Cinema

TO THE WONDER di Terrence Malick

 

 

 

LA MERAVIGLIA DEL CINEMA ABITA QUI
 
Quello di Terrence Malick è un cinema denso di suggestioni, il regista riempie ogni fotogramma di ‘meraviglia’ che è il pane di cui vogliono nutrirsi i cinefili più puri.

 

 

Ma non va intesa come la ‘meraviglia’ degli effetti speciali o quella che si genera quando si vuole sorprendere lo spettatore ad ogni costo; no, si tratta di un modo sublime di porgere le immagini, un modo elegante di posizionare la macchina da presa e di intendersi con il direttore della fotografia, un gusto particolare e personalissimo di scegliere le location e di riempire della giusta luce gli ambienti, una capacità singolare di coinvolgere gli interpreti e farli calare nei loro personaggi. L’occhio di Terrence Malick segue, accarezza, indaga e indugia, mette a nudo con virtuosismo assoluto, la storia d’amore (prima), e il naufragio della stessa (dopo), di Neil e Marina, lui americano e lei proveniente dall’est dell’Europa, che si conoscono e si attraggono l’un l’altro a Parigi, e vivono la loro vicenda amorosa – perdutamente e teneramente – con intensa, appassionata ed emozionante partecipazione e complicità, sullo sfondo degli enormi spazi che si aprono al loro sguardo in Oklahoma (lo si comprende dai titoli di coda). Ma qualcosa è d’intralcio al coronamento compiuto del loro amore; forse la ragazzina di 10 anni, Tatiana, che lei ha avuto da un’altra relazione, forse l’indecisione – o meglio, i tentennamenti – di lui, qualche differenze tra i due che prende il sopravvento, tant’è che quando la passione travolgente si affievolisce, ed il permesso di soggiorno di lei scade, lei se ne torna sui suoi passi, mentre lui riallaccia una relazione con una vecchia fiamma. Ma la liason tra Neil e Marina non può essersi esaurita ed i due si ritrovano, alla stregua delle maree della celebre baia di Mont Saint Michel (la magnifica abbazia medievale situata sulla costa della Normandia in Francia che simbolicamente riveste un ruolo di rilievo nell’economia contenutistica del film), che sembrano ritirarsi e poi invece tornano a riempire gli spazi apparentemente nudi – un po’ come i sentimenti -, lì sempre negli Stati Uniti, questa volta per dare solidità al loro rapporto, per mettere su casa e arredarla… In parallelo seguiamo la vicenda di sofferenza di Padre Quintana, un sacerdote cattolico assalito dai dubbi sulla missione da compiere e sul senso autentico della propria vocazione. Il prete trova conforto nell’aiutare i poveri e nel dare sostegno spirituale ai carcerati di un penitenziario, ma che cerca un contatto con un’entità superiore, che possa trasmettergli qualche certezza, cerca i segni dell’amore di Dio. Il racconto si snoda con personalissima fluidità registica per il tramite delle voci minimaliste (a mò di riflessione) fuori campo dei protagonisti (i dialoghi pressoché assenti) e la macchina da presa riprende – con i due protagonisti centrali – lo spettacolo della natura che si fa stordente intorno ai due; soprattutto se le riprese sono state effettuate nell’ora immediatamente precedente il tramonto, quando le luci oblique (e l’utilizzo di opportune lenti) donano alle immagini una inusuale ed affascinante profondità di campo, con momenti di meditata bellezza. E la cinepresa a mano del regista texano che gira incessantemente (e vorticosamente) intorno ai personaggi, dispensa inquadrature rapidissime che si susseguono l’un l’altra senza sosta. Un flusso di immagini sublimi e coinvolgenti, e di sensazioni che non possono non colpire nel segno, nella sensibilità degli spettatori cinematografici più esigenti, assetati di nuovi stimoli (soprattutto) visivi. “To the Wonder” si riallaccia idealmente al film precedente di Malick, “The Tree of Life” (uscito poco meno di due anni fa e che era stato Palma d’oro a Cannes), per quel senso di meraviglia che asseconda i gesti, le scelte, i momenti di gioia, di passione vitale e (anche) di dolore, che accompagnano gli individui nel procedere della loro vita, per l’attitudine alla riflessione filosofica, e prova a raccontare la bellezza astratta ed il mistero della vita stessa. Un film che più che essere raccontato deve essere ‘vissuto’. Qualche riferimento al cinema del passato che può venirvi in mente? Sicuramente – credo – l’Antonioni di “Deserto rosso” del 1960. La domanda che ci si può porre alla fine è se non sia (forse) proprio l’amore l’unica ancora di salvezza cui aggrapparsi in un mondo che sta andando alla deriva? Va detto senza mezzi termini che lo stile di Malick, sebbene sia così anticonvenzionale, è ora riconoscibilissimo e questo attenua in buona parte il senso di ‘wonderful’ che si potrebbe percepire alla visione primaria ed ‘immacolata’ di un suo film. Ma questo non toglie nulla ai meriti e alla profonda qualità del suo cinema. Al contrario si comprende come Malick insegua un personalissimo linguaggio cinematografico, coniughi una ricerca estetica che ha pochi punti di riferimento nel panorama cinematografico odierno. Terrence Malick, solo sei film diretti in poco meno di quarant’anni di carriera, come molti sanno, era clamorosamente tornato al Cinema con “La sottile linea rossa” nel 1998, dopo vent’anni di silenzio, suscitando scalpore e sincera attenzione da parte di quegli appassionati che avevano così tanto amato il suo primi due film: “La rabbia giovane” del 1973 e “I giorni del cielo” del 1978. Qui potete consultare la sua filmografia completa: “Terrence Malick: Filmografia”. Ben Affleck, Olga Kurylenko, Javier Bardem, Rachel McAdams e Romina Mondello sono gli attori coinvolti nel progetto, e pare ce ne siano stati altri (Rachel Weisz, Michael Sheen, Barry Pepper e Jessica Chastain), che come sempre è accaduto per altri film di Malick, che dal ‘final cut’ sono stati alla fine esclusi dagli onori dei crediti finali. La fotografia pregna di ‘vita’ è di Emmanuel Lubezki, il montaggio è opera dello stesso team che aveva preso in carico “The Tree of Life”, ovvero A.J. Edwards Keith, Fraase Shane Hazen, Christopher Roldan, Mark Yoshikawa. La colonna sonora di stampo classicheggiante si muove tra Berlioz e Arvo Pärt, passando per Wagner, Respighi, Tchaikowsky e Haydin; le musiche originali sono di Hanan Townshend.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione di 01 Distribution)

 

To the Wonder
(To the Wonder, Usa, 2012)
Regia: Terrence Malick
Genere: Drammatico
Durata: 112’
Cast: Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chiline, Romina Mondello, Tony O’Gans, Charles Baker, Marshall Bell, Bill Vint, Andrea Satterfield, Keira Johnson, Anthony Little, Amanda Peet, Will Wallace, Jett Anderson, Barry Pepper.
Sceneggiatura: Terrence Malick
Produttore: Nicolas Gonda, Sarah Green, Hans Graffunder, Sandhya Shardanand
Produttore esecutivo: Glen Basner, Charley Beil, Jason Krigsfeld, Joseph Krigsfeld
Fotografia: Emmanuel Lubezki
Montaggio: A.J. Edwards, Keith Fraase, Shane Hazen, Christopher Roldan, Mark Yoshikawa
Musiche: Hanan Townshend
Scenografia: Jack Fisk
Costumi: Jacqueline West
Casa di produzione: Brothers K Productions, Redbud Pictures
Distribuzione Italia: 01 Distribution
Uscita USA: 12 Aprile 2013
Data di uscita Italia: 4 Luglio 2013