love?” rimanda a Bo Diddley ma anche allo Springsteen che tante e tante volte l’ha eseguita dal vivo nei suoi concerti degli anni Ottanta. Coinvolgente e di grande impatto il lavoro chitarristico di Thorogood in “The Sky Is Crying” di Elmore James, brano che ha una immediatezza che non sfigura al confronto con la versione offerta da Steve Ray Vaughan pochi anni dopo la sua. Ci sono poi una deliziosa cover di  “It Wasn’t Me” di Chuck Berry, in cui si mettono in evidenza le qualità di tutti i componenti della band, la western-swing “Cocaine Blues” di T.J. Arnall, “The Same Thing” di Willie Dixon, “Baby Please Set A Date” di Homesick James Williamson, con un magnifico lavoro alla slide guitar, e la magistrale “I’m Just Your Good Thing” di James Moore, unico momento rilassato dell’intero album. Da sottolineare l’egregio lavoro produttivo di Ken Irwin, assai efficace nel donare pulizia al sound veemente della band.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA