PASSIONE SINISTRA di Marco Ponti
PASSIONE CRETINA
“Passione sinistra” alla resa dei conti – lo diciamo subito – non è certo il genere di film che possa trovare spazio sul nostro sito che è orientato a parlare di determinati film e non di tutto il Cinema tout-court.
Parlarne in questa sede ci offre la possibilità di dire qualcosa circa l’attuale stato di salute del nostro Cinema. Che è ai livelli più bassi di esportabilità. Questo film, diretto da Marco Ponti, avrebbe pure – almeno a livello di confezione, elegante, e di sponsor coinvolti, numerosi – tutti i crismi per imporsi sul nostro mercato e su quello estero ma difetta di ‘anima’, di contenuti, di appeal necessario a far scoccare nello spettatore la scintilla del ‘colpo di fulmine’, dell’innamoramento. Insomma continuiamo a non comprendere come non si possa riuscire nel nostro paese a costruire film semplici nella struttura narrativa ma che abbiano un respiro europeo, visto che è quello del nostro continente il mercato a cui bisognerebbe indirizzarsi per risollevare le sorti della nostra industria cinematografica. Cosa che riesce benissimo ai nostri cugini transalpini (penso ad alcune deliziose commedie che sono riusciti a sfornare e che sono diventate pure oggetto di riuscite – al botteghino – trasposizioni in casa nostra), riesce benissimo agli inglesi e ad alcune cinematografie minori, e comincia a riuscire bene pure ai tedeschi. Ecco è proprio nel confronto con le altre nazioni europee (nemmeno ci provo a lanciare uno sguardo in altri continenti) che l’Italia appare (quasi) un fanalino di coda, ad onta della grande tradizione del nostro Cinema che negli anni ’50 e ’60 ci aveva portato ai vertici della considerazione internazionale. I nostri film continuano a peccare di provincialismo, mancano di universalità, non riescono ad interessare il pubblico internazionale che troppo spesso non comprende le dinamiche su cui vengono elaborate le storie che vi si raccontano. Eppure i mezzi non mancano a livello di registi, di attori, di compositori delle musiche, di direttori della fotografia e quant’altro. Ecco, “Passione sinistra” ha il principale suo difetto nell’essere lontano dalla realtà del nostro paese; un film che non è una favola ma specchio di un Italia in cui (credo) pochissimi siano, tra gli spettatori potenziali, quelli che ci si riconoscono. Personaggi che sono macchiette più che esser ben delineati. Con una storia d’amore posticcia e che più ‘finta’ non si può, ad onta della presunta passione che può sbocciare tra uno di destra ed una di sinistra su cui si fonda tutto l’assunto narrativo del film. Eppure Marco Ponti ci aveva subito colpiti all’esordio nel 2001 con “Santa Maradona” (per il quale vinceva pure il David di Donatello come Miglior Regista esordiente), una commedia generazionale sulla crisi post-laurea di un giovane, poi già ci era piaciuto meno con il successivo “A/R andata+ritorno” (2004), ‘liason’ amorosa tra un giovane pony express ed una hostess bloccata da uno sciopero generale. Ha atteso nove anni Ponti per tornare dietro la macchina da presa (nel frattempo ha curato le sceneggiature di “L’uomo perfetto” e “Cardiofitness”) e senza voler eccedere in cattiveria ci chiediamo perché l’abbia fatto. Quello che appare piuttosto paradossale è il constatare come in rete appaiano giudizi pure lusinghieri sul film, segno che c’è uno scollamento deciso sul modo di giudicare i film; tutti si sentono in grado di giudicare tutto senza avere punti di riferimento congrui! “Passione sinistra”, liberamente tratta dal romanzo omonimo di Chiara Gamberale, è la più classica delle commedie sentimentali d’ultima generazione, di quelle che vogliono essere briose e in linea coi tempi, e mostrare personaggi ben ‘adagiati’ nel tessuto sociale odierno. Nina (Valentina Lodovini) “è animata da solidi ideali di sinistra, ha mille cause perse per cui combattere e la testa sempre tra le nuvole”, intanto però eredita dal padre scomparso una villa con vista sul mare che da sola – magari gestendola per il turismo estivo, magari mettendola in vendita – potrebbe bastare a garantire un reddito per tanto tanto tempo in avanti. Giulio (Alessandro Preziosi) è il perfetto rappresentante della ‘destra’, sicuro di sé, ricco e maschilista, prepotente ed arrogante. Due stereotipi che proprio perché tali non hanno alcun appeal per incuriosire lo spettatore. Si conoscono quando lui la contatta perché interessato ad acquistare la magnifica villa e subito si detestano. Ma poi, come si sa, ‘gli opposti si attraggono’ e la relazione appassionata tra i due esplode senza un briciolo di ‘maturazione’ dialettica, senza un reale approfondimento delle dinamiche che si scatenano. Intorno ai due si muovono i rispettivi partner che per una legge di compensazione non scritta trovano il modo, pure loro, di consumare una fugace relazione. Simonetta, interpretata dalla top model Eva Riccobono, è la classica oca giuliva, tipica bambola svampita con il cervello azzerato, che non capisce nemmeno il significato delle parole però riesce in un paio di frangenti a dissociarsi da se stessa e a mostrare capacità insospettabili di intuito; Bernardo, storico fidanzato di Nina, è un pretestuoso intellettuale, interpretato bene da Vinicio Marchioni, ma tanto paradossale da risultare assolutamente poco attendibile. Stereotipi anche questi ma più macchiettistici. Alla fine la figura migliore la fa Geppi Cucciari, l’amica di Nina, che perlomeno è rassicurante nel riproporre la sua tagliente ironia. Gli autori hanno definito il film “ironico e disincantato”, a noi è sembrato poco credibile e qualunquista. ‘Poco credibile’ e superficiale non tanto per gli sviluppi della vicenda (che abbiamo già raccontato) quanto piuttosto per la realtà di un paese come il nostro che (anche al cinema, anche sorridendo) ha bisogno di riflettere su ben altre cose. Confezionato bene si è detto, glamour e patinato, ed è vero, se si guarda alla bontà del montaggio, alla fotografia luminosa, alle ambientazioni e le location ricercate e mai banali, a certa inventiva messa in campo con alcune composizioni in sovrimpressione, allo split screen. I dialoghi salvo qualche impennata sporadica (ed apprezzabile) sono del tutto approssimativi.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Passione sinistra
(id., Italia, 2013)
Regia: Marco Ponti
Cast: Valentina Lodovini, Alessandro Preziosi, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Vinicio Marchioni, Jurij Ferrini, Glen Blackhall.
Genere: Commedia
Durata: 91 min.
Distribuzione: 01 Distribution
Produttore: Donatella Botti per BiancaFilm in associazione con Rai Cinema
Soggetto: dal libro “Una passione sinistra” di Chiara Gamberale
Sceneggiatura: Marco Ponti
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Clelio Benevento
Musiche: Gigi Meroni
Scenografia: Patrizia Alfonsi
Costumi: Massimo Cantini Parrini
Data di uscita: 18 Aprile 2013