SECOND SUN dei Buffalo Summer
ARTISTA: BUFFALO SUMMER
TITOLO: Second Sun
ETICHETTA: UDR/Warner/Audioglobe
ANNO: 2016
Se il gelido nord europeo da oltre un decennio è diventato con il suo climax luogo ideale per esprimere un sentire Alt-Country & Noir di matrice statunitense non ci aveva stupito più di tanto che il Galles potesse diventare culla di un ‘new-deal’ per il Southern Rock. Era quanto ci era passato per la mente ascoltando l’interessante debutto nel 2013 dei Buffalo Summer con l’album omonimo, disco che aveva suscitato la curiosità degli appassionati del genere rocchettaro per eccellenza del Sud degli States. Il gruppo gallese propone un nuovo disco, “Second Sun”, che porta avanti (solo in parte) la fascinazione per il genere referente (Lynyrd Skynyrd in primis) ma questa volta, in maniera molto decisa e convinta, contamina la propria musica di quelle atmosfere dark e di quel misticismo che hanno radici nella cultura secolare dell’area intorno alla loro terra d’origine e che hanno ispirato di più le numerose grandi band inglesi di rock dai Settanta che non gli epigoni del rock sudista; e proprio a queste sembrano ricollegarsi con buona proprietà di linguaggio e di riferimenti musicali. Il quartetto gallese ha una line-up strumentale di stampo più che tradizionale con Andrew Hunt front-man e vocalist, Johnny Williams alla chitarra, Darren King al basso e Gareth Hunt alla batteria. Dopo essersi messi in luce con l’album d’esordio ed essere stati in tour come spalla di Soundgarden, Black Sabbath, Ugly Kid Joe e Skid Row, hanno firmato un contratto con la UDR e registrato questo “Second Sun” negli studi Mwnci (Monkey) di Dyfed (Galles), prodotti da Barrett Martin (ha lavorato tra gli altri con Screaming Trees, e Queens of The Stone Age). Il sound è corposo e muscolare (in qualche frangente, pure grazie alla vocalità di Hunt, rimanda ai Led Zeppelin), il mood energico si coglie fin dalle iniziali “Money” e “Heartbreakin’ Floorshakin’”, le melodie sono inquiete ed accattivanti (“Make You Mine”, “Neverend”, “Water To Wine”), gli assolo di chitarra di quelli che conquistano lo spirito e il cuore (“Little Charles”) e i riff sanguinosi (“Into Your Head”). Calibrato ed eccellente il contributo percussivo di Gareth Hunt ad amalgamarsi con il lavoro puntuale ed efficace del basso di Darren King nel dare l’accompagnamento più adeguato alla solista di Williams e alla voce di Hunt, autentico catalizzatore delle risorse della band. Un buon disco calato nel suo tempo; per nulla nostalgico anche se ha reminiscenze dei Settanta. Attendiamo fin d’ora i Buffalo Summer a nuove conferme.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA