Musica

SOUND THE ALARM di Booker T

 

 

ARTISTA: BOOKER T
TITOLO: Sound The Alarm
ETICHETTA: Stax/Concord/Universal
ANNO: 2013

 

 

Chissà quanti si ricorderanno di questo vecchio leone che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica pop assieme alla sua leggendaria formazione. I Booker T. & the MG’s è stato il gruppo di punta della Stax Records, e prima formazione di Memphis integrata tra bianchi e neri, in cui militavano tra gli altri Steve Cropper e Donald Duck Dunn che molti ricorderanno nei Blues Brothers di John Belushi e Dan Aykroyd. Lui, Booker T. Jones, organista e produttore un tempo a capo della formazione con la quale ha scritto pagine importanti nella storia dell’etichetta fondata a Memphis, Tennessee, nel 1957, un maestro riconosciuto del suo strumento, l’Hammond B-3. Ora la magia senza tempo del ‘suono Stax’ torna a fare breccia nel cuore di tanti nostalgici dei tempi andati poiché da qualche anno la ‘mitica’ etichetta discografica si è rimessa in carreggiata (nel 1976 aveva chiuso per bancarotta dopo quasi vent’anni di attività), sotto l’egida del Concord Music Group, prima procedendo alla ristampa di una serie di classici del suo catalogo, poi nell’incoraggiare e favorire un ritorno di fiamma per il classico sound degli anni  Sessanta e primi anni Settanta. È così che ha potuto fare la sua rentrée in grande stile Booker T. Con il suo sound Booker T. è stato artefice del tappeto sonoro a sostegno di tanti classici hit del soul cantati da Otis Redding, Eddie Floyd, William Bell e tanti altri e nello stesso tempo condotto un’attività discografica a se stante con gli MG’s incidendo alcuni celebrati hit strumentali quali “Green Onions” (il suo riff è considerato uno dei più importanti dell’intera storia del rock), “Time Is Tight” e “Soul Limbo” su tutti. Beh, giusto per dirvi di qualche altra perla: Booker T suonava l’organo nella virulenta “Born on the Bayou” dei Creedence Clearwater Revival e nell’evergreen “(Sittin’ on) The Dock of the Bay” di Otis Redding così come ha caratterizzato pure le intense interpretazioni soul di Redding di “I’ve Been Loving You Too Long (To Stop Now)” e “Try a Little Tenderness”. Nel 2004, la rivista Rolling Stone ha inserito il gruppo all’interno della classifica dei 100 più grandi artisti di tutti i tempi (al N° 93). La Stax, assieme alla Motown Records, sua diretta concorrente, contribuì a edificare il sound di riferimento per la gente di colore negli anni Sessanta, un sound che ben presto non venne disdegnato dai bianchi. Solo che a differenza della Motown, troppo impegnata a piacere a tutti i costi al pubblico bianco con un suono pop, la Stax si contraddistinse per un sound diverso, più radicato nel sentire soul dei neri d’America. Dall’addio alla Stax Jones è passato di etichetta in etichetta, incidendo dischi con parsimonia, forse consapevole di non poter più ricreate le atmosfere di un tempo; grazie al suo virtuosismo strumentale ha spesso fornito il suo contributo di session-man in dischi di altri (Stephen Stills, Bill Whiters, Rita Coolidge, Wille Nelson, Neil Young, Ray Charles, Elton John e Leon Russell). “Sound the Alarm” è il decimo album inciso a partire da “Green Onions” del 1962, più di cinquant’anni fa, e segna il ritorno all’etichetta che gli ha dato fama e gloria (e alla quale lui ha donato una serie considerevole di hit): sono passati 42 anni dall’ultimo disco inciso assieme agli MG’s per la Stax (“Melting Pot” nel ’71), oggi sussidiaria della Concord. Contiene tutti brani scritti da Jones (da solo o con altri) e si incentra principalmente sull’abilità strumentale del titolare. Un album che ha il marchio distintivo del grande sound Memphis d’un tempo. Il ‘ritornare a casa’ ha sempre un sapore piacevole, soprattutto dopo così tanti anni, ma se ci si attende all’ascolto un ritorno nostalgico alle atmosfere vintage d’un tempo si rimarrà in parte delusi perché il disco è calato in atmosfere contemporanee e solo in parte trasuda di quell’antico stile tra i sui solchi. Questo accade quando emergono il flessuoso e ‘sensuale’ contributo delle tastiere, la vibrante sezione ritmica, il classico giro di basso circolare e ipnotico, ed il corposo contributo dei fiati. La funkeggiante title-track, richiama alla memoria gli anni d’oro, così come “Feel Good”, “Austin City Blues“, “66 Impala”, “Your Love Is No Love“, che con il suo pronunciato abbrivio soul/gospel avrebbe ben figurato nel repertorio di Otis Redding, e soprattutto la danzereccia “Fun” – sembra un mix tra “Soul Man”, “Tears of a Clown” e “Soul Limbo” – che porta in primo piano il distintivo marchio d’un tempo con quei riconoscibilissimi riff dell’Hammond, ma poi il disco di Booker T si cala bene nel contesto funky soul groove odierno anche in virtù dei pregevoli contributi esterni offerti da preziosi ‘guest’. “Broken Heart” (con il contributo vocale di Jay James) e “Your Love Is No Love“, sono deliziose e romantiche ballate R&B, mentre quasi tutti gli altri brani vivono di momenti prevalentemente strumentali. Al servizio di Jones troviamo numerosi ospiti oltri quelli già segnalati: i cantanti Estelle, Anthony Hamilton, Mayer Hawthorne, Luke James, gli strumentisti Gary Clark Jr., Raphael Saadiq, Sheila E. e il gruppo rock/R&B dei Vintage Trouble. Spiccano il soul-jazz della già citata “Feel Good“, il funky & bluesy di “Austin City Blues” (con Gary Clark Jr. alla chitarra), la spumeggiante “Can’t Wait” (con Estelle). Anthony Hamilton con la sua voce baritonale impreziosisce “Gently” e Mayer Hawthorne il brano che dà il titolo all’album. La toccante “Watch You Sleeping” vede il duetto vocale di Jones con Kori Withers, figlia dell’antico collega Bill Withers, con “66 Impala” Booker T perlustra l’angolo latino dell’universo R&B con il supporto e la partecipazione di Sheila E., figlia del percussionista Pete Escovedo, e del conguero Poncho Sanchez, e sembra fare il verso all’organista dei Santana, Gregg Rolie, mentre in “Father-Son Blues” duetta con suo figlio chitarrista Ted Jones. Non tutto fila liscio in modo impeccabile – questo va detto – ma nel complesso merita credito questo signore di 67 anni che è tornato alla gioia e al divertimento della sua vita.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA