Cinema

BENEDETTA FOLLIA di Carlo Verdone

 
 
 
 
 
 
 
DA “FAMOLO STRANO” A “LO FAMO A 4 GIGA”
Appuntamento da non mancare sul grande schermo quello con il nuovo film di Carlo Verdone, da quasi quarant’anni a questa parte uno dei beniamini indiscussi del Cinema italiano. Sono ventisei i lavori diretti dal regista romano a partire dal fortunatissimo esordio “Un sacco bello” del 1980; e senza contare quelli di altri autori di cui è stato solo interprete: dal 1996, da “Sono pazzo di Iris Blond”, offerti al pubblico con cadenza rigorosamente biennale.

Un corpo filmico ===Consulta la Filmografia di Carlo Verdone=== che ha già da tempo tutti i crismi per essere oggetto di studio per chiunque volesse analizzare la nostra Commedia attraverso la cartina tornasole delle opere di Carlo. Il nuovo film, “Benedetta Follia”, torna a giocare sulla molteplicità delle presenze femminili che hanno sempre occupato posizioni di spicco nell’universo verdoniano, un ‘habitat’ – è stato lo stesso Verdone ad evidenziarlo nella conferenza stampa di presentazione del film – in cui l’autore si trova a suo agio, pure anche per la possibilità che ha di dirigere attrici di diverse estrazioni e di tirarne fuori il meglio di volta in volta. C’è da aggiungere che il regista ha preso l’abitudine di condire ogni suo nuovo film, ogni nuovo soggetto, di tematiche legate a svariate problematiche d’attualità, ovviamente con i toni leggeri della commedia, lasciando sorridere lo spettatore, senza andarci giù pesante con la denuncia, comunque facendo riflettere. Il film, scritto assieme a Nicola Guaglianone e Menotti, ed ovviamente diretto e interpretato da Verdone, racconta le vicende di Guglielmo, uomo di mezz’età dai valori specchiati e cattolico tutto d’un pezzo, proprietario di un negozio di articoli religiosi, arredi sacri e abiti su misura per alti prelati del Vaticano in Via dei Cestari, che nel giorno in cui vorrebbe festeggiare i venticinque anni di matrimonio con la moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere) viene da questa bruscamente lasciato. L’incontro con una giovane ed esuberante borgatara, Luna (Ilenia Pastorelli), piena di energia e determinazione, che vorrebbe essere assunta come commessa nel suo negozio, riposizionerà la sua esistenza su una china meno timorata, più coraggiosa e ricca di sorprese, e lo farà uscire dal torpore in cui si è inabissato… Il film ci condurrà così nel mondo delle chat e delle applicazioni on-line per ‘cuori solitari’ perché Luna iscrive Guglielmo a ‘Lovit’, l’app per smartphone più ‘in’ e calda del momento, dove single di ambo i sessi si lanciano allo sbaraglio nella frenesia di ‘appuntamenti al buio’ che possono riservare i più disparati, sorprendenti ed esilaranti tra gli incontri in nome del desiderio (e/o bisogno) di trovare l’anima gemella. Ed è esattamente quello che succede a Guglielmo, coinvolto in una serie di incontri imbarazzanti, con donne nevrotiche, ipocondriache (come lo è lui da una vita) o dedite all’alcol, al limite del paradossale quando ne incontra una fissata per usare il cellulare come fosse un sex-toy (che ha un chiaro rimando alla celebre scena dell’orgasmo simulato da Meg Ryan in “Harry ti presento Sally”). Insomma si passa da ‘lo famo strano!’ (“Viaggi di nozze”, 1995) a famolo a 4 giga!’. E poi l’incontro ripetuto in un Pronto Soccorso con una infermiera, Ornella (Maria Pia Calzone), con la quale gli equivoci e gli imbarazzi si sovrappongono inesorabili ad altri equivoci, salvo poi regalarci un finale di piena serenità che da buon cronista evito rigorosamente di svelarvi. Dal 2006 a produrre i film di Verdone (con l’eccezione di “Io, loro e Lara” del 2010, uscito per la Warner Bros. Italia) è Aurelio De Laurentiis, assieme al figlio Luigi, per la casa di famiglia, la FilmAuro, e sembra davvero essere stato questo l’approdo ideale per esaltare la qualità delle commedie di Carlo, sei in tutto fino a questo momento. E diciamo pure, a scanso di equivoci, che “Benedetta Follia” è il miglior film del regista tra tutti quelli realizzati per la FilmAuro. Durante la conferenza stampa si è colto distintamente nelle parole di Verdone un velo di malinconia, un dubbio di inadeguatezza a restare sempre ai vertici che il mercato cinematografico impone in modo serrato, quasi asfissiante (il botteghino ‘docet’ inesorabilmente in alcuni casi). Questo è accaduto quando Aurelio De Laurentiis ha annunciato, con un certo trionfalismo, che dai 700 schermi inizialmente previsti si potrebbe passare a cento o duecento in più se l’affluenza nei cinema dovesse avere un’impennata. E la paura di un possibile flop, la grande responsabilità di cui si fa carico, probabilmente spaventa Carlo più del piacere indubbio di fare Cinema. La nostra convinzione è che egli sia un tale professionista, ed abbia tale esperienza, da saper certamente dosare il suo impegno futuro in modo egregio ed encomiabile: Carlo Verdone è un’istituzione del cinema italiano, costituisce un punto di riferimento per almeno un paio (se non tre) generazioni di appassionati, ed è difficile immaginarlo in ’panne’; è più facile invece pensarlo capace di rimettersi in gioco di continuo, come ha fatto pure in questa occasione. Carlo infatti ha tratto enorme beneficio dalla collaborazione instaurata per la sceneggiatura con Nicola Guaglianone e con Menotti (Roberto Marchionni), esponenti della cosiddetta ‘new wave’ romana, cogliendo la bontà dell’ottimo lavoro che i due hanno precedentemente svolto per “Lo chiamavano Jeeg Robot”, di Gabriele Mainetti, film rivelazione del 2016 diventato oggetto di culto per spettatori e critica. Da questo film Carlo ha ereditato pure l’attrice esordiente protagonista (accanto a Claudio Santamaria e Luca Marinelli) e vincitrice del David di Donatello come Migliore Attrice, Ilenia Pastorelli, ex-modella e tra i partecipanti de “Il Grande Fratello 2012”, trasformandola nella travolgente ma genuina Luna di “Benedetta follia” al suo fianco, nella coatta che gli salva la vita. Il film ha molte trovate e tante scene gustose, con un buon ritmo e battute riuscite (come quella dell’infermiere che esclama “giocatece di meno con sti’ telefonini..!”); forse la soluzione di qualche nodo narrativo, risolto un po’ troppo frettolosamente, poteva essere meglio articolata. L’incontro allo specchio con se stesso, con un personaggio alter-ego del passato, con tanto di bandana coatta, è un piccolo grande momento di cinema autoreferenziale che rimarrà negli annali. La musica, come spesso accade nei film di Verdone, che è un appassionato di Rock e di Jimi Hendrix in primis (ricordate “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”?), ricopre un ruolo significativo, ed il recupero di alcuni brani del passato dona al film una magica atmosfera; brani come “E la chiamano estate” (da non confondere come ha fatto qualcuno con “Estate” che è del 1961), indimenticabile hit di Bruno Martino del 1965, oppure “Splendido splendente” di Donatella Rettore del 1979, “This Train” di Joe Bonamassa o “La stagione dell’amore” di Franco Battiato (1983). Oltre alla serenità che Carlo ha voluto regalare al pubblico salta all’occhio una novità non di poco conto; gli squarci di una Roma bellissima ed austera, autentico scrigno di bellezze, ad onta della campagna denigratoria che accompagna da qualche anno la Città Eterna. Sarà stato forse il film di Paolo Sorrentino (“La Grande Bellezza”), cui Carlo ha preso parte come attore, o una (ri)trovata consapevolezza sulla forza che in questi casi la macchina da presa può far sua, fatto è che, a nostro modesto parere, il regista può far molto (nei prossimi film) per restituirci sullo schermo l’integrità di uno sguardo su una città che tutto il mondo ci invidia. Verdone, in quanto romano verace, ha una città ai suoi piedi, come Totti, ogni angolo della città può diventare un set meraviglioso per i suoi film; se lo ricordi. Un’altra novità, inedita per il cinema di Verdone, è il sogno surreale e psichedelico del ballo che il protagonista fa dopo aver assunto una pasticca di exstasy; per questa scena Carlo, evidentemente incapace di gestirla autonomamente, si è completamente affidato agli sceneggiatori e al coreografo Luca Tommasini. Mi sento di poter suggerire a Verdone, quasi fosse un fratello: Carlo va bene mettere la tua esperienza al servizio di un universo femminile variegato, va bene aver portato sullo schermo così tanti personaggi (da Furio a Enzo a Mimmo, da Ruggero a Ivano ad Armando, e così via) amati dal pubblico e frutto dell’arguto tuo spirito d’osservazione, ma forse è ora che cominci ad essere più personale, a lavorare sulla tua privata umanità, a far emergere (in capo a così tanti anni di Cinema) aspetti della tua intima consapevolezza che possa regalarci un nuovo Carlo Verdone, forse senile ma forse anche più autentico. Anche questo significa ‘mettersi in gioco’!

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA


(immagini per cortese concessione di FilmAuro)

Benedetta follia
(Benedetta follia, Italia, 2018)
Regia: Carlo Verdone
Genere: Commedia
Durata: 109’
Cast: Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Maria Pia Calzone, Lucrezia Lante Della Rovere, Paola Minaccioni, Elisa Di Eusanio, Francesca Manzini, Piero Concilietti, Anna Ferraioli Ravel, Ciro Scalera, Margherita Di Rauso, Valentina D’Ulisse, Federica Fracassi.
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Nicola Guaglianone, Menotti (Roberto Marchionni)
Fotografia: Arnaldo Catinari
Scenografia: Giuliano Pannuti
Costumi: Tatiana Romanoff
Montaggio: Pietro Morana
Musiche: Michele Braga, Tommy Caputo, Lele Marchitelli
Organizzatore generale: Edmondo Amati
Coreografie ballo: Luca Tommasini
Produttore Esecutivo: Maurizio Amati
Produttori: Aurelio e Luigi De Laurentiis
Casa di produzione: Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis
Distribuzione Italia: Filmauro
Data di uscita: 11 Gennaio 2018