GIULIANO GEMMA, Addio!
Giuliano Gemma, addio ad un amico di tutti! Vogliamo rendere omaggio a Giuliano Gemma, uno degli attori italiani più amati dal popolo dei cinefili italici (e non solo), che ha perso la vita la sera del 1° di ottobre in seguito ad un gravissimo incidente d’auto accaduto nei pressi di Cerveteri, la cittadina vicino Roma in cui da tempo viveva.
L’attore è morto all’ospedale di Civitavecchia dove è stato prontamente trasportato dopo l’incidente. Aveva 75 anni – era nato a Roma il 2 settembre del 1938 – e nonostante la lunga carriera ed una corposa <filmografia> alle spalle, che annovera oltre cento film, il suo volto è rimasto indissolubilmente legato alla magnifica stagione del Western all’Italiana tra i Sessanta e i Settanta. In seguito, nel tempo, il suo appeal si è mantenuto vivo per le indubbie qualità d’attore metodico e puntuale ma pure per la cortesia nei modi e la disponibilità, per l’innata simpatia che sprigionava dietro ad un sorriso gentile che conquistava chiunque, tanto che si era conquistato il nomignolo di “Faccia d’angelo” nonostante quella piccola cicatrice sulla guancia sinistra. Fin dagli anni Cinquanta aveva esordito nel cinema, inizialmente come controfigura e stuntman per il suo fisico prestante, che di certo all’epoca non passava inosservato, e per le doti atletiche, poi come comparsa e quindi come interprete di primo piano. Prima di approdare ai Western Spaghetti, che gli hanno dato fama e successo, aveva avuto modo di mettersi in luce negli anni della Hollywood sul Tevere in alcuni film storici in costume (il kolossal “Ben Hur” di William Wyler, con una particina non accreditata) e a carattere mitologico (“Arrivano i Titani” di Duccio Tessari, “Maciste l’eroe più grande del mondo” di Michele Lupo, “I due gladiatori” di Mario Caiano, “La rivolta dei pretoriani”, “Ercole contro i figli del sole”) nella prima parte degli anni Sessanta; quindi per un piccolo ruolo ne “Il Gattopardo” di Luchino Visconti e due presenze più significative in terra di Francia per “Angelica” e “Angelica alla corte del re”. Poi quando il Peplum ha lasciato il passo al Western all’Italiano quale naturale sua prosecuzione, negli anni del boom del genere è stato uno dei volti più noti assieme a Franco Nero e Clint Eastwood; ha lavorato con i migliori registi del genere, da Duccio Tessari, che lo ha lanciato con il nome di Montgomery Wood nelle vesti di Ringo in due film di successo (“Una pistola per Ringo“, “Il ritorno di Ringo“), Tonino Valerii (“I giorni dell’ira”, “Il prezzo del potere”). Altri importati film sono stati “Arizona Colt” di Michele Lupo e “Adiòs Gringo” di Giorgio Stegani, ma anche “Un dollaro bucato”, “I lunghi giorni della vendetta” e “Per pochi dollari ancora”. Nella sua lunghissima carriera l’attore ha recitato anche in film più impegnati come “Il deserto dei Tartari” di Valerio Zurlini, nei panni del maggiore Matis, forse la sua migliore interpretazione, “Delitto d’amore” di Luigi Comencini, “Il prefetto di ferro” e “Corleone“ entrambi di Pasquale Squitieri, “Un uomo in ginocchio” e “L’avvertimento” di Damiano Damiani, “Tenebre” di Dario Argento e “Speriamo che sia femmina” di Mario Monicelli. Ci piace ricordare alcune simpatiche co-partecipazioni: quella con l’amico pugile Nino Benvenuti in “Vivi o preferibilmente morti” di Duccio Tessari e quella con Bud Spencer in “Anche gli angeli mangiano fagioli” di Enzo Barboni (alias E.B. Clucher). Nell’85 è tornato al western per dar vita ad uno degli eroi più amati dei fumetti, Tex Willer, in “Tex e il signore degli abissi”, ancora una volta diretto da Duccio Tessari. Poi negli anni Novanta si è dedicato principalmente a produzioni televisive. Era sposato in seconde nozze con la giornalista radiofonica Rai Baba Richerme e aveva due figlie, Vera e Giuliana, nate dal primo matrimonio. Da tempo, nei suoi momenti liberi, aveva continuato a coltivare la passione giovanile per la scultura. Portava splendidamente i suoi 75 anni e quando gli era stato chiesto cosa servisse per non invecchiare aveva risposto prontamente: «L’entusiasmo per la vita, l’interesse per tante cose e soprattutto una passione, una grande passione».
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA