Musica

BOB DYLAN DAL VIVO NEL 1966

 

 

 
Bob Dylan: The 1966 Live Recordings
Un’operazione inconsueta, senza precedenti (almeno fino ad ora; in futuro chissà, potrebbe diventare una consuetudine), quella che ha visto pubblicare un cofanetto di Bob Dylan con ben 36 live album risalenti al 1966, un imponente mole di registrazioni che documentano dettagliatamente il particolare momento storico e l’evoluzione del cantautore.

 

Uscito per Columbia Records e Legacy Recordings (divisione catalogo di Sony Music Entertainment) il box contiene ben 36 CD rimasterizzati con impeccabile qualità audio e che contemplano tutte le registrazioni dei concerti tenuti dal ‘Menestrello di Duluth’ nel 1966 tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Europa e Australia. È materiale che quasi nella sua interezza (sono pochissime le eccezioni) non è mai stato pubblicato precedentemente, né in forma ufficiale né tantomeno come bootleg. Per onor di cronaca va detto che il concerto di Manchester del 17 maggio era già stato pubblicato nel 1998 con il titolo di “Bob Dylan Live 1966 – The Bootleg Series Vol. 4”. Non è solo un cofanetto da collezione, per studiosi e tuttologi dylaniani, ma anche un interessante spaccato di un anno fatidico qual è stato il 1966 – anno del quale abbiamo visto ricorrere il cinquantesimo anniversario in questo 2016 – per Dylan stesso, giunto al culmine di un percorso contraddistinto da una grande capacità creativa, e per la scena musicale tutta dell’epoca. Perché avveniva allora la svolta epocale, voluta fortemente da Bob, di trasformare il folk (fino allora acustico) in elettrico, una scelta che avrebbe segnato profondamente l’evoluzione del Rock ed il corso della cultura pop. Dylan poi, utilizzò anche la cassa di risonanza offertagli dalla controversa e contestata esibizione al Newport Folk Festival il 25 luglio per ribadire il suo intento. Ha spiegato Adam Block, Presidente di Legacy Recordings: «Durante le ricerche d’archivio per “The Cutting Edge 1965-1966: The Bootleg Series Vol. 12”, il cofanetto pubblicato lo scorso anno e contenente le sessioni di registrazione della metà degli anni ‘60, ci siamo resi conto che le registrazioni live del 1966 erano magnifiche. Le performance dal vivo di Dylan e la straordinaria interpretazione di questi brani costituiscono un ulteriore elemento per comprendere e apprezzare la rivoluzione musicale che l’artista ha innescato proprio mezzo secolo fa». Particolarmente accurato è stato il lavoro di recupero e restauro delle originali registrazioni tenute in ghiaccio per 5 decenni e ora rese disponibili per la prima volta; il materiale presente in “The 1966 Live Recordings” proviene da tre fondamentali fonti: le registrazioni dal mixer effettuate dal sound engineer Richard Alderson, quelle mobili di CBS Records e le altre realizzate dallo stesso pubblico. La qualità delle registrazioni varia da concerto a concerto, in ordine alle diverse condizioni ambientali, ma rimane tuttavia di livello più che eccellente raggiungendo le sue punte massime per i concerti di Dublino e Liverpool. Un periodo, quello, nel quale Dylan pubblicava, nel giro di 18 mesi, album storici, fondamentali e seminali quali “Bringing It All Back Home” (22 marzo 1965), il quinto della sua discografia, “Highway 61 Revisited” (30 agosto 1965) e il doppio “Blonde On Blonde” (16 maggio 1966), che sono andati a formare la cosiddetta ‘trilogia elettrica’ ed influenzato le generazioni a venire di musicisti e di appassionati consumatori. Questo cofanetto idealmente completa la ‘visione’ live di quei fondamentali anni aperta dalla pubblicazione lo scorso anno di “The Cutting Edge 1965-1966: The Bootleg Series Vol. 12”. Il tour mondiale iniziava il 4 febbraio a Louisville, Kentucky, per proseguire nel Nord America, Canada e Hawaii fino ai primi di aprile quando raggiungeva prima l’Australia poi l’Europa; il box riporta i concerti dal 5 febbraio (White Plains, New York) fino a quello di Londra del 27 maggio. Nel corso della tournée Bob Dylan suonava chitarra, piano, armonica a bocca, e interpretava tutti brani scritti di suo pugno; l’unica eccezione di scrittura era rappresentata dal pezzo tradizionale folk “Baby, Let Me Follow You Down”, che Bob aveva arrangiato a modo suo. Fu un tour assai travagliato per il fresco Premio Nobel per la letteratura Bob Dylan, ad ogni concerto egli andava raccogliendo copiosi i fischi di dissenso dei fan più integralisti, inferociti per il ‘tradimento’ portato alla purezza acustica del folk dalla scelta elettrica (chitarra e armonica amplificate più l’accompagnamento di una band rock che presto sarebbe diventata The Band); addirittura un fan lo apostrofò con un ‘Giuda’ nel corso del concerto di Manchester del 17 maggio. Fino alla sera in cui, frustrato, Bob manifestò sarcasticamente il suo sfogo durante il concerto sold-out alla Royal Albert Hall di Londra: «Comprendo bene che si tratti di musica ‘rumorosa’ e se non vi piace va bene, se avete colto invece, ed apprezzato, qualche miglioramento va bene anche così, ma sappiate che non è mia intenzione  disapprovare il vostro pensiero oppure mettermi a litigare con voi». A supporto strumentale in concerto c’erano Robbie Robertson (chitarra), Rick Danko (basso, cori), Richard Manuel (piano), Garth Hudson (organo) e Mickey Jones (batteria), allora ancora The Hawks, e non ancora The Band. Al tempo in cui Dylan nel 1962 firmava il contratto che lo legava alla Columbia Records Alderson lavorava già al Village Gate come ingegnere del suono e ricorda bene d’essere stato avvisato da Chip Monck (divenuto celebre successivamente come maestro di cerimonie del Festival di Woodstock ma allora tecnico delle luci del locale) che Dylan stava per tenere un paio di esibizioni private al Gaslight in cui avrebbe proposto nuovi brani e che sarebbe stato opportuno registrarli, visto gli veniva data la possibilità di farlo. Nella prima serata Bob propose materiali folk datati mentre nella seconda esibì cose come “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” e lui, Alderson era lì a pochi metri di distanza e poté registrare entrambe le esibizioni con il suo Niagra III in assoluta libertà. Da sottolineare e ricordare che per anni questi nastri sono circolati sotto forma di bootleg fino a quando la Columbia non ha provveduto a pubblicarli con il titolo di “Live at the Gaslight 1962”. Nella seconda parte del 1965 il manager di Dylan, Albert Grossman contattava Alderson chiedendogli se volesse prendersi cura dei delicati aspetti della resa sonora per l’imminente world tour del cantautore. Fondamentalmente la scaletta proposta da Dylan nei diversi concerti era sempre la stessa e questo lascia circoscrivere l’interesse per questa opera certosina e monumentale al solo zoccolo duro dei fan immarcescibili. In buona sostanza il set-list prevedeva brani estratti da cinque dei sei album fino allora incisi (“Bob Dylan”, 1962, “The Times They Are A-Changin’”, 1963, “Another Side of Bob Dylan”, 1964, “Bringing It All Back Home”, 1965, e “Highway 61 Revisited”, 1965, e pezzi che sarebbero stati inclusi in “Blonde on Blonde”, uscito poco prima della conclusione del tour. Nulla invece estratto daThe Freewheelin’ Bob Dylan” del 1963. In apertura Bob eseguiva alcuni numeri elettrici in uno stile però acustico (“She Belongs to Me”, “Desolation Row”, “Fourth Time Around”, “Visions of Johanna” e “Just Like a Woman”), poi rivisitazioni di “It’s All Over Now, Baby Blue” e “Mr. Tambourine Man”; e così via. A favorire e (quasi) sollecitare la pubblicazione di questo materiale prezioso è intervenuta pure una legge europea sul copyright a stabilire che qualsiasi registrazione diventa di pubblico dominio se rimane nel cassetto per più di 50 anni; è questa anche la ragione per cui lo scorso anno la Columbia/Legacy si è affrettata a pubblicare edizioni complete ed integrate da materiali inediti della trilogia composta da “Bringing It All Back Home”, “Highway 61 Revisited” e “Blonde on Blonde”. Il cofanetto si presenta in forma compatta e dalla dimensione ridotta; ogni singolo disco è contenuto in una bustina rigida (mini-replica di album in vinile) ed ognuno propone una diversa immagine live di Dylan in quel tour mondiale estrapolata dai filmati a colori che D.A. Pennebaker girò all’epoca e che avrebbero costituito l’ossatura dei due celebri docu-film “Dont Look Back” (1965) e “Eat The Document” (1966). Ad accompagnare il box, che magari potrà interessare come detto i tuttologi o gli accaniti collezionisti, è presente sul mercato anche un doppio CD con la performance di Dylan del 26 maggio 1966 alla Royal Albert Hall di Londra (due giorni dopo il 25esimo compleanno dell’artista), con il missaggio di Chris Shaw e il titolo “The Real Royal Albert Hall 1966 Concert”; ‘Real’ perché per decenni si è andati avanti – erroneamente – etichettando come avvenuto nel mitico tempio della musica londinese (“The Royal Albert Hall Concert”, originariamente registrato da CBS Records per un album dal vivo) il concerto che invece era stato tenuto a Manchester. A scrivere le note di copertina del booklet (di 24 pagine) incluso nel cofanetto ha provveduto Clinton Heylin, profonda conoscitrice di tutto quello che è ruotato intorno a Dylan nei seminali anni ’65 e ’66, ed autrice del libro “JUDAS!: From Forest Hills to the Free Trade Hall: A Historical View of Dylan’s Big Boo” che parte proprio dall’invettiva lanciata da un fan nel bel mezzo di un concerto. Si diceva di questa operazione insolita che in un futuro prossimo potrebbe diventare una consuetudine; pensate se la cosa dovesse funzionare quanto materiale potrebbe riaffiorare dagli archivi di tanti importanti artisti e gruppi ed essere dato ‘in pasto’ ad appassionati famelici e pronti a soddisfare le più insane e recondite manie collezionistiche.

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Columbia/Legacy/Sony Music)

 

 

Bob Dylan: The 1966 Live Recordings
Disco 1 – Sydney, 13 aprile 1966 (mixer registrato da TCN 9 TV Australia)
Disco 2 – Sydney, 13 aprile 1966 (mixer registrato da TCN 9 TV Australia)
Disco 3 – Melbourne, 20 aprile 1966 (mixer / trasmissione sconosciuta)
Disco 4 – Copenaghen, 1 maggio 1966 (mixer)
Disco 5 – Dublino, 5 maggio 1966 (mixer)
Disco 6 – Dublino, 5 maggio 1966 (mixer)
Disco 7 – Belfast, 6 maggio 1966 (mixer)
Disco 8 – Belfast, 6 maggio 1966 (mixer)
Disco 9 – Bristol, 10 maggio 1966 (mixer / pubblico)
Disco 10 – Bristol, 10 maggio 1966 (mixer)
Disco 11 – Cardiff, 11 maggio 1966 (mixer)
Disco 12 – Birmingham, 12 maggio 1966 (mixer)
Disco 13 – Birmingham, 12 maggio 1966 (mixer)
Disco 14 – Liverpool, 14 maggio 1966 (mixer)
Disco 15 – Leicester, 15 maggio 1966 (mixer)
Disco 16 – Leicester, 15 maggio 1966 (mixer)
Disco 17 – Sheffield, 16 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 18 – Sheffield, 16 maggio 1966 (mixer)
Disco 19 – Manchester, 17 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 20 – Manchester, 17 maggio 1966 (registrazione CBS Records tranne soundcheck / mixer)
Disco 21 – Glasgow, 19 maggio 1966 (mixer)
Disco 22 – Edimburgo, 20 maggio 1966 (mixer)
Disco 23 – Edimburgo, 20 maggio 1966 (mixer)
Disco 24 – Newcastle, 21 maggio 1966 (mixer)
Disco 25 – Newcastle, 21 maggio 1966 (mixer)
Disco 26 – Parigi, 24 maggio 1966 (mixer)
Disco 27 – Parigi, 24 maggio 1966 (mixer)
Disco 28 – Londra, 26 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 29 – Londra, 26 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 30 – Londra, 27 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 31 – Londra, 27 maggio 1966 (registrazione CBS Records)
Disco 32 – White Plains, NY, 5 febbraio 1966 (pubblico)
Disco 33 – Pittsburgh, PA, 6 febbraio 1966 (pubblico)
Disco 34 – Hempstead, NY, 26 febbraio 1966 (pubblico)
Disco 35 – Melbourne, 19 aprile 1966 (pubblico)
Disco 36 – Stoccolma, 29 aprile 1966 (pubblico)