MAPS TO THE STARS di Howard Shore
ARTISTA: HOWARD SHORE
TITOLO: Maps To The Stars
ETICHETTA: Howe/Ducale
ANNO: 2014
All’interno degli schemi convenzionali dettati da Hollywood, tra i compositori che vanno per la maggiore e cui la “Mecca del Cinema” deve giocoforza fare riferimento, Howard Shore è quello che più di altri mantiene una sua distintiva autonomia ed è probabilmente questo il motivo – nel connubio tra qualità intrinseca e consumo d’alto lignaggio – per cui ci ritroviamo sovente a parlarne. Di particolare interesse c’è poi la collaborazione simbiotica ed esclusiva allacciata con David Cronenberg (si tratta della quindicesima in trentacinque anni) a partire dal 1979 (“Brood – La covata malefica”), che trova altri illustri esempi nella storia della “settima arte” ma che allo stato attuale delle cose risulta essere una delle più longeve, seconda solo a quella tra Steven Spielberg e John Williams. A dispetto del titolo il nuovo lavoro di Cronenberg, “Maps To The Stars” (interpretato da un cast di primo piano composto da Julianne Moore, Mia Wasikowska, Olivia Williams, Sarah Gadon, Evan Bird, John Cusack e Robert Pattinson), non è un film di fantascienza ma affronta le consuete tematiche care al regista di prospetti psicologici, atmosfere claustrofobiche e deviazioni della mente. Shore evita sapientemente di dispiegare in questo caso il sofisticato ed elegante “arsenale” orchestrale di cui è capace (le trilogie dell’Anello e dello Hobbit docet) per adeguarsi invece ad una dimensione sonora più immediata con un ensamble ridotto all’essenziale: chitarre elettriche, percussioni e archi in evidenza più un inquietante abbrivio tastieristico dark ed ipnotico. I primi due pezzi del disco, con un piglio rock alternativo, sono esemplari in questo senso ma, si badi bene, l’ascolto del disco non è consequenzialmente facile, richiede una predisposizione che solo i più navigati tra i fruitori possono aver maturato nel proprio background. Per il resto si alternano pezzi accattivanti che si imprimono nella memoria (si guardi a “Stolen Waters” e “Love Is Stronger“) ad altri conditi di quella visionarietà celebrata ma meno nota di Shore.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA