KINKS: LO SPLENDORE DEL SOUND IN MONO
The Kinks: The Mono Collection
È già da qualche tempo che il vinile, nei numeri delle vendite, è tornato in auge: sia tra gli estimatori che non sono mai mancati nei decenni passati e sia tra le nuove generazioni di adepti che vanno scoprendone i pregi ed l’intrigante sapore vintage. In questo contesto ci vengono proposte magnifiche ‘new edition’ che non possono non mandarci in visibilio, come il cofanetto a dieci dischi – rigorosamente in mono come all’epoca della loro uscita – dei Kinks, lo storico gruppo inglese che alla metà dei Sessanta ha conteso a Beatles, Rolling Stones e Who la leadership in terra d’Albione e lo scettro di apripista del movimento che ha preso il nome di ‘British Invasion’ nel mondo intero.
Si tratta dei primi otto album del gruppo (tra i quali anche “Live At Kelvin Hall”) più un bonus doppio LP compilation, con materiali risalenti al periodo che va dal 1964 al 1969, più ancora uno splendido libro patinato (e con copertina rigida) di 48 pagine ricco zeppo di immagini inedite e interviste ai componenti del gruppo Ray Davies (oggi 71-enne), Dave Davies (69 anni) e Mick Avory. Qualche mese fa, tra l’altro, si vociferava di una possibile, clamorosa ‘reunion’ del gruppo londinese che si era sciolto nel 1996 dopo aver venduto milioni di dischi in oltre trent’anni di carriera; la cosa, poi, è finita lì, discioltasi nel suo alone di romanticismo. In effetti brani come “Sunny Afternoon”, “Waterloo Sunset” o “You Really Got Me” hanno fatto breccia anche nella sensibilità musicale e nell’immaginario di una fetta dei giovani d’oggi e questo rende possibile la (ri)scoperta di una formazione storica come i Kinks, che rimangono – è bene ricordarlo – una delle formazioni britanniche più importanti degli anni ’60 anche se non hanno mai raggiunto un successo commerciale paragonabile a quello degli altri tre gruppi prima citati. Le radici Rhythm & Blues sono in bella mostra nel loro repertorio, mescolate con istanze di Rock, Brit-Pop, Beat, Blues, Country e perfino di Music-Hall e Pub-Jazz. Il box a 10 dischi, “The Kinks – The Mono Collection”, è stato pubblicato da Sanctuary/BMG e distribuito da Sony Music e documenta un affascinante percorso artistico; tutti gli album sono in vinile 180 grammi e audio Mono filologicamente in linea con l’epoca della loro prima pubblicazione. Questo perché – come accennato in precedenza – si è ricreato un grande interesse per le registrazioni vintage in analogico pubblicate su vinile; dischi (lo sottolineiamo) originariamente concepiti proprio in Mono. Di questi, otto sono i primi dischi della loro discografia mentre il doppio LP “The Kinks” (il cosiddetto “Black Album“) è una raccolta. Un’operazione, questa, che riporta in primo piano la dinamica audio delle originarie registrazioni mono dopo che negli anni erano state rielaborate e pubblicate in formato stereo. C’è da dire che l’idea di recuperare il sound mono di molte opere discografiche degli anni Sessanta in atto di questi tempi non è peregrina e fine a se stessa, e risponde ad una precisa esigenza, invocata da molti, di ricomporre, con puntualità e maggiore credibilità, il suono originario di anni in cui la stereofonia ancora non si era imposta con decisione in Europa, al contrario di quello che accadeva oltreoceano, negli Stati Uniti. Per i dischi dei Kinks poi, va ricordato, come per tutti gli altri protagonisti di quella splendida stagione ‘british’, che furono ben presto rieditati, dagli anni settanta in poi, in versioni stereofoniche più piacevoli da ascoltare ma meno rigorose, e che quindi la pubblicazione di questo cofanetto in Mono mix, che fa il paio con analoghe operazioni condotte per Beatles, Rolling Stones (toh! Guarda un po’!) e Bob Dylan, rappresenta un’occasione davvero importante per riappropriarsi del climax sonoro originario di una band storica come i Kinks. È anche importante dire che la maggior parte della corposa mole di singoli pubblicati, sui quali la band ha costruito la propria fama oltreché il proprio repertorio, non ha trovato posto negli album, procurando un certo disorientamento a quanti avessero avuto in animo di ricomporre i pezzi del loro magnifico mosaico musicale. Il nucleo originario dei Kinks si forma in una delle periferie londinesi e contempla assieme ai due fondatori, Ray e Dave Davies (tutti e due sia cantanti che chitarristi), Pete Quaife al basso e Mick Avory alla batteria. L’esordio del gruppo avveniva nel 1964 con l’album all’insegna del Mersey Beat e self-titled, “The Kinks”, composto prevalentemente di cover, e sebbene si trattasse di un lavoro ancora embrionale, sperimentale e imperfetto, conteneva già un fondamentale capolavoro come “You Really Got Me” che ha ispirato ed influenzato decine e decine di artisti e band nei decenni a seguire (il ‘Garage Rock’, per esempio, è una loro diretta emanazione, così come il Punk e la Psychedelia devono molto ai Kinks), anticipando mode e correnti musicali (di là da venire) nell’evoluzione del Rock per via di quel sound ‘sporco’, grezzo, violento, distorto e alternativo. L’ascolto degli album dei Kinks, a distanza di così tanti anni dalla loro pubblicazione originaria, permette di comprendere meglio il peso specifico che questo gruppo ha avuto sui destini della musica rock, le contaminazioni di cui si è fatto portatore su decine e decine di artisti. Formazioni come Mott The Hoople, Pretenders, Jam, Blur, Madness, Xtc, Fall, solo per citarne alcune, e musicisti quali Paul Weller e Damon Albarn, sono stati influenzati dai Kinks. Il 10 settembre del 1964 il gruppo raggiungevano per la prima volta la vetta delle classifiche di vendita dei singoli in Inghilterra con “You Really Got Me” (uscito un mese prima dell’album), un pezzo, come detto, significativo come pochi per quell’assolo di chitarra ossessivo, per il suono distorto, e i toni ‘sporchi’ e forsennati, che tanti discepoli ha generato successivamente (Pete Townshend degli Who in primis). Un altro brano storico contenuto nell’album d’esordio, è certamente “Stop Your Sobbing” (una ballata che molti ricorderanno nella versione fornita dai Pretenders nel 1979). “Kinda Kinks”, il secondo album del 1965, esprime già al meglio il sound più distintivo del gruppo guidato dai fratelli Ray e Dave Davies che abbiamo imparato ad amare, e laddove all’esordio il suono era grezzo e incerto, imitativo di fenomeni passati (vedi il desiderio di ‘imparentarsi’, emulandolo, con Chuck Berry), anche per la presenza delle tante cover, qui si coglie meglio un disegno musicale maggiormente creativo. Anche i Fab-Four e le Pietre Rotolanti, al loro esordio, avevano preso a modello (i primi) Little Richard e (i secondi) Howlin’ Wolf. Il risultato è straordinario e brani come “Tired Of Waiting For You” e “Don’t Ever Change” si sono trasformati in capolavori ineludibili nell’immaginario rock collettivo. Segue, sempre nel seminale anno di grazia 1965, “The Kink Kontroversy”, disco per il quale il gruppo si concede di sperimentare qualche soluzione diversa negli arrangiamenti, com’è dimostrato da un brano quale “I’m On An Island”, così diverso dal sound generale dell’epoca; perché non sempre le significative innovazioni introdotte dal gruppo sono state immediatamente assimilate. Dave Davies dona insolita vitalità a “You Can’t Win” e “Til The End Of The Day”. I due album del 1965 testimoniavano comunque quanto i Kinks andassero oltre il tradizionale format pop di metà anni ’60 costituito prevalentemente dai singoli, che pure sono stati copiosi nella loro discografia. Ma nel 1965, approfittando del particolare stato di grazia che stavano vivendo, i Kinks regalavano ai loro fan una serie impressionante di nuove incisioni a 45 giri (“Tired Of Waiting For You”, “Come On Now”, “Ev’rybody’s Gonna Be Happy”, “Set Me Free”, “See My Friend”, “A Well Respected Man”, “Till The End Of The Day”, “Where Have All The Good Times Gone”, “Dedicated Follower Of Fashion”. Il quarto album del cofanetto (e della discografia dei Kinks) è il concept-album (forse il primo della storia del rock) “Face To Face” del 1966 ed è disco di maturità e personalità (con testi più taglienti e che si ammantano di sfumature satiricheggianti) ma piuttosto interlocutorio, nonostante contenga altri imperdibili ‘must’ come “Sunny Afternoon”, ballata ambigua e decadente, “Little Miss Queen of Darkness” e la suggestiva “Rosie Won’t You Please Come Home”. Segue nel 1967 il gioiello “Something Else By The Kinks”, in un anno che ci ha regalato altri importanti capolavori della scena britannica; decisamente migliorate, più ispirate e pregnanti, sono le liriche di Dave (si pensi a “Love Me Till The Sun Shines” e “Funny Face”), belle “Two Sisters” e “David Watts” (che abbiamo amato in seguito nella versione dei Jam), ma su tutti i pezzi contenuti si impone un’altra perla, “Waterloo Sunset” che chiude l’album. Il 1968 è l’anno del ‘Live’ “Live At Kelvin Hall”, discutibile per la registrazione grezza e incerta, con la riproposizione del meglio della loro produzione pregressa (“You Really Got Me”, “Tired Of Waiting For You”, “Till The End Of The Day”, “Sunny Afternoon” e “Waterloo Sunset”, oltre a “Death Of A Clown” e “Susannah’s Still Alive”), ma soprattutto dell’ambizioso “The Kinks Are The Village Green Preservation Society”, quintessenziale, eloquente e dilagante testimonianza, distintiva e celebrativa, del sound dei Kinks, un album costruito su una serie di accattivanti e indimenticabili ballate rock (tra le quali una segnalazione di merito va alla trascinante “Picture Book”) che può servire a far comprendere ad eventuali neofiti la grandezza della band. Nel 1969 è la volta di “Arthur Or The Decline And Fall Of The British Empire”, attesissimo, alla luce del successo di critica (non tanto di vendite) del disco precedente, e provocatorio nella sostanza; il disco si arricchisce di arrangiamenti proto-progressive che illustrano il mirabile talento del gruppo, con “Shangri-La” e “Victoria” autentiche perle nel lotto delle canzoni proposte. Gli ultimi due album del cofanetto “The Mono Collection” sono costituiti da una doppia ed esclusiva raccolta di canzoni dei Kinks denominata “The Kinks” (noto anche come “The Black Album”) e risalente al 1970, tra cui la deliziosa “Autumn Almanac”, condotta sul suono di un romantico mellotron, “All Day And All of The Night”, un altro singolo di successo su entrambe le sponde dell’oceano (uscito dopo “You Really Got Me”) che non aveva trovato spazio nell’album d’esordio e numerose altre. A completare la magnificenza del box vi troviamo incluso un libro di 48 pagine, contenente foto inedite e nuove interviste con i fratelli Davies e con Mick Avory. Riascoltare in Mono questi gioielli significa davvero essere catapultati nel climax della fervida e vitale Swinging London della metà dei Sessanta.
(Luigi Lozzi)
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
“The Mono Collection” comprende:
Kinks (1964)
Kinda Kinks (1965)
The Kink Kontroversy (1965)
Face To Face (1966)
Something Else By The Kinks (1967)
Live At Kelvin Hall (1967)
The Kinks Are the Village Green Preservation Society (1968)
Arthur or the Decline and Fall of the British Empire (1969)
The Kinks (a.k.a. The Black Album) (Compilation 1970)
THE KINKS – THE MONO COLLECTION
Disco 1 – Kinks (1964)
Lato A
1. Beautiful Delilah
2. So Mystifying
3. Just Can’t Go to Sleep
4. Long Tall Shorty
5. I Took My Baby Home
6. I’m a Lover Not a Fighter
7. You Really Got Me
Lato B
1. Cadillac
2. Bald Headed Woman
3. Revenge
4. Too Much Monkey Business
5. I’ve Been Driving On Bald Mountain
6. Stop Your Sobbing
7. Got Love if You Want It
Disco 2 – Kinda Kinks (1965)
Lato A
1. Look for Me Baby
2. Got My Feet On the Ground
3. Nothin’ In the World Can Stop Me Worryin’ ‘Bout That Girl
4. Naggin’ Woman
5. Wonder Where My Baby Is Tonight
6. Tired of Waiting for You
Lato B
1. Dancing in the Street
2. Don’t Ever Change
3. Come On Now
4. So Long
5. You Shouldn’t Be Sad
6. Something Better Beginning
Disco 3 – The Kink Kontroversy (1965)
Lato A
1. Milk Cow Blues
2. Ring the Bells
3. Gotta Get the First Plane Home
4. When I See That Girl of Mine
5. I Am Free
6. Till the End of the Day
Lato B
1. The World Keeps Going Round
2. I’m On an Island
3. Where Have All the Good Times Gone
4. It’s Too Late
5. What’s in Store for Me
6. You Can’t Win
Disco 4 – Face To Face (1966)
Lato A
1. Party Line
2. Rosy Won’t You Please Come Home
3. Dandy
4. Too Much On My Mind
5. Session Man
6. Rainy Day in June
7. House in the Country
Lato B
1. Holiday in Waikiki
2. Most Exclusive Residence for Sale
3. Fancy
4. Little Miss Queen of Darkness
5. You’re Looking Fine
6. Sunny Afternoon
7. I’ll Remember
Disco 5 – Something Else By The Kinks (1967)
Lato A
1. David Watts
2. Death of a Clown
3. Two Sisters
4. No Return
5. Harry Rag
6. Tin Soldier Man
7. Situation Vacant
Lato B
1. Love Me Till the Sun Shines
2. Lazy Old Sun
3. Afternoon Tea
4. Funny Face
5. End of the Season
6. Waterloo Sunset
Disco 6 – Live At Kelvin Hall (1967)
Lato A
1. Till the End of the Day (Live)
2. A Well Respected Man (Live)
3. You’re Looking Fine (Live)
4. Sunny Afternoon (Live)
5. Dandy (Live)
Lato B
1. I’m On an Island (Live)
2. Come On Now (Live)
3. You Really Got Me (Live)
4. Medley: Milk Cow Blues/ Batman Theme/ Tired of Waiting for You/ Milk Cow Blues (Live)
Disco 7- The Kinks Are the Village Green Preservation Society (1968)
Lato A
1. The Village Green Preservation Society
2. Do You Remember Walter?
3. Picture Book
4. Johnny Thunder
5. Last of the Steam-Powered Trains
6. Big Sky
7. Sitting By the Riverside
Lato B
1. Animal Farm
2. Village Green
3. Starstruck
4. Phenomenal Cat
5. All of My Friends Were There
6. Wicked Annabella
7. Monica
8. People Take Pictures of Each Other
Disco 8 – Arthur or the Decline and Fall of the British Empire (1969)
Lato A
1. Victoria
2. Yes Sir, No Sir
3. Some Mother’s Son
4. Drivin’
5. Brainwashed
6. Australia
Lato B
1. Shangri-La
2. Mr. Churchill Says
3. She’s Bought a Hat Like Princess Marina
4. Young and Innocent Days
5. Nothing to Say
6. Arthur
Disco 9 e 10 – The Kinks (aka The Black Album) (raccolta,1970)
Lato A
1. You Really Got Me
2. Long Tall Shorty
3. All Day and All of the Night
4. Beautiful Delilah
5. Tired of Waiting for You
6. I’m a Lover Not a Fighter
Lato B
1. A Well Respected Man
2. Till the End of the Day
3. See My Friends
4. Don’t You Fret
5. Dedicated Follower of Fashion
6. Sunny Afternoon
Lato C
1. Dead End Street
2. Death of a Clown
3. Two Sisters
4. Big Black Smoke
5. Susannah’s Still Alive
6. Autumn Almanac
Lato D
1. Waterloo Sunset
2. Last of the Steam-Powered Trains
3. Wonderboy
4. Do You Remember Walter?
5. Dandy
6. Animal Farm
7. Days
Discografia dei KINKS:
Kinks (1964, Pye)
Kinda Kinks (1965, Pye)
The Kink Kontroversy (1965, Pye)
Face To Face (1966, Pye)
Something Else By The Kinks (1967, Pye)
Live At Kelvin Hall (1968, live, Pye)
The Kinks Are The Village Green Preservation Society (1968, Pye)
Arthur Or The Decline And Fall Of The British Empire (1969, Pye)
Lola Versus Powerman And The Moneygoround, Part One (1970, Pye)
Percy (1971, Pye)
Muswell Hillbillies (1971, RCA)
Everybody’s In Show Biz (1972, RCA)
Preservation Act 1 (1973, RCA)
Preservation Act 2 (1974, RCA)
Soap Opera (1975, RCA)
Schoolboys In Disgrace (1975, RCA)
Sleepwalker (1977, Arista)
Misfits (1978, Arista)
Low Budget (1979, Arista)
One For The Road (1980, live, Arista)
Give The People What They Want (1981, Arista)
State Of Confusion (1983, Arista)
Word Of Mouth (1984, Arista)
Think Visual (1986, London)
The Road (1987, live, London)
UK Jive (1989, London)
Phobia (1993, Columbia)
To The Bone (1994, live, Guardian)