WOODY ALLEN COLLECTION in DVD
“Allen Collection” è un apprezzabilissimo cofanetto in DVD, confezionato da Warner Bors. Entertainment, che raccoglie quattro dei più recenti film del grande Woody Allen, diretti tra il 2013 e il 2016.
Analizziamo i quattro film che compongono la raccolta.
È l’occasione ideale per i collezionisti di completare la filmografia del regista newyorkese e per i fruitori occasionali di verificare di persona la deliziosa bontà d’ispirazione più recente ed il tocco d’autore di uno dei massimi esponenti del Cinema dell’ultimo mezzo secolo. 49 film diretti per il grande schermo in 53 anni di carriera di cui i quattro film contenuti nel mini-cofanetto costituiscono il 44° (“Blue Jasmine”), il 45° (“Magic In The Moonlight”), il 46° (“Irrational Man”) e il 47° (“Cafè Society”); dopo di questi sono stati realizzati da Woody “La ruota della fortuna” nel 2017 ed il recente “Un giorno di pioggia a New York”, da poco approdato sugli schermi dei nostri cinema.
BLUE JASMINE
Con questo film del 2013 Woody Allen (84 anni compiuti il 1 dicembre 2019), con una carriera straordinaria alle spalle (e oltre 40 film all’attivo come regista; ===Consulta la Filmografia di Woody Allen===) è stato ancora una volta in grado di regalarci l’ennesimo tassello di una magnifica galleria di indelebili personaggi femminili, un ulteriore capolavoro sulla tragicommedia della vita, all’altezza di opere quali “Crimini e misfatti”, ”Un’altra donna” e “Mariti e mogli”. “Blu Jasmine”, ambientato tra New York e San Francisco, segue temporalmente “To Rome With Love”, che rimane davvero uno dei film più brutti realizzati da Woody Allen, e dispiace che nel giudizio così perentorio debba farne
le spese proprio Roma, città che il regista newyorkese ha sovente dichiarato di amare così come l’Italia tutta che ha sempre avuto (cinematograficamente) un debole ed un’attenzione particolare per i suoi film, anche quando in patria egli era del tutto ignorato dall’industria e dagli spettatori. ‘Tragico’, si è detto a proposito del personaggio protagonista dell’ultimo sorprendente film di Allen, quello di una donna elegante ed affascinante (ed ben inserita nel mondo dell’alta borghesia newyorkese) che a poco a poco perde tutti i suoi punti di riferimento ed alla fine del film la ritroviamo abbandonata e smarrita su una panchina in preda ad un’angoscia attonita e raggelante. Sapere come va a finire la vicenda non può privarci del piacere – ‘cinefilo’ intendo – di capire e di verificare con trepidazione come tutto ciò accada e che ci viene spiegato nei 98 minuti della sua durata con grande abilità registica da parte di Allen, scoprendo una carta per volta, tra continui ed esplicativi flashback all’indietro. Una donna fragile, Jasmine, vittima di sentimenti
contraddittori e d’una indubbia ambiguità morale, incapace di riconoscere la sua deriva esistenziale dopo essersi prima ritrovata (sorprendentemente) in un mondo dorato a condurre una vita agiata da donna viziata, e poi finire a pezzi. Inizialmente sembra di trovarci a che fare con un tipico film ‘alla Woody Allen’ maturo e semiserio, tra commedia e seriosità, sulle note consuete e frizzanti di un jazz d’annata, elementi nei quali si muove con padronanza, e – volendo – si percepisce anche una sensazione di déjà vu che dopo un po’ viene spazzata via dall’evolversi degli accadimenti, non appena ci si rende conto che la struttura narrativa del film e le dinamiche messe in moto dalla sceneggiatura non ci divertono più e invece ci fanno sentire partecipi e coinvolti delle drammatiche disavventure della protagonista, che fa uso ed abuso di alcool e di antidepressivi ed inizia a parlare da sola. Così sicura della sua superiorità e di essere ‘speciale’ che non si accorge di aver smarrito qualsiasi contatto con la realtà. Facciamo la conoscenza di Jasmine che sul volo che la porta a San
Francisco non smette un attimo di raccontare dettagli della sua vita ad una perfetta sconosciuta che ha la sola colpa di sederle al fianco in aereo, e continuiamo ad avere prove di come e quanto sia logorroica. Cate Blanchett tratteggia uno dei suoi personaggi più belli (nella sua vulnerabilità) in una galleria già ricca di figure indimenticabili e l’Oscar assegnatole giunge a coronamento di una carriera che segna solo un’altra tappa in una crescita artistica che la proiettata verso un futuro ancora più luminoso, visto che l’attrice ha appena 45 anni. ===Consulta la Filmografia di Cate Blanchett=== Qualcuno oltreoceano ha accostato con molta arguzia questo film a “Un tram che si chiama desiderio” (di Elia Kazan del 1951, con Marlon Brando e Vivien Leigh); lo stesso doloroso percorso di inconsapevole autodistruzione accomuna i destini di Jasmine e Blanche DuBois, cui fa eco pure la presenza di (un’ottima) Sally Hawkins nei panni di Ginger, sorella di Jasmine, fino a quel momento completamente snobbata, ed alter-ego di Stella, sorella della Blanche del dramma scritto da Tennessee Williams. Ginger ha un carattere profondamente diverso da quello di Jasmine, apprendiamo – grazie agli
accurati dialoghi predisposti dalla magnifica sceneggiatura – che le due non sono sorelle di sangue perché entrambe sono state adottate. Il marito di Jasmine, Hal (Alec Baldwin), privo di scrupoli (oltre che fedifrago incallito) operava nell’alta finanza truffando chiunque gli capitasse a tiro, ma poi è finito in prigione dove si è tolto la vita. La fine del loro matrimonio conduce Jasmine più in là del bordo del precipizio economico e la donna si trasferisce a San Francisco per vivere con la sorella Ginger e tentare di rimettersi in carreggiata e dare un nuovo senso alla propria esistenza. Ci testimonia una volta di più dello straordinario talento del regista newyorkese per la tragedia, ed il suo sguardo si posa con lucidità sulla crisi economica che attanaglia il mondo E che provoca laceranti crisi d’identità. Bello anche il titolo che con quel ‘blue’ non solo evoca la canzone guida, “Blue Moon”, che ascoltiamo continuamente durante il film, ma sottolinea anche il lato oscuro della personalità della protagonista.
Per quanto riguarda gli Extra contenuti nel DVD ecco un’altra dolente nota delle pubblicazioni di film di Woody Allen; il regista non ha mai mostrato eccesivo entusiasmo per questo reparto ed ha fornito contenuti speciali sempre con il contagocce. Così non fa eccezione “Blue Jasmine” che solo alcune featurette: “Note da Il tappeto Rosso” (6’), che contiene brevi interviste e commenti carpiti sul ‘Red carpet’, la conferenza stampa del cast del film (25’) tenuta a Los Angeles.
MAGIC IN THE MOONLIGHT
Era francamente difficile ipotizzare che Woody Allen potesse bissare a ruota il successo del film precedente, l’ottimo “Blue Jasmine” del 2013, incorniciato da un Oscar assegnato alla magnifica interpretazione di Cate Blanchett, e non perché la cosa non fosse nelle corde dell’allora (eravamo nel 2014) quasi ottantenne regista newyorkese, ma solo perché nell’iperattivismo registico cui ci abituati da tanto tempo a questa parte (praticamente un film all’anno a partire dagli inizi degli anni Settanta), è pur comprensibile (ed accettabile) che potesse incappare in un giro a vuoto.
Da una quindicina d’anni Woody Allen ci ha abituati alle sue peregrinazioni di lavoro all’estero, in Europa nello specifico (lui che si dichiarava pigrissimo a lasciare anche se per poco tempo l’amata Manhattan), vuoi perché negli Stati Uniti i suoi film avevano scarso riscontro al box-office, vuoi perché nel Vecchio Continente continua ad esserci una platea ampia di appassionati che lo venera, vuoi perché nel continente che ha dato i natali a due suoi idoli, Ingmar Bergman e Federico Fellini, sarebbe stato più facile trovare capitali freschi per finanziare i suoi progetti. Il giusto compromesso è diventato quello di assicurare una visibilità internazionale alle location, spesso prestigiose, dei suoi film attraverso il medium cinematografico – ne avrebbe beneficiato in primis il turismo – e senza venir meno al riconosciuto spessore artistico dei suoi lavori. Era così stato per Londra (“Match Point” del
2005, “Scoop” del 2006, “Sogni e delitti” del 2007, “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni” del 2010), Barcellona (“Vicki Cristina Barcellona”), Parigi (“Midnight in Paris”) e Roma (“To Rome With Love” del 2012); questa volta ritorna in Francia e gli scenari sullo sfondo dei quali si svolge l’azione sono quelli fra la Costa Azzurra e la Provenza. Con il nuovo lavoro, “Magic in the Moonlight”, Woody Allen sembra mettere da parte (almeno ad una lettura di superficie) certi atteggiamenti filosofeggianti (sempre affrontati con i toni leggeri della commedia) consueti nel suo cinema e si concentra unicamente sull’amore, regalandoci un film romantico come poche volta avevamo avuto modo di assistere in precedenza; senz’altro è questo il suo più romantico di sempre. Si tratta di una commedia brillante ambientata sul finire degli anni Venti, a ribadire – come era stato per l’irresistibile “Midnight in Paris” – che il viaggio nostalgico indietro nel tempo, a quell’epoca così frizzante nutrita dal jazz, è uno dei motivi prediletti del regista. Siamo a Berlino nel 1928, ed assistiamo allo spettacolo di un prestigiatore ed illusionista cinese di fama internazionale, Wei Ling Soo, che incanta gli spettatori facendo sparire un elefante o praticando l’arte del teletrasporto da una cabina ad una sedia girevole. Si tratta in realtà di un gentiluomo inglese
sprezzante e un po’ borioso, Stanley Crawford, irriconoscibile dietro il trucco ed i lunghi baffi sottili. L’uomo, che ostenta avversione per chi dichiara essere in grado di realizzare magie, accetta la sfida che gli sottopone un vecchio amico, ovvero smascherare una giovane donna che si sta spacciando per una medium dalle facoltà sovrannaturali che con ‘magie’ e manipolazioni servite ad arte va circuendo una facoltosa famiglia di villeggianti americani in vacanza sulla Costa Azzurra. Crawford viene presentato alla famiglia Catledge come un uomo d’affari, onde non destare sospetti, e quindi anche alla giovane ed affascinante chiaroveggente Sophie Baker. La sensitiva riesce a indicare numerosi particolari della vita privata di Stanley mettendo a dura prova lo scetticismo che anima l’uomo che del ‘mestiere’ ha ovviamente una certa pratica, e fa addirittura di più perché riesce a farlo innamorare (innamorandosene a sua volta). In gioco c’è un’attrazione dinanzi alla quale hanno mal partito le leggi inestricabili del soprannaturale e del mistero, è la magia dell’amore che fa crollare qualsiasi forma di razionalismo. Un film – diremmo – inconsueto per le corde espressive di Woody, soprattutto se paragonato alle ciniche e feroci commedie degli ultimi due lustri quali “Vicky Cristina Barcelona”, “Match Point”, “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni” e il già citato “Blue Jasmine”, perché è opera che si
abbandona completamente all’irrazionalità dell’amore, senza pungere, senza lanciare i suoi abituali strali di critica contro la borghesia e la mediocrità dell’umanità circostante. In una forma frizzante e leggera, e servito in confezione come sempre raffinata, soprattutto quando bisogna ricreare le atmosfere di epoche del passato, attraverso il gusto retrò, il virtuosismo della fotografia (che è di Darius Khondji), i deliziosi costumi (di Sonia Grande) e il climax della musica d’epoca, jazz. Già in passato molte volte Allen è stato attratto dall’illusionismo (“Stardust Memories”, “New York Stories”, “Alice”, “Ombre e nebbia”, “La maledizione dello scorpione di giada”, “Scoop”, “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”), una materia a lui cara visto che dalla sua biografia si evince che all’età di quindici anni il giovane Woody si distingueva per lo straordinario talento nei giochi di carte e nei trucchi di magia. Non siamo di sicuro all’altezza del precedente “Blue Jasmine” ma nemmeno deve essere banalizzato il contenuto di “Magic in the Moonlight” e derubricato
riduttivamente alla voce commedia romantica (una ‘comédie au champagne’ come l’ha definita qualcuno), perché a guardare meglio, e più in profondità, qui Allen prova a giocare sul registro dell’alternativa tra vita vera e vita illusoria, su magia e illusionismo che non sono solo pratiche ludiche e manipolatorie ma possono essere ricondotte a discorsi più ‘alti’ sulla fede, sulla ragione, sulla trascendenza che rimangono elementi cardine della sua poetica. Sono considerazioni che emergono dopo un po’, quando lo spettatore più riflessivo torna a ripensare alla trama del film, ai suoi effetti sui personaggi, al suo senso nascosto, alla sua apparente semplicità in cui si racconta della bella società ancora spensierata e pronta a godersi la vita. E non dimentichiamo che la prima scena ci cala nella Berlino del 1928 prossima ad essere preda del nazismo. Colin Firth ===Consulta la Filmografia=== è carismatico, Emma Stone deliziosa, e ottimo come sempre è il cast a supporto (Marcia Gay Harden, Jacki Weaver, Eileen Atkins, Ute Lemper e Hamish Linklater). I titoli di testa e quelli di chiusura – come da abitudine consolidata da tantissimi anni (stile adottato a partire da “Io e Annie” del 1977) – mantengono sempre lo stesso carattere tipografico ‘Windsor’, bianco su fondo nero, con musica jazz di sottofondo. In questa occasione è “You Do Something To Me” di Cole Porter il marchio di fabbrica delle scelte musicali di Woody assieme a Gershwin
e al dixieland nelle sue declinazioni.
Tecnicamente nelle immagini si evidenzia la straordinaria fotografia di Darius Khondji che cala perfettamente il racconto nelle atmosfere retrò volute da Woody Allen con una palette cromatica adeguata alle necessità narrative che vogliono i fatti narrati coincidere proprio con il momento del passaggio del cinema dal Bianco & nero al colore. Per i film di Allen l’aspetto sonoro non ha mai rivestito soverchia importanza se non per quel che concerne la musica di sottofondo da irradiare nell’ambiente secondo le necessità filmiche. I contenuti extra sono ridotti al minimo essenziale: una featurette con interviste al cast e qualche curiosità, più un superfluo breve speciale dedicato alla premiere del film tenutasi a Los Angeles, arricchita da qualche intervista colta sul red carpet, ed al trailer.
IRRATIONAL MAN
Puntuale come un orologio svizzero oppure inesorabile come una cambiale in scadenza? Come definire il ‘rito’ di un nuovo, immancabile, annuale, film di Woody Allen? Come un fastidio, che ci piomba addosso indesiderato perché sappiamo – o intuiamo, o crediamo di sapere – che le caratteristiche del regista newyorkese sono ben definite e fondamentalmente ogni nuovo film somiglia in gran parte a quello che l’ha preceduto, oppure come l’ennesima prova di un talento senza età e senza tempo, nonostante gli 81 anni del 2015, attaccato alla vita come alla sua voglia di fare Cinema e instancabile nella voglia di raccontare e di raccontarsi (idiosincrasie annesse)?
Personalmente, per la mia visione del Cinema e per il particolare affetto che nutro per Allen (lo adoro!), propendo per la seconda ipotesi, anche se – devo essere sincero – c’è il pericolo palese che nello spettatore, anche quello più assiduo e partecipe, possa generarsi una qualche confusione tra un film e l’altro, con il pericolo che la ‘memoria’ di uno vada a sovrapporsi a quello precedente o a quello seguente, creando un corto circuito da cui non sempre si esce poi con chiarezza di ricordi. Però, salvo qualche passo falso (pochissimi in verità) tutti i lavori di Woody Allen sono sicuramente più interessanti ed intelligenti di gran parte dei film che sbarcano ogni anno sui nostri schermi. È pure evidente che si assiste ad una riproposizione di spunti e temi già
utilizzati nel passato (con la casualità di certi accadimenti là in bella evidenza) ma l’universo alleniano porta avanti sempre e comunque una personalissima ed autoriale visione di Cinema nella quale egli è pronto e (volutamente) disposto a spiazzare la platea in sala; forse si ripete, ma forse è più vero che si ripetono interrogativi cui Woody non è ancora riuscito a dare una sua risposta etica e morale. È compito dello spettatore attento individuare la mole ragguardevole di indizi, di elementi, di stimoli, di curiosità che Allen dissemina nei suoi film dallo stile sempre riconoscibilissimo da sconfinare – potrebbe essere questa una lettura della sua opera – in un vero e proprio genere, il film ‘alla Woody Allen’. Certo è che i suoi film – e con questo sono quarantacinque – sfuggono costantemente a una qualsiasi classificazione, perché il regista percorre territori cinematografici diversi che spesso conducono a generi diversi (tra commedia malinconica e intellettuale, film comici, drammatici, polizieschi, musicali, autobiografici) da quello che l’incipit sembra proporre; in questo senso lo splendido “Blue Jasmine” è esemplare per come passa dalla commedia leggera al dramma esistenziale e alla tragedia dei sentimenti. E sovente ci ammonisce: non fidarsi completamente del proprio raziocinio! In “Irrational Man” – che è stato accolto a Cannes 2015 da giudizi controversi – si racconta dell’affascinante Abe Lucas, un professore di filosofia con la fama di intellettuale che arriva in provincia, a Newport, per insegnare nel locale college; ma l’apparenza inganna perché egli in realtà è un uomo frustrato e depresso, in crisi esistenziale, afflitto da un male di vivere assai pronunciato. Una collega divorziata, Rita Richards (Parker Posey), inizia a corteggiarlo mentre ad intrigarlo di più è Jill Pollard, la migliore studentessa del corso (Emma Stone,
nuova musa di Allen), dai modi brillanti e dagli stimoli culturali più vivaci, che progressivamente rimane affascinata a sua volta. Un film su un triangolo amoroso che prende una piega inaspettata quando il protagonista in cerca di una forma di ‘redenzione’ spirituale è costretto a compiere un omicidio… C’è chi lo ha giudicato come una delle migliori opere degli ultimi anni del regista newyorkese; a noi ci ha ricordato “Crimini e misfatti”, “Sogni e delitti” e “Match Point” (molto più il primo che gli altri due) con quegli interrogativi filosofico-metafisici che sfociano in conflitti esistenziali, quelle riflessioni sulla morte e sul senso della vita, e quel quid di dostoevskiano (il richiamo a “Delitto e castigo” di Fëdor Dostoevskij è evidente) connaturato con simile tematica. Joaquin Phoenix ===Consulta la Filmografia=== è perfetto nei panni del professore inquieto e tormentato. Probabilmente “Irrational Man” è solo meno buono di altri film e – credo – non sia affatto una scelta felice quella di ignorarlo. E intanto all’apertura (e fuori concorso) dell’ultimo Festival di Cannes è stato presentato “Café Society”, il nuovo film (il 46-esimo) del 2016 scritto e diretto da Woody Allen, e primo girato in digitale dal regista di New York. Nella norma di un buon prodotto medio-alto è il DVD del film, soddisfacente sia dal punto di vista video che audio. I Contenuti Extra prevedono la featurette “On the Red Carpet: Los Angeles Film Premiere” e una Galleria Fotografica.
CAFÉ SOCIETY
“Tra Los Angeles e New York, Allen dimostra cosa sa fare col dialogo.” Mymovies.it
Film di apertura del Festival di Cannes 2016, CAFÉ SOCIETY è l’ultimo film scritto e diretto dal pluripremato regista Woody Allen, interpretato da Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively e dal candidato all’Oscar® Steve Carell. È ambientata nel 1930 la storia d’amore agrodolce di Café Society che segue il viaggio di Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) dal Bronx, dove è nato, a Hollywood, dove si innamora, per poi tornare nuovamente a New York, in cui viene travolto nel mondo vibrante della vita dei locali notturni dell’alta società.
Commovente, ma a tratti esilarante, CAFÉ SOCIETY accompagna lo spettatore in un viaggio tra uomini d’affari dalle tinte pastello nei palazzi lussuosi di Hollywood, tra liti e tribolazioni di una famiglia modesta del Bronx, passando dalla violenza dei gangster di New York, ai lustrini, la superficialità e i segreti scandalosi dell’alta società di Manhattan. Con CAFÉ SOCIETY, Woody Allen evoca il mondo degli anni ‘30 per raccontare una storia profondamente romantica sui sogni che non muoiono mai.
CAFÉ SOCIETY – SINOSSI
Anni trenta: una famiglia ebrea vive a New York e tutto scorre abbastanza tranquillo fino a quando il giovane Bobby decide di partire per Los Angeles per tentare la strada del successo nel mondo del cinema. Nella nuova metropoli incontrerà Vonnie di cui si innamora per poi tornare a New York dove si immergerà nell’atmosfera pimpante della Café Society. Ma non tutto è come sembra.
Contenuti Speciali: Sul red carpet e
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Entertainment)
BLUE JASMINE
NOTE TECNICHE
Il Film
BLUE JASMINE
(Blue Jasmine)
Usa, 2013, 94’
Regia: Woody Allen
Cast: Cate Blanchett, Alec Baldwin, Louis C.K., Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Sally Hawkins, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg, Joy Carlin, Richard Conti, Glen Caspillo, Charlie Tahan, Annie McNamara, Daniel Jenks, Max Rutherford, Tammy Blanchard, Kathy Tong, Ted Neustadt, Andrew Long, Lauren Allan, John Harrington Bland, Leslie Lyles, Glenn Fleshler, Brynn Thayer, Christopher Rubin.
Informazioni tecniche del DVD
Aspect Ratio: 1.85:1
Audio: Italiano, iNGLESE, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner bROS. eNTERTAINMENT
MAGIC IN THE MOONLIGHT:
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Entertainment Italia)
MAGIC IN THE MOONLIGHT
NOTE TECNICHE
Il Film
MAGIC IN THE MOONLIGHT
(Magic In The Moonlight)
Usa/Francia, 2014, 93’
Regia: Woody Allen
Cast: Colin Firth, Emma Stone, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney, Jacki Weaver, Erica Leerhsen, Eileen Atkins, Antonia Clarke, Jeremy Shamos, Ute Lemper, Natasha Andrews, Kenneth Edelson.
Informazioni tecniche del DVD
Aspect Ratio: 1.85:1
Audio: Italiano, iNGLESE, Tedesco, Spagnolo, Catalano Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Bros. Entertainment Italia
IRRATIONAL MAN:
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Entertainment)
IRRATIONAL MAN
NOTE TECNICHE
Il Film
IRRATIONAL MAN
(Irrational Man)
Usa, 2015, 90’
Regia: Woody Allen
Cast: Jamie Blackley, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Emma Stone,
Meredith Hagner, Ethan Phillips, Ben Rosenfield, Julie Ann Dawson,
Allie Marshall, David Aaron Baker, Pamela Figueiredo Wilcox,
J.P. Valenti, Susan Pourfar, David Pittu, Nancy Ellen Shore.
Informazioni tecniche del DVD
Video: 2.40:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese, Tedesco Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Bros. Italia
CAFE’ SOCIETY
NOTE TECNICHE
Il Film
CAFE’ SOCIETY
(cafè Society)
Usa/Francia, 2016, 92’
Regia: Woody Allen
Cast: Jeannie Berlin, Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Parker Posey, Kristen Stewart, Corey Stoll, Ken Stott, Anna Camp, Stephen Kunken, Sari Lennick, Paul Schneider.
Informazioni tecniche del DVD
Aspect Ratio: 2.35:1
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1
Distributore: Warner Bros. Entertainment Italia