Vinile

PAUL SIMON di Paul Simon in Vinile

 

ARTISTA: PAUL SIMON
TITOLO: Paul Simon
ETICHETTA: Columbia/Legacy/Sony Music
ANNO: 1972
 
Paul Simon avviava una carriera solista nel 1972, un po’ perché il sodalizio nato sui banchi del liceo con Art Garfunkel, e trasformatosi poi in un straordinario fenomeno discografico, era ai titoli di coda, un po’ perché il cantautore newyorkese, autentico “deus-ex-machina” del formidabile successo di Simon & Garfunkel voleva guardare avanti, a nuove prospettive, ad un percorso che non si cullasse sugli allori raggiunti ma esplorasse altre possibili forme musicali.

Dopo la realizzazione di uno dei più celebri album di Folk-Pop della storia, “Bridge Over Troubled Water”, Paul Simon e Art Garfunkel, invece che dare seguito ad un disco così acclamato, sancivano – seppur in maniera non ufficiale – una separazione che era ‘annunciata’ già da tempo e i due amici di un tempo imboccavano strade diverse. Garfunkel per un po’ andava a coltivare la sua passione per il Cinema, che era sbocciata sul set di “Comma 22” (diretto da Mike Nichols), prendendo parte in veste di protagonista al film “Conoscenza carnale”, sempre di Nichols, accanto a Jack Nicholson, Candice Berger e Ann-Margret, mentre Paul ampliava i propri interessi in campo musicale e faceva uscire nel 1972 il suo primo album solista intitolato semplicemente “Paul Simon”. In verità un primo album solista c’era stato nel 1965 quando il cantautore, alla ricerca spasmodica e volitiva di un’identità che gli dischiudesse le porte del successo, si era preso una pausa dalla collaborazione con Art ed era andato a soggiornare in Inghilterra per un periodo di studio e di aggiornamento, e lì aveva concepito il disco “The Paul Simon Songbook”. Il perenne problema delle ‘differenze musicali’ giocò un ruolo determinante nella scelta di Paul di proseguire da solo. Come compositore, arrangiatore e cantante, Simon si accorgeva che la vicinanza con Art lo teneva legato alle aree musicali dalle quali desiderava invece allontanarsi. Paul pensava di sviluppare la sua musica in una direzione diversa da quella in cui l’antico ‘socio’ amava crogiolarsi, fatta di ballate ridondanti e curate che calzavano perfettamente alla sua voce carezzevole; ‘lussuosamente dolci’ le definì Simon. Quando un giornalista qualche anno dopo chiedeva a Simon se il duo si sarebbe comunque sciolto anche nel caso che “Bridge Over Troubled Water” non avesse avuto l’incredibile successo che aveva avuto, Paul rispondeva: «Sì. Penso che tutte le collaborazioni prima o poi finiscano. È un inevitabile frutto della crescita. In realtà io e Artie abbiamo gusti musicali abbastanza diversi. Penso che, in ogni caso, avremmo avuto degli screzi». Le canzone scritte da Paul per la fortunata accoppiata avevano avuto quell’incredibile successo nella seconda parte degli anni Sessanta perché ‘interpretavano’ il sentimento della gente giovane, la voglia di poesia e di legittimazione che accompagnava i loro passi in quei fervidi e ‘rivoluzionari’ anni, e quando l’artista arrivò ad incidere (quello che continuiamo a chiamare) il primo album da solo gli Stati Uniti erano carichi di problematiche irrisolte e la gente – di conseguenza – confusa. La guerra in Vietnam teneva sempre più banco nella coscienza delle masse ed il clima in quelle oceaniche adunate sul tipo di Woodstock non aveva più i crismi idilliaci di qualche anno prima; ed anche la musica Rock andava perdendo la spontaneità che ne aveva contraddistinto la grande affermazione. Nei primi anni Settanta altri cantautori avevano riscosso un notevole, inatteso successo di vendita, come James Taylor con “Sweet Baby James” (1970) e “Mud Slide Slim and the Blue Horizon” (1971), e Carole King con “Tapestry” e “Music” entrambi del 1971 dall’altra parte dell’oceano e Cat Stevens con “Tea for the Tillerman” (1970) e “Teaser and the Firecat” (1971) da questa. “Paul Simon” veniva pubblicato nel febbraio del 1972, esattamente due anni dopo “Bridge Over Troubled Water”, ed al primo ascolto l’album dava la sensazione d’un sound molto più corposo e variegato rispetto ai dischi incisi assieme a Garfunkel. Paul negli ultimi anni non si era seduto a godersi il successo ma aveva assimilato e fatte sue varie influenze musicali e stili diversi provenienti dai più disparati contesti, e mostrava di avere un’attenzione particolare alle sonorità ‘World’. Il disco venne registrato in più di un anno, con la stessa distintiva cura di sempre, tra New York e San Francisco ed escursioni in Francia (Parigi), a Los Angeles e in Giamaica (a Kingston); infatti Paul fece ricorso ad una sezione ritmica assai accentuata, diede una ‘colorazione’ più vivida alle sue canzoni ed una maggiore libertà espressiva. Nelle iniziale intenzioni di Simon l’album avrebbe dovuto intitolarsi “Duncan”, mentre poi invece ha fatto semplicemente riferimento al nome del suo interprete. Alcune delle canzoni presenti nel disco erano state ‘pensate’ da tempo e conservate in un cassetto in attesa dei tempi migliori per farle conoscere al pubblico; come ad esempio “Armistice Day” che era stata concepita nel ‘68. Il brano che apre il disco, “Mother and Child Reunion”, è di chiara matrice Reggae, un genere che cominciava a conquistare le platee, e Simon che lo registrò in Giamaica, nei Dynamic Sounds Studios di Kingston, fu un precursore (tra i musicisti bianchi) in fatto di introduzione di queste sonorità in contesti Rock & Roll. Simon fu straordinario nel permeare il brano di autentica atmosfera Reggae, anche perché – innamorato dei dischi di Desmond Dekker, Jimmy Cliff e Millie Small – volle fortemente effettuare le session di registrazione proprio sul posto avvalendosi del contributo di musicisti locali. E lo stesso Paul in una celebre intervista spiegava: «Sono andato a Kingston ed ho fatto ascoltare la canzone ai musicisti con i quali ero entrato in contatto, l’ho suonata alla chitarra facendo una parte ritmica come faccio di solito. Però mi sono reso conto che la mia chitarra non c’entrava niente, non legava bene con la loro musica. Così ho detto loro “suonate voi, suonatela come la sentite”. Ed è venuta perfettamente, con il feeling giusto». Fino ad allora il Reggae era sempre stato considerata una forma inferiore di musica ed in Inghilterra – la Giamaica lo ricordiamo era stata una colonia inglese – era apostrofata come ‘skinhead music’, anche se stava illuminandosi all’orizzonte la figura ‘messianica’ di Bob Marley, ed il successo globalizzato di brani come “Stir It Up” e di un film come “The Harder They Come”, interpretato da Jimmy Cliff, sarebbe arrivato solo l’anno successivo nel 1973. L’esempio di Paul venne raccolto da tanti altri gruppi ed artisti, affascinati dai ritmi Reggae, come ad esempio Cat Stevens, che già nel 1970 aveva affidato la sua “Wild World” all’interpretazione di Jimmy Cliff, oppure i Rolling Stones che avrebbero inciso nel 1976 l’album “Black and Blue” quasi per intero nell’isola caraibica; più avanti poi i Police etc. Un aneddoto racconta che il titolo del brano “Mother and Child Reunion” (“Riunione della madre al figlio”) venne preso dal nome di un piatto a base di pollo e uova sul menù di un ristorante cinese. Eppure al di là della goliardia del titolo ed il ritmo scandito dalle classiche battute in ‘levare’, la canzone tratta un delicato tema intorno alla morte di una persona amata: «No I Would not give you false hope / On this strange and mournful day (No, non ti darei speranze fasulle / In questo strano e lugubre giorno». “Duncan” («My father was a fisherman / My mama was a fisherman’s friend – Mio padre era un pescatore / Mia madre era l’amica di un pescatore») invece è brano che si allinea alla notoria e considerevole abilità di Paul di ‘narrare’ storie attraverso musica & parole, già collaudata nel duo Simon & Garfunkel, ma in questa occasione appare meglio definito, e di maggior respiro, il sostegno ritmico-musicale. Il testo di “Duncan” poi rimanda alla Bibbia e la strofa finale ha qualcosa di autobiografico e rende conto della fascinazione di Paul per la Musica: «Even now that sweet memory, lingers / I was playing my guitar, lying underneath the stars / Just thanking tle Lord for my fingers – Persino ora quel dolce ricordo indugia / Io suonavo la chitarra sdraiato sotto le stelle / E ringraziavo il Signore per le mie dita». Che Simon desiderasse lavorare con musicisti che fossero al di fuori della sfera del Rock & Roll era cosa nota già da tempo e per incidere il pezzo si avvalse proprio della presenza dei Los Incas, a lui cari, artefici del ‘traditional’ peruviano “El Condor Pasa”, e con cui aveva suonato nel 1965 a Parigi, e che aveva convocato per la registrazione di quel pezzo sul capolavoro “Bridge Over Troubled Water”. “Run That Body Down” (“Strapazzare quel corpo”) è una ballata minimalista ed essenziale, tutta costruita su una delicata armonizzazione e che nel suo contenuto, in relazione ad uno scambio di battute con la moglie Peggy sul suo stato di salute, il cantautore consiglia chi l’ascolta di preoccuparsi degli eccessi cui fisicamente si sottopone il corpo di ognuno di noi. “Everything Put Together Falls Apart” (“Tutto quello che si è costruito si sfascia”) è nel titolo (e nel testo) un nemmeno troppo velato commento alla separazione con l’amico di un tempo, Art Garfunkel. “Armistice Day” (“Il Giorno dell’Armistizio”) fa leva su una dolce apertura acustica e su liriche in avvio particolarmente adatte: «On Armistice Day / The Philarmonic will play / But the songs that we sing will be sad. / Shuffling brown tunes, / Hanghing around, ahoo – Il Giorno dell’Armistizio / La Filarmonica suonerà, / Ma le canzoni che cantiamo saranno tristi. / Strascicando scuri motivi, / Ciondolando intorno, ahoo». La seconda facciata dell’album in vinile si apre con “Me and Julio Down by the Schoolyard” (“Io e Giulio giù vicino al cortile della scuola”), una leggiadra pop-song, impregnata da un delizioso ritmo, nata quasi per gioco nella mente di Simon, ma che sul finire parla di un ‘radical priest’ (un ‘prete radicale’) che probabilmente può essere identificato con Padre Daniel Berrigan, un prete che non si era mai fatto scrupolo di criticare l’indifferenza della Chiesa nei confronti della guerra in Vietnam. “Peace Like a River” (“La pace come un fiume”) rimanda decisamente al repertorio di Simon & Garfunkel e ricorda con immediatezza “The Only Boy Living in New York”. “Papa Hobo” (“Papà vagabondo”) racconta di un uomo, inguaribilmente legato a stagioni passate della vita, che non vuole farsi sopraffare, non vuole cedere il passo al “sogno dell’automobile” promulgato da Detroit, ‘the Motor Town’, e lo fa con versi particolarmente sintetici e incisivi: «Carbon and monoxide / That ole Detroit perfume – Carbonio e monossido / Quel profumo oleoso di Detroit». A seguire c’è “Hobo’s Blues” che rappresenta concretamente il tentativo (peraltro riuscitissimo) di Paul Simon di spaziare tra stili diversi, dal Jazz al Blues, dal Reggae alla musica latina. E ascoltiamo Paul mettersi umilmente al servizio del più grande violinista Jazz allora vivente, Stéphane Grappelli, che decenni addietro, a Parigi negli anni Trenta, aveva avuto a sua volta la fortuna di accompagnare il più grande chitarrista gitano, Django Rheinhardt. In un primo momento, per suonare il violino, Simon aveva pensato a Dave Swarbrick dei Fairport Convention, che Simon aveva conosciuto durante il soggiorno inglese del 1965, ma poi aveva cambiato idea. Sulla stessa falsariga in “Paranoia Blues” (“Il Blues della Paranoia”) il cantautore newyorkese si accompagnia a Stefan Grossman, tra i principali virtuosi dello stile chitarristico ‘bottleneck’. “Congratulations” chiude il disco, si tratta di una ballata fluida, rilassante ed accorata, guidata dal suono delle tastiere, che in parte (forse) deve qualcosa ad un hit del 1959, “Tears On My Pillow” di Little Anthony & the Imperials. Nel testo Paul si chiede se un rapporto può sopravvivere in questi tempi difficili e tormentati. «Io perfezionista? –dichiarava molti anni fa Paul, all’epoca della pubblicazione di “Paul Simon” – Purché non abbia un significato negativo. Se con questo si intende dire che cerco, dedicandoci molte energie, di ottenere esattamente i risultati che voglio raggiungere, allora è verissimo. Io sono uno che vive con la musica, producendo musica. La musica è il mio mezzo espressivo, come per uno scrittore lo è la macchina da scrivere o per un regista la cinepresa. Ma per arrivare con la mia musica al pubblico che io voglio raggiungere, e a cui mi rivolgo, passo attraverso il disco. È il disco il mio ‘prodotto finito’, quindi è con il disco che in definitiva io comunico. La mia musica non esiste in astratto, se non nella mia testa. Allora forse si comprende cosa vuol dire cercare di padroneggiare perfettamente un mezzo espressivo. Fare un disco con grandissima cura per ogni singolo elemento che lo compone, vuole solo dire acquistare più controllo su una tecnica. Come un pittore acquista controllo sull’uso dell’olio, insegnando la perfezione della pennellata. Per esempio, “Peace Like A River” è una canzone molto seria del mio primo album da solo, in cui cerco di creare un’atmosfera che trasmetta a chi ascolta le sensazioni che voglio comunicare. Credo di essere riuscito a creare un clima surreale, nella parte centrale, che corrisponde a quello che voglio dire. Parte di questo effetto è dovuto ad un elemento tecnico che probabilmente è sfuggito a molti. Nella registrazione c’è un effetto di suono difficile da decifrare. Quello che ho fatto è stato registrare delle note di pianoforte, picchiando con il pugno sulle note basse. Poi l’ho suonato a ritroso e a velocità dimezzata, ri-registrandolo su un’altra pista. Poi ho preso la porzione centrale e l’ho inserita nel sottofondo del pezzo già preparato. Molto probabilmente anche adesso che ho spiegato questa cosa sarebbe difficile riuscire a sentirlo, perché è davvero appena percettibile. Però c’è. Non lo si sente ma c’è. Aggiunge colore, tensione al pezzo. Gli dà una dimensione che altrimenti non avrebbe. Ecco, questo forse potrebbe essere chiamato ‘perfezionismo’. Io invece la chiamo ‘ricerca espressiva’». È evidente che l’album solista di Paul Simon venne sottoposto ai raggi-X della critica ed inevitabilmente paragonato all’ultimo realizzato in coppia con Art Garfunkel, “Bridge Over Troubled Water”; e nonostante la risposta del pubblico non fosse avvicinabile a quella massiccia del precedente, negli anni “Paul Simon” ha visto lievitare la sua credibilità e la sua ‘forza’ artistica. Qualche giudizio malevolo esprimeva le perplessità sull’artista che aveva abbandonato la credibilità artistica per un successo commerciale, ma forse la verità era da valutare in senso opposto, ovvero che la ricerca di qualità era rimasta intatta e che fosse cresciuta la forza creativa dell’artista, e con questa il desidero di percorrere strade nuove e il sapersi mettere in gioco sempre e comunque. Negli anni brani come “Duncan”, “Mother and Child Reunion” o “Me and Julio Down by the Schoolyard” hanno assunto una dimensione di piccoli classici del repertorio di Paul Simon così che l’artista non ha smarrito niente della sua credibilità. La nuova pubblicazione del disco in Vinile, in un momento di forte rilancio degli LP, soddisferà i vecchi nostalgici del supporto, ma sottolinea pure la ‘forza’ e la presenza di alcuni classici del Rock da sottoporre all’attenzione delle nuove generazioni che si vanno convertendo all’analogico da quel mondo digitale in cui sono nati.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

 


(immagini per cortese concessione di Legacy/Sony Music)

 

 

 

 

 

Paul Simon – Paul Simon [34:03]
Tracklist 
Lato A
1. Mother and Child Reunion – 3:05
2. Duncan – 4:39
3. Everything Put Together Falls Apart – 1:59
4. Run That Body Down – 3:52
5. Armistice Day – 3:55
Lato B
1. Me and Julio Down by the Schoolyard – 2:42
2. Peace Like a River – 3:20
3. Papa Hobo – 2:34
4. Hobo’s Blues – 1:21 (Paul Simon, Stéphane Grappelli)
5. Paranoia Blues – 2:54
6. Congratulations – 3:42

 

 

Musicisti:
Paul Simon – voce, chitarra, percussioni
Hux Brown – chitarra
Wallace Wilson – chitarra
Los Incas – charango, flauto, percussioni
Larry Knechtel – harmonium, organo Hammond, pianoforte, Fender Rhodes
Neville Hinds – organo Hammond
David Spinozza – chitarra
Jackie Jackson – basso
Winston Grennan – batteria
Stefan Grossman – chitarra
Denzil Laing – percussioni
Ron Carter – basso
Hal Blaine – batteria
Joe Osborn – basso
Victor Montanez – batteria
Airto Moreira – percussioni
Russel George – basso
Mike Mainieri – vibrafono
Stéphane Grappelli – violino
Charlie McCoy – armonica bassa
Fred Lipsius – corno
Jack Schroer – corno
Steve Turre – corno
Cissy Houston, Von Eva Sims, Ranelle Stafford, Deirdre Tuck – cori

Note aggiuntive
Paul Simon – produttore
Roy Halee – produttore

 

Registrazioni effettuate (tranne dove indicato) al C.B.S. Studios di New York City e di San Francisco da Roy Halee
Mother and Child Reunion” registrato al Dynamic Sounds Studios di Kingston, Jamaica da Leslie Kong
Duncan” registrato al C.B.E. Studios di Parigi, Francia da Bernard Estardy e Roy Halee
Hobo’s Blues” registrato al C.B.E. Studios di Parigi, Francia
Paranoia Blues” registrato al Western Studios di Los Angeles da Rudy Hill e Roy Halee

 

Discografia solista di Paul Simon:

 

Album studio 
The Paul Simon Songbook, 1965
Paul Simon, 1972
There Goes Rhymin’ Simon, 1973
Still Crazy After All These Years, 1975
One-Trick Pony, 1980
Hearts and Bones, 1983
Graceland, 1986
The Rhythm of the Saints, 1990
Songs from The Capeman, 1997
You’re the One, 2000
Surprise, 2006
So Beautiful or So What, 2011
Stranger to Stranger, 2016

In The Blue Light, 2018

 

Live
Paul Simon in Concert: Live Rhymin’, 1974
Paul Simon Graceland: The African Concert, 1987
Paul Simon’s Concert in the Park, 1991
Live in New York City, 2012

 

Raccolte (selezione)
Greatest Hits, Etc., 1977
The best Of Paul Simon 1971-1986, 1986
Negotiations and Love Songs, 1986  
The Paul Simon Anthology, 1993
Paul Simon 1964/1993, 1993 [boxset]Greatest Hits: Shining Like a National Guitar, 2000
The Essential Paul Simon, 2007

Discografia (essenziale) di Simon & Garfunkel:

Album in studio

Wednesday Morning, 3 A.M. (Columbia/Sony Music, 1964)

Sounds of Silence (Columbia/Sony Music, 1967)

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme (Columbia/Sony Music, 1966)

Bookends (Columbia/Sony Music, 1968)

Bridge over Troubled Water (Columbia/Sony Music, 1970)

Live

The Concert in Central Park (Columbia/Legacy/Sony Music, 1982)

Live from New York City, 1967 (Columbia/Legacy/Sony Music, 2002)

Old Friends: Live on Stage (Columbia/Legacy/Sony Music, 2004)

Live 1969, 2008

Raccolte 

Greatest Hits (Columbia/Sony Music, 1972)

Old Friends (Columbia, 1997)

The Columbia Studio Recordings 1964-1970 (Columbia/Legacy/Sony Music, 2001)

Colonne sonore

The Graduate (Il laureato) (Columbia/Sony Music, 1968)

Premi e riconoscimenti
Grammy Awards
1969 – Registrazione dell’anno (Mrs. Robinson)
1969 – Miglior Interpretazione Pop Contemporaneo di Gruppo Vocale” (Mrs. Robinson)
1969 – Miglior Canzone Originale scritta per un Film (Mrs. Robinson per Il laureato)
1971 – Album dell’Anno (Bridge over Troubled Water)
1971 – Registrazione dell’Anno (Bridge over Troubled Water)
1971 – Canzone dell’Anno (Bridge over Trouble Water)
1971 – Miglior Canzone Contemporanea (Bridge over Trouble Water)
1971 – Miglior Arrangiamento Strumentale con Voci (Bridge over Trouble Water)
1971 – Miglior Ingegneria di Registrazione (Bridge over Troubled Water)
2003 – Grammy Award alla carriera