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I TRE VOLTI DELLA PAURA di Mario Bava in Blu-Ray

 

 

 

 

 

La rivalutazione della figura di Mario Bava nel contesto del Cinema Italiano c’è stata solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1980, anche se per la critica francese (e più avanti per quella americana), fin da subito il regista è stato indicato come un Maestro indiscusso del genere Horror degli anni Sessanta.

Cinefili attenti, quelli francesi, capaci di riconoscere al regista ligure quelle capacità notevoli che invece in Italia erano ignorate dalla critica. All’epoca i grandi ‘artigiani’ – così venivano definiti, o anche ‘mestieranti’ – del cinema di genere (Western all’Italiana, Peplum, Horror, Gialli all’Italiana) con velleità artistiche, di cui Bava faceva parte, erano sottovalutati e poco considerati, sopravanzati come erano nella considerazione generale dai grandi maestri dei Sessanta che andavano per la maggiore e rispondevano ai nomi di Fellini, Antonioni, Visconti e tutta la schiera di loro seguaci, da quei registi colti propaggini del Neorealismo e dagli esponenti della Commedia all’Italiana che s’andava allora affermando. Invece – si è messo a fuoco solo successivamente, e le opere, grazie all’Home Entertainment, sono lì a disposizione per certificarlo quando si tenta di ricostruire un percorso storico-cinematografico ben definito – Mario Bava ===Consulta la Filmografia=== sapeva creare pellicole straordinarie avvalendosi di mezzi tecnici approssimativi, con la sola forza delle sue idee e d’una pronunciata fantasia. Il tempo e un certo revisionismo critico hanno dimostrato che poi così artigiano Bava proprio non era, capace com’è stato di coniugare talento e creatività e di servirsi di una magistrale padronanza del mezzo cinematografico (un gusto barocco dell’illuminazione derivatogli dall’attività di fotografo di scena, i movimenti di macchina originali, effetti speciali – come detto – fatti in casa con mezzi di fortuna), nel muoversi in quella produzione snobisticamente chiamata ‘di genere’. Il regista metteva in scena storie che difettavano decisamente sotto il profilo della costruzione narrativa e contenutistica, che risultava invero povera, ma riusciva a sopperire a questa mancanza facendo leva su un enorme bagaglio immaginifico e su una buona dose di ironia dissacrante. Al giorno d’oggi Mario Bava gode del rispetto (che solitamente si concede ad un Maestro) da parte dei vari Tim Burton (che lo ha eletto a primaria fonte d’ispirazione di “I Misteri di Sleepy Hollow” e “La Sposa Cadavere”), Quentin Tarantino, John Carpenter e Martin Scorsese. “I Tre Volti della Paura” – riscoperto a posteriori come altri suoi film – è oggi considerato uno dei più importanti capolavori del cinema fanta-horror europeo; il che è tutto dire. Come pure “La ragazza che sapeva troppo” nel 1962 era stato il capostipite del Thriller all’Italiana che più avanti avrebbe avuto con Dario Argento il suo esponente più in vista mentre nel 1960 c’era stato l’esordio di Bava con “La Maschera del Demonio” (tratto da Gogol) primo horror gotico italiano, girato in un distintivo e magnifico Bianco & Nero. “I Tre Volti della Paura” si suddivide in tre episodi (“Il telefono”, erroneamente attribuito a Maupassant nei credit originali mentre invece è stato desunto da una storia di F. G. Snyder, “I Wurdulak”, tratto da “La famille du Vourdalak” di Aleksej Tolstoj, fratello del più celebre Lev Nikolaevic, e “La goccia d’acqua” da un racconto di Cechov) che nella struttura ricordano i telefilm della serie “Alfred Hitchcock presenta“, con una sceneggiatura opera dello stesso regista in collaborazione con Alberto Bevilacqua, Marcello Fondato e Ugo Guerra. Ogni episodio racconta una diversa modalità di paura con un taglio narrativo differente tra l’uno e l’altro: paura dei vivi nel primo, dei vampiri (ovvero morti non-morti) nel secondo, dei morti nell’ultimo. Ne “Il Telefono” si narra di una donna (Michèle Mercier, l’indimenticabile Angelica sul grande schermo) terrorizzata al telefono da qualcuno che minaccia di ucciderla; il regista introduce l’elemento di un rapporto lesbico (peraltro scabroso ed inedito per il cinema del tempo) tra la protagonista e l’amica cui chiede aiuto e conforto ed il film più che verso l’Horror si indirizza verso il Thriller. “I Wurdulak”, l’episodio più bello dei tre, è invece Horror allo stato puro e rimanda decisamente alle classiche pellicole della Hammer e al Cinema di Roger Corman ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe (tant’è che c’è persino come attore protagonista quel Mark Damon presente ne “I vivi e i morti“); c’è una famiglia in preda ad una forma di vampirismo (uccidono coloro che hanno amato di più) e accade che un uomo rinvenga un corpo senza testa appartenente ad uno strano essere chiamato ‘wurdulak’, vampiro assetato di sangue che prima di morire ha infettato il suo assassino. Come non riandare con il pensiero a quel corpo senza testa che caratterizza “I Misteri di Sleepy Hollow” di Tim Burton? Bava si trova a suo agio nell’ambientazione macabra e gotica di questo racconto, ed ha modo di sfoggiare le conoscenze tecniche di fotografo, l’uso espressionista del colore gli consente di dare un taglio sinistro a luci ed ombre ad accrescere l’atmosfera cupa che si respira, composta anche da colori accesi e saturi tra il blu e il rosso. Grande protagonista diventa il mitico Boris Karloff, che fa anche da ironico narratore rivolgendosi direttamente allo spettatore quando introduce i diversi episodi. “La goccia d’acqua” si muove abilmente tra realtà e finzione nel raccontare di un’infermiera che si appropria di un anello sottratto ad una donna morta senza sapere che si trattasse di una medium la quale non esita a ritornare dall’aldilà per vendicarsi. Giochi di luci (un temporale che illumina a giorno la magione della donna), il rumore sinistro, ipnotico ed ossessionante di una goccia che cade in un lavandino, effetti visivi (il volto della donna scomparsa contratto in una smorfia orripilante); tutta la bravura di Bava nel suscitare la paura nello spettatore emerge ancora una volta con indiscussa qualità. In un finale che vuole ironicamente svelare la natura ingannevole della messa in scena (viene inquadrato il set) vediamo Karloff galoppare in sella ad un finto cavallo che si svela essere ai nostri occhi in pochi secondi – mentre la cinepresa arretra – uno strumento meccanico; e vediamo pure che il vento che si agita intorno a lui è realizzato grazie alla troupe che agita alcuni rami. In inglese, per il mercato anglosassone, il film venne distribuito come “Black Sabbath”, titolo che più avanti avrebbe ispirato il nome da adottare per il gruppo inglese di Heavy-Metal composto da Geezer Butler, Ozzy Osbourne, Bill Ward e Tony Iommi.
IL trasferimento in High-Definition è stata curata dalla Sinister Film che si conferma etichetta di punta per il recupero dei B-Movie degli anni Sessanta in campo Horror e Fantascientifico, e va apprezzato l’ottimo lavoro reso sotto il profilo tecnico. È evidente che il film, con il suo look, mostra gli anni che ha – e non potrebbe essere altrimenti, visto che il confronto ‘nudo e crudo’ con pellicole odierne è insostenibile -, ma è indubbio che la visione è quanto mai confortevole, addirittura migliore di ogni più rosea previsione. Il quadro video è sorprendentemente pulito e ben dettagliato. Il comparto audio offre una doppia scelta (2.0 DTS HD e 2.0 Dolby Digital) per l’unica traccia disponibile, quella in italiano, che risulta essere sempre ben bilanciata; i dialoghi sono nitidi e puliti. Chiaramente assenti effetti speciali di una qualche rilevanza. Nel disco Blu-Ray è contenuta anche la versione americana riveduta (con immagini inedite) e corretta (in fase di montaggio) del film, “Black Sabbath” con la colonna sonora di Les Baxter e con i sottotitoli in italiano, ma solamente in bassa definizione. I contenuti extra – assai nutriti – contengono, oltre alla versione americana del film, lo speciale con lo stesso Mario Bava ”I trucchi del Maestro” (38’), il commento audio di Lamberto Bava (figlio di Mario) e Luigi Cozzi, un’intervista di Luigi Cozzi a Lamberto Bava (9’), la Colonna sonora originale di Roberto Nicolosi (30’), un’intervista a Carlo Rustichelli (8’), un’altra a Cameron Mitchell e Mary Arden (7’), Scene inedite (17’ circa), le scene girate da Bava per il montaggio alternativo italiano, una
(immagini per cortese concessione della Sinister Film/CG Entertainment)

NOTE TECNICHE
Il Film 

I TRE VOLTI DELLA PAURA
(I tre volti della paura)
Italia, 1963, 96’
Regia: Mario Bava
Cast: Boris Karloff, Michèle Mercier, Lidia Alfonsi, Mark Damon, Massimo Righi, Susy Andersen, Rika Dialyna, Glauco Onorato, Jacqueline Pierreux, Milly, Harriet Medin, Gustavo De Nardo, Milo Quesada, Alessandro Tedeschi.
Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect ratio: 1.66:1 / HD 1920x1080p/AVC
Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 2.0
           Italiano Dolby Digital 2.0
Distributore: Sinister Film/CG Entertainment