PICNIC AD HANGING ROCK di Peter Weir in Blu-Ray
“Picnic ad Hanging Rock”, uno dei film ‘Cult’ di Peter Weir, arriva finalmente in Blu-Ray, in una nuova edizione – e versione Director’s Cut – targata Koch Media, con booklet e tanti extra.
Peter Weir si è affermato negli anni Settanta nel contesto di quella New Wave del cinema australiano, così stimolante e foriera di talenti (Bruce Beresford, George Miller, Fred Shepisi, Gillian Armstrong ed altri) e di cui è stato indiscusso caposcuola, che ha consentito a questa cinematografia ‘lontana’ di farsi conoscere in tutto il mondo. Weir, tra l’altro, ha saputo captare e trasferire in immagini i sortilegi e le magie del continente australe, un mondo in cui la natura sembra sempre essere sospesa sui confini del mistero. Cinema, insomma, anche come magia dei primordi e suggestione dell’ignoto. Siamo in Australia il giorno di San Valentino del 1900; c’è fermento nell’aristocratico collegio femminile Appleyard (distante una cinquantina di chilometri da Melbourne), per l’annuale gita prevista all’Hanging Rock, una formazione rocciosa suggestiva di origine vulcanica e meta di curiosi. Solitamente obbligate a restare chiuse all’interno delle mura dell’istituto per molti mesi dell’anno a seguire noiose lezioni, questa gita viene afferrata dalle ragazze come occasione unica per sprigionare lo splendore istintivo, innocente e sensuale di cui sono dotate. Il luogo del picnic esercita grandi suggestioni sulle giovani – sotto la sorveglianza dell’insegnante di francese, M.lle de Poitiers, e di quella di matematica, Miss McCraw – che cominciano a scalare il gigantesco masso. Tre delle fanciulle, assieme ad una loro insegnate, scompaiono misteriosamente nel nulla,come se fossero state inghiottite nel suo ventre, e le ricerche, cui partecipano tutti gli abitanti del paese, sono infruttuose. Dopo alcuni giorni viene ritrovata una delle ragazze scomparse che però non è in grado di fornire alcuna spiegazione in proposito. Intanto emerge il passato non proprio limpido della direttrice e pur tuttavia il misterioso incidente non verrà mai risolto. Dove sono finite le ragazze? Chi hanno incontrato? Che cosa hanno visto? Il film di Weir non ce lo dice, mette in scena la loro scomparsa e la lascia senza risposte, alludendo al manifestarsi di un straordinario e prodigioso evento che il film evita accuratamente di svelare.
«La vita è sogno, soltanto un sogno. Il sogno di un sogno».
il secondo lungometraggio di Peter Weir ===Consulta la Filmografia===, e primo grande successo per il regista, è stato uno dei primi film australiani a ottenere visibilità internazionale e a godere di un certo successo commerciale. Può essere visto come un affascinante racconto di formazione, avendo a che fare con personaggi che compiono un viaggio molto personale da una condizione di incomprensione o di ignoranza ad una nuova conoscenza del mondo o su se stessi; la considerazione fatta non vale solamente per le ragazze in fiore di “Picnic” ma anche per i protagonisti di altri film del regista australiano come “Gli anni spezzati”, “L’attimo fuggente”, “Un anno vissuto pericolosamente”, “Witness”. In Weir emerge sempre un’attenzione ai comportamenti del soggetto il cui microcosmo è posto al confronto con un macrocosmo complesso e talvolta ambiguo, a volte naturale, a volte sociale. I suoi lavori si reggono sull’incontro fra personaggi ‘ordinari’ e situazioni, luoghi o eventi in qualche modo estranei alla ‘normalità’. Ricco di simboli e di metafore “Picnic ad Hanging Rock” va ‘letto’ primariamente come contrapposizione tra ‘civiltà’ e ‘natura’; da una parte c’è il collegio, per molti versi inquietante e ‘misterioso’, dall’altra questa protuberanza rocciosa rappresentata da Hanging Rock. Laddove le giovani donne dovrebbero essere educate prevalgono dinamiche di repressione sessuale (le stesse mura dell’edificio fungono da ‘contenitore’, limitano il pensiero e l’agire delle ragazze), all’opposto, ‘en plein air’, le tensioni possono essere (finalmente) liberate. Nel primo luogo predomina il ‘gruppo’, nel secondo si afferma l’individuo. E nel corso di tutto il racconto cinematografico vengono messe in correlazione Natura e Civiltà; quest’ultima da assimilare quale espressione di quella società Vittoriana, derivata dalla ‘madre’ Inghilterra, di cui l’Australia era al tempo una colonia, con il suo bagaglio di tabù, divieti e repressioni. La stessa scena in cui si vede una rosa ‘chiusa’ in una scatola vuol proprio rappresentare il gesto di ‘limitare’ e ‘contenere’ la natura dentro l’angusto confine di una struttura sociale finta e soffocante. Weir, con grande capacità simbolica, riesce a recuperare miti antichi, a delineare il rapporto (certamente) imperscrutabile ma seducente tra la Donna e la Terra, tra femminilità, corporeità, natura, mistero, memoria ancestrale. Pur essendo spesso indicato come un ‘Thriller soprannaturale’, “Picnic ad Hanging Rock” va inquadrato piuttosto, con maggiore aderenza, ad un’esperienza liberatoria, con la natura che prende la meglio sulla cultura. È stato tratto dall’omonimo romanzo del 1967 di Joan Lindsay per il quale, appunto, la scrittrice australiana dichiarava di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto. E nell’incipit del film sullo schermo appare la scritta «Sabato 14 febbraio 1900. Un gruppo di studentesse del collegio Appleyard fece picnic a Hanging Rock vicino a Mount Macedon nello stato del Victoria. Nel pomeriggio parecchi membri del picnic sparirono senza lasciare tracce. Quello che segue è il resoconto di ciò che accadde». Il fatto che il giorno in cui tutto ha inizio sia San Valentino, giornata dell’amore, lascia intuire senza dubbio alcuno come le ragazze siano predisposte all’avventura e al rischio. La liberazione individuale dovrà giocoforza passare attraverso il superamento dei codici di repressione sessuale presenti nell’istituto. L’ascensione ad Hanging Rock è costellata da alcune precise simbologie, alcune di natura sessuale; le forme aguzze e ‘falliche’ delle rocce, cui sovente si indirizza lo sguardo dei personaggi femminili, le fessure che rimandano alla vagina, gli anfratti labirintici del luogo, l’utilizzo di rettili striscianti e tanti altri piccoli particolari, tutti simboli più o meno espliciti di un desiderio sessuale ora represso ora agognato ora sottilmente evocato. E la nascita della stessa Hanging Rock viene raccontata da miss McCraw con parole che non lasciano dubbi all’interpretazione che il regista vuol dare al luogo: «la lava silicea eruttata allo stato viscoso dalle viscere della terra con estrema violenza» è chiaro rimando ad un’eiaculazione di sperma maschile, così come il deliquio delle ragazze, l’estasi, gli svenimenti, gli abbandoni, un tocco di sonnambulismo, rendono la misura di un’esperienza orgasmica. “Picnic ad Hanging Rock” è davvero assurto ad atto fondante del cinema onirico e visionario degli anni ’70. È un magnifico film, un piccolo gioiello di luci, suoni, sussurri e atmosfere, un thriller vittoriano delicato e inquietante con sequenze di grande bellezza, che riesce ad emozionare con immagini e musiche molto suggestive, la cui forza non sta negli eventi che vengono narrati sullo schermo ma nella tensione, nel profondo senso di inquietudine che si percepisce e che il pubblico interiorizza. Il silenzio è uno dei protagonisti principali, così come la natura prepotente e selvaggia dalla grande forza visiva.
TECNICA
L’edizione da collezione pubblicata da Koch Media, nella versione Director’s Cut voluta dal regista, è assai curata sia sotto il profilo tecnico che editoriale; il Blu-Ray è inserito in un amaray all’interno di una bella confezione slipcase nel quale c’è pure l’elegante booklet fotografico. La Director’s Cut voluta dal regista nel 1998 (23 anni dopo la sua prima uscita sugli schermi) risulta leggermente più corta di quella originale cinematografica di 8 minuti (107 minuti a fronte dei 115 originali): alcuni tagli in alcune scene più un paio di brevi scene alternative (in 13 momenti diversi). Comunque il materiale ‘tagliato’ si può consultare tra i Contenuti Extra, con una modalità che consente di comprendere dove fossero stati effettuati i tagli. Dal punto di vista del Video, nella considerazione dei tanti anni trascorsi dall’uscita del film, c’è da dire che quello che appare ai nostri occhi è di gran lunga migliore delle nostre aspettative. Le atmosfere magiche e misteriose, frutto delle scelte della regia e del direttore della fotografia ci vengono restituite in maniera pregevole, così come i bellissimi ed incontaminati paesaggi sullo sfondo. Più che un restauro è stato effettuato un lavoro di pulizia ottimale, pur tuttavia qualche leggera spuntinatura e qualche sporadico graffietto sono percepibili nelle scene iniziali senza però inficiare la gradevolezza della visione domestica. Nelle scene maggiormente illuminate si possono apprezzare la nitidezza e la bontà del dettaglio di oggetti, persone e luoghi circostanti, la ricchezza cromatica dei paesaggi, la buona percezione della profondità, pur in un contesto di scelte fotografiche soft che privilegiano la morbidezza o il significante onirico di alcune scene. Per quel che concerne il comparto audio, la traccia italiana è in un pulito e gradevole DTS HD MA 2.0 mentre quella inglese è in DTS HD MA 5.1. Per l’intero film predomina l’inquietante ma suggestiva colonna sonora realizzata da Georghe Zamfir con il suo flauto. La scena sonora è prodotta principalmente dall’asse anteriore ed è alimentata da rumori e suoni naturali mentre i dialoghi sono ben chiari e distintivi sul centrale; decisamente migliore per dinamica, efficacia, ricchezza delle sfumature e presenza dell’asse posteriore la traccia originale inglese. Il comparto degli Extra – davvero corposi ed esaustivi – ci offre materiale per ben 2 ore e mezza. Anzitutto le scene tagliate (12’) cui abbiamo fatto cenno, che hanno condotto a questa Director’s Cut. Poi c’è in primo piano il documentario “A Dream Within A Dream”, lungo ‘Making Of’ (113 minuti) realizzato nel 2008, incentrato sulla realizzazione, sui personaggi, le riprese, la musica e altri aspetti del film, integrato da interviste a diversi membri del cast e della troupe, e dal commento del regista. In chiusura un altro documentario, “A Recollection – 1900” (26′) risalente all’epoca dell’uscita del film, che esplora l’affascinante soggetto costituito dagli eventi di quel fatidico San Valentino del 1900 e la magia del gruppo roccioso di Hanging Rock.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione di Koch Media)
NOTE TECNICHE
Il Film
PICNIC AD HANGING ROCK
(Picnic at Hanging Rock)
Australia, 1975, 107’
Regia: Peter Weir
Cast: Rachel Roberts, Dominic Guard, Helen Morse, Jacki Weaver, Vivean Gray, Kirsty Child, Ingrid Mason, Anne Lambert, Jane Vallis, Karen Robson, Christine Schuler, Margaret Nelson, John Jarratt, Martin Vaughan, Jack Fegan.
Informazioni tecniche del Blu-Ray
Aspect ratio: 1.77:1 1920x1080p/ MVC MPEG-4
Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 2.0 / Inglese DTS-HD Master Audio 5.1
Distributore: Koch Media