Soundtracks

GODZILLA di Alexandre Desplat

 

 

ARTISTA: ALEXANDRE DESPLAT
TITOLO: Godzilla
ETICHETTA: Sony Classical
ANNO: 2014

 

 

Sono due gli elementi principali che devono/possono suscitare l’interesse di chi legge questa recensione. Da una parte – non trascurabile – l’aspetto cinematografico che fa di “Godzilla” un film che ha qualche qualità distintiva in più rispetto ai tanti blockbuster infarciti di effetti speciali che (spo)popolano le sale cinematografiche del globo; ed è la consapevolezza di trovarci dinanzi ad un recupero filologicamente corretto della tradizione ‘kaiju eiga’ (film di mostri giapponesi) avviata nel 1954 (sessant’anni fa), nella terra del Sol Levante, con il primo seminale “Godzilla” e non un succedaneo, come era accaduto per il film di Roland Emmerich del 1998, utilizzando però tutta la magniloquenza dell’apparato produttivo americano. Metafora e cartina tornasole del terrore post-atomico nipponico tornato drammaticamente d’attualità per i tragici avvenimenti di Fukushima del 2011. Dall’altra parte merita ogni attenzione l’ennesima piroetta compositiva del prolifico (ed onnipresente) Alexandre Desplat, di certo l’autore del momento nel campo delle musiche per il Cinema, abile nel muoversi tra generi cinematografici disparati e capace una volta di più di offrire un segno tangibile d’una versatilità mai banale e, soprattutto – lo sottolineiamo -, senza scivolare mai sul crinale della ripetitività. Messo in carniere un numero considerevole di Nomination al francese ora manca solo un Oscar che non dovrebbe tardare ad arrivare. La scelta – inattesa – di affidare lo score a Desplat ha fin dall’inizio chiarito la volontà dei realizzatori di prendere le distanze da tutti gli altri blockbuster – perché sarebbe stato fin troppo ovvio rivolgersi a Zimmer o Elfman, ma anche da questi stereotipi di riferimento si è voluto prendere le distanze – ma passare dai toni delicati e riflessivi di lavori quali “The Queen”, “Il discorso del re” o “Philomena” al film sul Re dei Mostri non deve essere cosa facile. Il compositore ha optato per atmosfere nostalgiche più che muscolari e roboanti, con un ricorso all’elettronica tanto quanto basta per soddisfare esigenze contingenti; piuttosto, facendo pendere l’ago della bilancia verso un climax assai vicino a quello degli anni Ottanta e Novanta. La partitura composta da Despalt, molto curata sotto l’aspetto orchestrale e negli inserti minimali di alcuni strumenti “fuori dal coro” (come la percussione taiko, il flauto di bambù, un piano solitario), utilizzati tutti con grande sapienza, alla fin fine ha elevato la qualità complessiva del film diretto da Gareth Edwards.

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA