SHINING di Stanley Kubrick in 4K ULTRA-HD
Ha avuto il suo battesimo lo scorso maggio a Cannes l’edizione restaurata in 4k Ultra-HD di “Shining”, il capolavoro horror di Stanley Kubrick tratto dal romanzo di Stephen King. E la proiezione si è consumata sulla croisette con tutti i crismi dell’evento assoluto.
E l’edizione in 4K di “Shining” arriva in concomitanza con l’uscita nelle sale di un ideale sequel di “Shining”, “Doctor Sleep” di Mike Flanagan estrapolato da un romanzo – questo sì che è un sequel – scritto dallo stesso Stephen King nel quale ritroveremo il piccolo Danny adulto interpretato da Ewan McGregor. Addirittura il film restaurato di Kubrick è ritornato in sala per pochi giorni, ed ha rappresentato, per quelli che ai tempi dell’uscita originale nel 1980 probabilmente non erano neppure nati, un’occasione unica per ammirare quest’opera del regista sul grande schermo. “Shining” è un capolavoro assoluto, non solo circoscritto al genere Horror, che non dà segni di usura e migliora sempre di più la sua valenza nella percezione degli spettatori. Stanley Kubrick ===Consulta la Filmografia===, grazie all’ossessiva e riconoscibile sua ricerca della perfezione, ha creato un’opera che travalica i confini del genere ‘di paura’ per collocarsi tra quelle (universali) che si interrogano sul significato dell’essere umano, sui risvolti della sua psiche, oltre a costituire un magistrale trattato di cinematografia, ad uso dei critici e degli appassionati. Si narra che poco dopo la realizzazione di “Barry Lyndon” Kubrick avesse messo gli occhi su un romanzo dell’orrore di circa 400 pagine, “The Shining”, scritto nel 1977 da un autore americano semi-esordiente, Stephen King, originario del Maine e già autore di un paio di libri di gran successo come “Carrie” (1974), dal quale Brian De Palma aveva tratto il fortunato “Carrie – Lo Sguardo di Satana” nel 1976, e “Le Notti di Salem” (1975) che Tobe Hooper avrebbe adattato per il piccolo schermo una miniserie televisiva in due parti (“Gli Ultimi Giorni di Salem”) nel 1979; in Europa la serie sarebbe stata proposta come un film unico di 112 minuti. Insomma questo scrittore non ancora trentenne, nel giro di quattro anni, passava dal modesto lavoro di insegnante con retribuzione di 6mila dollari annui ad autore in grado di guadagnare milioni di dollari con i diritti di scrittura e di sfruttamento cinematografici. Kubrick venne catturato dalla rappresentazione della natura malvagia dell’uomo che il libro conteneva. Sinossi: L’ex-insegnante Jack Torrance (Jack Nicholson) accetta di lavorare come custode nel grande ed elegante Overlook Hotel (che resta chiuso nella stagione invernale), isolato sulle Montagne Rocciose del Colorado, insieme alla moglie (Shelley Duvall) e al figlio (Danny Lloyd). L’uomo conta così di approfittare dell’assoluta tranquillità del posto per scrivere un romanzo. Ma quando la prima bufera di neve si abbatte sull’hotel bloccando ogni via di fuga, spettri sembrano riemergere dal passato. Torrance non era mai stato in quel luogo, o forse si? Anni prima un guardiano di nome Grady, sconvolto dalla claustrofobia, aveva ammazzato la moglie e le due figlie e si era poi suicidato… Nel romanzo del 1977, il lettore si trovava dinanzi ad una storia atipica, dove Jack e Wendy Torrence, genitori di un bambino dotato di poteri extrasensoriali, rimanevano bloccati all’interno di un angusto albergo del Colorado durante l’inverno, diventando così vittime di una lunga serie di eventi paranormali. “Shining” è cresciuto nell’immaginario cinematografico collettivo sia per le numerose scene di culto e sia per i retroscena che ne hanno accompagnato la realizzazione, tra cui – ricordiamo – non solo la maniacale cura dei particolari del regista ma anche una serie di vessazioni cui egli ha sottoposto gli interpreti, alla fine sfiniti dai suoi modi. A
differenza dei tanti registi che hanno cercato di mantenersi fedeli alle opere originali, soprattutto se questi sono gialli o horror, Kubrick, coadiuvato alla sceneggiatura da Diane Johnson, operò in modo differente, decidendo di slegarsi dal romanzo originale, creando un’opera capace di brillare di luce propria ed introducendo elementi radicalmente nuovi rispetto al libro di riferimento. Elementi che si rintracciano prevalentemente dai luoghi dell’Overlook Hotel (i corridoi tortuosi, le stanze inquietanti, il bar scarno e decò, i bagni, la hall e il labirinto nel parco all’esterno) che prendono ‘corpo’ e ‘vita’ quasi fossero i simboli manifesti della follia di cui sarà oggetto il protagonista. Si insinua nello spettatore il dubbio se Jack Torrence capiti in quell’hotel confinato tra le nevi per la prima volta o il suo ‘doppio’ vi abbia latitato già per tanti e tanti anni in precedenza. E non è solo quell’enigmatica fotografia che si vede nel finale del film poiché il dubbio viene ulteriormente avvalorato dalle parole sibilline con le quali il signor Gredy (Philip Stone) si rivolge a Jack: «Mi spiace doverla contraddire, ma è lei il custode dell’albergo. È sempre stato lei il custode. Io lo so perché… io sono qui da sempre». Si pensi poi alla scelta di chiamare Overlook questo albergo sperduto tra le montagne, ai molteplici significati che possono essere dati al verbo ‘to overlook’ consultando qualsiasi vocabolario: guardare o dominare dall’alto, trascurare, lasciarsi sfuggire, chiudere gli occhi, sorvegliare, ispezionare, stregare o addirittura gettare il malocchio su qualcuno. Lo ‘sguardo’ cinematografico di Kubrick è sempre stato anni luce avanti ai suoi colleghi contemporanei, in forza di una visione unica e di elementi tecnici innovativi (si pensi alla rivoluzionaria steadycam messa a punto
dall’operatore Garrett Brown ed utilizzata nei corridoi dell’Overlook Hotel ad inseguire il piccolo Danny sul suo triciclo), oltre a quella camera in movimento continuo, che hanno fatto di lui un ‘Maestro’ assoluto, ossessionato dal maniacale suo perfezionismo e dalla passione per i dettagli. Nota Bene: Una serie di immagini del prologo girato da Kubrick nel 1980 vennero riutilizzate un paio d’anni dopo da Ridley Scott per l’epilogo della Director’s Cut del capolavoro fantascientifico “Blade Runner”. Facendo un passo indietro troviamo la conferma che il rapporto fra Kubrick e Scott era sempre stato eccellente, basterebbe ricordare i riferimenti palesi a “Barry Lyndon” (del 1975) voluti dal regista inglese nel suo straordinario film d’esordio, “I Duellanti”, del 1977, tratto da un racconto di Joseph Conrad; e lo stesso Stanley, nel 1979, aveva lodato pubblicamente la qualità cinematografica dell’horror-fantascientifico “Alien”. E quando Jack (Nicholson) si rivolge al barista Lloyd nel bar deserto dell’Overlook ci rendiamo conto che questi è interpretato – guarda un po’ – dal Joe Turkel che in “Blade Runner” avrebbe poi prestato il volto al personaggio di Eldon Tyrell. Stephen King non ha mai amato il film di Kubrick, nonostante questi sia stato consacrato come uno dei migliori horror di sempre accusando Stanley di aver stravolto e tradito il senso del suo romanzo; lo scrittore del Maine ha dichiarato a più riprese di aver trovato il film ‘freddo’, che il personaggio di Jack è ‘pazzo’ fin dall’inizio al contrario di come evolve (progressivamente) la sua personalità nel corso del romanzo. Il giudizio dello scrittore è stato ribadito in una dichiarazione alla BBC del 2013 quando ha detto: “La gente ama quel film, ma io no: il libro è caldo, il film è freddo. Il libro finisce nel fuoco, il film nel ghiaccio”. King e Kubrick non sono mai riusciti ad andare d’accordo: il regista era un visionario, esigente, meticoloso, ateo, a volte espressione di atteggiamenti misogini; lo scrittore era limpido, diretto, femminista e credente. Ma nonostante le due visioni della realtà e della vita piuttosto diverse “Shining” ha dato modo a questi due autori di avvicinarsi e avvicinare due universi paralleli sulla scena
dell’Overlook Hotel, un luogo in cui il terrore di King ha preso vita e dove l’arte visiva di Kubrick è rimasta scolpita per sempre. A Jack Torrance viene affidato il lavoro di custode invernale di un hotel in alta montagna che rimane isolato e irraggiungibile fin oltre la primavera; l’uomo, che ambisce il diventare uno scrittore, nella tranquillità assicuratagli dall’isolamento, pensa di riuscire a trovare la concentrazione giusta per scrivere un libro, ma probabilmente non ha idea chiara su di chi egli sia realmente. Di lui però vengono fuori aspetti del carattere poco lusinghieri: è un padre violento, un marito egoista, un bevitore di bourbon, un omicida e un visionario. Sua moglie Wendy (Shelley Duvall) è donna ingenua e devota che non si accorge dei frequenti segnali di instabilità mostrati dal marito e continua a fingere che vada tutto bene. Veniamo a conoscenza che Danny, il figlioletto, intrattiene un dialogo con un amico immaginario di nome Tony. Ma il bambino ha pure il dono della ‘luccicanza’, che gli permette di leggere le menti degli altri e vedere scorci di passato e di futuro, due gemelle prima vive e poi morte (massacrate a colpi d’ascia) e un torrente di sangue che fuoriesce dal vano di un ascensore. Il film in realtà non ci spiega tutti i fatti strani che accadono, nè fa luce sui sintomi del malessere che i vari personaggi – Jack in testa – vivono nell’arco di tempo del racconto o in quello del passato che si immagina sovrapposto al primo, e ancor meno ci rende conto del perché quelle cose accadano. Lo spettatore viene lasciato in uno stato di ambiguità che accresce l’inquietante suspense d’una narrazione circolare e reiterata offerta da Kubrick con eleganza e perfezione. Portando all’estremo il concetto di simmetria a livello di inquadrature che
tante volte abbiamo ammirato nei suoi film (a partire da “Orizzonti di gloria”). Nel film il sentimento di inquietudine deriva principalmente dal luogo in cui Jack abita, che lo spinge verso la follia, e dall’elemento soprannaturale, in linea con la poetica di Kubrick. Non ci vengono date certezze, insomma, non ci viene detto quanto ci sia di reale o quanto sia solo frutto di immaginazione e di incubi traumatici vissuti ad occhi aperti (ad esempio quel fiume di sangue che fuoriesce dall’ascensore o le due bambine morte, tutti elementi che potrebbero essere la manifestazione dei traumi subiti da Danny. “Shining” è stato ulteriormente valorizzato dalla splendida fotografia di John Alcott, storico collaboratore del cineasta americano, ma inglese di adozione. Le gemelle che compaiono nel film, entrate di prepotenza nell’immaginario collettivo, non sono state previste nel romanzo di King e sono state un’invenzione completa di Kubrick che si è ispirato alla foto “Identica Twins” scattata nel 1967 dalla fotografa Diane Arbus, celebre per immortalare nei suoi scatti i cosiddetti freaks. Significativa poi è stata la scelta degli interpreti: Jack Nicholson ===Consulta la Filmografia===, nel ruolo del folle Torrence, grazie ad un’immedesimazione totale con il personaggio, ci ha regalato una delle performance più famose e acclamate della sua carriera; Shelley Duvall, nei panni della moglie Wendy, arrivò ad ammalarsi a causa dell’eccessivo stress delle riprese, durate più di un anno; il figlio Danny, invece, in un ruolo chiave all’interno della trama, venne scelto all’interno di un elenco di circa 5000 ragazzi; per ultimo, ma non meno importante, segnaliamo Joe Turkel nel ruolo di Lloyd, l’eccentrico e misterioso barista dell’hotel, abile nel donare ambiguità e mistero al suo personaggio. Il film è stato girato negli studi inglesi ENI-ELSTREE di Boreham, GB, mentre gli esterni dell’albergo e le riprese dall’elicottero furono
effettuate nell’Oregon, Usa, al Timberline Hodge Hotel situato nella Mt. Food National Forest, e nel Colorado. Nel 2018 “Shining” è stato selezionato dalla Library of Congress tra i film da preservare nella United States National Film Registry in quanto ‘culturalmente, storicamente o esteticamente significativo’. Il film si è posizionato 29º nella lista dell’AFI 100 Years…100 Thrills e Jack Torrance è stato nominato come il 25º miglior villain nella lista AFI 100 Years…100 Heroes and Villains. Inoltre la battuta “Here’s Johnny”, in italiano “Sono il lupo cattivo!” si è posizionata 68ª nella classifica AFI 100 Years…100 Movie Quotes.
TECNICA
Il capolavoro di Stanley Kubrick splendidamente restaurato, arriva per la prima volta in formato 4K Ultra HD e nella versione estesa americana della durata di 143 minuti. Il regista, infatti, aveva deciso di tagliare circa 24 minuti del film dalle versioni distribuite in tutto il mondo. La decisione di Kubrick arrivava successivamente il completamento dei lavori di doppiaggio; ne consegue la considerazione di come nel 1980 fosse già pronta una colonna italiana che riguardasse tutti i 143 minuti della durata originaria. Questa colonna dovrebbe essere rimasta, inutilizzata, negli archivi (della International Recording per la precisione). Si può comprendere come le scene aggiuntive della versione estesa di “Shining” siano state ridoppiate di recente, quindi senza l’utilizzo della colonna ‘storica’, forse a causa di un possibile danneggiamento irreversibile delle bobine originali. Nonostante questo, ascoltando i primi minuti del film, si nota come nelle scene aggiuntive la voce italiana degli attori cambi. In particolare Shelley Duvall passa dall’originale Livia Giampalmo alla “contemporanea” Francesca Fiorentini. Jack Nicholson invece sembra mantenere la voce di Giancarlo Giannini; evidentemente l’attore italiano è stato chiamato ad integrare le parti chiamate in causa (anche se è riconoscibile come la sua voce non sia più la stessa di allora). La rimasterizzazione 4K è stata eseguita utilizzando una nuova scansione 4K del negativo originale da 35 mm. Il mastering è stato fatto alla Warner Bros. Motion Picture Imaging, con la colorazione di Janet Wilson e la supervisione dell’ex assistente personale di Stanley Kubrick, Leon Vitali, e quella di Steven Spielberg (che proprio “Shining” e l’amico Kubrick ha voluto omaggiare nel suo recente “Ready Player One”). Il film è stato girato in 35mm con camere Arriflex 35 BL e Arriflex 35-IIC, integrato dall’uso dell’allora avveniristica steadycam e ha alle spalle una storia piuttosto curiosa in fatto di versioni. Forse non tutti sanno che questa versione da 144 minuti che oggi definiamo Edizione Estesa in realtà è nata ben prima di quella canonica da 119 minuti: originariamente, addirittura, negli Stati Uniti venne distribuito un montaggio da 146 minuti, con un epilogo (montato però prima della scena della foto, sempre pensata come ultima immagine dell’opera) ambientato in una stanza d’ospedale, dove Wendy e Danny ricevevano la visita di Mr. Ullman. Nella sequenza il direttore dell’albergo, prima di consegnare a Danny la pallina da tennis che il bambino aveva trovato vicino alla camera 237, spiegava ai due protagonisti che le autorità non erano state in grado di ritrovare il cadavere di Jack Torrance. Kubrick però si accorse (anche grazie a una critica di Roger Ebert) che la scena non funzionava in quanto poneva fin troppi interrogativi relativi alla fine del personaggio di Nicholson, che in ogni caso veniva mostrato nella foto del 1921 prima dei titoli di coda. Quella scena fu tagliata da tutte le copie esistenti del film, e il minutaggio scese ai 144 minuti della Versione Estesa che stiamo esaminando oggi. Da questi 144 minuti, però, Kubrick tagliò personalmente alcune sequenze in vista dell’uscita europea del film (negli USA l’opera fu distribuita nell’estate 1980, mentre nel Vecchio Continente arrivò tra l’autunno e l’inverno dello stesso anno, a seconda dei vari mercati), portando Shining ai 119 minuti che potremmo considerare la sua “Director’s Cut”, più essenziale, diretta, glaciale, perfetta. Così in questa versione ‘estesa del film (143 minuti contro i 119 dell’edizione internazionale) le scene inedite sono state ridoppiate come abbiamo spiegato in precedenza. Esistono inoltre quattro diversi aspect ratio: 1.33:1 per le versioni in DVD, 1.66:1 per la distribuzione nei cinema europei di allora, 1.85:1 per quella negli USA e 1.78:1 per il Blu-ray; proprio questo formato è stato scelto dalla Warner per questa recente pubblicazione in 4K ULTRA-HD. Sul versante audio abbiamo una nuova traccia inglese in Dolby Atmos al posto del PCM 5.1 del Blu-ray edito del 2008, che, vista l’origine monofonica del film, non fa la ‘differenza’, non fa miracoli. Come Extra abbiamo il Commento dell’operatore, e inventore della Steadicam, Garrett Brown, e di John Baxter, autore della biografia di Kubrick, poi “The Making of the Shining” di Vivian Kubrick, un Documentario con commento opzionale, e 3 featurette: “View from the Overlook – La creazione di Shining”, “The Visions of Stanley Kubrick” e un’intervista alla compositrice Wendy Carlos (che un tempo si chiamava Carlos, prima di cambiare sesso, ed aveva collaborato alla colonna sonora di “Arancia Meccanica”).
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Home Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
SHINING – 4K ULTRA HD
(Shining)
Gran Bretagna, 1980 144’ – Extended Edition
Regia: Stanley Kubrick
Cast: Jack Nicholson (Jack Torrance), Shelley Duvall (Wendy Torrance), Danny Lloyd (Danny Torrance), Scatman Crothers (Dick Hallorann), Barry Nelson (Stuart Ullman), Philip Stone (Delbert Grady), Joe Turkel (Lloyd), Anne Jackson (dottoressa), Tony Burton (Larry Durkin).
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2160p Ultra High Definition 16×9 1.78:1
Audio: DTS-HD Master Audio: Inglese 5.1. / Dolby Digital: Italiano 2.0, Tedesco 5.1, Spagnolo 5.1, Francese 5.1, Polacco 5.1.
Distributore: Warner Bros. Home Entertainment [4K ULTRA HD + 2 Blu-Ray]