RISO AMARO di Giuseppe De Santis in Blu-Ray
Anni addietro, la Cristaldi Film, con il supporto di 20th Century Fox Home Entertainment, aveva avviato un Progetto Cristaldi per il restauro di una serie di opere del Cinema italiano presenti nel suo catalogo. Inizialmente vennero sottoposti al delicato lavoro di restauro film quali “Nuovo Cinema Paradiso”, “Divorzio all’Italiana”, “Sedotta e abbandonata”, “I soliti ignoti” e a seguire fu la volta di “Riso amaro”, un altro dei capolavori riconosciuti della nostra cinematografia, che ora viene pubblicato in Blu-Ray distribuito da CG Entertainment in un’edizione qualitativamente ineccepibile.
“Riso Amaro”, diretto da Giuseppe De Santis (anche sceneggiatore con Corrado Alvaro, Carlo Lizzani, Carlo Musso, Ivo Perilli e Gianni Puccini), è un cupo dramma a carattere melodrammatico ed un appassionante capolavoro a sfondo sociale, che si ispira agli stilemi del neorealismo, superandone però i confini formali e strutturali, ambientato fra mondine e risaie, in cui troviamo una straordinaria Silvana Mangano ===Consulta la Filmografia=== protagonista con calze nere e pantaloncini corti, un’immagine ritenuta scabrosa per quei tempi. Con “Riso amaro”, De Santis, 32-enne all’epoca delle riprese, era al suo secondo film da titolare della regia dopo “Caccia tragica” del 1947. Nel film il regista denuncia le piaghe lasciate in un’Italia smarrita dal conflitto bellico e dominata dallo sfruttamento sul lavoro, in cui i conflitti sociali, le ingiustizie di stampo classista, le ipocrisie dei cosiddetti ‘padroni’ e la disperazione delle mondine maltrattate e piegate si fondono con la rappresentazione di passioni quasi primitive. E De Santis fa questo ibridando gli stilemi del Neorealismo con i meccanismi del cinema americano di genere poliziesco e servendosi di una tecnica di ripresa inventiva e pregevole. Tant’è che il regista quando scriveva per alcune riviste di cinema propugnava un tipo di cinema che avesse un approccio critico al sociale senza disconoscere tuttavia il percorso dei prodotti di consumo popolare. Va inoltre ricordato come “Caccia Tragica” prima, “Riso Amaro” e “Non C’è Pace tra gli Ulivi” poi, del 1950, siano andati a comporre quella che viene definita la ‘Trilogia della Terra’ realizzata da Giuseppe De Santis ===Consulta la Filmografia=== nell’intento di produrre un cinema di denuncia sociale, fortemente militante a sinistra. La figura femminile, sdoppiata in due tipologie opposte e complementari (la debole Francesca e la prorompente Silvana) i cui tratti sono destinati a confondersi e sovrapporsi, in un ribaltamento di ruoli sorprendente per equilibrio e modernità. “Riso amaro” venne presentato nel 1949 in concorso al 3º Festival di Cannes; ha poi ricevuto una candidatura ai Premi Oscar 1951 per il Miglior Soggetto ed è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Per il film De Santis era alla ricerca di una sorta di ‘Rita Hayworth italiana’ e la Mangano si presentò ad un’audizione con un trucco e un abbigliamento eccessivi, tutto il contrario di quello che il regista aveva in mente per il ruolo da protagonista, considerando che era ancora indeciso se affidarlo a Lucia Bosè. Un giorno poi incontrò per caso la Mangano in Via Veneto, a Roma, e la trovò vestita in un modo modesto, senza trucco e con i capelli bagnati dalla pioggia, restando a parlare con lei. Successivamente la convocò e la sottopose ad un secondo provino alla fine del quale le affidava il ruolo della mondina Silvana Meliga, nonostante le perplessità della Lux Film e di Dino De Laurentiis che volevano per la parte un’attrice più affermata. Così, appena diciottenne, la Mangano venne scelto per quello che sarebbe diventato un film manifesto del Neorealismo. La Mangano scardina gli stereotipi riguardanti al mito della femme fatale e costruisce un personaggio tra i più tragici del panorama cinematografico nazionale. Una sequenze indimenticabile poi entrata di diritto nell’immaginario collettivo: il ballo di Silvana sulle note di un Boogie-Woogie. Riesce a tratteggiare senza compromessi la dolorosa contraddizione tra bene comune e tendenze egoistiche dell’essere umano. Lo straordinario successo del film, in patria e all’estero, imposero la Mangano come sex symbol nazionale del dopoguerra: l’immagine fiera ed indolente della mondina, con la maglietta attillata e le calze nere a mezza coscia, diverrà presto iconica. “Riso amaro” venne distribuito nelle sale cinematografiche il 21 settembre 1949 e risultò essere il primo film neorealista ad avere successo di pubblico nelle sale italiane; ebbe un grande successo anche in Francia. Durante le riprese, nell’estate 1948, la Mangano conobbe il produttore della pellicola Dino De Laurentiis che sposerà nel 1949 e col cui avrà quattro figli: Veronica, Raffaella (futura produttrice), Federico (morto venticinquenne nel luglio 1981 per un incidente aereo in Alaska) e Francesca. Il critico Fernaldo Di Giammatteo, all’epoca, sostanzialmente bocciava il film, salvo poi recuperare nel giudizio anni più avanti; scriveva su Bianco e Nero nel dicembre 1949: «Espressione immediata del cosiddetto neorealismo italiano, “Riso amaro”, avrebbe dovuto accentuare, al di fuori di qualsiasi schema, una tendenza che già nel primo film, “Caccia tragica” (1947), aveva mostrato caratteristiche non facilmente confondibili e, per molti aspetti, nuove ed originali. La voce di De Santis si era allora unita, pur con timbro diverso e talvolta contrastante, a quella di un Rossellini o di un De Sica, nel gruppetto di avanguardia del cinema italiano […] “Riso amaro” segna invece, inaspettatamente una battuta di arresto. Il compromesso intervenuto in seguito (non saprei dire per quali ragioni) ha pesato sul film in senso negativo […] La già complicata e astrusa struttura ideologica del film si complica ulteriormente e il personaggio di Silvana, lungi dal chiarire gli intendimenti del regista, annebbia ancor più le idee […] Relativamente più limpida, se si può parlare la figura della cameriera la ladra che al contatto del lavoro in risaia si crea una nuova coscienza della vita e riacquista l’onestà perduta sia perché essa è l’espressione più diretta del credo sociale di De Santis, sia anche grazie alle qualità di attrice di Doris Dowling, la quale si distingue nettamente dal complesso dilettantistico del cast». Mentre invece, nel “Dizionario del Cinema Italiano” (Editori Riuniti, 1995), il critico torinese ammorbidiva la sua posizione e scriveva: «De Santis, che all’epoca del film aveva 32 anni, ritrasse con successo l’equivalente italiano di quelle grandi migrazioni contadine che erano state al centro di tanto cinema americano, a cominciare da “Furore” (1940) di John Ford. Per realizzare questo affresco di popolo avvalendosi delle formule del grande spettacolo, si servì di un intrigo poliziesco, nel quale vengono opposti, in un clima quasi western, il sergente-sceriffo, generoso e cavalleresco, e il ‘villain’ impersonato da Gassman. Il personaggio più interessante è tuttavia senz’altro quello interpretato dalla Mangano, non solo per il tratteggio di un carattere inedito nel cinema italiano (la mondina tutta fango e fotoromanzi che si veste e balla con impressionante sex-appeal), ma soprattutto per il messaggio critico che il film le affida: quello che censura, come disse il regista “il tipo dei giovani incoscienti, incapaci di comprendere la propria condizione e di lottare accanto ai propri compagni, perché deviati verso una vita fittizia che li condanna all’annientamento”. Tra i meriti storici di “Riso amaro” va ricordato il tentativo (rimasto in seguito isolato nella storia del cinema italiano) di coinvolgere nella realizzazione un grande nome della musica classica d’avanguardia come Goffredo Petrassi». Negativo pure il giudizio di Giorgio Bianchi (espresso sul Candido, nell’ottobre di quel 1949): «I due film più vistosi della settimana: “Riso amaro” e “Ambra” (per la cronaca il film in questione è stato diretto da Otto Preminger nel 1947 con Linda Darnell protagonista), hanno in comune il tipo dell’eroina, una ragazza spregiudicata e decisa a far carriera a qualunque costo. Sebbene l’americano “Ambra” sia un film più grossolano dell’italiano “Riso amaro”, è chiaro che come personaggio, Ambra è più vera di Silvana, “Riso amaro” è un’opera più artistica, vogliamo dire più ricca di fermenti vitali… Detto questo è doveroso fare al De Santis qualche rimprovero. Perché non ha ripensato di più il suo soggetto cacciando indietro i ricordi americani e perché non ha detto al bravo Gassman che i mascalzoni dalle nostre parti sono diversi da come lui li crede?». Altri giudizi critici: «Attraverso un intrigo che vuol essere ‘a suspense’, il giovane regista ci mostra la vita delle mondine, operaie agricole temporanee, che faticano duramente nelle risaie della pianura padana e presenta due personaggi ‘tipici’: il sergente che sta per essere smobilitato, generoso e cavalleresco, grande odiatore della guerra e della polizia, e, soprattutto, una mondina con la testa montata dai rotocalchi, i fumetti, i film di natura deteriore, e che vive col fango sino alle cosce ma perduta in assurde fantasie. Si ha però l’impressione che, pur criticando questo ‘gusto americano’, il regista vi ceda un pò troppo in una sceneggiatura molto macchinosa. Il film ebbe negli Stati Uniti un successo addirittura superiore a quello di “Paisà” e di “Sciuscià”. E rivelò tre divi italiani di prima grandezza: Silvana Mangano, Raf Vallone e Vittorio Gassmann». (Georges Sadoul, Il cinema, Sansoni, Firenze 1968), «Epico melodramma neorealista del dimenticato Giuseppe De Santis, assai bravo a trasformare un modesto fotoromanzo ‘pseudo giallo’ in un appassionato ritratto della povera Italia appena uscita dalla guerra. Nell’atmosfera torbida, si staglia per la sua carica erotica la bellissima Silvana Mangano, addirittura sensazionale quando si dimena in un sensuale boogie-woogie». (Massimo Bertarelli, ‘Il Giornale’, 23 aprile 2001), mentre nel suo libro “Il Cinema Italiano. Dalle origini agli anni Ottanta” così scriveva Carlo Lizzani ===Consulta la Filmografia=== (futuro regista di “Achtung! Banditi!”, “La vita agra”, “Svegliati e uccidi” e “Banditi a Milano”), che del film fu soggettista e sceneggiatore: «De Santis vorrebbe girare dei film che avessero sullo sfondo, o addirittura fossero protagoniste, quelle lotte sociali che così spesso, in altri paesi dove la censura dei produttori è più discreta, hanno dato vita a film potenti e incisivi. […] Senza una adesione distesa a questi contenuti, la forma di De Santis si avviluppa e si impenna, cerca uno sfogo ora nell’allegoria, ora nell’esercizio tecnico, ora nell’esaltazione naturalistica del lato istintivo e sensuale dei personaggi, approdando a risultati di alto prestigio tecnico e formale e assicurandogli comunque una costante posizione di protagonista nel cinema di quegli anni». Silvana Mangano qui imita la Rita Hayworth di “Gilda” ed entra nell’immaginario collettivo con le calze autoreggenti e gli indumenti attillati della mondina Silvana. Sinossi: Siamo a Torino; Francesca, istigata dal suo uomo, Walter, ruba una collana ad un cliente dell’albergo nel quale lavora come cameriera. Per far perdere le proprie tracce, i due si mescolano alla folla delle mondariso che si accalcano sui treni in partenza per le zone di raccolta, nel Vercellese. Nel dormitorio delle mondine una compagna di lavoro, Silvana, avida lettrice di Grand Hotel e accanita ballerina di Boogie Woogie, deruba Francesca della collana. Walter, sospettando che la bella ragazza sia l’autrice del furto, le fa la corte. Silvana si lascia sedurre dall’idea di vivere una storia da fotoromanzo con il ladruncolo e diviene la nuova amante di Walter, mentre Francesca, pentita delle sue colpe, si è legata ad un sergente, tale Marco Galli, che in precedenza stava proprio con Silvana. Walter, avendo scoperto che la collana rubata è falsa, decide di rifarsi organizzando il furto del riso appena stivato nei magazzini. Mentre le ragazze festeggiano la fine della stagione del raccolto, il piccolo malavitoso convince Silvana ad immettere di nuovo l’acqua nelle risaie per distrarre l’attenzione delle mondine e degli operai. La Francesca e il sergente intuiscono la manovra e colgono il ladro sul fatto. Nella sparatoria che segue, nella macelleria, Walter si difende furiosamente, insulta Silvana umiliandola con la rivelazione che la collana è falsa. E Silvana, sconvolta, afferra la pistola e lo uccide. Poi, disperata ed incapace di perdonarsi il male commesso, si uccide gettandosi dalla torre della fattoria. Francesca, al fianco del sergente, si avvia verso un destino migliore mentre le migliaia di mondariso si dirigono ai treni, riprendendo la strada di casa. L’infatuazione di Silvana per il delinquente di mezza tacca si compie più su un piano d’immaginazione e di sogno che su quello di un sentito desiderio di ascesa sociale, ed è proprio in questo che si colgono i codici del cinema americano di genere e non quelli del Neorealismo. In più giungono in soccorso alcune ambientazioni, il taglio di certe immagini, alcune inquadrature e quelle luci trasversali da film noir all’interno del deposito del riso. Il personaggio del militare interpretato da Raf Vallone interviene nella narrazione quasi come se fosse la coscienza critica del film più che elemento narrativo significativo, svolgendo un ruolo in buona sostanza normalizzate e idoneo ad appianare i conflitti, funge da voce della coscienza che richiama chi insegue falsi miti. Le musiche sono del ‘patriarca’ Goffredo Petrassi e di un giovane Armando Trovaioli che cominciava ad affilare le sue armi. È diventata celebre (ripresa anche da Nanni Moretti in “Caro Diario”) la canzone “Il baion”, di Armando Trovajoli. Vittorio Gassman, non ancora ssurto allo splendore dei ruoli comici e ironici per i quali tutti lo ricordano (sarebbe stato Mario Monicelli con “I soliti ignoti” del 1958 a dargli l’inimitabile caratura da attore comico) veste i panni del ‘villain’ odioso e antipatico. Una curiosità: la controfigura di Gassman come ballerino è l’aiuto regista e co-sceneggiatore Carlo Lizzani. Silvana Mangano, nel giudizio di molti attenti osservatori di Cinema, era una vera diva, che si atteggiava ad antidiva; «era bella, stupenda, ma sempre molto patita, molto fragile molto esile, molto bianca, molto sdraiata… Però un sogno di donna, ancora di più alla seconda maniera, quando si era tanto dimagrita. (Maria Mirisola) […] Fisicamente, se si è tramutata dalla bellezza esplosiva dei tempi di “Riso amaro”, lo ha fatto essenzialmente perché glielo dettava l’inconscio. Lei ha capito che non era e non voleva essere una pin-up girl. Era una donna attenta, che seguiva la letteratura, il teatro, e allora perché avrebbe dovuto regalarsi dei ruoli di maggiorata quando c’erano tante altre che potevano farli? Lei ha voluto farsi accettare solo per il suo intelletto e le sue capacità professionali, ha bandito la sua fisicità prepotente e l’ha messa al servizio dell’intelletto… (Bruno Todini)». “Riso Amaro” è di certo uno dei più importanti film della nostra storia cinematografica, e testimonia pure di un grande talento, quello di Giuseppe De Santis, il quale in questa sua opera più celebre ha dimostrato, prima di altri, di saper parlare di problemi sociale e della realtà femminile, ma con il gusto che il grande cinema richiede; è opera d’autore in grado di intrattenere e sedimentarsi nelle coscienze degli spettatori.
TECNICA
“Riso Amaro”, completamente restaurato e rimasterizzato in digitale, è ora disponibile su Blu-Ray nella versione restaurata in 2k da parte di Cristaldi Film e CG Entertainment, operazione eseguita da Augustus Color a partire da un lavander (interpositivo in bianco e nero) e per l’audio dal negativo colonna. Il lavander e la colonna sono stati sottoposti a lavaggio ad ultrasuoni. Questa nuova edizione in High-Def consente di recuperare il film in tutto il suo splendore, complice anche il restauro operato una quindicina d’anni fa. Il Blu-Ray presenta la traccia audio originale in DTS-HD Master Audio 2.0 e quella in DTS-HD Master Audio 5.1 rielaborata per l’occasione. I contenuti speciali sono come sempre molto ricchi; troviamo infatti, tra le altre cose, una rarissima intervista audio a Giuseppe De Santis all’interno di uno speciale dedicato al regista (32’), nella quale racconta la nascita del film e della scelta della Mangano come protagonista, c’è poi un’intervista a Carlo Lizzani (6’) ed una presentazione di “Riso amaro” curata da Guido Michelone (5’), “Fumetto – Storia del film” (4’), una galleria fotografica, l’archivio Baita, la locandina, le recensioni dell’epoca e un Trailer originale.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Cristaldi Film/CG Entertainment)
NOTE TECNICHE
Il Film
RISO AMARO
(Riso amaro)
Italia, 1949, 108’
Regia: Giuseppe De Santis
Cast: Silvana Mangano (Silvana), Vittorio Gassman (Walter), Raf Vallone (il sergente Marco Galli), Doris Dowling (Francesca), Checco Rissone (Aristide), Nico Pepe (Beppe), Adriana Sivieri (Celeste), Lia Corelli (Amelia), Maria Grazia Francia Gabriella), Carlo Mazzarella, Maria Capuzzo, Mariano Englen, Mariemma Bardi, Antonio Nediani, Ermanno Randi, Dedi Ristori, Attilio Dottesio, Manlio Mannozzi, Anna Maestri, Isabella Zennaro
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 1.78:1 anamorfico
Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 5.1 / Russo DTS-HD Master Audio 2.0
Italiano, Russo Dolby Digital 2.0
Distributore: Cristaldi Film/CG Entertainment
Consulta la pagina ufficiale del distributore www.cgentertainment.it