Musica

VENTO AQUILONE dei Trillanti

 

 

 

 

 

ARTISTA: TRILLANTI
TITOLO: Vènto Aquilòne
ETICHETTA: I Trillanti
ANNO: 2016

Nel mio Molise (nei pressi del paese di nascita, Colli A Volturno), a Scapoli, paese ai piedi delle Mainarde in provincia di Isernia, e nei pressi del Parco Nazionale d’Abruzzo, si tiene da quarant’anni il FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA ZAMPOGNA, sempre nell’ultimo venerdì/sabato e domenica di luglio. La cosa può far sorridere di certo molti ma bisogna sapere che Scapoli è il paese dove hanno ‘inventato’ la zampogna, e gli zampognari che da tanti anni ogni Natale si riversano nelle strade del centro di Roma (non saprei se la cosa si verifica ancora in questi ultimi anni) provengono tutti di là. Il festival negli anni ha richiamato artisti e gruppi da tutta l’Europa, virtuosi di quegli strumenti che alla zampogna si possono assimilare: le pipes irlandesi, le cornamuse scozzesi, le gaita spagnole e così via, e ad inizio anni novanta sono state ospitate pure un paio di formazioni della Real World di Peter Gabriel. La manifestazione musicale molisana, avviata nel 1976 dopo essere stata concepita come mostra-mercato, ha visto ampliarsi progressivamente gli orizzonti fino ad internazionalizzarsi all’inizio degli anni Novanta con la partecipazione di artisti ‘world’ rinomati nelle rispettive aree di provenienza. Negli ultimi anni, venuti a mancare i finanziamenti istituzionali, il Festival aveva subito un declino ma ora, grazie all’impegno e all’entusiasmo di alcuni appassionati, anch’essi principalmente musicisti, la crisi sembra essere stata superata ed il nome di Scapoli e della manifestazione stanno tornando in auge per la gioia dei cultori. Non solo concerti in piazza ma anche laboratori di danza, apertura delle botteghe artigiane dove vengono costruite le zampogne, la mostra mercato degli strumenti, proiezione di film e documentari, e quant’altro. Ho assistito alle prime due serate del festival il 29 e 30 luglio ed ho avuto il piacere di scoprire un paio di gruppi niente male; tra questi sicuramente i TRILLANTI di Alatri, una talentuosa formazione giovane di una decina di elementi che ha appena pubblicato il suo primo disco e che ha tra gli strumenti, oltre chitarra, tastiere e batteria una zampogna, un violino, un organetto e una fisarmonica. Sebbene siano agli inizi del loro percorso artistico i Trillanti meritano d’essere seguito con attenzione oltre che con simpatia. ‘Attenzione’ perché i giovani componenti hanno mostrato di avere non solo grande determinazione ma anche idee chiare sul da farsi, escludendo aprioristicamente il puro e semplice approccio da ‘riempifesta’ per puntare in alto in quanto a approfondimento della conoscenza della tradizione etnomusicale del nostro paese, ricerca costante sul territorio e contaminazione con le realtà di altre regioni del meridione italiano, come Puglia, Campania, Calabria. Infatti il gruppo di Alatri ha presentato i brani del recente album d’esordio autoprodotto, “Vènto Aquilòne”, che in parte si compone di pezzi tradizionale ed in parte di canzoni originali, che scavano nel vissuto della propria gente, cui stavano lavorando da almeno tre anni; ci sono ballarelle ciociare tipiche della loro zona d’origine ma pure stornelli, tammurriate campane, pizziche salentine e tarantelle calabresi. Il loro concerto, pieno di ritmo e magiche vibrazioni, sapientemente scandito dal leader Mattia Dell’Uomo, ha immediatamente spinto al ballo le persone presenti in piazza. Un sound vigoroso e genuino, arricchito da tamburi, tammorre e ciaramelle, (oltre che da fisarmonica, organetto, zampogna, violino, percussioni, chitarra e tastiera) e sostenuto dalla vocalità forte e appassionata dei diversi componenti dei Trillanti; 4 voci, due femminili e 2 maschili, e in più una danzatrice. Il vento del titolo, l’Aquilònê, è un vento forte che batte dalle montagne alle spalle della loro cittadina, dall’Abruzzo, dalla direzione dell’Aquila. Secondo un’antica leggenda popolare, che ho appreso dalla voce diretta di uno dei componenti del gruppo, quando le nubi si ‘corrucciavano’ sopra il monte Monna, questo era il segnale che di lì a poco il vento si sarebbe fatto sentire minacciosamente, soffiando ininterrottamente per tre giorni e tre notti, costringendo la popolazione a mettersi al riparo e a sospendere le principali attività agricole. Con ogni probabilità i Trillanti hanno catturato il senso di questo vento e trasformato metaforicamente in energia positiva e in linfa vitale il suo soffio. La formazione si compone di Mattia Dell’Uomo (front-man, voce, tamburo a cornice, pianoforte), Simone Frezza (fisarmonica, voce e cori), Samuele Ceci (percussioni), Elisabetta Rossi (voce e cori), Camilla Cestra (violino), Valerio Frezza (chitarre e mandolino), Benedetta Dell’Uomo (basso e cori), Danilo Zovini (zampogna e ciaramella), Maria Carmen Di Pace (castagnette), Lucia Cremonesi (viola e violino) e Benedetta Campoli (chitarra acustica). “Ciòciamèa”, con quel ‘me pizzica, me mozzeca’, ci rimanda al brano cantato da Nino Manfredi nel suo film “Per Grazia ricevuta”, del 1971, di cui l’attore ciociaro, nato a Castro dei Volsci (non molto distante da Alatri), è stato regista e attore protagonista; non è chiaro (perlomeno per me) se il saltarello abbia preso spunto dalla canzone di Manfredi (che ha ora 45 anni) o se viceversa sia stato l’attore-cantante ad ispirarsi al testo del brano tradizionale. “Tarantella lucana” ha Giuliano Gabriele in veste di ospite (voce e organetto) e di arrangiatore, ed altri musicisti hanno arricchito l’album con i loro contributi. Tutti i brani sono ben curati a livello strumentale, vocale e di arrangiamenti e meritano pure un’attenzione particolare per i testi che si possono consultare nel booklet interno. Il nostro augurio è che i Trillanti non si pieghino alla necessità di ‘fare cassa’, e quindi di limitare il loro campo d’azione alle sagre e alle feste di paese (così numerose nel periodo estivo) e portino avanti il lavoro di ricerca sulla tradizione etnomusicale del sud d’Italia; e il consiglio che ci sentiamo di dar loro è quello, una volta che avranno preso fiducia nei propri mezzi, di misurarsi e allacciare contatti con realtà d’altre nazioni, in primis con l’Irlanda, un paese dal quale si può solo imparare in quanto a musica della tradizione e dove la volontà, la capacità e la disponibilità ad interagire con altri musicisti è assai pronunciata.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA