IL MIO STILE di Mauro Ermanno Giovanardi
ARTISTA: MAURO ERMANNO GIOVANARDI TITOLO: Il mio stile
ETICHETTA: Incipit Records/Egea
ANNO: 2015
“ll mio stile” segna il ritorno discografico di Mauro Ermanno Giovanardi a quattro anni di distanza dall’ultimo album di inediti (“Ho sognato troppo l’altra notte?”) e a due dall’interessante progetto realizzato con l’orchestra di ukulele Sinfonico Honolulu, “Maledetto colui che è solo”, e che gli è valso la Targa Tenco 2013 come miglior interprete. Aveva intrapresa una carriera solistica Giovanardi fin dal 2007 (con “Cuore a nudo”), chiudendo il capitolo pop con i La Crus (nel 2001, tra le altre cose, aveva duettato con Patty Pravo in una versione quanto mai intrigante di “Pensiero stupendo”) e dando inizio ad un nuovo percorso di ricerca più raffinato, maturo e personale, che si manifesta anche attraverso il desiderio istintivo (e creativo) di mettersi in gioco. Mauro Ermanno affonda le proprie radici in un’esperienza primaria, trasversale e post-punk nei Carnival Of Fools, poi corroborata e meglio delineata nei La Crus, dove ha maturato la fascinazione per elementi dei Sessanta e Settanta che da qualche tempo va sublimando nella suo ‘nuovo corso’. Quello del ritorno al passato Sixties – è una mia considerazione – sembra essere proprio il naturale approdo per quegli eroi sopravvissuti alla rivoluzione Punk di fine anni Settanta (gli esempi da citare sono tantissimi, mi basterà indicarvi giusto Robbie Williams o Paul Weller, tanto per fare un paio di nomi). Nelle atmosfere proposte l’ex frontman dei La Crus si riallaccia allo spirito che animava taluni interpreti nostrani di quei tempi meno avvezzi a frequentare le grandi platee, coloro che trovavano ispirazione in uno ‘spleen’ più meditativo e intimista che ra stato portato alla ribalta ‘in primis’ da quella magnifica generazione di chansonnier francesi; un serbatoio pressoché infinito dal quale attingere pezzi (anche meno noti) cui fare aderire la propria anima musicale, non disdegnando – tra l’altro – incursioni tra le sonorità delle colonne sonore dell’epoca del beat e del primo Morricone. Non è nemmeno un caso poi che il titolo dell’album sia stato desunto (modificando il ‘tuo’ in ‘mio’) da una canzone di Léo Ferré, che della poesia anarchica, messa in musica recitata, aveva fatto la propria cifra stilistica, un brano d’autore crudo e provocatorio dedicato ad una figura femminile, un autentico pugno nello stomaco. “Il tuo stile” di Ferré ===Ascolta la canzone=== è anche l’unica cover qui presente (era contenuta nell’album tutto in italiano “La Solitudine”, su etichetta Barclay, che lo chansonnier incise nel 1972), ma è servita al cantautore per indicare con chiarezza le coordinate stilistiche e musicali sulle quali si è mosso. “Il mio stile” di rimando è disco indiscutibilmente d’amore e sull’amore, dai toni notturni, ma che in qualche modo vuole provare a proiettarsi verso la ‘luce’ del domani per lasciarsi dietro la cupezza e l’incertezza delle tenebre. Giovanardi, da Ferré, recupera soprattutto il sarcasmo che inneggia all’amore perduto. Le parole costituiscono il fulcro centrale; sono ricercate, accurate, espressive, ricche di pathos, in un progetto che è stato meditato a lungo, cui il cantautore ha dedicato energie (fisiche e di passione), sia nella scrittura che nelle composizione musicale, con brani distillati con cura. I testi sono improntati ad un sano e sereno disincanto. Il passato new wave e punk di Giovanardi e l’esperienza formativa con i La Crus stanno lì ad indicare un approccio certamente non convenzionale con la forma ‘canzone’, Mauro conduce per mano, lentamente l’ascoltatore dentro le canzoni, nelle storie che ha voluto raccontare (e cantare). In apertura “Sono come mi vedi” sembra proprio tracciare le direttrici di tutto l’album («Rifuggo da un modello senza patria e senza dio, ma adoro Frank Sinatra quando canta: l’ho fatto a modo mio. E sono qui, con poco in tasca, ma sono così… Sono come mi vedi»), “Tre volte” brilla per gli arrangiamenti scarni ed essenziali che mettono meglio in evidenza il vocalismo di Mauro, mentre con “Aspetta un attimo” e “Come esistere anch’io” il canto si fa più veemente ed appassionato. “Anche Senza Parlare” è stata scritta da Gianmaria Testa per Giovanardi, c’è poi la cover del brano vincitore del Premio Ernesto de Pascale 2013, “Più Notte di Così” di Luca Guidi, cui Giovanardi con la sua interpretazione dona nuova linfa; è una canzone in controtendenza a raccontare di un figlio di un artista che fa scelte più conformiste rispetto al padre. Le canzoni, coi i loro testi, sono tutte da scoprire, da rileggere e riascoltare, e farsi conquistare dallo… stile di Giovanardi, che si sedimenta (e bene) con il tempo e la reiterazione dell’ascolto. Il disco, prodotto da Leziero Rescigno e Roberto Vernetti, contiene 11 brani ed è uscito in tre diversi formati: il cd standard, una special edition con dvd e contenuti extra e l’album in vinile. in copertina (e nelle immagini del booklet interno) con Mauro, c’è la sua compagna, Ilaria, cui è dedicato il disco.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA