Home Video

DILLINGER È MORTO di Marco Ferreri in Blu-Ray

 

 

 

 

 

 

Il capolavoro di Marco Ferreri che giunge sul mercato dell’Home Entertainment in Alta Definizione, è frutto della campagna di crowdfunding Start Up!, messa in campo dalla CG Entertainment.

 

 

Il film di Marco Ferreri ===Consulta la Filmografia=== del 1969 occupa un posto di assoluto rilievo nella storia del nostro cinema. In quel periodo, anni accesi della rivoluzione culturale dettata dal maggio francese, si andava affermando una generazione di giovani autori che superava la commedia all’italiana e mandava definitivamente in soffitta il neorealismo. Tra questi (Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Elio Petri, i fratelli Taviani, Liliana Cavani, Ermanno Olmi, Salvatore Samperi, per citarne alcuni) anche Marco Ferreri. Durante i moti studenteschi del ’68 che andavano scuotendo il mondo occidentale il cinema subiva un importante cambiamento rivoluzionario e creativo, grazie soprattutto all’impegno profuso nell’ambito della Nouvelle Vague, nata in Francia alla fine degli anni Cinquanta. E se in quel fatidico anno 1968 Jean-Luc Godard era alle prese con un’opera come “Simpathy For the Devil”, all’apparenza solo un documentario sui Rolling Stones, e l’inglese Lindsay Anderson girava il graffiante “Se…”, Marco Ferreri in Italia dirigeva uno delle sue opere migliori, una delle sue pellicole più famose e meglio riuscite, “Dillinger è morto”, controverso eppure magnifico. Accolto con diffidenza il film, con il passare del tempo, è stato riconosciuto come uno dei capolavori di Ferreri; venne acclamato dall’influente rivista francese di cinema Cahiers du cinéma. Nei cinque film girati dal regista tra il 1968 e il 1973 (“Dillinger è morto”, “Il seme dell’uomo”, “L’udienza”, “La cagna”, “La grande abbuffata”) i motivi privilegiati della negazione, della distruzione e della morte si saldano ai temi della condizione dell’uomo contemporaneo alienato smarrito in una società della mercificazione, costruita sugli oggetti vistosi della superficialità e dominata dall’esteriorità. Un mondo in cui qualsiasi movimento o eventuale trasformazione sono illusorii per via di quell’immutabile e immobile ‘disperazione’ del vivere e dell’agire, della mancanza assoluta di valori. Con “Dillinger è morto” Ferreri racconta lo scontro tra la parte maschile e quella femminile dell’umanità, ma soprattutto, con vena dissacrante, conduce una profonda analisi sulla decadenza borghese dell’epoca, servendosi della vicenda di un annoiato Michel Piccoli è Glauco (un ingegnere-designer che progetta maschere protettive per l’industria; maschere che, metaforicamente, “permettono agli operai di respirare nell’irrespirabile”) che, tra la preparazione d’una cena succulenta e bisticci amorosi con la sensuale e disponibile cameriera Sabina (Annie Girardot), trova una pistola avvolta in un foglio di giornale (che rievoca l’uccisione del gangster John Dillinger) dando inizio ad una personalissima rivolta anarcoide: uccide la moglie (Ginette interpretata da Anita Pallenberg) che dorme e fugge verso destinazioni esotiche (si imbarca come cuoco su uno yacht diretto a Tahiti). Ma in filigrana si può leggere pure il disagio della borghesia o la precoce sconfitta dell’uomo tecnologico in un mondo governato dalla morale dell’efficienza. Solo dinanzi all’imprevedibilità della quotidianità, che mette a nudo le sue false certezze, l’uomo scopre il valore vero della sua natura; cioè che la normalità significa il rifiuto del nuovo. Dominano «i motivi della negazione, della distruzione e della morte – sono parole del regista – che si saldano ai temi della condizione dell’uomo contemporaneo alienato e scisso in un mondo mercificato, negli oggetti vistosi della superficialità e del dominio dell’esteriore». Il film, denso di simbolismi e di ‘materiali’ che facciano riflettere, tra oggetti della società tecnologica e di feticci dell’apparente benessere materiale, sostanzialmente ‘contiene’ tutti i temi della poetica cara all’epoca al regista, con una tale chiarezza e tanta straordinaria ricchezza espressiva che mai era stata espressa con evidenza nel cinema ferreriano. Le maschere progettate dall’ingegnere sono chiare metafore delle maschere che tutti noi indossiamo. Maschere che fanno perdere i segni della nostra vera identità. È cinema a bassissimo costo che ruota intorno alle idee ‘forti’ del suo autore espresse attraverso il minimalismo e il surrealismo della sostanza filmica. Solo un regista controcorrente e geniale come Marco Ferreri poteva sfornare questo viaggio nel cuore dell’alienazione, tanto coraggioso quanto incredibilmente efficace. Una storia che si sviluppa in tempo reale nell’arco di una notte, apparentemente priva di azione ma notevole nel descrivere la crisi, la noia e quella voglia di fuggire dell’essere umano, alienato da una quotidianità che tende a schiacciare e isolare. Il regista Marco Ferreri incontrò per la prima volta il futuro protagonista Michel Piccoli, quando fece visita all’attore impegnato sul set del film “La Chamade” di Alain Cavalier (1968). Ferreri diede da leggere a Piccoli qualche pagina del copione di Dillinger è morto e l’attore, entusiasta, si candidò immediatamente per la parte. Piccoli disse che Ferreri non gli diede particolari indicazioni sul come interpretare il ruolo di Glauco ma solo brevi cenni per indirizzarne la recitazione. Il regista lasciò la più completa libertà all’attore di intendere il personaggio come meglio credeva. In origine il copione era stato offerto all’attrice Annie Girardot, che doveva essere la protagonista del film, ma l’attrice, non sentendosela di interpretare un ruolo tanto complesso, preferì ritagliarsi il ruolo meno impegnativo della cameriera. Una curiosità: L’appartamento, sito in piazza in Piscinula a Roma, in cui si svolge il film, apparteneva all’epoca al pittore Mario Schifano, del quale compaiono alcuni dipinti appesi alle pareti; la cucina è invece quella della villa a Formello di Ugo Tognazzi, grande amico del regista.
TECNICA
Dillinger è morto”, che possiamo ammirare nella sua inedita versione in Alta Definizione, è frutto della campagna di crowdfunding Start Up!, messa in campo dalla CG Entertainment, per la realizzazione un’edizione speciale a tiratura limitata che ha poi permesso, visto il successo dell’iniziativa, di ampliare la portata delle copie messe a disposizione del mercato. Il film è stato sottoposto ad un meritorio ed accurato lavoro di restauro e pulizia dell’immagine (ad opera della CSC-Cineteca Nazionale, partendo dai negativi originali in 35mm forniti dalla Movie7 Media) capace di restituire alla pellicola la lucentezza dei colori originali che tanta importanza hanno avuto nell’economia espressiva dell’opera. Ricordiamo che la Fotografia fu realizzata da Mario Vulpiani, fido collaboratore di Ferreri mentre della ‘Color correction’ si è occupato il direttore della fotografia Luciano Tovoli. L’audio lascia alquanto a desiderare. I Contenuti Extra prevedono il Trailer e un documentario (“Dillinger è morto… il Cinema è vivo”) a cura della rivista Nocturno della durata di quindici minuti. A completare l’ottima e pregevole edizione curata da Nocturno e CG Entertainment c’è nella confezione un esclusivo booklet di ventotto pagine a cura di Elisa Baldini.

 

(Luigi Lozzi)                                            © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 


(immagini per cortese concessione della CG Entertainment)

 

 

 

 

NOTE TECNICHE
Il Film

DILLINGER E’ MORTO 

(Dillinger è morto)
Italia, 1969, 95’
Regia: Marco Ferreri
Cast: Michel Piccoli, Anita Pallemberg, Annie Girardot, Gigi Lavagetto, Carlo Petrillo, Carol André, Adriano Aprà, Mario Jannilli.

 

Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: 1.33:1 HD1080 24p

Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 2.0 / Italiano Dolby Digital 2.0
Distributore: Nocturno/CG Entertainment

 

Consulta la pagina ufficiale del distributore www.cgentertainment.it