Cinema

GEMMA BOVERY di Anne Fontaine

 

 

 
 
LA VITA È SPESSO COME UN ROMANZO. TRAGICA!
Una Madame Bovary contemporanea. Per metà commedia per metà (e sostanzialmente) dramma, come esige il referente illustre costituito dal romanzo di Gustave Flaubert, “Gemma Bovery” prova a dimostrare che la grande ed immortale letteratura trova una sua continuità, una sua ragione d’essere tra corsi e ricorsi, nella vita di tutti i giorni. La letteratura si mescola indissolubilmente con la vita.

«A volte, la vita imita l’arte».
Il racconto che scorre sullo schermo viene seguito (ma c’è qualche ‘pecca’ della sceneggiatura per cui questo punto di vista viene spesso eluso o messo in dubbio) con gli occhi di Martin Joubert, uomo maturo e di buona cultura, insoddisfatto parigino rifugiatosi in campagna (in un paesino in Normandia) con moglie e figlio a condurre una vita tranquilla alla ricerca di equilibrio e serenità, producendo un pane dalle mille gradazioni di sapore nella sua piccola panetteria e continuando a coltivare la passione per la letteratura, e per Flaubert prima di tutti. La sua noiosa routine quotidiana viene scombussolata dall’arrivo nella casa adiacente la sua di una coppia di inglesi i cui nomi non possono non suscitare in lui turbamento (in primis) ed inquietanti rimandi: lei si chiama Gemma, come la tragica eroina di Flaubert, lui Charles, proprio come il marito medico di provincia del romanzo, che è più grande di lei (fa il restauratore di mobili), il loro cognome è Bovery. Elementi che conditi con la debordante sensualità della giovane donna lo ridestano dal grigio torpore in cui langue e fanno fantasticare Martin – che immediatamente si invaghisce di Gemma pur rimanendo a debita distanza – facendogli immaginare che possano verificarsi per la coppia gli stessi accadimenti successi ai protagonisti del suo romanzo preferito. E la cosa diventa per lui un’ossessione. Un misto di voyeurismo e di celate gelosia e invidia animano Martin, che successivamente si rende (inopportunamente) artefice di un’azione che trasforma quella che sembrava solo una farsa in vera e propria tragedia, e lentamente le cose volgono verso un destino ineluttabile… Il soggetto del film deriva da una graphic novel del 1999 della fumettista inglese Posy Simmonds, che era stata autrice del racconto da cui già in passato Stephen Frears aveva tratto “Tamara Drewe – Tradimenti all’inglese” (toh! Anche lì c’era Gemma Arterton come protagonista) nel 2010. Ecco, Gemma Arterton===Consulta la Filmografia===; la splendida attrice inglese monopolizza l’attenzione degli spettatori non solo per la sua bellezza genuina, morbida e carnale, per la fragilità che manifesta sullo schermo nei panni di Gemma, ma anche perché è perfetta nel ruolo di bella e insoddisfatta che la regista le ha riservato con acume e sottigliezza tutto ‘al femminile’. E bravo come sempre è Fabrice Luchini, un veterano oramai (lo ricordo devotamente in uno straordinario e ‘dimenticato’ film del 1990, “La timida” di Christian Vincent), che di recente abbiamo ammirato anche nel ruolo di misantropo in “Molière in bicicletta”, cui si addicono questi ruoli cui sa dare toni e sfumature da attore navigato con grande naturalezza. Gemma e Fabrice creano una straordinaria alchimia sullo schermo. Alcuni momenti del film (che ha aperto il 32° Torino Film Festival) sono assai spassosi, anche umoristici; si pensi a Martin che immagina Gemma come Madame Bovary, alla volontà della giovane donna di comprare dell’arsenico per uccidere i topi che lui tenta di dissuadere oppure alla scena quando lui le deve succhiare dalla schiena un pungiglione di una vespa sotto lo sguardo sorpreso di un giovane uomo che sopraggiunge. Un lavoro sofisticato ma che scorre con freschezza, ironia, fluidità e capacità di seduzione, sceneggiato dalla stessa regista Anne Fontaine (tra i suoi film ricordiamo “Coco avant Chanel” e “Two Mothers”) in collaborazione con la stessa autrice della novella, Posy Simmonds, e Pascal Bonitzer. Ben azzeccati pure gli attori che ruotano intorno ai due protagonisti, dal marito di Gemma interpretato da Jason Flemyng a Hervé (Niels Schneider) l’amante poco coinvolto dalla relazione, alla moglie spigolosa ma divertente di Martin, Valérie (Isabelle Candelier). Film, come accennato, con qualche ‘vuoto’ di sceneggiatura, che suscita perplessità sulla sua provenienza da una graphic novel, piuttosto ‘irrisolto’ e lento nella sua  seconda parte ma con un finale beffardo tutto da godersi, che riapre la solita diaspora sulla storica rivalità del nostro cinema con i cugini transalpini a dividere le platee tra chi ama quella cinematografia in modo  incondizionato e chi la detesta senza mezze misure, ma – onestamente, almeno questo è il mio pensiero – tanto di cappello alla capacità dei francesi di raccontare storie di cinema, forse anche minimaliste e gentili ma che possono essere universali ed arrivare a qualsiasi tipo di pubblico e a qualsiasi latitudine; al contrario di quanto avviene qui da noi, involuti, provinciali, presuntuosi e impantanati (ancora) nella commedia d’antica tradizione dei Sessanta. Una parola va spesa sulla colonna sonora del film (uscita su etichetta Milan Records; N.d.R.) che per la parte originale si avvale del pregevole lavoro compositivo di Bruno Coulais ma che comprende pure una serie di deliziose canzoni e ballate inglesi tra cui ci sono piaciute “Square” di Alice Lewis, “Bambou” di Alain Chamfort, “Can You” di Rubin Steiner, “Jimmy” dei Moriarty. Una raccomandazione: se potete vedere il film in lingua originale, con quel mix di francese e inglese che i personaggi parlano per comunicare tra di loro (e che si perde per intero nel doppiaggio italiano), ne guadagna certamente la godibilità complessiva della visione.

 (Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

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(immagini per cortese concessione di Gaumont/Officine UBU)

 

Gemma Bovery
(Gemma Bovery, Francia, 2014)
Regia: Anne Fontaine
Genere: Commedia drammatica
Durata: 99’
Cast: Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemyng, Isabelle Candelier, Niels Schneider, Mel Raido, Elsa Zylberstein, Pip Torrens, Kacey Mottet Klein, Edith Scob, Philippe Uchan, Pascale Arbillot, Marie-Bénédicte Roy, Christian Sinniger, Pierre Alloggia, Patrice Le Mehauté, Gaspard Beaucarne, Marianne Viville.
Sceneggiatura: Pascal Bonitzer, Anne Fontaine basata dalla graphic-novel “Gemma Bovery” di Posy Simmonds
Produttori: Luc Philippe Carcassonne, Faye Ward
Fotografia: Christophe Beaucarne
Musiche: Bruno Coulais
Montaggio: Annette Dutertre
Casa di produzione: Albertine Productions/Ciné@Gaumont
Distribuzione Italia: Officine Ubu
Data di uscita in Francia: 10 Settembre 2014
Data di uscita in Italia: 29 Gennaio 2015