ROMA di Alfonso Cuaròn in Blu-Ray
“Roma”, il controverso film di Alfonso Cuarón, dopo l’ingabbiamento predisposto e voluto da Netflix, arriva in Home Entertainment, in una magnifica edizione in Bianco & Nero, grazie a Warner Bros. Entertainment Italia.
Le polemiche intorno allo straordinario film-memoria di Alfonso Cuarón ===Consulta la Filmografia=== erano sorte allorché, per il fatto di essere stato prodotto da Netflix e quindi destinato ad una piattaforma televisiva che lo escludeva dal passaggio nelle sale cinematografiche, era stato in un primo momento bloccato dall’essere presentato in concorso al Festival di Cannes nel maggio 2018 e successivamente accolto a braccia aperte a quello di Venezia in settembre. Che cinema è – sostenevano i detrattori di Netflix, e ancora oggi continuano ad affermarlo – quello che non passa nelle sale (se non in forma fugace) per andare dritto ad essere sfruttato su una piattaforma streaming? Il dibattito sulle due forme di ‘fruizione’, fra la sala e lo streaming, è ancora oggi quanto mai acceso e induce a riflessioni sulla loro possibile convivenza ma rappresenta anche (ahinoi!) un segnale evidente che il Cinema sta andando, irreversibilmente, in una direzione che penalizza inesorabilmente i nostalgici abitué delle sale. “Roma”, che è comunque un’opera grandiosa, appare destinato a segnare un punto di non ritorno. Dopo il Leone d’Oro conquistato a Venezia in settembre il film ha avuto un iter che in piccola parte non ha trascurato l’esercizio pubblico: è stato distribuita in alcune sale statunitensi e messicane (a partire dal 21 novembre 2018), mentre in tutti gli Stati Uniti e in altre nazioni la cosa è avvenuta dal 29 novembre e nel resto del mondo dal 7 dicembre; successivamente è stato distribuito su Netflix dal 14 dicembre. In Italia è stato distribuito anche in alcune sale cinematografiche selezionate, i giorni 3, 4 e 5 dicembre 2018 grazie alla Cineteca di Bologna. “Roma” è stato accolto con entusiasmo negli Stati Uniti tanto da essere al centro dell’attenzione nella ‘Notte degli Oscar’ 2019: su dieci ‘Nomination’ ottenute ha vinto tre Premi (per Miglior Regista, Miglior Film Straniero e Miglior Fotografia); “Roma” era candidato pure alla statuetta quale Miglior Film in assoluto nonostante si trattasse di un film agli antipodi rispetto alle convenzioni hollywoodiane. “Roma” può ragionevolmente essere indicato come uno dei film-eventi degli ultimi due anni ed è senza alcun dubbio il capolavoro di Alfonso Cuarón, l’opera più personale nella sua carriera; un film che il regista sentiva profondamente e nel quale ha messo i propri ricordi d’infanzia, miscelati tra momenti biografici e finzione cinematografica di livello elevatissimo. Non è un regista particolarmente prolifico Alfonso Cuaròn (classe 1961) se si pensa che in ventinove anni di carriera, a partire da quell’esordio nel 1991 con l’apprezzato “Uno per tutte”, ha diretto appena otto film (più l’episodio del film collettivo “Paris, je t’aime”); a voler giocare con i simbolismi del grande schermo potremmo dire che è il suo personalissimo “8 e ½” di sapore felliniano, e non è questo l’unico aggancio che in “Roma” ci può rimandare all’opera di Federico Fellini. Il regista messicano è certamente uno dei maggiori talenti del cinema contemporaneo, capace di affrontare con le sue opere le tematiche più svariate, lavorando senza problemi tra realtà indipendenti nazionali e i grandi ‘Studios’ di Hollywood. È passato con estrema facilità dai film girati a Hollywood negli anni Novanta (“La piccola principessa”, “Paradiso perduto”) al racconto di formazione (“Y tu mamá también”) girato in patria per poi occuparsi di blockbuster con una saga di fortissimo richiamo mediatico (“Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”), toccare la fantascienza distopica tanto in voga nel primo decennio del nuovo millennio (“I figli degli uomini”, tratto dal romanzo di P.D. James) e arrivare a vincere nel 2013 alcuni importanti premi Oscar con “Gravity”, gioiello assoluto di tecnica cinematografico, interpretato da George Clooney e Sandra Bullock ed ambientato nello spazio. Eppure il passo successivo, cinque anni dopo, è stato questo “Roma”, assai distante dalle istanze fantascientifico-thriller di “Gravity” eppure così imponente per l’altrettanto importante approccio tecnico. Film che ha beneficiato di uno straordinario successo di pubblico fin da quando è stato presentato alla 75ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, alla fine di agosto del 2018, laddove ha conquistato il Leone d’Oro all’unanimità, premio consegnato a Cuarón dal connazionale Guillermo del Toro. Cuaròn, oltre a dirigerlo e produrlo, si è occupato pure della sceneggiatura, della fotografia e del montaggio di “Roma”. Sotto il profilo visivo l’opera beneficia di un sontuoso ed ammirevole Bianco & Nero, ha sensibilità e ritmo narrativo decisamente peculiari rispetto agli standard hollywoodiani eppure è riuscito a fare breccia innanzitutto nella considerazione del pubblico. “Roma” è ambientato a Città del Messico agli inizi degli anni Settanta (il periodo che per Cuaròn ha costituito il personale passaggio dall’infanzia all’adolescenza) e trae il suo titolo da uno dei più rinomati quartieri residenziali della capitale messicana, il Colonia Roma, nel quale si svolgono i fatti narrati nel film. Un racconto per immagini che ha il sapore agro-dolce della ‘memoria’, e quella che è la vicenda di una famiglia benestante e della sua servitù si sovrappone alla dimensione collettiva di quegli anni per il popolo messicano, in un paese pieno di contraddizioni e dall’equilibrio precario, tra un tentativo di riformismo operato dall’allora Presidente Luis Echeverría e le tensioni sociali che esplodono in moti di piazza. Appaiono solo sullo sfondo, ma sono fortissime, le tensioni popolari e le repressioni che (la storia ci ha spiegato) sono sfociate nel cosiddetto ‘massacro di Corpus Christi’, ad opera di gruppi paramilitari fascisti, con 120 persone rimaste uccise. Sinossi: I coniugi Antonio e Sofia appartengono all’alta borghesia della città e sono circondati da una servitù fedele cui anche i figli sono molto affezionati; lui è un medico che spesso deve allontanarsi di casa per viaggi di lavoro, mentre lei è una casalinga, psicologicamente piuttosto fragile, che si divide tra i quattro piccoli figli da allevare e qualche passatempo non eccessivamente impegnativo. Ma è la giovane domestica Cleo, ragazza mite e devota prima che taciturna, ad occupare la centralità del film, diventa la testimone dolente, affettuosa e passiva dei cambiamenti che avvengono nella famiglia. È interpretata dalla venticinquenne Yalitza Aparicio capace di donare un assoluto ed ingenuo candore al suo personaggio di ragazza ‘sedotta e abbandonata’ dal fidanzato Fermín, eppure dotata di una incrollabile e silenziosa forza d’animo. Quando Cleo resta incinta di questo giovane delle favelas, patito di kendo e arti marziali, Sofia la aiuta ad affrontare la gravidanza. Quello che viene raccontata in Roma si svolge con una certa linearità senza riservare colpi di scena che non siano quelli che ognuno di noi affronta nella vita: l’abbandono del tetto coniugale, la quotidianità dell’esistenza, la gravidanza e la perdita di un nascituro, in una circolarità che vede ad inizio e fine il ripetersi di gesti d’abitudinaria e scontata routine domestica, con la servitù alle prese con le faccende casalinghe e la cura dei bambini. Le disparità di classe sono esposte in maniera netta, senza suggerire alcuna ribellione, se non una certa assuefazione. A voler essere più precisi il focus si concentra su una doppia parabola al femminile: quelle della domestica e della signora, la padrona di casa. Entrambe vengono abbandonate dai rispettivi uomini e si ritrovano unite da una solidarietà che di fondo travalica la differenza di classe. Quello che in qualche modo esalta l’opera di Cuaròn è il piano visivo, intenso e potente; e curato nella dovizia dei dettagli; e non somiglia a nessun’altro. Inquadrature e movimenti di macchina sono costruiti con perfezione maniacale, con un grande senso dello spazio che si coglie nelle carrellate e nelle panoramiche circolari. La sua unicità rappresenta la peculiarità più preziosa ed irrinunciabile. Molte le scene memorabili del film, spicca però quello straordinario piano sequenza sulle rive dell’oceano in cui Cleo si preoccupa per i ragazzi che sono entrati nelle acque agitate e, pur non sapendo nuotare, li riporta a riva, cui fa seguito un commosso abbraccio collettivo sulla sabbia, a magnificare un senso di empatia che travalica qualsiasi barriera di classe. Era dai tempi di “Y Tu Mama Tambien” che Alfonso Cuaròn non girava un film nel suo natio Messico, e sono trascorsi addirittura cinque anni da quando “Gravity” l’ha definitivamente consacrato nell’Olimpo del Cinema internazionale. A riprova di un coinvolgimento profondo nel progetto, il regista ha deciso non soltanto di scrivere, dirigere e produrre il film, ma anche di occuparsi personalmente della magnifica fotografia (di bellezza semplice e disarmante) in Bianco e Nero, facendo a meno per la prima volta del fidato Emmanuel Lubezki. Nell’ insieme di tutte le sue componenti artistiche, tecniche e recitative, “Roma” è un film straordinario ed emozionante; non è solo il fascino avvolgente della messa in scena o l’accuratezza della scrittura o la spontaneità degli interpreti, a farla da padrone ma è l’alchimia di tutti questi fattori messi insieme, la cristallina perfezione dell’intero manufatto, a costituire un autentico miracolo per lo sguardo dello spettatore. Con il nome Cleo affibbiato alla protagonista il regista ha voluto rendere omaggio alla regista belga Agnès Varda, uno dei suoi miti, autrice di un film intitolato “Cléo dalle 5 alle 7”. Girato con grande perizia tecnica in 65 mm – Cuaròn ha utilizzato una cineoresa ARRI Alexa 65 in risoluzione 6560 x 3100 e in modalità Open Gate, a 24 fotogrammi al secondo in formato 2.11:1 – il film è un grande inno nostalgico dal retrogusto amaro che parla il linguaggio universale di un cinema di altissimo livello.
TECNICA
Livello tecnico superlativo sia per qualità delle immagini che per risposta sonora. D’altra parte un prodotto che reca la firma di The Criterion Collection non può che lasciare soddisfatti i fruitori finali. Possiamo perfino spingerci ad affermare senza tema d’essere smentiti che per gli appassionati integralisti della riproduzione video/audio il supporto fisico il molti casi (per compattezza dei neri, incisività del dettaglio, luminosità, nitidezza, contrasto e senso di profondità) continua ad essere di gran lunga preferibile a qualsiasi riproduzione in streaming. La fotografia curata dallo stesso Cuaròn ha tonalità dalle forti suggestioni evocative e nostalgiche così come la ricostruzione scenografica (in interni e in esterni) della Città del Messico d’inizio anni Settanta. Le scene per le strade, al cinema, e quelle dei disordini nelle strade, appaiono coordinate con assoluta naturalezza ma si comprende bene quale certosino lavoro di dettaglio sia stato compiuto dall’intera troupe. L’unica traccia audio disponibile è quella dell’originaria lingua spagnola (e accenti dialettali messicani), ma sono presenti diverse lingue nei sottotitoli, compresa quella italiana. Il Dolby Atmos fornito a supporto è semplicemente strepitoso nonostante si tratti di un’opera principalmente costruita sulle immagini e sui (pochi) dialoghi, in virtù di un mix sonoro ben coinvolgente, perfettamente distribuito e bilanciato su tutti i diffusori chiamati ad operare. Si coglie una maggiore enfasi ed una più robusta dinamicità nelle scene degli scontri in strada e nella scena clou in riva all’oceano. Nonostante la lunghezza del film trovano spazio sul Blu-Ray Contenuti Extra di pregevole fattura per circa tre ore di durata; si inizia con un documentario sulla realizzazione del film prodotto dai registi Andres Clariond Rangel, Gabriel Nuncio e Alejandro Duran dal titolo “Road to Roma” (73 minuti), contenente numerosi filmati ‘Dietro le Quinte’ sul set con il regista, gli attori e la troupe al lavoro, gli interventi dello stesso Cuarón sull’evoluzione del progetto, la sceneggiatura e la trasposizione sullo schermo; segue “Snapshots from the Set” (32 minuti), altro documentario (inedito) con filmati allo stato dell’arte della produzione e svariate interviste (tra cui quelle alle attrici Yalitza Aparicio e Marina de Tavira, ai produttori Gabriela Rodríguez e Nicolás Celis, allo scenografo Eugenio Caballero e al produttore esecutivo David Linde); “The Postproduction Process” si compone di “The Look of Roma” (21 minuti), che ci racconta dell’aspetto visivo del film e dell’attenzione riservata alla ricostruzione storica e ambientale dell’epoca di riferimento del film, con gli interventi di Cuaron, del supervisore alla postproduzione Carlos Morales, del montatore Adam Gough e del responsabile degli effetti visivi Steven J. Scott, e di “In The Sound of Roma” (28 minuti) che tratta del lavoro impegnativo dedicato al sonoro e illustra la grande cura impiegata per i dettagli di musica ed effetti ambientali. In chiusura ecco “Roma Brings Us Together: The Theatrical Tour in Mexico” (19 minuti), uno speciale dedicato alla campagna promozionale condotta per portare il film in tutto il Messico e all’impatto culturale che il film ha avuto nel paese. Tra gli Extra presente anche il Trailer. Incluso nella confezione troviamo un booklet con due saggi firmati dalla scrittrice Valeria Luiselli e dallo storico Enrique Krauze, assieme a schede sul film e curiosità tecniche sul master e sulle riprese.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Warner Bros. Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
ROMA
(Roma)
Messico/Usa, 2018, 134’
Regia: Alfonso Cuarón
Cast: Yalitza Aparicio, Marina de Tavira, Diego Cortina Autrey, Carlos Peralta, Marco Graf.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 2.39:1 1920x1080p/ AVC (in Bianco & Nero)
Audio: Spagnolo Dolby Atmos TrueHD
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Olandese, Svedese
Distributore: Netflix/Criterion Collection/Warner Bros. Entertainment Italia