TRANSFORMERS: LA SAGA in Blu-Ray ed EDIZIONE STEELBOOK
È da poco sbarcato sugli schermi globalizzati del pianeta “Transformers – L’ultimo cavaliere”, quinto capitolo di una delle saghe cinematografiche più fortunate di ogni tempo, e Universal Pictures Italia ne approfitta per mettere in circolazione, sul mercato dell’home video, appetibili (per i collezionisti) edizioni in steel book dei quattro film precedenti.
I primi quattro film della serie, tutti diretti da Michael Bay ===Consulta la Filmografia===, hanno racimolato ‘worldwide’ la cifra straordinaria di oltre 3,770 milioni di dollari ed il nuovo capitolo si appresta a collocarsi sulla stessa strada di successo. E intanto sono stati pianificati già due altri film, il numero 6 previsto per l’agosto 2018 e il 7 in uscita sugli schermi nel giugno 2019. Dieci anni fa esatti ‘Re Mida’ Steven Spielberg, dopo aver trasformato in (lucrosa) materia cinematografica l’immaginario infantile ‘a fumetti’ e cartoon della sua (e di quella precedente) generazione (Indiana Jones, Peter Pan), e creatone di nuovi per quelle a seguire (Jurassic Park), in veste di produttore, si prendeva la briga di chiudere (idealmente) il cerchio volgendo lo sguardo agli anni Ottanta e a chi a quell’epoca era un fanciullo. I Transformer sono personaggi mutanti ideati in Giappone nell’80 ma trasformati (è solo un gioco di parole) dall’americana Hasbro in giocattoli e subito dopo anche in giochi, action figure, fumetti, cartoni animati, serie televisiva (in onda tra l’84 e l’87), pure un film d’animazione nel 1986, “Transformers: the Movie” – nel rispetto (diciamo così) della più classica delle catene di sfruttamento di un franchise, del quale siamo stati (ahinoi!) spettatori malleabili in questi ultimi decenni. Ecco, potrebbe bastare questo a erigere uno spartiacque tra coloro che da subito sono andati in visibilio per il film con fanciullesco e irrazionale entusiasmo – i ragazzini di ultima generazione, che continuavano a chiedere ai loro genitori di comprargli i gadget ‘dedicati’, e quelli di quella appena precedente – e coloro che invece ne sono restati un pò ‘freddini’, annoiati da un plot largamente prevedibile – poca anima e tanta tecnologia -, magari appena coinvolti dalla poderosa macchina spettacolare messa in moto in questa occasione. Il nucleo narrativo riguarda una schiera di autovetture, camion, mezzi industriali o veicoli bellici che si trasformano in maxi robot metallici (già mesi prima dell’uscita nelle sale circolava un astuto spot pubblicitario di un’auto che faceva sua quest’idea) usufruendo di mutazioni rese spettacolari e sorprendenti dalle magie di cui è stata capace la Industrial Light Magic di George Lucas (un altro beniamino chiamato in causa che non ha bisogni di presentazioni). L’equidistanza critica però ci impone di trattare il film con tutto il rispetto che merita per essere stato uno dei campioni d’incasso assoluti dell’annata cinematografica 2007 e per lo sforzo produttivo impiegato (blockbuster da 150 milioni di dollari che si vedono tutti). Un cubo enorme caduto sulla Terra dal pianeta Cybertron porta con sé lo scontro tra due potenze aliene – nella sempiterna lotta tra il Bene e il Male – e mette a rischio il futuro dell’umanità: da una parte i buoni Autobots di Optimus Prime che da robot diventano auto e camion (e viceversa), dall’altra i cattivi Decepticons mutanti in tank, caccia, elicotteri. Un liceale, interpretato dall’allora lanciatissimo Shia LaBeouf (che poco dopo interpretava il quarto episodio di Indiana Jones accanto a Harrison Ford), veste i panni del predestinato che può dipanare la complessa matassa solo perché è il nipote di un esploratore che durante una missione nel Circolo Polare Artico, sul finire del 1800, aveva avuto a che fare con il luciferino capo dei Decepticons, Megaton. Queste sono solo le premesse per uno scontro senza quartiere che si consuma sulla nostra vecchia e claudicante Terra. C’è da godersi un finale pirotecnico (ed una serie di effetti digitali portentosi), una battaglia fragorosa ed interminabile, perfettamente in sintonia con le abitudini registiche di Michael Bay (“Pearl Harbour”, “Bad Boys 1 & 2”, “Armageddon”).
Nel 2009 “Transformers 2” è stato incontrastato dominatore dell’estate cinematografica e con oltre 402 milioni di $ sul solo territorio nord-americano, distanziando di più di 82 milioni il primo capitolo. Un risultato significativo che, letto come cartina tornasole (dati d’incasso alla mano che sempre seducono l’industria del Cinema), confermava il grande appeal di questo franchise. Ma serve anche ad affermare come, con ogni probabilità, la produzione abbia volutamente stemperato l’equilibrio che si respirava nel primo film (e la riflessione sul rapporto tra l’uomo e la tecnologia) per schiacciare l’acceleratore sugli aspetti più infantili ed assicurarsi così il consenso del pubblico che porta più denari nelle casse. Infatti “Transformers 2 – La vendetta del Caduto” è film destinato ad un pubblico under 14 ed è giocattolo a sua volta, e non sono del tutto sicuro che quel pubblico adulto che pur apprezza le meraviglie degli effetti speciali alla fine non si annoi. Questo perché gli scontri sferraglianti e fragorosi tra i monumentali robot digitali appaiono confusi e roboanti e per qualsiasi cultore dell’immagine (me compreso) la difficoltà maggiore è la nitida leggibilità di quello che scorre sullo schermo. Una volta fatta la tara delle perplessità ed una volta staccata la spina del cervello quello che rimane è un prodotto efficace di largo ed apprezzabile consumo grazie all’overdose di effetti speciali d’avanguardia tecnologica. Dal punto di vista della realizzazione ha prevalso il motto ‘squadra vincente non si cambia’, così ritroviamo tutti assieme regista (Michael Bay, all’epoca 44-enne oramai coccolato dalle major e del quale è solo un ricordo il flop di “Pearl Harbor”: era allora il regista più giovane ad aver superare il tetto del miliardo di $ di incassi con i suoi film), interpreti, produttori (tra cui Spielberg), sceneggiatori e responsabili degli effetti speciali (Industrial Light and Magic di George Lucas). Il filo narrativo riprende lo scontro apocalittico tra le opposte progenie di robot, i mutanti buoni Autobots e i cattivi Decepticons – che in questa occasione possono contare sull’intervento del supremo capo, il misterioso Caduto -, tutti alla ricerca di una fonte di energia vitale che ridia forza al proprio popolo. Lo strumento per conseguire l’obbiettivo è ancora una volta Sam Witwicky (Shia LaBeouf) che porta impressi nel suo cervello la Matrice che può aiutare a scoprire la potente fonte di energia. Quindi su di lui si concentra la caccia dei cattivi. Sam nel frattempo ha raggiunto il college e nel suo sfuggire al nemico è sempre affiancato, oltre che dagli Autobots che provano ad arginare la furia dei Decepticon, dalla fidanzata Mikaela (Megan Fox) e in questa occasione dal compagno di stanza Leo (Ramon Rodriguez). Le scene spettacolari si susseguono ad un ritmo forsennato per la gioia infantile dello spettatore ma (aggiungerei) con un eccesso di ripetitività che va a scapito delle logiche narrative. Location esotiche – dopo una tappa a Shanghai – sono situate in Medio Oriente tra Petra, i tempi di Axum, la Sfinge e le piramidi d’Egitto che (per esigenze narrative) vengono distrutte senza pudore alcuno alla faccia di qualsiasi ossequio culturale. Vada detto per inciso – e vi pregherei di prenderne nota – che questo è un messaggio quanto mai diseducativo nei confronti dei nostri figli.
Nel 2011 è la volta di “Transformers 3” (“Transformers: Dark of the Moon”); e nonostante non avessimo mai troppo apprezzato il ‘clangore sferragliante’ che ha contraddistinto i film precedenti, che ci hanno investito e annientati, non sottovalutiamo affatto il favore del pubblico che ha accompagnato in tutto il mondo questo fortunato franchise prodotto da Steven Spielberg. Il successo è certo merito dell’appeal ‘retro’ sprigionato sugli ex-fanciullini che una volta si gingillavano con i giocattoli (di metallo e capaci di assumere le forme più svariate) Hasbro cui si ispira la serie, ma merito anche e soprattutto dell’abilità ‘eccessiva’, iper-dinamica e incontenibile del regista Michael Bay. Il nuovo episodio offre due ore e mezza di scene ultra-spettacolari, elemento oramai distintivo ed insopprimibile (e pure difetto congenito della saga), con i buoni Autobot contro i cattivissimi Decepticon, ma a differenza dei due che l’hanno preceduto questo capitolo è stato caratterizzato da una maggiore ironia e da una migliore ‘narrabilità’. Vi si riscrive addirittura lo sbarco sulla Luna, ipotizzando che gli astronauti della missione Apollo nel ’69 siano stati spediti sul satellite con il compito di indagare in gran segreto sui resti di una misteriosa astronave aliena precipitata sul suo lato oscuro. Molto meglio del numero due (inconsistente a livello narrativo e condotto per le lunga e con eccessiva concitazione nelle scene d’azione), ma un gradino al di sotto del primo, così giusto per rimarcare come il prototipo rimanga senza ombra di dubbio un punto di riferimento ineludibile dell’action cibernetico del nuovo Millennio. Nella prima parte del film, quando si racconta il retroscena ‘fiction’ di una pagina di storia americana, Bay offre il meglio della sua bravura e non manca di citare il mitico “Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd. Poi è soprattutto azione, ritmo, decibel, sprigionati dalla rumorosa e debordante battaglia tra le gigantesche creature d’acciaio che occupa tutta la seconda parte del racconto per circa novanta minuti. Ancora una volta più che rassicurante la presenza dell’antieroe protagonista, Shia LeBoeuf, mentre qualcuno si è lamentato per la perdita (cinematografica, ‘of course!’) di Megan Fox, l’attraente (tra altri oggetti ludici) oggetto erotico del film, felicemente sostituita dalla bionda super modella Rosie Huntington-Whiteley, nei panni dell’incantevole nuova ragazza di Sam, Carly. La Huntington-Whiteley, a parte un piccolo ruolo in “Mad Max: Fury Road” del 2015 non ha avuto altre occasioni di fare cinema; attualmente – per quel che riguarda la sua vita privata – è la compagna dell’attore Jason Statham al quale ha dato un figlio lo scorso 24 giugno.
Michael Bay, spesso criticato per il suo cinema adrenalinico e fracassone – ‘tutta apparenza e poca sostanza’ è il parere dei suoi detrattori – e per una concezione dello spettacolo come se si trattasse di un luna park vorticoso, condito da un florilegio di effetti speciali, dopo essere riuscito a trasformare – mi si perdoni l’involontario gioco di parole – “Transformers” in uno dei franchise più solidi e fruttuosi della storia del Cinema, con il quarto episodio, “Transformers – L’ultimo cavaliere” (“Transformers: The Last Knight”), ha realizzato il migliore degli episodi della serie che non dispiacerà a chi ha del Cinema una visione diversa. In molti – e noi tra costoro – erano (o lo sono ancora) scettici riguardo questo tipo di proposta sovradimensionata ma al quarto appuntamento con l’universo dei megarobot lo spettacolo offerto, già prerogativa fondamentale dei precedenti episodi, sale di tono e di qualità specifica, e la visione in sala alza di molto il livello dell’entertainment che è assicurato da un’estetica visiva d’altissimo livello, tale da lasciare a bocca aperta; un progetto decisamente ambizioso e di gran lunga migliorato sotto il profilo prettamente narrativo. Michael Bay aveva conquistato le platee cinematografiche con film dal montaggio frenetico delle scene d’azione, quali “Armageddon”, il doppio “Bad Boys” e “Pearl Harbour”, e si era poi dedicato, a partire dal 2007, con enormi profitti ai mega-robot alieni di “Transformers”, capaci di assumere forme differenti, saga mutuata dai giocattoli creati dalla Hasbro. Tocco registico riconoscibile, rumorosissimi scontri tra giganti in cui viene accentuato il clangore stridente delle lamiere con ricchezza di effetti sonori, le corse sfrenate, intrighi d’ogni tipo e nemici temibili che arrivano dallo spazio, sono i segni distintivi che caratterizzano la serie. Con “Transformers 4 – L’era dell’estinzione” poi Michael Bay sembra aver voluto dare inizio ad una nuova trilogia con cambiamenti che riguardano in primis il cast degli interpreti. Intanto in questo capitolo le scene sono meno caotiche e fracassone rispetto agli episodi precedenti, e poi ci hanno colpito e si fanno notare i progressi raggiunti nell’evoluzione creativa del cinema digitale che trovano la loro esaltazione nella sbalorditiva battaglia culminante tra giganti ad Hong Kong, con scene tra le più riuscite di tutto il film. Altre location sono il Texas e la Monumental Valley. Sono passati cinque anni dagli eventi che avevano portato alla distruzione di Chicago nel capitolo 3 e nel frattempo la CIA ha rinunciato a dare protezione ai Transformer Autobot, presenti sul nostro pianeta per insegnare alla razza umana il rispetto di alcuni fondamentali valori che vengono spesso dimenticati, cosicché lo stesso leader, Optimus Prime, deve nascondersi per salvaguardare la propria incolumità dalla minaccia rappresentata dai Decepticon e dagli agenti della CIA che vogliono eliminarlo. Fino a quando non accade che un aspirante inventore, Cade Yeager, casualmente lo ritrova in un cinema polveroso e abbandonato. In questo ritrovamento si può ‘leggere’ un ironico messaggio metalinguistico; perché, mentre si tratta di materia prettamente cinematografica, quella del film intendo, Optimus Prime ha individuato quale luogo più sicuro nel quale nascondersi proprio una sala cinematografica abbandonata; è il segno dei tempi. E l’autoironia non si ferma qui visto che un tizio all’inizio del film si lascia sfuggire un eloquente “Il cinema? Una schifezza, solo sequel o remake“. Il 3D dà una mano consistente alla riuscita estetica del film e permette allo spettatore d’essere catapultato nel bel mezzo della scena. Le citazioni ad altri film sono numerose e riguardano “Bad Boys II”, “Prometheus”, “Independence Day” e perfino “Jurassic Park”; in questo ultimo caso sembra proprio che il cinema dei grandi numeri d’oggi non sappia affrancarsi dallo ‘scopiazzare’ i riferimenti adottati da altri blockbuster concorrenti della stessa stagione. Se ci pensate bene il “Godzilla” di Gareth Edwards uscito qualche mese prima aveva di suo riferimenti ai lucertoloni presenti nel celebre film di Spielberg, e “Transformers 4” propone addirittura un mega-robot modellato sulle sembianze di un mostro a metà strada tra Godzilla ed un Tirannosauro. “Transformers 4 – L’era dell’estinzione” ha ottenuto un considerevole risultato al Box Office e in particolare l’ha ottenuto in Cina, dove la saga è popolarissima, e dove – con sottile strategia messa in atto dai realizzatori visto che il mercato cinematografico è in forte espansione da quelle parti – è ambientata gran parte della storia e dove il film è uscito in contemporanea con gli Usa; in soli 11 giorni ha incassato 219 milioni di dollari, record di tutti i tempi per il paese asiatico (in precedenza era “Avatar” a detenere il primato con 204 milioni). I cambi di formazione nel cast hanno registrato l’addio (‘mai dire mai’ però) di Shia LaBoeuf, e la ‘new entry’ del collaudato (in fatto di ‘action movie’) Mark Wahlberg nei panni di Cade Yeager. Mark era stato protagonista l’anno precedente del progetto minore – ma sempre d’intrattenimento si tratta – di Bay “Pain & Gain – Muscoli e denaro”. Accanto a lui l’allora splendida 19-enne Nicola Peltz – Tessa, figlia del premuroso papà Wahlberg – a rinnovare la tradizione delle bellezze mozzafiato lanciate dalla saga come Megan Fox nel primo e secondo film, la modella Rosie Huntington-Whiteley nel terzo. E c’è poi l’emergente 22-enne Jack Reynor che è lo spericolato pilota d’auto Shane. Quali comprimari c’è pure il navigato Stanley Tucci nei panni di un ‘villain’ che si redime e si schiera dalla parte dei protagonisti principali. Poi non ci sono più Josh Duhamel e Tyrese Gibson. Ma i protagonisti umani vengono inevitabilmente sovrastati (in tutti i sensi) dai vari robot (Autobot, Dinobot, Lockdown, Bumblebee, Galvatron, Hound, Crosshairs, Drift) e scivolano in secondo piano. Steven Spielberg, dopo aver lanciato il primo film è tornato in veste di produttore esecutivo.
Tecnica ed extra
L’Edizione Speciale in Steel Book di “Transformers” proposta in doppio disco merita grande rispetto ed attenzione nonostante la parte video non ci abbia convinto del tutto; non stiamo parlando di qualità del dettaglio, di artefatti dovuti ad un errato processo di compressione o di compattezza delle immagini – in questa direzione tutto è perfetto -, quanto piuttosto dell’aspetto cromatico, già avvertito nella visione sul grande schermo, eccessivamente ‘sofferente’ per nitore, cui la scelta produttiva si è indirizzata per ragioni (forse) legate alla necessità di mantenere nella penombra la scena, onde ‘mascherare’ gran parte degli effetti speciali. Il sonoro è superlativo (irruente ed avvolgente) ed accompagna egregiamente ogni fase della pirotecnica azione narrativa con adeguato intervento sull’intero fronte dei diffusori. Gli extra costituiscono un fiore all’occhiello per quantità e qualità. In primis il commento del regista, poi un florilegio di interviste (produttori, sceneggiatori, regista, attori) utili a comprendere meglio tutte le fasi realizzative dell’ambizioso progetto, scene tagliate, backstage degli errori sul set, l’animazione digitale, modellini, prove di ripresa, un video con provino della splendida protagonista femminile Megan Fox, analisi dettagliata delle scene d’azione, descrizione delle location adottate per le riprese (particolare attenzione alla scena nel deserto), sezione dedicata alle auto utilizzate sul set, dietro le quinte sul come sono stati realizzati i robot: elaborazioni al computer, disegni, modellini; tre diversi trailer cinematografici.
In quanto a “Transformers – La vendetta del caduto”, l’overdose di effetti speciali digitali lo fa sembrare più un video-game che un film. Sul fronte video si registra un cromatismo forse troppo acceso (l’avevamo sottolineato anche per il primo capitolo) con colori assai saturi e ottimi dettaglio e contrasto. Audio avvolgente e di strabordante dinamismo, figlio della concitazione delle scene d’azione di cui è zeppo l’intero film; tutti i canali vengono messi a dura prova anche se il fragore talvolta funge in ‘levare’ nitidezza più che ‘delinearla’. Ridotte al lumicino le occasioni per apprezzare la qualità dei dialoghi. Extra: Commento audio di Bay, Roberto Orci e Alex Kurtzman sul primo DVD mentre sul secondo troviamo numerosi speciali e featurette come “Il fattore umano: l’accanita vendetta del caduto”, “Un giorno con Bay: Tokyo”, “25 anni di Transformers”, “Nest: la banca dati”, “L’universo visivo di Bay”, scene inedite, videoclip dei Linkin Park (“New Divide”). Riguardo “Transformers – La vendetta del caduto” la Industrial Light & Magic, con l’ausilio del 3D, assicura a questo terzo episodio un’eccellenza tecnica che pone il film, sotto questo profilo, al top dell’intrattenimento relativo al franchise. Pressoché perfetta e realisticamente credibile la combinazione di riprese ‘live’ ed effetti in CGI, decisamente meno ‘convulsa’ e più comprensibile di quanto visto nel capitolo precedente. E poi, alla visione sul grande schermo, c’è un 3D nativo (con qualche aggiustamento in post-produzione), immersivo e coinvolgente, che è tra i migliori in assoluto finora realizzati al Cinema. Intanto la versione in HD (e 2D), nel rispettare l’aspect-ratio d’origine di 2.39:1, è stupefacente per quantità e qualità dei dettagli e della risoluzione video complessiva, anche in condizioni di luce più precarie, assai vicina a quanto goduto tridimensionalmente sullo schermo. La palette cromatica è vibrante e ben bilanciata, e i colori sono saturi. Una (quasi) impercettibile grana è dovuta perlopiù alle diverse cineprese (35mm e 3D HD) utilizzate e non del tutto appropriati sono i dettagli relativi agli incarnati degli ‘umani’, in parte innaturali. Comparto audio di perfezione assoluta: coinvolgente, dinamico e robusto sull’intero range dei diffusori, dialoghi nitidi e strabiliante ed efficace resa dei tanti piccoli particolari. Particolarmente accurato e referenziale il 7.1 originale ma anche la traccia surround italiana non sfigura.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Paramount/Universal Pictures)
I Film della Saga:
Transformers (id.), 2007
Transformers 2 – La vendetta del caduto (Transformers: Revenge of the Fallen), 2009
Transformers 3 (Transformers: Dark of the moon), 2011
Transformers 4 – L’era dell’estinzione (Transformers: Age of Extinction), 2014
Transformers 5 – L’ultimo cavaliere (Transformers: The Last Knight), 2017
(immagini per cortese concessione della Paramount/Universal Pictures)
NOTE TECNICHE
Il Film
TRANSFORMERS
(Transformers)
Usa, 2007, 138’
Regia: Michael Bay
Cast: Shia LaBeouf, Megan Fox, Charlie Bodin, Dane Cook, Frederic Doss, Josh Duhamel, Rachael Taylor, Peter Cullen, John Turturro, Jon Voight, Tyrese Gibson, Bernie Mac.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.40:1 1920x1080p/ AVC MPEG-4
Audio: Inglese Dolby True-HD 5.1
Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Paramount / Universal Pictures Italia
NOTE TECNICHE
Il Film
TRANSFORMERS 2 – LA VENDETTA DEL CADUTO
(Transformers: Revenge of the Fallen)
Usa, 2009, 144’
Regia: Michael Bay
Cast: Shia LaBeouf, Megan Fox, Hugo Weaving, Rainn Wilson, Josh Duhamel, John Turturro, Frank Welker, Isabel Lucas, Tyrese Gibson.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.40:1 1920x1080p/ AVC MPEG-4
Audio: Inglese Dolby True-HD 5.1
Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Paramount / Universal Pictures Italia
NOTE TECNICHE
Il Film
TRANSFORMERS 3
(Transformers: Dark Of The Moon)
Usa, 2011, 154’
Regia: Michael Bay
Cast: Shia LaBeouf, Rosie Huntington-Whiteley, Hugo Weaving, Josh Duhamel, John Turturro, Tyrese Gibson, John Malkovich, Frances McDormand, Peter Cullen.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.39:1 1920x1080p/ AVC MPEG-4
Audio: Inglese Dolby True-HD 7.1
Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Paramount / Universal Pictures Italia
NOTE TECNICHE
Il Film
TRANSFORMERS 4 – L’era dell’Estinzione
(Transformers: Age of Extinction)
Usa, 2014, 160’
Regia: Michael Bay
Cast: Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Jack Raynor, Nicola Peltz, Sophia Myles.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.39:1 1920x1080p/ AVC MPEG-4
Audio: Inglese Dolby True-HD 7.1
Italiano, Francese, Tedesco, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Distributore: Paramount / Universal Pictures Italia