Cinema

MIA MADRE di Nanni Moretti

 

 

COSI’ PRIVATO E COSI’ UNIVERSALE
Esce oggi nelle sale il nuovo film di Nanni Moretti, a quattro anni di distanza da “Habemus Papam”, e mai film del regista romano è stato così chiaro, esplicito, diretto, coinvolgente, semplice (da non confondersi con banale), così privato ed intimista nella sua genesi ed universale nel suo approdo finale agli spettatori, come “Mia Madre”.


Perché l’elaborazione del lutto (e soprattutto quello della propria genitrice: Nanni ha perso la madre durante la fase di montaggio del precedente film) è un tema privatissimo, che coinvolge sentimenti, sensazioni, pudori, silenzi pieni dei rumori del tempo e dei ricordi, ed allo stesso tempo universale perché è un momento di passaggio della vita ineludibile e che prima o poi riguarda o riguarderà ognuno di noi, di voi, di chiunque si appresti a vedere questo film. Inoltre quel “mai così chiaro è stato Moretti” è da intendersi per la scelta di affidare il ruolo di protagonista a Margherita Buy, facendole vestire i panni di una regista mpegnata in un film sull’occupazione di una fabbrica – quindi suo esplicito alter-ego – mentre quotidianamente assiste l’anziana madre ricoverata in ospedale, e ritagliandosi per se un ruolo a latere come fratello di Margherita. Ed è stata perfino imbarazzante (dovrei forse dire ‘sciocca’!?, visto che molte volte in alcuni giornalisti si ripete e prevale il desiderio di mettersi in mostra più di quello giungere ad una sintesi efficace) la domanda di un giornalista rivolta a Moretti, nella conferenza stampa che è seguita alla proiezione per la stampa del film qualche giorno fa, e alla quale ho avuto il piacere e la fortuna di partecipare; «quanto c’è di autobiografico nel suo film!?» con il regista che ha ripetuto per tre volte – cadenzando lentamente nello scorrere dei secondi le parole per dare l’idea di stare cercando quelle più giuste – «cosa c’è di autobiografico nel mio film!?» e poi rispondendo a mezza voce «c’è molto, certo che c’è molto!», aggiungendo «un passaggio importante che molti di voi hanno vissuto». E non potrebbe essere altrimenti (e in maniera forte e decisa), perché anche il personaggio della madre – interpretato da Giulia Lazzarini, un’attrice di teatro molto apprezzata (ha lavorato con Strehler e Ronconi) e che poche volte in carriera ha intrattenuto rapporti con il cinema – è perfettamente delineato; è un’insegnante di latino in pensione proprio come lo era la mamma di Nanni, Agata Apicella (che è il cognome che ha accompagnato tanti personaggi interpretati sullo schermo da Moretti in passato), che insegnava al Liceo Classico Ennio Quirino Visconti di Roma (in Piazza del Collegio Romano), lo stesso dove venne girato nel 1946 “Mio figlio professore”, di Renato Castellani, con Aldo Fabrizi nel ruolo del bidello che sogna una carriera d’insegnante per il figlio. Anzi, persino uno dei risvolti più significativi del film ha un profondo legame con la realtà dei fatti; ed è quando i due fratelli (Margherita e Giovanni; è questo il nome adottato da Moretti per il suo personaggio, un ingegnere che si è messo in aspettativa e che pensa di non tornare più al lavoro) scoprono quanto vivo fosse stato il rapporto intrattenuto dalla madre con alcuni ex-alunni che avevano continuato a frequentarla, anche dopo ch’ella aveva cessato il lavoro di professoressa, spiegando che lei aveva continuato a dar loro insegnamenti di vita che andavano bel oltre la semplice didattica scolastica. Una rivelazione per i due fratelli, ma anche un elemento sul quale dare un diverso e nuovo spessore all’elaborazione del loro lutto. E la madre di Nanni, pare, fosse proprio depositaria di questi requisiti. Il film si chiude senza alimentare il dolore e senza commiserazione, ma con uno sguardo positivo al futuro. L’altra metà del film – sviluppato su una sceneggiatura scritta dal regista assieme a Francesco Piccolo e Valia Santella – è occupata dal film nel film, quello in fabbrica che sta girando il personaggio interpretato da Margherita Buy, alle prese con un attore – una capricciosa star hollywoodiana, tale Barry Huggins, che ha il volto e la gestualità di John Turturro – difficile da gestire e al quale sono affidati i momenti di ilarità del film che servono a sospendere temporaneamente le emozioni e le tensioni del nucleo primario del racconto. La regista Margherita, oltre che con la malattia della madre,  deve fare i conti con le sue ansie, le sue paure, il senso di inadeguatezza sul set (e qui, come confermato in conferenza stampa, ci sono le stesse preoccupazioni che attanagliano Nanni Moretti ===Consulta la Filmografia=== quando deve girare un nuovo film, pur avendo egli alle spalle una esperienza cinematografica quarantennale) e nella vita privata, con una relazione sentimentale agli sgoccioli ed una figlia adolescente, Beatrice, che sta entrando nella fase in cui il detto ‘figli piccoli problemi piccoli, figli grandi problemi grandi’ assume una dimensione veritiera e la protagonista si accorge di non conoscerla troppo a fondo. Curioso poi – e la Buy lo ha sottolineato essere un surplus di divertimento e di novità per lei nell’incontro con la stampa – che alcuni atteggiamenti di insofferenza (anche a voce alta) di Moretti regista, oppure altri quando chiede o decide di rifare alcune sequenze perché insoddisfatto di come siano venute, cui l’attrice è stata spettatrice sul set dei film girati insieme (oltre a questo ricordiamo i due ultimi di Nanni, “Il Caimano” e “Habemus Papam”), siano diventati paradigmatici dell’interpretazione di Margherita, così da suggerire a noi spettatori un ulteriore elemento autobiografico. A tal proposito ci sono pure un paio di tormentoni che in qualche maniera possono ricordarci il celebre «D’Alema, dì una cosa di sinistra!» di “Aprile”; uno è quando i due fratelli passeggiano in piazza del Parlamento e lui invita lei ad avere il coraggio di cambiare – «Margherita, fai qualcosa di nuovo, di diverso, rompi almeno un tuo schema, uno su duecento!» -, che potrebbe suonare come una sollecitazione che Nanni autoironicamente (e per interposta persona) dice a se stesso, e l’altro tormentone è quando la regista dice agli attori di “stare accanto al personaggio“, e questi non comprendono bene tanto da rimanere un po’ interdetti. Una volta di più Moretti poi si defila dal centro del racconto in una posizione subalterna ad altri personaggi; così era accaduto per “Il Caimano” con Silvio Orlando in primo piano e altrettanto avveniva in “Habemus Papam” dove il protagonista assoluto era Michel Piccoli, così succede in questo in cui sono evidenti (e sono stati spiegati) i motivi del suo mettersi in disparte. Proprio oggi poi si è saputo che “Mia madre” è stato selezionato per il Festival di Cannes che si terrà dal 13 al 24 maggio prossimi a riconfermare la grande attenzione che oltralpe hanno del nostro regista, più volte ospite della manifestazione cinematografica più importante d’Europa (e forse anche del mondo) dove ha vinto il premio per la Miglior Regia nel 1994, per “Caro diario”, e la Palma d’Oro nel 2001 con “La stanza del figlio”, oltre ad avervi portato “Habemus Papam” nel 2011 ed essere stato Presidente della Giuria nel 2012. Moretti sarà presente assieme a Paolo Sorrentino (“Youth“, in lingua inglese) e Matteo Garrone (“Tale of Tales“, pure questo in lingua inglese) in rappresentanza dell’Italia, e tutti e tre saranno in concorso, cosa che per il cinema italiano non accadeva da più di vent’anni; una partecipazione forte, direi, composta da quelli che possono essere considerati oggi tra i primi 5/6 registi più importanti del nostro paese.

(Luigi Lozzi)


(immagini per cortese concessione di Sacher Film/Rai Cinema)

 

Estratti dalla conferenza stampa del 13 aprile 2015 al Cinema Nuovo Sacher:
«Fin da subito – ha racconta Nanni nella conferenza stampa tenuta nel suo cinema, il Nuovo Sacher a Roma – ho pensato a una protagonista femminile e ho voluto assegnare a lei caratteristiche che di solito vengono considerate più maschili, come quella di fare la regista, mestiere maggiormente diffuso fra gli uomini. Io mi sono ritagliato il ruolo del fratello, ma in realtà mi sento vicino a Margherita e al suo senso di inadeguatezza. Credevo che col tempo questo mio disagio sarebbe diminuito, che sarebbe cresciuto quel famoso (ma che brutta espressione) ‘pelo sullo stomaco’, invece il tempo passa e la percezione di inadeguatezza aumenta a sua volta. Prima di girare un film faccio sempre gli stessi incubi: ovvero che sul set non funzioni nulla!».
«A differenza di altri colleghi sono lento, non so quale sarà il prossimo film di Moretti. Un punto di arrivo in questo caso di certo è la semplicità, da non confondere con spontaneità e banalità, ma piuttosto da intendersi come trovare il modo con la scrittura, con la regia di raccontare le cose in modo semplice».
Margherita Buy, al terzo film consecutivo interpretato per Moretti, dice: «ho avuto modo di vedere Nanni in azione sul set, di conoscerlo, e devo dire mi ha insegnato qualcosa di molto personale. Ci sono stati vari livelli in questa ultima esperienza, da un lato sul set mi sono divertita a restituire alcuni dei suoi atteggiamenti, poi c’era la questione – centrale – del dolore. Comunque è stato uno spasso stare sul set a vestire i panni di una regista, la cosa che più mi piaceva, devo dire, era sgridare gli attori».
Per il ruolo della madre malata, il regista ha scelto un’attrice di teatro e di talento, Giulia Lazzarini. Si tratta del suo primo ruolo importante per il cinema: «avrei voluto lavorare con Moretti da tanto tempo, da quando girò “Ecce Bombo”  con una mia cara amica, Luisa Rossi, che interpretava la madre», e Moretti ha aggiunto: «Io e Giulia Lazzarini abbiamo fatto percorsi diversi ma quando ci siamo incontrati ci siamo trovati subito a nostro agio, io con lei e lei in modo straordinario con il personaggio che ha interpretato nel film»; personaggio che è stato scritto, come detto in precedenza, sulla base delle caratteristiche della vera madre di Nanni Moretti. «Ma parlare di mia madre mi imbarazza – ha spiegato -, posso dire però che, come si evidenzia nel film, ci sono numerosi studenti che hanno continuato ad andare a trovarla e a parlare con lei di tantissimi argomenti. E che, solo dopo la sua morte, ho avuto la percezione di aver perduto una parte di lei che conoscevano solamente i suoi studenti».
«Nel film prendo in giro me stesso che è una cosa faticosa, mi accanisco contro di me – dice Moretti – è una frase che dico sempre agli attori da anni, quella di stare accanto al personaggio, sono parole che a volte sono solo parole, forse senza senso, ma che mi sento di sottoscrivere ancora».

(Luigi Lozzi)

 

Mia Madre
(Mia Madre, Italia/Francia, 2015)
Regia: Nanni Moretti
Genere: Drammatico
Durata: 106’
Cast: Margherita Buy (Margherita), John Turturro (Barry Huggins), Giulia Lazzarini (Ada), Nanni Moretti (Giovanni), Beatrice Mancini (Livia), Enrico Ianniello (Vittorio), Pietro Ragusa (Bruno), Tony Laudadio (il produttore), Stefano Abbati (Federico), Anna Bellato (l’attrice), Davide Iacopini (l’impiegato Elgi), Lorenzo Gioielli (l’interprete), Tatiana Lepore (la segretaria di edizione), Domenico Diele (Giorgio), Renato Scarpa (Luciano).
Soggetto: Nanni Moretti, Valia Santella, Gaia Manzini, Chiara Valerio
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Valia Santella
Produttori:     Nanni Moretti, Domenico Procacci
Casa di produzione: Sacher Film, Fandango, Le Pacte, Rai Cinema
Fotografia:    Arnaldo Catinari
Montaggio:    Clelio Benevento
Scenografia: Paola Bizzarri
Distribuzione Italia: 01 Distribution
Data di uscita in Italia: 16 Aprile 2015