UNA DONNA PER AMICO di Lucio Battisti in Vinile
ARTISTA: LUCIO BATTISTI TITOLO: Una donna per amico ETICHETTA: Numero Uno/RCA/Sony Music
ANNO: 1978/2017 Da qualche tempo la Sony Music ha avviato la pubblicazione, cadenzata nel tempo, di tutti gli album di Lucio Battisti in nuove edizioni che hanno conservato la grafica e le copertine originali ma possono vantare un accurato lavoro di restauro digitale del sonoro che sostanzialmente ne eleva il pregio artistico. “Una donna per amico” è il 13º album della discografia di Lucio Battisti e venne pubblicato per la prima volta nel 1978.
Si era alla fine degli anni Settanta con il Punk e la New Wave che si andavano imponendo con veemenza da una parte e la Disco Music che imperversava dall’altra, sull’onda dell’enorme successo riscosso dal film “La Febbre del Sabato Sera”; Lucio Battisti, che come sempre annusava l’aria dei tempi che cambiavano ed era musicalmente qualche anno avanti ai suoi contemporanei, tentava un’operazione di internazionalizzazione della sua musica: un po’ voluta dallo stesso cantautore che ambiva ad allargare i propri orizzonti, un po’ orchestrata dalla casa madre americana dell’RCA che provava a far risplendere questo diamante grezzo pieno di talento sul mercato anglosassone. Per comprendere le potenzialità di Battisti, e rimanendo giusto in ambito Disco, basterebbe indicare a fronte di una canzone di debordante successo come “Stayin’ Alive” dei Bee Gees, 1977, la sua “Ancora tu” che è di un anno prima, il 1976. Nel marzo 1977 era uscito il disco registrato in California “Io tu noi tutti”, accompagnato dal singolo “Amarsi un po’/Sì, viaggiare”, che alla fine dell’anno sarà il secondo album più venduto; sempre quell’anno, in agosto, usciva sul mercato statunitense e britannico l’attesissimo disco in inglese, “Images”, contenente i brani più importanti di “Io tu noi tutti” (ad eccezione di “L’interprete di un film”, “Ami ancora Elisa” e “Questione di cellule”) più “La canzone del sole” e “Il mio canto libero” in lingua inglese con i titoli rispettivamente di “The Sun Song” e “A Song To Feel Alive”. L’album si rivelò un flop, determinato principalmente dai problemi di pronuncia dell’inglese da parte di Battisti, dai testi tradotti in maniera troppo letterale e da arrangiamenti troppo pomposi e ‘artificiali’ che non restituivano lo spirito della musica del cantautore. Anche in Italia, nelle cui classifiche Battisti era abituato a soggiornare sempre nelle prime posizioni, l’album – pubblicato in settembre – arrivava a piazzarsi solamente al 59° posto nella classifica dei dischi più venduti dell’anno. L’esperienza in terra americana che aveva partorito “Images” si era rivelata sostanzialmente deludente; per lui e per la casa discografica, l’RCA Victor, che lo aveva sponsorizzato nel tentativo di lanciarlo sul mercato anglo-sassone. Gli unici aspetti positivi da prendere in considerazione erano sostanzialmente riconducibili all’esperienza che il cantautore reatino aveva maturato negli studi di registrazione americani, impeccabili sotto il profilo dell’efficienza e del comfort, e tali da poter soddisfare al meglio il perfezionismo di Battisti; a tal proposito ricordiamo che negli States Battisti in quel 1977 non solo aveva inciso i brani oggetto del suo primo ed unico disco in inglese, ma anche registrato “Io tu noi tutti” negli studi RCA di Hollywood, sotto la guida produttiva di Bones Howe. Certamente Lucio, in anni di sperimentalismo e di evoluzione, e nonostante avesse idee molto precise, era alla ricerca di un particolare sound che si amalgamasse con la sua voce, così per il nuovo album in preparazione in italiano, “Una donna per amico”, e per quelli immediatamente successivi (“Una giornata uggiosa” e in parte “E già”), decideva nel 1978 di trasferirsi a lavorare in Inghilterra. Una scelta che comunque – al di là degli aspetti prettamente tecnici e di alta professionalità invocati dal cantautore – era pure funzionale al desiderio dell’artista di allontanarsi dalla scena italiana in cui egli cominciava ad essere oggetto di chiacchiere e malevolenze gossippare che lo irritavano, lui che privilegiava, e ribadiva di continuo, di voler essere giudicato per la sua musica, e soltanto per quella. La parola Pop è sinonimo (e diminutivo) di ‘popolare’ e sarebbe il termine internazionale più adatto ad accompagnare la musica di Battisti, ma è al contempo pure un termine negativo, sprezzante, usato spesso dai ‘soloni’ integralisti del Rock per sminuire il valore delle canzoni di successo perché ‘popolari’, banali e di facile consumo commerciale. Ecco Lucio Battisti è stato sempre ‘vittima’ di questo equivoco da parte della critica (soprattutto quella Rock che esaltava la purezza dirompente della musica giovane ed alternativa), incapace di individuare nel successo di Lucio una crescita ‘culturale’ (in termini musicali) del popolo dei suoi aficionados piuttosto che la cartina tornasole di un consenso largo perché ‘banale e di facile consumo’. Ripeto quanto detto in altri articoli, e cioè che nella storia della musica leggera italiana personalmente ho individuato due figure autenticamente rivoluzionarie, in termini di innovazione, e sono Domenico Modugno e Lucio Battisti appunto; considerando Mina e Adriano Celentano grandi sì, ma derivativi dal rock’n’roll americano dei Cinquanta. Il desiderio ‘taciuto’ di Battisti era quello di andare oltre il cantautorato italiano, e alla luce dei suoi lavori si può affermare che egli ci sia riuscito. Lucio dunque volava a Londra per servirsi di un apparato tecnico di prim’ordine, di uno studio all’avanguardia e di session-man di prestigio; a produrre i suoi lavori in terra d’Albione venne chiamato Geoff Westley, forte di una consolidata esperienza con i Bee Gees, con i quali aveva anche suonato in tour. Westley, responsabile pure degli arrangiamenti, ‘regalava’ a Lucio un involucro sonoro di prim’ordine, un’architettura che esaltava le qualità interpretative dell’artista ed il risultato fu a dir poco spettacolare. Non solo, “Una donna per amico” è stato il risultato di un lavoro produttivo di altissima professionalità, assai attento ai dettagli, di gran lunga migliore di quello realizzato per “Io tu noi tutti”, in cui le strutture compositive delle canzoni beneficiavano di un nuovo, impareggiabile ‘respiro’. In più ricordiamo che per la prima volta Lucio – pur essendo l’autore delle musiche – si occupa solo del canto, lasciando al produttore Geoff Westley, al tecnico del suono Greg Walsh e ai validissimi strumentisti ingaggiati il compito di provvedere alla costruzione della base musicale. “Una donna per amico” è considerato uno dei migliori lavori nella discografia di Battisti e ha portato con sé atmosfere e sound moderni e come sempre in anticipo sui tempi, almeno per il mercato nostrano. L’album è stato collocato dal magazine Rolling Stone Italia al #3 nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di tutti i tempi. Venne registrato presso gli studi The Manor ricavati presso l’antico omonimo castello nell’Oxfordshire, sotto la guida tecnica di Greg Walsh. Si compone di otto canzoni incentrate sul rapporto uomo/donna sapientemente gestito da Lucio con il supporto inarrivabile dei testi di Mogol; la coppia Battisti-Mogol riusciva a sfornare canzoni di grande effetto e di gran classe, con il primo a comporre melodie sempre raffinate ed il secondo a cesellare con cura le parole adatte a dare spessore evocativo alle musiche. Qui, di concerto con il produttore Geoff Westley, Battisti optava per la scelta di curare distintamente ogni canzone al punto di evidenziare la peculiarità di ognuna e renderle autonomamente eterogenea. Ad aprire le danze la splendida “Prendila così”, oggetto di diverse cover tra le quali ricordiamo quella di Anna Oxa, con quella voce che in apertura, prima che subentri la musica, detta le battute e mette subito in chiaro la natura dell’intero disco fatto di arrangiamenti ariosi, parti strumentali di grande respiro armonico. Ad impreziosire il brano (dalla durata, insolita per Battisti, di 7’50”) concorre poi l’eccellente lunga coda del sax di Derek Grossmith. Nel secondo pezzo della tracklist, “Donna selvaggia donna”, brillano le armonie vocali a tre voci, l’eccellente contributo delle due chitarre ed il misurato, quasi minimalista, lavoro alla batteria di Gerry Conway (ex componente dei Fotheringay di Sandy Denny e già collaboratore di Cat Stevens). “Aver paura d’innamorarsi troppo” è una ballata che brilla per l’ottimo lavoro di Geoff Westley alle tastiere ed un finale arrangiato in maniera pregevolissima, con tanto di coretti alla Beach Boys. Troviamo quindi “Perché no”, una sorta di lento valzer, una morbida ballata che fa leva su una splendida melodia e su un indovinato (e quasi minimale) testo di Mogol incentrato sulla quotidianità dei gesti e dei comportamenti umani. Peraltro, a proposito di questo brano, va ricordato che probabilmente è stato privato in fase di editing finale di due strofe che invece compaiono nella busta interna all’album; evidentemente stampata prima della decisione del taglio. Eccole le due strofe escluse: “Chiederti all’improvviso quanti soldi vuoi / poi trattare sul prezzo ed alla fine darti la metà / e poi strapparti il reggiseno, come in preda al vino / poi alzarsi e freddamente dire, non mi va / Una barca sopra il lago, io, che remo piano / il silenzio sorridente, l’ombrellino e tu /salta un pesce, giusto un guizzo, e tu per vezzo / guardi assente verso riva e non mi guardi più”. La seconda facciata dell’album in vinile si apre con “Nessun dolore” (ricordiamo la bella cover di Giorgia del 1994), un pezzo rock venato di istanze mitteleuropee che appartiene alle corde espressive di Battisti come lo erano stato in passato “Dio mio no” o “Il tempo di morire” o “Sole giallo, sole nero” e “Eppur mi son scordato di te”. In più – diciamo – si tratta di una canzone aperta da un riff al piano di forte empatia e che è scandita alla perfezione da una serie di accordi accattivanti e da un giro armonico reiterato all’infinito. Solo al sesto brano del disco incontriamo la title-track e canzone pilota, davvero un piccolo capolavoro dall’arrangiamento perfetto sotto tutti i punti di vista. A differenza della versione pubblicata su 45 giri, quella presente sull’album viene introdotta dalla voce di Lucio che, emergendo dalla coda di “Nessun dolore”, sussurra la melodia accompagnandosi alla chitarra acustica (mentre sullo sfondo si sentono le voci di una donna e di un bambino; probabilmente la moglie Letizia e Luca, il figlio, che all’epoca aveva 5 anni), prima che la parte strumentale subentri con vigore e ritmo trascinante, con un sintetizzatore utilizzato come fosse una chitarra. Gli ultimi due pezzi del disco sono una specie di divertissement che creano un diversivo, spezzano il climax, così come per “Umanamente Uomo: il sogno” lo erano stati la title-track, “Il leone e la gallina” e “Il fuoco”. Uno è “Maledetto gatto” aperto da una grassa risata, l’altro è “Al cinema”, non capolavori certamente, ma brani arrangiati con gusto ed originalità. “Una donna per amico” usciva nell’ottobre del 1978 su etichetta discografica Numero Uno (distribuita dalla RCA e con una copertina apribile), accompagnato dal singolo pilota “Una donna per amico/Nessun dolore” e alla fine dell’anno risultava essere il 4º album più venduto in Italia, pur imponendosi come il maggior successo commerciale di sempre del cantautore reatino, e restando in classifica per 34 settimane di cui 14 direttamente al #1 posto. Il brano guida, “Una donna per amico” venne incisa anche in spagnolo (“Una muchacha por amigo”) e in inglese (“A Woman As A Friend”). La foto di copertina dell’album fa parte dell’ultimo servizio fotografico concesso da Battisti e rimane quindi l’ultima copertina in cui appare la sua immagine. A conti fatti Battisti dimostrava di aver assimilato, ed inglobato nel suo bagaglio espressivo, la lezione disco-pop d’oltreoceano (e le sue derive europee) di fine anni ’70; la sua abilità, il suo sapersi muovere efficacemente tra generi diversi ma senza mai copiare ed elaborando invece un percorso artistico personalissimo, la maestria nell’intessere trame strumentali sempre diverse e personalissime, gli hanno consentito di far coesistere nello stesso album un magnifico pezzo di Disco Music come la title-track, un brano rock a tutti gli effetti come “Nessun dolore”, l’accattivante e sensuale “Prendila così” e gioielli cantautorati quali “Aver paura di innamorarsi troppo” e “Perchè no”. In un’intervista rilasciata alla Radio Svizzera Italiana Battisti sottolineava: «Quello che cerco è una specie di incrocio tra disco-music e melodia, che è molto difficile perché la melodia fa un po’ a pugni con il ritmo ribattuto. Quando ho fatto “Ancora tu” in Italia era dato come un disco perdente. Invece il risultato non è stato un brano disco, ma una canzone che aveva un certo ritmo. E “Una Donna Per Amico” non è neanche tanto disco-music, ma un pezzo con un ritmo martellante, imperativo». Originariamente si era pensato di far diventare “Una donna per amico” in seguito il nucleo del secondo disco in lingua inglese di Battisti; i primi test avevano avuto riscontri assai positivi sia in termini di risposte tecniche che di padronanza della lingua (e di pronuncia dell’idioma) da parte di Lucio, che era stata discutibile in occasione del disco americano “Images”. Alla fine non se ne fece più nulla e i brani registrati in inglese in quelle session sono oggetto di ricerca e di collezionismo da parte dei fan più incalliti. Dichiarava Battisti in una delle rare interviste concesse: «Se ti vuoi far capire dalla gente, tu artista devi per forza di cose usare un linguaggio che sia il più possibile esteso. Molti possono interpretare questo fatto come un volontario restringimento delle proprie capacità creative. Secondo me non è vero. A prima vista un’operazione del genere può sembrare molto semplice; invece non lo è per niente. Le cose che fai infatti le devi sempre personalizzare: anche se di fondo la musica che esegui è quella che si può ascoltare a Londra o a New York bisogna pur sempre capire che si tratta di Lucio Battisti! Attualmente i miei sforzi artistici sono proprio volti in questa direzione: inserirmi cioè in un discorso internazionale (usando perciò un linguaggio appropriato) senza però perdere le mie caratteristiche di musicista». Nell’intervista poi Battisti esprimeva la sua soddisfazione per il risultato ottenuto e la convinzione di aver fatto considerevoli passi in avanti nel suo percorso artistico. La realizzazione di “Una donna per amica” ha rappresentato per Lucio Battisti pure un cambio di rotta decisivo a livello di pre-produzione che il cantautore precisava in questi termini: «Prima di tutto compongo la parte musicale delle canzoni (per “Una donna per amico” ho dato vita ad una cinquantina di melodie), poi insieme a Mogol scegliamo una prima tornata di brani, sui quali lui poi lavorerà a livello di testi. Oggi poi ho capito che gran parte del lavoro deve essere svolto in una fase che chiamerei pre-sala di registrazione. La caratura globale di un brano deve essere decisa prima di entrare in sala. Ho capito che meno tempo si passa in studio e meglio è. Oggi non concepisco più quegli artisti che addirittura arrivano in sala senza avere neppure un’idea sul da farsi». E Mogol a proposito del testo della title-track ”Una donna per amico”: «nasceva da una situazione autentica, vera, che ho vissuto. La donna in questione si chiamava Adriana ed era un’amica cara che poi ho perso di vista. Eravamo legati, ero amico anche del marito, e ci vedevamo tutte le mattine al bar perché abitavamo molto vicini […] La canzone tratta di un tema importante, quello dell’amicizia tra uomo e donna anche come base del rapporto amoroso e infatti questa amicizia si muove sempre ai confini un po’ indefiniti tra un’attrattiva sessuale e una puramente cerebrale». “Una Donna Per Amico” però costituisce anche l’ultimo grande gioiello sfornato dalla coppia formata da Battisti e Mogol che, sebbene abbiano poi realizzato un altro buon album, “Una Giornata Uggiosa”, decisamente inferiore ai capolavori che l’hanno preceduto, di fatto avrebbero sciolto definitivamente il loro sodalizio nel 1980, il primo in un volontario esilio nel quale avrebbe realizzato dischi criptici, ma pur sempre sperimentali, in compagnia del poeta-paroliere Pasquale Panella (cinque dischi tra l’86 e il ‘94 e la parentesi di “E già” composto nel 1982 assieme alla moglie Grazia Letizia Veronese, celata dietro lo pseudonimo di Velezia), il secondo al servizio di artisti italiani (Cocciante, Celentano e Gianni Bella) da paroliere, ma senza più l’appeal della collaborazione con Lucio. Alla domanda postagli da TV Sorrisi e Canzoni in un’intervista di fine 1978, su cosa egli rappresentasse per la musica italiana e per le nuove leve di musicisti e autori, Lucio rispondeva: «Credo di significare un fenomeno di professionalità: il proprio lavoro fatto nel miglior modo possibile. Questo ho insegnato a chi è più giovane di me: lavorare, lavorare e poi ancora lavorare. Io sono sempre quello che, ragazzo sconosciuto, se ne stava per ore a cercare motivi con la chitarra nelle camerette di pensione». E questa è la più bella delle ‘immagini’ di Lucio con cui possiamo concludere l’articolo. Ricordiamo solamente che, in epoca attuale di rilancio dei vecchi cari vinili di un tempo, la possibilità offerta dalla Sony Music di disporre di una incisione d’alta qualità, conseguente al restauro digitale effettuato sull’intera discografia di Lucio Battisti, rende assolutamente imperdibile questo straordinario capolavoro che era già all’avanguardia al tempo della sua uscita.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Una donna per amico – Lucio Battisti (1978) [44:21]
Tracklist (LP):
Lato 1
1. Prendila così – 7:50
2. Donna selvaggia donna – 4:39
3. Aver paura d’innamorarsi troppo – 5:46
4. Perché no – 5:43
Lato 2
1. Nessun dolore – 6:15
2. Una donna per amico – 5:22
3. Maledetto gatto – 4:19
4. Al cinema – 4:35
Tutti i brani sono di Mogol-Battisti.
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Musicisti
Lucio Battisti – voce
Gerry Conway – batteria, percussioni
Pip Williams – chitarra
Frank Ricotti – organo Hammond, pianoforte, percussioni, Fender Rhodes
Paul Westwood – basso
Graeme Taylor – chitarra classica
Dave Olney – basso
Laurence Juber – chitarra
Geoff Westley – tastiera, sintetizzatore, contrabbasso, cori, Fender Rhodes
Derek Grossmith – sassofono contralto
Chris Neil, Frank Musker, Dominic Bugatti – cori
Discografia di Lucio Battisti:
Album
1969 – Lucio Battisti (Ricordi, SMRL 6063)
1970 – Emozioni (Ricordi, SMRL 6079)
1971 – Amore e non amore (Ricordi, SMRL 6074)
1971 – Lucio Battisti Vol. 4 (Ricordi, SMRL 6091)
1972 – Umanamente uomo: il sogno (Numero Uno, ZSLN 55060)
1972 – Il mio canto libero (Numero Uno, DZSLN 55156)
1973 – Il nostro caro angelo (Numero Uno, DZSLN 55660)
1974 – Anima latina (Numero Uno, DZSLN 55675)
1976 – Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera (Numero Uno, ZSLN 55685)
1977 – Io tu noi tutti (Numero Uno, ZPLN 34006)
1977 – Images (RCA, PL 11839)
1978 – Una donna per amico (Numero Uno, ZPLN 34036)
1980 – Una giornata uggiosa (Numero Uno, ZPLN 34084)
1982 – E già (Numero Uno, ZPLN 34182)
1986 – Don Giovanni (Numero Uno, PL 70991)
1988 – L’apparenza (Numero Uno, PL 71850)
1990 – La sposa occidentale (CBS, 466727 1)
1992 – Cosa succederà alla ragazza (Sony / Columbia, 472328 1)
1994 – Hegel (Numero Uno, 74321 22916 2)
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Singoli
1966 – Dolce di giorno/Per una lira (Ricordi, SRL 10430)
1967 – Luisa Rossi/Era (Ricordi, SRL 10460)
1968 – Prigioniero del mondo/Balla Linda (Ricordi, SRL 10495)
1968 – La mia canzone per Maria/Io vivrò (senza te) (Ricordi, SRL 10513)
1969 – Un’avventura/Non è Francesca (Ricordi, SRL 10529)
1969 – Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze (Ricordi, SRL 10538)
1969 – Mi ritorni in mente/7 e 40 (Ricordi, SRL 10567)
1970 – Fiori rosa fiori di pesco/Il tempo di morire (Ricordi, SRL 10593)
1970 – Emozioni/Anna (Ricordi, SRL 10614)
1971 – Pensieri e parole/Insieme a te sto bene (Ricordi, SRL 10622)
1971 – Dio mio no/Era (Ricordi, SRL 10637)
1971 – Le tre verità/Supermarket (Ricordi, SRL 10657)
1971 – La canzone del sole/Anche per te (Numero Uno, ZN 50132)
1972 – Elena no/Una (Ricordi, SRL 10666)
1972 – I giardini di Marzo/Comunque bella (Numero Uno, ZN 50144)
1972 – Il mio canto libero/Confusione (Numero Uno, ZN 50267)
1973 – La collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo (Numero Uno, ZN 50316)
1976 – Ancora tu/Dove arriva quel cespuglio (Numero Uno, ZN 50345)
1977 – Amarsi un po’/Sì, viaggiare (Numero Uno, ZBN 7004)
1978 – Una donna per amico/Nessun dolore (Numero Uno, ZBN 7110)
1980 – Una giornata uggiosa/Con il nastro rosa (Numero Uno, ZBN 7178)
1982 – E già/Straniero (Numero Uno, ZBN 7287)