TRANSFORMER di Lou Reed in Vinile

 

 

 

 

ARTISTA: LOU REED
TITOLO: Transformer
ETICHETTA: RCA/Sony Music
ANNO: 1972/2016

 

 

 

Transformer” di Lou Reed, del 1972, è senza alcun dubbio una pietra miliare del Rock, un capolavoro soprattutto della seconda fase, quella che a partire dagli sgoccioli degli anni Sessanta ha ‘scritto’ la nuova grammatica della (sempiterna) musica giovane declinando i paradigmi di un Rock decadente che ha fatto scuola. In una ideale classifica dei 100 dischi più belli della storia del rock, l’album che lanciò definitivamente Lou Reed nel firmamento della musica (fino a diventare egli stesso l’icona di cui tutti siamo a conoscenza) una volta conclusasi l’avventura con i Velvet Underground, occupa certamente un posto di rilievo. Rimane pure tra i più importanti manifesti del Glam-Rock (definito “l’ultima Avanguardia del Novecento”), genere  che all’epoca contava tra i suoi protagonisti gente come Marc Bolan dei T-Rex, Gary Glitter, Bryan Ferry dei Roxy Music, Alice Cooper e infine l’alieno androgino Ziggy Stardust, ovvero David Bowie, e Mick Ronson, che non a caso sono stati i produttori di questo lavoro. Il Glam-Rock incarnava alla perfezione lo spirito degli anni Settanta ed il fermento creativo della prima ora del movimento; la musica di Lou Reed fu un vero e proprio omaggio al sentimento che si faceva largo e di cui l’artista fu tra i promotori, con atmosfere urbane decadenti, la trasgressione, gli eccessi e l’omosessualità che entravano nel Rock dalla porta principale. Detto ‘il rock dei lustrini’ perché i protagonisti si truccavano, indossavano parrucche e abiti coperti di lustrini e paillettes, e dichiaravano senza alcun pudore la loro bisessualità. “Walk On the Wild Side” (con il coretto ‘du – du du – du du – du du du du’, la frase di sax di Ronnie Ross e l’inconfondibile giro di basso di Herbie Flowers) è senza ombra di dubbio una delle più grandi canzoni rock di sempre; ma indimenticabili sono anche “Vicious”, “Satellite of Love” e “Perfect Day”, tutte presenti nel disco di Reed. È memorabile anche la copertina con la faccia di Lou Reed fotografata in bianco e nero (da Mick Rock), e collocata su uno sfondo giallo scuro e nero, dall’espressione attonita ed effeminata vicina all’icona di Frankenstein. Poiché il titolo paradigmatico sta per ‘trasformazione’, ‘mutamento’, ‘cambiamento’, ‘travestimento’, ‘reinvenzione di sè’, ad indicare il momento di crisi esistenziale (dubbi e incertezze inclusi) che aveva colpito Lou Reed già negli ultimi tempi dell’avventura Velvet Underground (gruppo tra i più influenti del nuovo corso Rock), e la strada di un possibile cambiamento. Inoltre “Transformer” giungeva dopo un album d’esordio (semplicemente “Lou Reed”), dello stesso 1972, che non aveva convinto nessuno, anzi era sembrato accrescere il senso di smarrimento e fragilità che attanagliava l’artista, sul punto di essere addirittura scaricato dalla casa discografica (la RCA) che lo aveva da poco messo sotto contratto. In realtà la sua uscita dai Velvet Underground – esperienza trascinatasi per troppo tempo, ben oltre la sua naturale ragione d’esistere – aveva creato grandi aspettative nei fan, curiosi di valutare quale direzione egli decidesse di intraprendere, ed il primo passo solista, il self-titled album d’esordio, non lo aveva affatto aiutato. La grande svolta si concretizzava con l’arrivo di David Bowie, suo grandissimo estimatore, che assumeva le redini produttive (e con lui Mick Ronson, storico chitarrista della band di Ziggy, aggregato al progetto per la sua straordinaria competenza tecnica e per le efficaci soluzioni armoniche negli arrangiamenti) e, mentre di suo pubblicava l’album della definitiva consacrazione (“The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”, uscito nel giugno 1972), aiutava l’artista newyorkese a delineare il nuovo ‘look’ musicale da mettere in campo con “Transformer” (che usciva più tardi, l’8 novembre). Alla base della collaborazione generosamente offerta a Reed da Bowie c’era certamente un qualche debito di riconoscenza e affinità artistica derivati da brani importanti scritti da Lou in ambito Velvet (come “I’m Waiting For The Man”, “Venus In Furs”, “Heroin” e “White Light/White Heat”) ma va anche detto che la presenza rassicurante di una personalità così forte e consapevole dei suoi mezzi come David, permise a Lou di uscire dal guscio opprimente dei suoi problemi e di comporre un pugno di canzoni memorabili. L’ammirazione di David per Lou si coglie in questa sua affermazione: «Lou ha portato il rock nell’avanguardia. Ha creato l’ambiente nel quale inserire la nostra visione più teatrale. Ci ha dato la strada e i paesaggi e noi li abbiamo popolati. Lou Reed ha creato lo Zeitgeist verbale e musicale». “Transformer” è diventato un manifesto quanto mai esplicito di provocazione, trattando argomenti di crudo realismo (l’omosessualità, il travestitismo, la droga, la perversione), ancora guardati con pregiudizio dalla società del tempo, supportato da un Rock urbano immerso nella cruda realtà dei bassifondi metropolitani, irrorato dalle sgargianti istanze del Glam Rock inglese e da un discreto e poco appariscente dosaggio di atmosfere decadenti mitteleuropee ottenendo risultati a dir poco raffinati; queste ultime troveranno l’ideale compimento nel successivo album di Reed, “Berlin” del 1973. Attraverso il suo personale spleen esistenziale il merito precipuo di Lou fu quello di far emergere, umanizzare e legittimare con la sua musica e le sue liriche poetiche, un universo ‘scandaloso’ a margine della società che creava imbarazzo e scatenava moralismi. Il contributo alla realizzazione del disco offerto da Mick Ronson si esplicava, oltre che ne lavoro produttivo al fianco di Bowie e negli arrangiamenti messi a punto pure con l’intervento di Reed, in una presenza assidua in studio di registrazione nel suonare chitarre e piano. In apertura “Vicious” (‘perverso’), con il suo robusto e convinto incedere, salda il debito con il passato velvettiano (si coglie evidente qualcosa più di un semplice riferimento a “Sweet Jane” e nel testo schegge di Andy Warhol; sembra sia stato egli stesso a sollecitare a Lou la scrittura di un brano ‘perverso’) ma il ‘new deal’ reediano guarda avanti. L’impianto sonoro (in stile ‘garage’) fin dalle battute iniziali è di prim’ordine, il lavoro chitarristico di Ronson egregio, il suo assolo memorabile.
(“Vicious you hit me with a flower/ you do it every hour/ oh baby your so vicious/ Vicious you want me to hit you with a stick/ but all i’ve got’s guitar pick/ oh baby you’re so vicious”)
Dopo il folgorante inizio il secondo brano, “Andy’s Chest”, dall’avvio quasi sussurrato e ritmi in mid-tempo, cita ancora Warhol (del quale si rievoca il tentato assassinio da parte di Valerie Solanas che nel ’68 gli aveva scaricato alcuni colpi di pistola in petto) ma si ammanta con decisione dei cromatismi del Glam, adagiati sulle liriche visionarie e malinconiche di Lou; segue un altro dei capolavori (se non addirittura quello assoluto) ancora oggi riconosciuti dell’artista di Brooklyn, “Perfect Day”, con il pianoforte di Mick ad introdurre il pezzo e a preparare l’indimenticabile (quasi parlato) motif, si dispiega un testo di rara bellezza esistenziale, nel quale emerge nitido il rapporto conflittuale con la propria sessualità e le droghe di cui Lou era schiavo.
(Just a perfect day/ you made me forget myself/ I thought I was someone else/ someone good […] You’re going to reap just what you sow”)
Hangin’ Round” è un altro brano distintivamente Glam, ma ha però un incedere più classico tra boogie-woogie e rock’n’roll, mentre a chiudere la facciata A dell’album c’è, in quanto a capolavori, la canzone che fa il paio con “Perfect Day”, ovvero “Walk On The Wild Side”, autentico manifesto programmatico dell’arte e del pensiero di Lou Reed, la sua sfida alle convenzioni borghesi, introdotta dal giro di contrabasso (doppiato dal basso, opera di Herbie Flowers) e dalla chitarra di Lou, ed il ‘du – du du’ di cui sopra, che è scolpito indelebilmente nella memoria collettiva dei consumatori di Musica. Sul finire apprezziamo anche il magnifico assolo di sassofono di Ronnie Ross. Nel testo Reed espone riferimenti espliciti alla prostituzione maschile (“Little Joe never once gave it away/ everybody had to pay and pay”), al sesso orale (“But she never lost her head / even when she was givin’ head”), sull’ambiguità sessuale, sul travestitismo. Inutile forse ribadire che su un brano come questo si è edificato il Mito di Lou Reed. La facciata B si apre con l’eclettica “Make Up”, inno al travestitismo nel quale Lou dichiara la propria simpatia per l’universo gay (“Now, we’re coming/ out of our closets/ Out on the streets”), segue la ballata pianistica “Satellite Of Love”, scritta nel periodo di militanza nei Velvet, anche questo pezzo indicato tra i più significativi del suo repertorio, su cui si inserisce nel finale l’inciso vocale di Bowie, capace di toccare note altissime. “Wagon Wheel” ha costruzione e look musicale decisamente in ‘stile Bowie’: omaggio o c’è più di uno zampino del futuro ‘Duca Bianco’ nella sua stesura? “New York Telephone Conversation”, anche questo dedicato a Warhol, è una registrazione in presa diretta con pianoforte, basso e cimbali, dall’incedere divertente e divertito. I due pezzi che chiudono in bellezza l’album (“I’m So Free” e l’elegante “Goodnight Ladies”) hanno entrambi un passo vaudevilliano da ‘dark cabaret’.

La line-up selezionata per la registrazione del disco al Trident Studios di Londra (tra luglio ed agosto ‘72) è di livello assoluto: oltre a Lou Reed (chitarra acustica), David Bowie (backing vocals-mixing), Mick Ronson (chitarre, pianoforte, coro), ci sono Klaus Voormann, il bassista che ha lavorato per Beatles e Plastic Ono Band di John Lennon (basso, chitarra-basso), Herbie Flowers (basso, tuba, strumenti vari) e Ronnie Ross (sax). La fotografia di Mick Rock utilizzata nella copertina dieci anni più tardi venne ricolorata e utilizzata per quella di “The Blue Mask”. Sul retro invece campeggia una doppia immagine del designer Ernst Thormahlen con la contrapposizione di un gay che ‘imitare’ il Marlon Brando de “Un tram che si chiama desiderio” e “Il Selvaggio” ed un travestito ammiccante, con tanto di parrucca e abito di lamè. Ricordiamo come l’edizione italiana venne censurata per via dell’erezione evidente sul profilo dell’uomo e l’oggetto dello ‘scandalo’ (che poi non era altro che una banana infilata nei pantaloni) venne coperto da una fascia dorata con la scritta ‘Produced by David Bowie and Mick Ronson’. “Walk On The Wild Side” fu il primo singolo estratto dall’album; uscì nel novembre 1972 con “Perfect Day” come B-Side, seguito nella primavera del 1973 da “Vicious”, in due diverse edizioni, una per L’Inghilterra accoppiata con “Satellite of Love” e un’altra per il mercato americano con “Goodnight Ladies”. Un terzo singolo qualche mese dopo proponeva ancora “Satellite of Love”, questa volta come Lato A. Una volta pubblicato “Transformer”, con tutto l’alone di capolavoro di cui da subito si è ammantato, le strade di Reed e Bowie si divisero, lasciando pure qualche piccolo strascico polemico, ma Lou era oramai pronto per affrontare con sicurezza il suo percorso di crescita artistica nella fase più delicata della sua carriera, non dimenticando poi l’influenza che egli ha avuto sulle generazioni di musicisti che da lui hanno preso ispirazione. Nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling StoneTransformer” si trova al #194 e al #26 nella All Time Top 100 di Melody Maker. Un album splendido e coinvolgente, un vero e proprio ‘must’ – disco della rinascita, il cui successo trasformò Lou Reed da figura di culto nell’underground a rockstar totale – che non deve (non può) mancare nella discoteca privata di chiunque si senta di essere un cultore del Rock. Messaggio questo indirizzato soprattutto alle nuove generazioni di fan del Rock che troveranno nell’acquisto di questo album in vinile una fonte sicura di godimento. Va inoltre sottolineato come la nuova edizione in vinile è frutto del lavoro di rimasterizzazione condotto sotto la supervisione personale dello stesso Lou Reed su tutti gli album del catalogo RCA e Arista Records pochi mesi prima della scomparsa dell’artista avvenuta il 27 ottobre 2013 all’età di 71 anni; era nato a Brooklyn da una famiglia ebraica il 2 marzo del 1942. Un ulteriore elemento, questo, per procedere all’up-date della copia dell’album in possesso anche per i fan di lungo corso.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Musicisti
    Lou Reed – voce, chitarra ritmica
    Mick Ronson – chitarra solista, pianoforte, flauto dolce
    Herbie Flowers – basso, contrabbasso, tuba
    John Halsey – batteria
    Trevor Bolder – tromba
    Ronnie Ross – sassofono baritono, sassofono tenore
    Barry DeSouza – batteria
    Ritchie Dharma – batteria
    Klaus Voormann – basso
    Thunderthighs – cori

 

Transformer – Lou Reed (1972)
Tracklist (LP):
Lato A
    Vicious – 2:58
    Andy’s Chest – 3:20
    Perfect Day – 3:46
    Hangin’ ‘Round – 3:35
    Walk on the Wild Side – 4:15
Lato B
    Make Up – 3:00
    Satellite of Love – 3:42
    Wagon Wheel – 3:19
    New York Telephone Conversation – 1:33
    I’m So Free – 3:09
    Goodnight Ladies – 4:31

 

Tracce bonus della riedizione in CD del 2002
    Hangin’ ‘Round (Demo acustico) – 3:58
    Perfect Day (Demo acustico) – 4:50

 

Discografia di Lou Reed:
Album in studio
Lou Reed (RCA, 1972)
Transformer (RCA, 1972)
Berlin (RCA, 1973)
Sally Can’t Dance (RCA, 1974)
Metal Machine Music (RCA, 1975)
Coney Island Baby (RCA, 1976)
Rock ‘n’ Roll Heart (Arista, 1976)
Street Hassle (Arista, 1978)
The Bells (Arista, 1979)
Growing Up in Public (Arista, 1980)
The Blue Mask (RCA, 1982)
Legendary Hearts (RCA, 1983)
New Sensations (RCA, 1984)
Mistrial (RCA, 1986)
New York (Sire, 1989)
Songs for Drella (con John Cale) (Sire, 1990)
Magic and Loss (Sire, 1992)
Set the Twilight Reeling (Sire, 1996)
Ecstasy (Sire, 2000)
The Raven (Sire, 2003)
Hudson River Wind Meditations (Sounds True, 2007)
Lulu (con i Metallica) (Warner, 2011)

 

Album dal vivo
Rock ‘N’ Roll Animal (RCA, 1974)
Lou Reed Live (RCA, 1975)
Live: Take No Prisoners (RCA, 1978)
Live in Italy (RCA, 1984)
Live in Concert [ristampa di Live In Italy] (RCA, 1996)
Perfect Night: Live in London (Sire, 1998)
American Poet (Pilot, 2001)
Animal Serenade (RCA, 2004)
Bataclan ’72 (Dynamic, 2004)
The Stone: Issue Three (con John Zorn e Laurie Anderson) (Tzadik, 2008)
Berlin: Live at St. Ann’s Warehouse (Matador, 2008)
The Creation of the Universe (Best Seat, 2008)

 

Raccolte
Walk on the Wild Side: The Best of Lou Reed (RCA, 1977)
Rock and Roll Diary: 1967-1980 (Arista, 1980)
City Lights (Arista, 1985)
Walk on the Wild Side & Other Hits (RCA, 1992)
Between Thought and Expression: The Lou Reed Anthology (box set, 1992)
The Best of Lou Reed & Velvet Underground (Global TV, 1995)
Different Times: Lou Reed in the ’70s (RCA, 1996)
Perfect Day (Sony, 1997)
A Retrospective (RCA, 1998)
The Definitive Collection (Arista, 1999)
The Very Best of Lou Reed (Sony, 2000)
Legendary Lou Reed (BMG, 2002)
NYC Man (The Ultimate Collection 1967-2003) (RCA, 2003)
NYC Man: Greatest Hits (BMG, 2004)
Perfect Day: The Best of Lou Reed (Sony/BMG, 2009)
The Essential Lou Reed (RCA, 2011)