Musica

HEDONISM dei Bellowhead

 

ARTISTA: BELLOWHEAD
TITOLO: Hedonism
ETICHETTA: Navigator Records / Family Affair
ANNO: 2010

 

Sono i Bellowhead gli odierni paladini del revival del tradizionale folk di stampo britannico, una boccata d’aria fresca che non mancherà di incuriosire i vecchi adepti del genere. Il disco d’esordio, “Burlesque“, del 2006 (seguiva un EP di due anni prima), era stato accolto – dalla stampa specializzata che ha gridato al miracolo – come il più significativo album di musica folk inglese dai tempi di “Liege and Lief” dei Fairport Convention, del ‘69. Una formazione nutritissima, undici componenti in tutto (talvolta suggerisce parentele con le caotiche ed anarchiche big-band dell’est europeo), che ripercorre i sentieri battuti nei Settanta da Fairport Convention e Steeleye Span, da Amazing Blondel e dai Pentagle, da Strawbs e Lindsfarne, seppur sostenuta da uno spirito più in sintonia con i punkisti Pogues e Waterboys, e con un arsenale di strumentazioni elettro-acustiche da far impallidire (violini, tamburi, ottoni vari, flauto, concertina, mandolino, percussioni, bouzouki, pipes e via discorrendo) e numeri esplosivi alternate ad antiche, struggenti ballate. Un approccio alla musica furioso, esuberante ed inventivo, incendiario e mozzafiato, dai continui cambi di direzione, pronto ad ibridarsi con il jazz, lo swing, il funk, il vaudeville, la musica medievale, il music hall, le band di New Orleans, la musica balcanica (e quella tzigana); ne fanno testo le esibizioni dal vivo davvero fenomenali. A capo della combriccola John Spiers e Jon Boden, già artefici di alcuni dischi incisi come duo, con loro il chitarrista/mandolinista Benji Kirkpatrick (che è figlio di John, fisarmonicista di Steeleye Span e Albion Band), quindi la violoncellista Rachael McShane e via via tutti gli altri. Il nuovo album è quello della consacrazione, il sound è eclettico come sempre, i Bellowhead sono meno funambolici ma più eleganti che in passato, indice di una maturità meglio definita nel muoversi tra innovazione e tradizione, proponendo pezzi strumentali (magnifici “Parson’s Farewell” e “Cross-Eyed and Chinless”) quanto pezzi cantati. Disco prodotto da John Leckie (che ha lavorato con Stone Roses, Radiohead e Baaba Maal). Apre le danze il traditional “New York Girls” (che con “Broomfield Hill” rappresenta la quintessenza del sound Bellowhead) arrangiato da Boden & Spiers, dalla timbrica e dai riff accattivanti, sinuoso e rapido nell’incunearsi nell’immaginario dell’ascoltatore grazie anche al contributo fattivo di tutti i componenti della band. La cover di “Amsterdam”, di Jacques Brel, è una sorta di valzer dark. Semplicemente sorprendente.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA