Musica

LUTHER VANDROSS: ANIMA E VOCE

 

 

 
Il 1 luglio del 2005 ci lasciava in punta di piedi Luther Vandross una delle voci più melodiose e vellutate della scena black americana degli ultimi venticinque anni, una sorta di crooner del Rhythm & Blues di cui rimpiangeremo a lungo la prematura scomparsa.

 

 

Aveva solo 54 anni (era nato il 20 aprile 1951 da una famiglia con la passione per la musica gospel e soul) ed è morto a New York, la sua città; Luther Vandross, l’artista non si era mai ripreso completamente dall’ictus che lo aveva colpito nell’aprile 2003 e la sua salute era andata peggiorando, portandolo tra l’altro ad ingrassare notevolmente a causa di complicazioni dovute al diabete e all’ipertensione. Siamo dinanzi ad un grande della musica nera, che solo il tempo ci permetterà di collocare al fianco di personalità entrate nella leggenda come Sam Cooke, Marvin Gaye, Otis Redding o Stevie Wonder. Si è imposto negli anni in cui la Disco ha fuso elementi neri (il ritmo) e bianchi (l’elettronica) ed ha inventato uno standard musicale valido per lungo tempo con le diverse scuole e tendenze a farsi largo ma con un unica, incontrovertibile certezza: i neri a dominare il mercato discografico. Artista raffinato, Vandross è gradualmente migliorato tra gli anni Ottanta e Novanta, con lui la ‘Black Music’ ha trovato un interprete sensibile e talentuoso, il suo stile di moderno crooner, dal fraseggio cristallino, suadente e soffice, mai debordante nei modi e nei toni, ed è divenuto celebre per le straordinarie reinterpretazioni di classici pop e r&b e per una serie di ballate venate di jazz e gospel piene di sentimento e capaci di togliere il respiro. Ha realizzato (e prodotto per altri) cose interessanti, e dall’anno del suo debutto discografico ha inanellato una serie di dischi che gli hanno fatto vendere milioni di copie, soprattutto nel momento più intenso della sua carriera alla fine degli ’80. Insieme a Freddie Jackson e Anita Baker è stata la figura che più di altri ha riportato in auge il soul più classico che aveva avuto pochi anni prima Donny Hathaway come uno dei più versatili interpreti. Cantante di assoluto valore, ma anche autore, produttore ed arrangiatore, Luther Ronzoni Vandross (questo il suo nome completo) ha dato il suo contributo come corista all’incisione di dischi di artisti quali Chaka Khan, Donna Summer, Ringo Starr, Barbra Streisand. Ha anche collaborato con Quincy Jones, Patti Austin, Gwen Guthrie, Chic, Sister Sledge, duettato con Cheryl Lynn, Dionnie Warwick e Gregory Hines, prodotto per Dionnie Warwick, Aretha Franklin (per gli album “Jump To It” e “Get It Right”), l’artista cui più di altri si è ispirato, Diana Ross, Whitney Houston, oltre a comporre ed interpretare brani per pubblicità radiofoniche e televisive. Inizia la sua carriera di cantante grazie a David Bowie che lo nota in uno studio di Philadelphia e lo vuole prima a collaborare come corista alla realizzazione di “Young Americans”, per il quale compone con il ‘Duca’ il brano “Fascination”, poi in un suo tour. Ma il grande successo arriva alla fine degli anni ’70 con il gruppo soul dance dei Change (di Jacques Fred Petrus e Mauro Malavasi), l’unico all’epoca in grado di competere con gli Chic di Bernard Edwards. Ha fatto parte anche delle formazioni dei Luther e Roundtree. Nel 1981 prende il via la carriera da solista con “Never Too Much” che contiene già tutti gli elementi distintivi del suo valore, album che ha fatto scuola per tutti coloro che successivamente si sarebbero avvicinati al soul moderno contenente brani briosi all’insegna del più sofisticato Funky-Dance (con sfumature Disco) in voga all’epoca, come l’elettrizzante “A House Is Not A Home”. Vende oltre due milioni di copie e il singolo che dà il titolo al disco arriva al primo posto delle classifiche di R&B americane. Seguono dischi (“Forever, For Always, For Love”, 1982, “Busy Body”, 1983) che accrescono la sua popolarità e sottolineano una volta di più la capacità del vocalist newyorkese di colorare di nuove sfumature l’elegante miscela di Soul & Dance. Per “The Night I Fell In Love” (1985) è coadiuvato da storici e preziosi collaboratori come Marcus Miller e Nat Adderley jr. Stupende le cover di “If Only For One Night” di Brenda Russell e “Creepin’” di Stevie Wonder. In “Give Me The Reason” (Epic/Sony, 1986) si mette in evidenza il trascinante groove di “Stop To Love”, uno dei suoi pezzi più belli di sempre, o il mood dolente e jazzato di “Anyone Who Had A Heart” (uno standard della coppia d’oro David/Bacharach), o ancora il bel duetto con l’attore/ballerino Gregory Hines per “Give Me The Reason” (presente sulla colonna sonora di “Ruthless People”) e l’incantevole performance di “So Amazing”, esempio unico del suo talento vocale che esprime con magnifica duttilità sia la gioia dell’amore che gli infiniti tormenti della passione amorosa. “Any Love” del 1988 si compone prevalentemente di ballate e la title-track, un lento ritmato con un inciso in crescendo, e “Love Won’t Let Me Wait” con l’attacco degli archi cui si uniscono piano e sax, ne sono la migliore delle testimonianze. Nel 1989 la Epic pubblica il doppio “The Best of Luther Vandross – The Best Of Love” che rimane a lungo nella top ten degli album più venduti negli Usa; contiene non solo il meglio della sua produzione tra il 1981 e il 1989, ma anche la cover di “If This World Were Mine” di Marvin Gaye (cantata in coppia con Cheryl Lynn), 2 pezzi rari incisi nel 1980 quando militava nel gruppo dei Change (“Searching” e “The Glow Of Love”) e un paio di inediti: “Treat You Right” e la toccante “Here and Now”, vincitrice di un Grammy Award. Il successivo Power Of Love“, inciso nel 1991, è uno dei suoi dischi di maggior successo internazionale. I brani migliori sono “I’m Gonna Start Today”, “Don’t Want To Be A Fool”, oltre alla magnifica cover soul-jazz del classico di Ben E. King, “I Who Have Nothing”, in coppia con Martha Wash. Nel ’92 ancora una compilation, “One Night With You, The Best Of Love”, contenente 4 inediti e l’anno successivo con  “Never Let Me Go” (Epic/Sony, 1993) Luther ci offre alcune delle sue migliori composizioni: “Little Miracles” dalle travolgenti atmosfere, l’intensa e drammatica “Love Me Again, e in chiusura un medley di brani tra cui “How Deep Is Your Love” dei Bee Gees che risplende di nuova luce. “Songs” (1994) è una collection di 13 grandi classici ripresi a modo suo; tra essi c’è “Endless Love” cantato in coppia con Mariah Carey (il brano in origine era stata interpretata da Diana Ross e Lionel Richie ed era presente nella colonna sonora del film di Franco Zeffirelli “Amore senza fine”) e “Killing Me Softly” di Roberta Flack. Poi “Greatest Hits 1981-1995”, la più completa antologia del periodo d’oro dell’artista con un inedito e il duetto con Janet JacksonThe Best Thing In Life Are Free” (dalla colonna Sonora di “Mo’ Money”). Luther non si sottrae come tutti gli artisti di maggior successo ad interpretare un disco di brani tradizionali ispirati alle festività natalizie e nel 1995 esce “This Is Christmas” (successivamente bissato nel 2002 da “Home For Christmas”). Segue “Your Secret Love” (1996) ed un’ennesima (ma superlative) compilation, “Always and Forever – The Classics” (1998) che però chiude il lungo sodalizio con la Epic. L’artista ha visto scemare progressivamente il suo appeal sul mercato discografico anche per l’affermazione prorompente del nuovo fenomeno, l’Hip-Hop, e decide di cambiare aria. Incide per la Virgin “I Know”, album in cui affronta più generi e si cimenta per la prima volta con l’Hip-Hop (“Get It Right”) collaborando con i guru della House-Music, i Masters At Work. Interessanti “Keepin My Faith In You”, con disgressioni reggae-gospel, “Isn’t There Someone” e la title-track. In un pezzo sono presenti Cassandra Wilson e Bob James. Ma la vera svolta che dà un nuovo senso alla sua carriera si registra quando nel 2001 segue l’amico Clive Davis nella sua nuova etichetta, la J-Records, dove può far valere il suo talento assieme a quelli dei migliori produttori R&B/soul del momento: Babyface, Jon B, Kaygee, Soulshock & Karlin. Con il disco intitolato semplicemente “Luther Vandross”, quattordicesimo ufficiale, egli festeggia i suoi primi 20 anni (discografici) di musica. Con il nuovo album sembra voler abbandonare le strade della ‘soul dance’ che da anni imperano nei gusti della gente e nelle abitudini consolidate dell’industria discografica ‘all black’. Questa inversione di marcia è per certi versi salutare perché, in un genere musicale che si è palesemente standardizzato e rinuncia a battere nuove strade espressive, si fatica a distinguere le poche (o tante) proposte di valore. Vandross, che è sulla breccia da un bel pò di anni, fa leva sulle sue indubbie qualità vocali per sfornare un lavoro nel solco del vocalismo sofisticato ed accattivante d’altri tempi, e di segno maschile, a dispetto delle innumerevoli voci femminile che hanno in pratica dominato la scena nel decennio precedente. Le altre argomentazioni che rendono efficace il lavoro di Vandross sono la qualità degli arrangiamenti, la bontà del lavoro produttivo, la scelta indovinata delle canzoni da interpretare. Di quest’ultimo assunto ne sono riprova le due deliziose ‘cover’ di “Any Day Now” (la ricordate come cavallo di battaglia dell’Elvis Presley di fine anni Sessanta?) e “Are You There With Another Girl“, entrambe scritte dal geniale Burt Bacharach. Nel 2003 il cantante incide “Dance With My Father” (J Records/BMG), con alcune importanti collaborazioni come Busta Rhymes e Foxy Brown, dedicandolo al padre con l’entusiasmo di chi è convinto di aver imboccato la strada di una grande rinascita (si aggiudica ben quattro Grammy Awards) ma senza sapere che (purtroppo) è il suo ultimo album in studio perché pochi mesi dopo subisce i primi segnali della malattia che in capo a un paio d’anni porterà alla sua morte. C’è solo il tempo di pubblicare, “Live – Radio City Music Hall 2003”, registrato dal vivo nella prestigiosa Radio City Music Hall di New York due mesi prima che l’artista fosse ricoverato in ospedale per seri problemi di salute. Coloro che in passato sono rimasti impressionati dai toni caldi e sommessi del suo modo di cantare saranno soddisfatti poiché le doti vocali riconosciutegli rimangono intatte in questa sua performance; in più c’è lo sfoggio di improvvisazioni, formidabili effort vocali, e deliziosi scambi di battute con una platea in visibilio. Vandross dimostra di avere tutte le capacità per tenere magneticamente in pugno il suo pubblico e di guidarlo in un viaggio sonoro di grande intrattenimento. Intorno a lui una band di grandi professionisti, guidata da Nat Adderley Jr. alle tastiere, lo accompagna ma senza sovrastarlo e lasciando sempre che siano le parti vocali a dominare la scena. Notevole poi l’intesa che il cantante raggiunge con il coro di vocalist che fa da contraltare (ascoltare “Creepin'” per convincersene). Bellissima la lenta “Here and Now” ed i 13 minuti di “Superstar” volano via come niente. “So Amazing: An All-Star Tribute to Luther Vandross” è il titolo dell’album tributo a Luther, uscito nel 2005 su etichetta J Records. Vi hanno preso parte star come Donna Summer, Mary J. Blige, Celine Dion, Beyoncé, Stevie Wonder, Alicia Keys, Elton John, Wyclef Jean, Babyface, Usher, Aretha Franklin, Patti LaBelle e Angie Stone. L’album con la supervisione di Clive Davis beneficia anche dello zampino del produttore  Jimmy “Jam” Harris e di Terry Lewis, i quali hanno dovuto adattare le canzoni di Vandross ai diversi cantanti, a ulteriore riprova della grande considerazione di cui gode l’artista. La sua scomparsa ha lasciato un grande vuoto nel cuore e nella mente di tutti gli appassionati di musica soul e tutti ne sentiremo per sempre la mancanza.

 

(Luigi Lozzi)

 

 

Discografia:
Never Too Much (Epic/Sony, 1981) ****
Forever, For Always, For Love (Epic/Sony, 1982) ****
Busy Body (Epic/Sony, 1983)  ****
The Night I Fell In Love (Epic/Sony, 1985) ***
Give Me The Reason (Epic/Sony, 1986)  ****
Any Love (Epic/Sony, 1988)  *****
The Best of Luther Vandross (Epic/Sony, 1989; 2 CD)  ****
Power of Love (Epic/Sony, 1991)  ***
One Night With You, The Best Of Love (Epic/Sony, 1992)  **
Never Let Me Go (Epic/Sony, 1993)  **
Songs (Epic/Sony, 1994)  **
Greatest Hits 1981-1995 (Epic/Sony, 1995)  *****
This Is Christmas (Epic/Sony, 1995)  **
Your Secret Love (Epic/Sony, 1996)  **
Always and Forever – The Classics (Epic/Sony, 1998)  ****
I Know (Virgin, 1998)  ****
Greatest Hits (Legacy/Sony, 1999)  ***
Love Is On The Way (Sony, 1999)  ***
Smoot Love (AMW, 2000)  **
Luther Vandross (J Records/BMG, 2001)  ****
The Ultimate Luther Vandross (Epic/Sony, 2001)  ***
Home for Christmas  (Epic/Sony, 2002)  **
The Essential (Epic/Sony, 2003)  ****
Dance With My Father (J Records/BMG, 2003) ****
Live – Radio City Music Hall 2003 (J Records/BMG, 2003)  ****
Artist Collection (J Records/BMG, 2004)  ***

 

So Amazing: An All-Star Tribute to Luther Vandross (J Records/Sony&BMG)
Tracklist:
1 Never Too Much – Mary J. Blige (5:15)
2 Superstar – Usher (5:55)
3 ‘Til My Baby Comes Home  – Fantasia Barrino (4:38)
4 So Amazing – Beyonce, Stevie Wonder (4:11)
5 A House Is Not a Home – Aretha Franklin (5:30)
6 Power of Love – Donna Summer (3:29)
7 If This World Were Mine – Alicia Keys (4:56)
8 Anyone Who Had a Heart – Elton John & Luther Vandross  (4:50)
9 Dance with My Father – Celine Dion (4:38)
10 Always & Forever – Wyclef Jean (4:35)
11 If Only for One Night – Babyface (4:23)
12 Here & Now – Patti LaBelle (4:29)
13 Love Won’t Let Me Wait -John Legend (3:55)
14 Since I Lost My Baby – Angie Stone (5:23)
15 Creepin’ – Jamie Foxx (6:11)