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MO’ BETTER BLUES di Spike Lee in Blu-Ray

 

 

 

 

Spiegava Spike Lee di “Mo’ Better Blues” al tempo della sua uscita nelle sale nel 1990: «Io mi auguro che con il mio film la gente impari a conoscere (e scopra) John Coltrane. Se gli spettatori usciranno dal cinema conoscendo qualcosa in più su Coltrane e con il desiderio di andare ad acquistare “A Love Supreme”, io penso di aver raggiunto il mio obbiettivo primario e, di fatto, realizzato un buon lavoro. Se “Mo’ Better Blues” riuscirà a fare questo, ritengo allora che avrà fatto molto per la musica jazz, molto di più di ogni altro film girato prima d’ora. Io sono cresciuto col jazz; mio padre è un noto musicista (Bill Lee, N.d.R.) ed è lui, tra l’altro, che ha scritto la musica per tutti i miei lavori. In parte dedico anche a lui questo mio film».

In effetti, Spike Lee ha sempre avuto l’ossessione di trasferire sul grande schermo l’essenza più profonda del Jazz e l’anima della ‘Black Music’ più in generale, ed il regista, che l’anno precedente, 1989, aveva diretto “Fa’ la cosa giusta”, trovò il coraggio (e i finanziamenti adeguati) per condurre in porto (all’età di 32 anni) questo progetto dopo aver visto sul grande schermo, un paio d’anni prima, nel 1988, l’omaggio che Clint Eastwood aveva dedicato a Charlie Parker con “Bird”, e che Lee aveva trovato troppo cupo e plumbeo, ma soprattutto – deve aver pensato – che il limite maggiore del film fosse proprio quello d’essere stato diretto da un regista ‘bianco’, quindi – sebbene Clint sia sempre stato un appassionato di jazz e regista di grande sensibilità – condizionato da uno ‘sguardo’ non proprio calato in una dimensione ‘nera’. L’industria del cinema hollywoodiana si era già cimentata in qualcosa di simile alle tematiche di “Mo’ Better Blues” nel 1950 con “Chimere – La storia di Rick Martin”, diretto da Michael Curtiz e con Kirk Douglas nei panni del protagonista, che è facilmente riconducibile a Bix Beiderbecke, il grande musicista bianco dell’era del Dixieland, morto all’età di ventotto anni nel 1931; un prodotto troppo levigato e convenzionale per i gusti di Spike. E c’era stato anche il magnifico “’Round Midnight – A mezzanotte circa” di Bernard Tavernier, dell’86, secondo un leit-motif più che abusato: i bianchi ad approfittarsi dei musicisti neri ed i neri a rivendicare le proprie radici. Film che pure non aveva convinto il regista nero, in capo alla sua avversione per il ritratto tradizionale dei jazzisti neri offerto fino allora da Hollywood, ritenuta inadeguata a rappresentare correttamente sia il jazz (una musica inequivocabilmente ‘nera’) che la cultura della comunità afroamericana. Perplessità che Lee aveva modo di esprimere in questo modo: «Eastwood è un grande regista, ma “Bird” non mi è piaciuto affatto. E lo stesso vale per “Round Midnight”. […] Se guardi quei due film, ti accorgi che non c’è gioia né calore. Piove sempre, in tutte le scene… “Bird” è uno dei film più bui uscito sul grande schermo. È come se dicesse: “Questi musicisti erano tormentati, non hanno mai riso una volta nella loro vita. Le loro vite erano senza gioia e le loro personalità erano tragiche, problematiche e distorte”». Nel momento di girare “Mo’ Better Blues” a Spike interessava principalmente resettare la sintassi fino allora adottata e portare sullo schermo storie e personaggi con cui il pubblico afroamericano potesse identificarsi meglio. Si racconta di un affermato trombettista jazz di nome Bleek Gilliam, egoista e presuntuoso nell’indole, con un manager troppo distratto dal gioco, di qualche collega che ne vuole usurpare la popolarità e di due donne che si contendono i suoi favori: Indigo (Joie Lee, sorella di Spike), una maestra, e Clarke (Cynda Williams), una cantante. Il personaggio interpretato da Denzel Washington altri non è che la personificazione di John Contrane. “Mo’ Better Blues” – quarto film di Lee – in una traduzione letterale sta per ‘muoviti meglio’ ed ha una chiara allusione all’atto sessuale. Presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed inizialmente, nelle intenzioni del regista, doveva intitolarsi “Beneath the Underdog” (letteralmente  “peggio di un bastardo”), come il libro autobiografico di Charles Mingus, venne girato con un budget di dieci milioni di dollari (il maggiore fino allora avuto da Spike) messi a disposizione dalla Universal e dalla casa di produzione indipendente del regista, la 40 Acres & A Mule Filmworks. Qui come in altri film del genere – ma filtrando il tutto con l’occhio di un regista afro-americano – si guarda al jazz e alla musica nera come ad una maledizione, come a qualcosa che non riserva consolazione e dove è ben vivido il binomio arte/distruzione ed è importante per chiunque abbia in animo d’approfondire lo studio della cultura afroamericana. C’è – ‘of course! – tanta buona musica e pezzi storici (“All Blues” di Miles Davis, “Footprints” di Wayne Shorter, “Mercy, Mercy, Mercy” dei Weather Report, “Goodbye Porkpieheat” di Charles Mingus, “A Love Supreme” di John Coltrane tra gli altri) si ascoltano in sottofondo nel corso della narrazione filmica; la colonna sonora originale, scritta dal padre di Spike, Bill Lee, e che si avvale delle esecuzioni del Branford Marsalis Quartet con Terence Blanchard, ottenne nel 1990 la ‘Nomination’ ai Grammy Awards. Fatti salvi però i contenuti musicali (che sono eccellenti) rimane qualche critica che il film si è portato dietro, sebbene non siano del tutto condivisibili; non furono poche le polemiche e le voci discordanti (anche di ‘fratelli’ afro-americani), che hanno accusato il regista di non essersi mantenuto coerente con le premesse che avevano accompagnato nella fase di avvio della realizzazione del film, di non essere riuscito fino in fondo a trasmettere quel ‘sentire’ afro su cui aveva molto elucubrato. Scriveva a suo tempo Gianluigi Rondi, decano della critica nostrana, dalle pagine de Il Tempo: «In “Mo’ Better Blues”, Spike Lee è diventato buono. Se la prende con gli ebrei (e negli Stati Uniti, difatti, lo hanno subito beccato), ma nemmeno con la stessa aggressività con cui in “Fa la cosa giusta”, se la prendeva con gli italiani e i bianchi in generale. […] Qui vuol bene a quasi tutti, e soprattutto a Bleek, un trombettista jazz, naturalmente nero, che segue da quando era bambino. È buono, dicevo, senza più il gusto della frusta e perfino i personaggi che vorrebbe cattivi li lascia poi attraversare l’azione senza spigoli, come se gli premesse di dar spazio soprattutto al mito di quel trombettista, che, pur tra mille ostacoli, come nelle favole, procede infallibilmente verso l’happy-end. Spike Lee, insomma, è diventato hollywoodiano, una tentazione cui non avrei mai creduto che cedesse. Un po’ ce ne ripaga con moltissima buona musica jazz, ma perde di nuovo vigore quando dirige il suo interprete, costretto solo a modi divistici e a toni levigati.». Ma nel suo complesso “Mo’ Better Blues” rimane un film accattivante sulla gente di colore che orbita intorno al jazz, diretto con grande abilità. Bravissimo Denzel Washington, attore feticcio di Spike, nei panni del protagonista. Dal punto di vista del trasferimento in Alta Definizione non c’è molto da dire visto che non si è fatto tanto di più di una pulizia delle immagini, che sicuramente rende più godibile e confortevole la visione al confronto con quella del precedente DVD in commercio, ed il sonoro viene proposto nel tradizionale Dolby Digital 5.1 che nulla aggiunge e niente toglie. A conferma dello scarso appeal del comparto tecnico (video e audio) si aggiunge il fatto che non è presente alcun extra.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Pulp Video/Universal/CG Entertainment)

 

NOTE TECNICHE
Il Film

MO’ BETTER BLUES
(Mo’ Better Blues)
Usa, 1990, 120’
Regia: Spike Lee
Cast: Denzel Washington, Spike Lee, Joie Lee, Cynda Williams, Wesley Snipes, Giancarlo Esposito, Bill Nunn, Jeff ‘Tain’ Watts, Dick Anthony, John Turturro, Ruben Blades, Abbey Lincoln, Branford Marsalis.
Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect Ratio: 1,85:1 / HD 1920x1080p/AVC
Audio: Italiano Dolby Digital 5.1
           Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0
Distributore: Pulp Video/CG Entertainment