Musica

TRA LE PIEGHE DI UN CIELO STELLATO della Compagnia Daltrocanto

 

 

 

 

ARTISTA: COMPAGNIA DALTROCANTO
TITOLO: Tra le pieghe di un cielo stellato
ETICHETTA: Angrisano/Daltrocanto
ANNO: 2015

 

Ogni anno, da quarant’anni a questa parte, si tiene nel Molise, a Scapoli in provincia di Isernia, il FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLA ZAMPOGNA; un festival importante che nei momenti di maggiore popolarità, ha richiamato gente ed artisti da tutta Europa, per quegli strumenti che alla zampogna si possono assimilare: le pipes irlandesi, le cornamuse scozzesi, le gaita spagnole e via discorrendo. E, all’inizio del Novanta, sono giunte nel piccolo centro perfino alcune formazioni che si sono esibite sotto l’egida della Real World di Peter Gabriel. Scapoli (ai piedi del massiccio delle Mainarde, al confine con Abruzzo e Lazio) è il paese in cui hanno ‘inventato’ la zampogna, e gli zampognari che da tanti anni ogni Natale si riversano nelle strade del centro di Roma provengono tutti (o quasi tutti) di là. L’edizione di quest’anno, quella del quarantennale, un appuntamento irrinunciabile per tutti gli appassionati di musica folk e tradizionale nostrana, si è svolta dal 29 al 31 Luglio e nell’assistere alle esibizioni dei gruppi della prima serata ho avuto modo di scoprire ed apprezzare la Compagnia Daltrocanto, formazione proveniente dalla Campania che tiene il palco con grande forza e personalità. Il nutrito gruppo guidato da Antonio Giordano e dalla sua fedele zampogna in pochi anni è cresciuto velocemente, ha ampliato il proprio bacino d’utenza spingendosi spesso e volentieri oltre i confini della propria regione per assumere un respiro più maturo e foriero di ottimi auspici per il futuro. Questo grazie ad una ‘presenza’ scenica che non lascia indifferenti chi presenzia i loro concerti, che infiamma i cuori ed invoglia a ballare, a muoversi freneticamente, a lasciarsi trasportare dal sound e dal canto, al ritmo delle pizziche, delle tarante, delle tammurriate e dei saltarelli del Centro-Sud d’Italia. Della qualità raggiunta è testimonianza il loro ultimo album, uscito lo scorso anno in luglio, “Tra le pieghe di un cielo stellato”, terzo della loro discografia (nel 2009 c’era stato “Macedonia Mediterranea” e nel 2012 “Ce sta sempe ‘nu Sud”) ma certamente da considerare il più importante finora inciso. Il disco è impregnato della tradizione musicale del Sud ma propone anche un brano sardo (“Procurate de moderate”), a confermare una vocazione alla contaminazione con le culture musicali di altre regioni dello stivale, e brani folk composti prevalentemente da Flavio Giordano e Bruno Mauro, ma anche gli altri componenti del gruppo sono stati coinvolti nella fase creativa. A ritmi allegri e contagiosi che rappresentano un viatico ineludibile del buonumore di chi suona e di chi ascolta. In fondo la rivalutazione della tradizione popolare, delle radici cui tutti dovremmo abbeverarci, è (o dovrebbe essere) il fiore all’occhiello della musica del nostro paese, ma la passione e la ricerca, vanno alimentate, vanno incoraggiate e sostenute, devono insomma essere viste come un passaggio distintivo culturale per saldare l’identità della nostra musica, e – perché no! – considerarla esportabile fuori dai confini nazionali. Va poi sottolineato l’impegno della Compagnia ad allacciare collaborazioni con altri artisti e gruppi in modo da spingere in un’unica direzione l’impegno di tutti i cultori della tradizione. Ovviamente la strumentazione adottata dalla Compagnia Daltrocanto è rigorosamente ‘popolare’ e la riscoperta di zampogne e ciaramelle è un passaggio obbligato per ogni appassionato. A questi i componenti del gruppo aggiungono tammorra e tamburello, varie chitarre e il basso, il bouzouki sia greco che irlandese. E elementi ulteriori per produrre energia contagiosa diventano le voci e le danze cui si dedicano alcuni dei componenti quando il gruppo si esibisce dal vivo. In un percorso però che rispetti la tradizione ma volga lo sguardo al moderno. “Tra le pieghe di un cielo stellato”, disco assai maturo rispetto ai precedenti, si compone di otto brani che costituiscono altrettanti differenti momenti creativi ed espressivi per il gruppo che è proiettato in avanti; quattro delle canzoni rielaborano (in meglio, direi) pezzi ripresi dal precedente album, “Ce sta sempe ‘nu Sud” (la title-track, “Procurate de Moderare”, “Maggio”, un tradizionale toscano, “Lu trenu de lu suli”, musica d’autore questa perché è cover di un brano firmato dal grande poeta siciliano Igniazio Buttitta e messo in musica da Ciccio Busacca) ed è nella natura delle cose quando si procede in avanti e si acquista fiducia nei propri mezzi artistici e strumentali, e la ricerca musicale è più pregnante e le sonorità si fanno più vivide ed incalzanti. I restanti pezzi sono degli inediti (“Viaggia sona e canta”, la delicata ed evocativa “La rotta del navigante” scritta dal cantautore Roberto Billi e dalla quale è stato estrapolato il verso che ha dato titolo al disco, “Si nun staje tu cu mme”, “Tammorriata della Valle Offesa”) che raccontano storie della nostra terra. Antonio Giordano, oltre la zampogna (ed essere una delle voci), suona il bouzouki greco e la chitarra battente, Martino Brucale, con le sue ciaramelle e fiati assortiti (flauti e sax), è un altro dei protagonisti sulla scena, e insieme a lui la Compagnia si compone di Bruno Mauro (chitarra classica, bouzouki irlandese), Paola Tozzi (la sua voce si fa subito notare e si imprime nella memoria di chi ascolta), Rosanna Cimmino (Violino), Flavio Giordano (basso elettrico), Luca Lanzara (tamburi a cornice, mandola), Francesco Fasanaro (Batteria). Negli anni passati altri artisti si sono avvicendati nel dare forma e sostanza alla musica del gruppo e saltuariamente tornano a condividere il palco o la sala di registrazione con i vecchi compagni di un viaggio che alla luce dei fatti può dirsi appena iniziato.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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