WELSH CONNECTION dei Man
ARTISTA: MAN
TITOLO: Welsh Connection (Remastered & Expanded 2CD Edition)
ETICHETTA: Esoteric Recordings/Audioglobe
ANNO: 1976/2013
Una band, i Man, per molti versi leggendaria in ambito di Rock Progressivo e dalla storia assai complessa, sia per le vicende che hanno riguardato da vicino il loro percorso artistico, sia per quanto concerne la sterminata ‘family tree’ dei componenti che si sono succeduti nella line-up nel corso degli anni. La costituzione avvenuta nel ‘62 prima con il nome di Bystanders (a partire dal ‘65 sette singoli pubblicati in U.K. in tre anni per la Pye in odore di Merseybeat, blue-eyed soul e gruppi vocali armonici americani di ‘California sunshine pop’ alla Four Seasons e Beach Boys), poi il cambiamento del nome in Man ed uno spostamento verso atmosfere psichedeliche più sofisticate, i primi album incisi, “Revelation”, seguito da “Two Ounces Of Plastic With A Hole In The Middle”, dal sound influenzato da sonorità weastcoastiane (‘alla Grateful Dead’), successivamente, quando i contorni del Progressive si sono fatti più distintivi all’inizio dei ‘70, il gruppo è emerso con grande incisività (ed una propria identità musicale) sulla scena inglese ed europea, con una lunga (e quasi ininterrotta) serie di concerti per tutta la prima metà del decennio e con la pubblicazione di almeno un album all’anno. Al pari dei Dead, cui parzialmente si sono ispirati, i Man hanno espresso le loro migliori qualità ed il meglio del proprio repertorio nei concerti ‘Live’ più che su disco. Inizialmente erano Micky Jones (chitarra e voce), Clive John (tastiere), Ray Williams (basso) e Jeff Jones (batteria), poi quasi subito vi si aggiungeva Martin Ace al basso. Nel dicembre 1976 il gruppo gallese chiudeva la prima intesissima fase della sua carriera con un breve tour d’addio per poi rimettersi in gioco sette anni più tardi, nel 1983, con una reunion e un concerto tenutosi all’Hope And Anchor di Londra; da quel momento non si sono più fermati, tenendo concerti in Gran Bretagna ed Europa, per tutti gli ’80 e ’90, anche se, ad onor del vero, almeno a livello di media, l’appeal del Progressive Rock era scemato per far posto all’irruenza contro culturale del Punk & dintorni. Intanto la formazione aveva accolto nella sua line-up Deke Leonard (chitarra, tastiere e voce) e Gareth Thorrington (tastiere e voce), mentre Williams nel frattempo abbandonava i Man per diventare successivamente (dopo aver suonato con Dave Edmunds e Nick Lowe) membro dei Dire Straits. Seri problemi di salute hanno tenuto per un certo tempo il fondatore della band, Micky Jones, lontano dalla scena (per un periodo è stato sostituito dal figlio George), ma egli è stato l’unico – almeno fino alla sua morte, avvenuta l’11 marzo del 2010, tra i componenti originari a rimaner presente in ogni line-up. I Man annoverano al loro attivo un ampio numero di pubblicazioni discografiche, non tutte (diciamo) fondamentali, anche se come detto, il fascino maggiore della loro musica si sprigionava dalle esibizioni dal vivo. Tuttora il gruppo continua ad esibirsi regolarmente per la gioia dello zoccolo duro dei fan, i cosiddetti ‘Manfans’, evocando la magia di un passato (quello del Progressive tutto) tornato prepotentemente di moda ai giorni nostri. Il loro album più recente, “Diamonds And Coal”, risale al 2006.
“The Welsh Connection” è l’undicesimo album della discografia della psychedelic/progressive rock band, e venne originariamente pubblicato nel 1976, primo disco inciso per la MCA (dopo aver abbandonato la United Artists) a fronte di un importante cambio di formazione che vedeva il bassista John McKenzie sostituire Martin Ace e l’ingresso di Phil Ryan alle tastiere. In sostanza è l’ultima performance in studio del gruppo negli anni Settanta e seguiva il ‘Live’ “Maximum Darkness”. Lo stile della band, anche in virtù dell’ingresso di McKenzie, subiva una qualche evoluzione; si arricchiva di elementi melodici più fluidi, di un più pronunciato abbrivio funk e portava in primo piano una tessitura armonica più variegata grazie alle tastiere. Il brano d’apertura, “Ride and the View”, rende immediatamente conto del mutamento avvenuto pur non smarrendo del tutto i legami con il passato della formazione; risulta essere un pezzo sapientemente articolato e con un’apertura chitarristica assai controllata – che non ha nulla a che vedere con la trasfigurazione che successivamente si sarebbe ascoltato nelle veementi esibizioni dal vivo negli anni ’90 – ed il supporto d’un aura enigmatica e misteriosa da parte delle tastiere. “Out of Your Head” è un languido brano mixato con una serie di effetti del sinth in crescendo, in sintonia perfetta con il suo titolo, “Love Can Find a Way”, a seguito di un sondaggio tra gli appassionati del gruppo, è risultata essere la canzone più amata dei Man; si avvale del contributo prevalente del basso di McKenzie e conquista gli ascoltatori con il suo incedere soul (hanno coniato per esso la definizione di ‘plastic soul’) blando ma accattivante. Gli altri tre brani dell’album confermano l’attitudine Progressive del gruppo senza però avere momenti di enfasi particolare, tra il lavoro rilassato delle tastiere di Phil Ryan, il melodismo chitarristico di Micky Jones e Deke Leonard e il vocalismo soul dello stesso Micky. Una particolare nota di meriva va a “Car Toon” con il magnifico lavoro in crescendo delle tastiere e l’incandescente contributo chitarristico. Per molti – e anche noi ci schieriamo su queste posizioni – “Welsh Connection” è stato un passo indietro rispetto a “Maximum Darkness” che l’aveva preceduto ma la sua importanza risiede più nel rappresentare l’atto conclusivo di importante percorso per i Man che non nel suo valore intrinseco. Il doppio CD oggi pubblicato dalla Esoteric Recordings contiene i sei brani inclusi nell’originario disco del ’76 più due bonus-track, “Born With A Future” e “I’m A Love Taker”, quest’ultimo pubblicato a suo tempo come b-side di un singolo. Il resto del primo cd (5 pezzi) e quello extra (9 brani) compreso nella confezione riportano il concerto dal vivo “Live at the Keystone”, registrato in quel di Berkeley, California nell’agosto 1976, qualche mese dopo la pubblicazione di “Welsh Connection”, con John Cipollina dei Quicksilver (che per qualche tempo si era stato invitato dal gruppo ad unirsi a loro durante una tournèe inglese e qui è stato loro ospite) alla chitarra in “Babe, I’m Gonna Leave You”, “A Hard Way To Live”, “Romain” e “Bananas”. Il booklet interno di 16 pagine ripercorre la carriera del gruppo attraverso le considerazioni di Michael Heatley, foto rare e inedite, memorabilia.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA