L'angolo del Kult!

SINISTER FILM: CLASSICI RITROVATI DI CULTO – Parte 2

 

 

 
 
Selezione di Classici del Cinema ritrovati, pubblicati da Sinister Film e CG Home Video in copie restaurate digitalmente per i cultori più raffinati della Settima Arte. Quello che proponiamo è solo un ‘assaggio’ di titoli in ordine sparso da non trascurare se l’obbiettivo di chi legge è quello di riappropriarsi di un pezzo di Cinema dimenticato.

 

TARZAN RKO COLLECTION” (3 dvd, 1943/1945/1946/1948, Sinister Film/CG Home Video) di Kurt Neumann, Robert Florey, Wilhelm Thiele; Johann “Johnny” Weissmuller, gloria del nuoto americano negli anni Venti, 5 medaglie d’Oro alle Olimpiadi e 67 record mondiali stabiliti in carriera, abbandonava le piscine, dove gareggiava, agli inizi dei ’30 per passare (dopo aver firmato un contratto con la Metro-Goldwyn-Mayer) a vestire i panni di Tarzan. Il primo dei film di una lunga serie, “Tarzan l’uomo scimmia” è del 1932 e gli diede subito una grande fama internazionale: persino Edgar Rice Burroughs, l’autore dei romanzi cui il film si ispirava, apprezzò la scelta. I primi 6 film vennero prodotti dalla MGM, poi nel 1942 la serie avventurosa passò nelle mani della RKO per altre 6 pellicole. Ecco allora che la Sinister Film ha riunito in un unico cofanetto triplo i 6 film per la RKO. Un autentico ‘cult’.
I RIBELLI DELL’HONDURAS” (1953, Sinister Film/CG Home Video) di Jacques Tourneur; il regista francese (1904-1977), naturalizzato americano, deve la sua fama soprattutto ad un trittico di film horror (divenuti ‘cult’) diretti negli anni ’40 per la RKO Pictures: “Il bacio della pantera”, “Ho camminato con uno zombie” e “L’uomo leopardo”. Ma nella sua filmografia compaiono anche pellicole belliche, western e noir (come il classico “Le catene della colpa” con Robert Mitchum e Kirk Douglas). Come per tanti altri la sua opera è stata rivalutata negli anni ’60 dalla critica francese. Sebbene questo sia un suo film minore merita attenzione comunque: in una giungla completamente ricostruita in studio si muovono i protagonisti (tra cui Glenn Ford e Ann Sheridan). Un avventuriero americano si inoltra nella giungla, per portare aiuto ai ribelli, in compagnia di alcuni criminali evasi ed una giovane donna.
IL VENTAGLIO” (1949, Sinister Film/CG Home Video) di Otto Preminger; viennese di nascita, Preminger, appartiene alla schiera di registi che negli anni ’30, al profilarsi dell’incubo nazista, abbandonarono l’Europa per dispensare il proprio bagaglio di cultura a beneficio della nascente industria cinematografica Usa. Questo è tratto da una pièce di fine ‘800 di Oscar Wilde, “Il ventaglio di Windermere“, ma è anche il remake di una raffinata commedia degli equivoci risalente all’epoca del Muto e firmata da un altro dei maestri mitteleuropei emigrati ad Hollywood, Ernst Lubitsch, nel ‘25. Una donna affascinante viene messa al bando nella Londra che conta per il suo modo di vivere; riesce però tempestivamente ad intervenire perché non scoppi uno scandalo intorno ad un ventaglio che è stato smarrito da Lady Windermere… Quello che tra gli extra è dichiarato film di Lubitsch in realtà non lo è, bensì di altro autore.
IL TESORO DELL’AFRICA” (1953, Sinister Film/CG Home Video) di John Huston; in un breve lasso di tempo ci ritroviamo tre opere di Huston che aiutano ad arricchire la filmografia di uno dei più importanti autori del cinema americano: un mese fa “I cinque volti dell’assassino”, questo e prossimamente “Sotto il vulcano”. Con “Il tesoro dell’Africa” il regista tornava sui luoghi a lui cari del continente africano (siete a conoscenza della sua ossessione per la caccia grossa condivisa con l’amico Hemingway) con un racconto su una compagnia di avventurieri alla ricerca di un improbabile tesoro. Il filone è quello del cinema americano esotico-avventuroso (con gli stilemi del thriller e noir) in voga negli anni ’40, il cast è di prim’ordine potendo contare su un mattatore come Humphrey Bogart ed una serie di interpreti di grido quali Jennifer Jones, Gina Lollobrigida, Peter Lorre e persino Saro Urzì.
GLI SPARVIERI DELLO STRETTO” (1953, Sinister Film/CG Home Video) di Raoul Walsh; il regista è stato uno dei pionieri del cinema visto che nel ‘14 era assistente di David W. Griffith (e poi interprete dell’assassino di Lincoln in “Nascita di una nazione”) e nello stesso anno esordiva alla regia, mentre nel 1964 ha diretto il suo ultimo film a capo di una carriera siglata da ben 130 pellicole tra film di gangster, d’avventura, in costume e western (“Il ladro di Bagdad”, “Strada maestra”, “Una pallottola per Roy”, “Gli amanti della città sepolta”, “La furia umana”). Celebre l’iconografia che lo vuole con una benda ad un occhio (perso a seguito di un grave incidente stradale) e va ricordato che è stato uno dei fondatori dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Questo – non proprio indimenticabile – racconta con toni briosi una storia di contrabbandieri dell’800 nel canale della Manica.
IL GIARDINO DI ALLAH” (1936, Sinister Film/CG Home Video) di Richard Boleslawski; prima ancora d’avere fascino per essere interpretato dalla mitica Marlene Dietrich questo è un film dal rilievo tecnico perché fortemente voluto dal produttore David O. Selznick nel tentativo di sperimentare una nuova risoluzione del Technicolor elaborato in modo (cosiddetto) tricromatico (si aggiudicò allora, nel ’36, addirittura un premio Oscar per la fotografia) che in seguito non venne mai più impiegato. Nella pellicola la Dietrich come sempre emana tutta la carica erotica (bisex) che ne ha fatto un simbolo nella storia del Cinema intorno alla storia di una vedova che in Algeria incontra un ex monaco trappista russo (Charles Boyer) e inizia così una travolgente passione anche se l’uomo non smarrisce la sua vocazione mistica… È conosciuto anche con i titoli ”Anime del deserto” e “Il giardino dell’oblio”.
RITORNA L’AMORE” (1938, Sinister Film/CG Home Video) di John Cromwell; James Stewart (accanto a lui Carole Lombard, una delle dive più acclamate negli anni Trenta e Quaranta) interpretava questo drammone strappalacrime e dai buoni sentimenti nello stesso anno in cui otteneva un grande successo con “L’eterna illusione” di Frank Capra. È la vicenda di un bambino che guarisce da una grave malattia grazie ad un siero miracoloso riportando finalmente la tranquillità tra i suoi genitori in crisi anche per incomprensioni reciproche. Ruolo quanto mai adatto a Stewart capace di districarsi in carriera con bravura nel ventaglio di sfumature che vanno dal dramma alla commedia. Il regista John Cromwell si era imposto alla generale attenzione nel ’34 grazie a “Schiavo d’amore”, con la divina Bette Davis e poi era stato autore del popolare “Il Prigioniero di Zenda” con Ronald Colman nel 1937.
LA FOSSA DEI DISPERATI” (1958, Sinister Film/CG Home Video) di Georges Franju; film francese diretto dal documentarista Georges Franju, che denuncia lo stato di disperazione in cui vivono i malati di mente, o presunti tali. Vi si narra l’odissea di un giovane, proveniente da una famiglia benestante (il padre avvocato di grido), che viene fatto internare dal genitore in un ospedale psichiatrico dopo essere stato sorpreso a rubare nello studio paterno e dopo la morte della madre per annegamento. Dietro le mura del manicomio criminale (la ‘fossa dei disperati’) l’uomo stringe amicizia con un epilettico che morirà suicida. Sullo sfondo c’è il conflitto tra l’autoritario direttore  (Pierre Brasseur) della casa di cura ed uno psichiatra dalle vedute più aperte (Paul Meurisse). Il giovane suicida è interpretato da uno straordinario Charles Aznavour ed in un piccolo ruolo troviamo pure Anouk Aimée.
LA MADONNA DELLE SETTE LUNE” (1945, Sinister Film/CG Home Video) di Arthur Crabtree; l’inglese (naturalizzato americano) Stewart Granger – che non va confuso con Farley Granger interprete di “Nodo alla gola” e “Delitto per delitto“, per Alfred Hitchcock, e in seguito anche di “Lo chiamavano Trinità” (1970), di E. B. Clucher – si chiamava in realtà James Lablache-Stewart Jr. ed al nome d’arte fu obbligato per evitare di essere confuso con James Stewart. È stato attore versatile dotato di una spiccata predisposizione per i film di cappa e spada e d’avventura tanto che i suoi maggiori exploit sono stati “Scaramouche”, “Il prigioniero di Zenda” e “Lord Brummell”. Così che è interessante recuperarlo in questa pellicola (uscita in DVD nella collana I Classici Ritrovati), melodrammatica ma divertente, ambientata nell’Italia degli anni ’30, dove l’attore è al fianco della protagonista Phyllis Calvert.
UN RACCONTO DI CANTERBURY” (1944, Sinister Film/CG Home Video) di Michael Powell e Emeric Pressburger; molti lamentavano l’assenza nei cataloghi dell’home video delle opere del duo inglese composto da Michael Powell e Emeric Pressburger, autori negli anni ’40 e ’50 di opere modernissime cui hanno volto lo sguardo (devoto) decine di registi contemporanei, non ultimo Martin Scorsese. Poi d’improvviso ecco – per merito precipuo della Sinister Film e di Teodora – rendersi disponibili alcuni loro capolavori. Questo racconta, sul finire della II° Guerra Mondiale, dell’incontro in un piccolo villaggio nei pressi di Canterbury di due militari – uno americano e uno inglese – e di una ragazza della difesa civile, mentre in circolazione c’è un maniaco che imbratta di colla i capelli delle ragazze… Deliziosa commedia in cui si respira aria nuova, proiettata ad un’epoca di pace.
LA BELLA E LA BESTIA” (1946, Sinister Film/CG Home Video) di Jean Cocteau; sono in pochi a sapere che “La Bella e la Bestia”, resa celebre ai giorni nostri dal film della Walt Disney del ’91 e da un Musical di non minor successo, è una famosa fiaba di origine europea (ma addirittura si può far risalire alla cultura latina, ad Apuleio e al suo “L’asino d’oro”), di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, che si è diffusa in tutto il mondo in diverse varianti. Sicuramente quella firmata da Jean Cocteau è la più bella (tra le tante) versione cinematografica della poetica riflessione sull’amore e sulla morte così com’è universalmente conosciuta. La Bestia è interpretato da Jean Marias irriconoscibile sotto l’eccezionale make-up e viene evidenziato magistralmente ed in maniera poetica il tema della diversità e dell’amore impossibile che condurrà il protagonista alla morte. Ricca di suggestioni la fotografia.
LA BELVA DI DUSSELDORF” (1965, Sinister Film/Cecchi Gori Home Video) di Robert Hossein; apprezzato principalmente come attore (è il marito sfregiato della protagonista in “Angelica” del ‘64) Hossein è stato spesso anche regista (cinema e teatro) e tra le sue opere più curioso c’è questo film che si rifà al capolavoro dell’espressionismo tedesco “M – Il mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang (1931) senza purtroppo possederne la grandezza di forma e contenuto. Una storia realmente accaduta negli anni Trenta quella del timido ed insospettabile operaio che in realtà è un maniaco sessuale, responsabile dell’uccisione di numerose prostitute e vittima di un complesso di inferiorità, incubo di un’intera cittadina (quella del titolo). Allaccia una relazione con una ballerina e sarà proprio lei a scoprirne la vera identità…

[Fine Parte 2]

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA