Musica

RAINBOW BRIDGE di Jimi Hendrix

 

 

 
 
ARTISTA: JIMI HENDRIX
TITOLO: Rainbow Bridge
ETICHETTA: Experience Hendrix /Legacy/Sony Music
ANNO: 1971/2014

 

Rainbow Bridge” è il secondo album postumo di Jimi Hendrix e venne pubblicato nell’ottobre del 1971, a poco più di un anno dalla morte del chitarrista nato a Seattle; conteneva materiali registrati durante le session di “The Cry Of Love” ma esclusi dal ‘final cut’ dell’album e tra questi anche una versione in studio di “Star Spangled Banner“, l’inno americano che Hendrix aveva suonato, suscitando non poche polemiche per l’esecuzione distorta e dissacrante allora fornita, in chiusura della sua performance al Festival di Woodstock. In realtà i pezzi di quelle sessioni avrebbero dovuto portare – nelle intenzioni originarie di Jimi – alla realizzazione del suo quarto album in studio dal titolo “First Rays of The New Rising Sun”, che è stato ricomposto e pubblicato solo nel 1997 dagli eredi (ed aventi i diritti per lo sfruttamento dell’immagine) di Hendrix. In questi giorni il disco viene pubblicato su CD per la prima volta in assoluto, in contemporanea ad una riedizione rimasterizzata di “The Cry Of Love”, da tanto tempo fuori catalogo. All’epoca della sua pubblicazione il disco usciva negli Stati Uniti per l’etichetta Reprise Records e in Inghilterra per la Track Records. Come “The Cry Of Love”, che era uscito sette mesi prima in marzo, “Rainbow Bridge” venne assemblato e mixato da Eddie Kramer e Mitch Mitchell, con l’aiuto dell’ingegnere degli Electric Lady Studios di New York di proprietà di Jimi, John Jansen. I brani della track-list erano stati registrati quasi tutti tra il ’69 e il ’70 (la sola “Look Over Yonder” è antecedente e risale al ’68, incisa con gli originari Experience Mitch Mitchell e Noel Redding) ed alla sua uscita sul mercato l’album venne accompagnato da un film omonimo, diretto da Chuck Wein, contenente momenti di esibizioni dal vivo di Hendrix. Al pari dell’altro disco postumo questo testimonia della volontà di Jimi di dare un nuovo indirizzo musicale al proprio sound, in forma sperimentale e innovativa; come la storia e le testimonianze di chi lo conosceva, ed ha cercato di raccoglierne parzialmente l’eredità artistica, ci hanno insegnato – ed illuminante può essere in proposito la lettura del libro/biografia pubblicato di recente e a lui dedicato, Jimi Hendrix: Zero – La mia storia ===Leggi la Recensione=== (Einaudi, 2014, 246 p., € 18,70) – Hendrix era un musicista geniale, davvero anni luce davanti ai suoi contemporanei, un talento che avrebbe potuto dare tanto alla musica rock, in quanto a creatività, se la morte non se lo fosse portato via prematuramente all’età di 27 anni. Brani quali “Dolly Dagger”, “Room Full Of Mirrors”, “Hey Baby (New Rising Sun)” sono esemplari per ribadire quanto detto. Nei suoi ultimi concerti Hendrix era uso sperimentare molto e le performance con il gruppo che l’accompagnava si trasformavano solitamente in lunghe jam strumentali, nelle quali l’artista utilizzava tutto il campionario di strumentazioni a sua disposizione (pedali wah-wah, fuzz tones, amplificatori riverberanti) per mostrare la sua maestria tecnica e provare a ricreare dal vivo gli effetti che realizzava in studio. E, anche se parzialmente, questo traspare sia dalla visione del film (se qualcuno ha avuto la fortuna ed il piacere di vederlo) che dall’ascolto del disco. “Rainbow Bridge” si apre con “Dolly Dagger“, brano che doveva essere pubblicato anche come singolo, e poggia su un riff strepitoso e funkieggiante di Jimi; ad assecondare il chitarrista ci sono Buddy Miles e Noel Redding, mentre per “Earth Blues“, registrato originariamente dai Band Of Gypsys il 19 dicembre 1969 negli Record Plant Studios, abbiamo i cori delle Ronettes. “Pali Gap” è uno strumentale che riflette la ricerca in atto da parte di Hendrix e venne registrato il 1° luglio del ’70, “Room Full Of Mirrors” si avvale del drumming di Buddy Miles, la versione in studio qui presente di “Star Spangled Banner” è semplicemente maestosa. Tra i brani presenti nell’album, l’unico dal vivo è una performance blues di Jimi, “Hear My Train a Comin’“, tratta da un’esibizione tenuta al Berkeley Community Theatre il 30 maggio del 1970; un brano nervoso, elettrico, schizofrenico, degno di un padre spirituale del Blues per Hendrix qual è stato Robert Johnson. Chiude l’album “Hey Baby” con un riff semplice ma quanto mai evocativo che Jimi ha sovente ‘esplorato’ e proposto nei suoi concerti d’allora.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Rainbow Bridge – tracklist:
1) Dolly Dagger 4:45
2) Earth Blues 4:20
3) Pali Gap 5:05
4) Room Full of Mirrors 3:17
5) Star Spangled Banner (studio version) 4:07
6) Look Over Yonder 3:28
7) Hear My Train A Comin’ (live) 11:15
8) Hey Baby (New Rising Sun) 6:05