L'angolo del Kult!

STEVE REEVES: MISTER PEPLUM

 

 

 
 
Coloro che all’inizio degli anni Sessanta erano fanciulli o adolescenti certamente conserveranno un dolce ricordo di quei magnifici film storico-mitologici-avventurosi (solo più tardi avremmo imparato a chiamarli ‘Peplum’ o ‘Sandaloni’), girati nel nostro paese e dedicati ad eroi mitologici, a storie dell’antica Grecia, ai primordi della nascita di Roma.

 

 

Opere caratterizzate da budget assai risicati ma che grazie alla fantasia e all’ingegno di registi, sceneggiatori e maestranze italiche tutte, hanno reso fecondo un filone di grande successo al botteghino, e che ha oltrepassato i confini nazionali per trovare consensi su altri mercati, quello americano in primis. Tutto era nato quando nei ’50 Hollywood, con investimenti mastodontici, aveva fatto di Cinecittà il quartier generale per la realizzazione di una lunga serie di film storici in costume (da “Ben Hur” a “Cleopatra”, da “La tunica” a “Sodoma e Gomorra”, da “Barabba” a “La Bibbia”); poi una volta dissolto lo slancio produttivo, utilizzando il più delle volte le scenografie abbandonate dagli americani, il cinema italiano vi ha edificato un piccolo capolavoro di creatività. Film di certo non indimenticabili e bistrattati dalla critica, ma che non solo hanno popolato i sogni fantastici di tanti giovani frequentatori delle sale cinematografiche, ma alla lunga si sono trasformati in un fiore all’occhiello della nostra industria cinematografica. È anche vero, e la cosa non va trascurata, che una volta esauritosi il successo di questo genere (durato per grosse linee tra il 1958 e il 1964) gli stessi registi e attori, gli stessi sceneggiatori e direttori della fotografia, hanno riversato tutte le loro energie in un filone ancora più amato e di successo, il Western-Spaghetti, che ha avuto il suo momento di gloria fino ai primi anni dei Settanta. Siamo insomma stati maestri nel declinare a modo nostro due generi tipicamente americani, i kolossal storici, prima, ed il western, poi. Il genere Peplum si fa risalire all’uscita sugli schermi di “Le fatiche di Ercole” di Pietro Francisci del 1958; ad interpretare il ruolo del figlio di Zeus fu un culturista celebre negli Usa ma praticamente sconosciuto da noi, Steve Reeves. L’attore nasceva il 21 gennaio 1926 a Glasgow nel Montana, una cittadina vicina al confine con il Canada (ed è morto il 1° Maggio del 2000 a Escondido in California), e conquistava con i suoi muscoli possenti, scolpiti dall’allenamento da body-builder, i titoli di Mister America, Mister Mondo e Mister Universo. Cecil B. De Mille stava per scritturarlo per “Sansone e Dalila” per preferirgli alla fine Victor Mature. Di lui però si accorgeva Pietro Francisci che l’ha voluto in “Le fatiche di Ercole”: un successo incredibile anche in America, bissato dal suo sequel, “Ercole e la Regina di Lidia”, che fecero di Reeves la star campione d’incassi alla fine dei Cinquanta e l’attore più popolare di film Biblici & Mitologici. Tra il 1954 e il 1968 ne interpretò 18, diventando il divo assoluto del peplum italiano (con il corollario dei vari Ercole, Maciste, Ursus e Sansone). La maggior parte dei film cui prese parte erano ambientati nel periodo della Roma e della Grecia antica. La Titanus tempo fa ha tirato fuori (e pubblicato) dai suoi archivi alcuni dei film più amati tra quelli interpretati da Steve Reeves, autentici ‘cult’ per gli appassionati: “La battaglia di Maratona” (1959, Titanus/01 Distribution) e “Il ladro di Bagdad” (1961, Titanus/01 Distribution), che in realtà Peplum non è, entrambi firmati da Bruno Vailati, “Romolo e Remo” (1961, Titanus/01 Distribution) – assieme a Gordon Scott, altro culturista che ha prestato in alcune occasioni il suo fisico per interpretare Tarzan e un buon numero di “Maciste” – e “Il figlio di Spartacus” (1962, Titanus/01 Distribution) entrambi di Sergio Corbucci; film che sovente rimandano a opere della cinematografia americana (“Spartacus” di Kubrick e “Il ladro di Bagdad” con Douglas Fairbanks Jr.). Recuperare questi film alla visione vi permetterà di apprezzare il gusto genuino di un simile fenomeno e la riscoperta di una serie di attori insospettabilmente coinvolti (Virna Lisi, Ornella Vanoni, Jacques Sernas, Daniela Rocca, Ombretta Colli, Ivo Garrani, Georgia Moll, Alberto Lupo, Sergio Fantoni). Di Reeves, a chiudere il discorso su di lui ci piace ricordare anche: “Gli ultimi giorni di Pompei” (1959), “Agi Murad, il diavolo bianco“ (1961), “La guerra di Troia” (1961), “Morgan il pirata” (1961), “La leggenda di Enea” (1962), “Sandokan, la tigre di Mompracem” (1963), “I pirati della Malesia” (1964).

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA