Musica

CAMINO di Gustavo Santaolalla

 

 

 

ARTISTA: GUSTAVO SANTAOLALLA
TITOLO: Camino
ETICHETTA: Masterworks/Sony Classical

ANNO: 2014

Fu una doppietta fulminante quella che gli consentì di aggiudicarsi consecutivamente nel 2006 e 2007 le statuette per l’Oscar alla Migliore Colonna Sonora, prima per “I segreti di Brokeback Mountain” di Ang Lee e poi per “Babel” di Gonzales Inarritu (avendo la meglio su fior di compositori quali Alexandre Desplat, Thomas Newman e Javier Navarrete), e di farsi conoscere dalle grandi platee internazionali. Ma Gustavo Santaolalla nel suo paese, l’Argentina (è nato a El Palomar nell’agosto del 1951), prima di specializzarsi come autore di musiche per il cinema è stato un veterano della scena rock locale in qualità di band-leader di importanti formazioni (Arco Iris e Soluna) tra i ’60 e i ’70 – spesso (anche) attivista contrapposto al regime militare istauratosi nel suo paese e più volte arrestato – e di produttore della new-wave messicana (Calle 13, Caifanes, Cafe Tacuba, Maldita Vecindad) negli ’80 in America che gli hanno permesso di vincere più di una dozzina di Grammy di musica latina. “Camino” è il nuovo disco tutto suo (e fuori dalle dinamiche cinematografiche), il quarto, contiene 12 nuove tracce (più una tredicesima di cui parleremo più avanti) e segue di 16 anni l’apprezzato “Ronroco”; si colloca sulla scia di alcuni dei suoi più acclamati lavori, privilegiando gli aspetti più intimistici e rarefatti nel solco della tradizione musicale argentina; ed avvalendosi – soprattutto – della libertà di utilizzate tutta una serie di strumenti popolari (a corda), come il cuatro venezuelano o la tres cubana che spesso le logiche rigide della composizione per il cinema glieli hanno escluso aprioristicamente. A suo dire si tratta di una serie di cose molto personali, registrate per sé medesimo e mai utilizzate nel mainstream cui è solitamente obbligato da esigenze svariate; da quando cioè è diventato un nome dalla grande visibilità sul mercato internazionale. Così a trasparire nel progetto è la limpidezza del suono, la spiritualità del credo musicale dell’artista, il delicato fingerpicking di Gustavo, un mood minimalista ed una tessitura di bellezza virtuosistica che manderà in visibilio i cultori della purezza dell’ascolto e gli appassionati (supponiamo musicisti) degli strumenti a corda. E non sono solo il cuatro venezuelano o la tres cubana, oltre alla chitarra, che Gustavo ha utilizzato nei vari brani, ma ci sono pure altri strumenti a corda della tradizione popolare dell’America Latina come (proprio) il ronroco, che ha dato il titolo al suo precedente album solista svincolato dal contesto delle colonne sonore, uno strumento andino a 10 corde simile allo charango, il guitarron, l’oud, il toba violin e il bouzouki. Il 13° brano cui si faceva cenno in precedenza non è del tutto inedito poiché è stato utilizzato come colonna sonora (seppur in una versione diversa) del video-game di enorme successo “The Last Of Us”: si tratta di “Returning“. In apertura “Alma” (che in spagnolo sta per ‘soul’, ‘anima’), addirittura, risale ad una quindicina d’anni fa, “The Maze” è pezzo accattivante, speziato da qualche (‘voluta’, a sentire Santaolalla, per creare un diversivo armonico alla pulizia del suono che andava proponendo) dissonanza, che conquista al primo ascolto, la ritmica “Seguir“, conta sul suono di basso e percussioni, si trasforma più degli altri ad un pezzo Pop; mentre “Joaillerie” e “The Journey” possono essere più familiari ai fruitori per essere state inserite in una campagna pubblicitaria di Louis Vuitton.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA