MELODY ROAD di Neil Diamond
ARTISTA: NEIL DIAMOND
TITOLO: Melody Road
ETICHETTA: Capitol/Universal
ANNO: 2014
I più giovani – che non lo conoscono – devono sapere che Neil Diamond è stato uno degli interpreti pop vocali più acclamati degli anni sessanta e settanta, e che molte sue canzoni (di cui ne è stato autore) sono diventate oggetto di cover anche nella nostra lingua: da “Solitary Man” del ’66, tradotta in italiano da Morandi come “Se perdo anche te”, passando per “I’m Believer” (“Sono bugiarda” di Caterina Caselli) fino “I am I Said” (ancora la Caselli, “La casa degli angeli”). Troppo facile liquidare Neil – e all’epoca l’hanno fatto in tanti – come un interprete sdolcinato, rappresentante di un melodismo d’antan, svenevole e romantico, che cozza con le “buone regole” trasgressive che si è dato il rock, ma come la mettiamo poi quando proprio la “Solitary Man” prima citata è entrata a far parte del repertorio di Johnny Cash (a tal proposito anche “Man in Black” è stato tardivamente rivalutato quando di lui hanno parlato bene Dylan, Springsteen o gli U2) e dei metallari HIM? Dopo quasi cinquant’anni di carriera Diamond continua ad incidere dischi con una certa regolarità (ma dall’ultimo in studio sono passati sei anni: era l’ottimo “Home Before Dark”) ed il nuovo (coprodotto da Don Was) sigla il passaggio (anche del relativo catalogo) alla Capitol dopo una vita spesa alla Columbia. Ad ascoltarla, la voce da crooner consumato di Neil Diamond è ancora graffiata, carismatica e profonda, e non tradisce i così tanti anni trascorsi dai momenti di gloria maggiore, ed è ancora in grado di procurare brividi lungo la schiena a più d’uno. Tra echi del passato e ballate soft-rock strappacuore di questo autentico monumento le cose migliori ci sono sembrate “Nothing But A Heartache” dall’incipit malinconico e bluesy che poi si corrobora musicalmente nel finale ed il magnifico mid-tempo di “Something Blue”. Impostazione d’altri tempi, ma perché non dargli una chance.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Recensione pubblicata sulla rivista di alta fedeltà Audio Review N° 358 – Dicembre 2014