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MAIGRET di Patrice Leconte

 

 

MAIGRET ANTIEROE

 
 
Patrice Leconte, servendosi del ‘corpo’, prima che dell’anima, di Gerard Depardieu riporta in primo piano la figura dell’indimenticabile personaggio nato dalla mente e dalla penna di Georges Simenon nel lontano 1929. E lo fa con un film asciutto, evocativo di ‘antiche’ frequentazioni letterarie, e così poco ‘connesso’ con una quotidianità cinematografica troppo ‘urlata’.

Il commissario Jules Amédée François Maigret è figura cara a qualsiasi appassionato di ‘Gialli’ e pure a coloro che amano le raffinatezze di certa letteratura popolare che ha avuto in Georges Simenon uno degli esponenti più in vista. Il personaggio letterario creato dallo scrittore è stato protagonista di settantacinque romanzi e ventotto racconti di genere poliziesco rappresentati pure in numerose produzioni cinematografiche, radiofoniche e televisive. L’autore lo descrive come un uomo di origine contadina dalle spalle larghe e dalla corporatura massiccia, distinto nell’aspetto ma dall’indole burbera, bevitore abitudinario, amante della buona cucina e incrollabile fumatore di pipa. Il suo metodo investigativo consiste nel calarsi nelle atmosfere dei luoghi in cui i delitti vengono commessi e, guidato dal proprio istinto, nell’immedesimarsi e cercare di comprendere la personalità e l’umanità dei diversi personaggi del caso di cui si occupa. Lo scrittore belga ha contribuito all’enorme successo di pubblico che il personaggio ha ottenuto, grazie alla cura con cui ci ha raccontato di quei quartieri lontani dallo sguardo pubblico, popolati di café chantant e figure anonime ma piene di vita e di storie celate dietro un destino ‘avverso’. Con le inchieste del commissario Maigret, Simenon si è reso artefice, sin dagli anni ’30 dello scorso secolo, di una svolta importantissima nel modello di romanzo poliziesco europeo, prendendo le distanze dallo schema del giallo classico all’inglese solitamente incentrato su delitti perfetti, investigatori infallibili, ambientazioni mondane, e introduce invece personaggi e ambientazioni popolari e piccolo borghesi, dove il focus viene spostato sulle motivazioni umane che portano al delitto, più che sulla ricerca degli indizi materiali. il ritorno del celebre investigatore francese avviene a molti anni di distanza dall’ultimo film presentato sul grande schermo. Maigret è stato oggetto in passato di numerose riduzioni cinematografiche (quindici pellicole tratte da tredici romanzi e due racconti brevi) e noi, in Italia, possiamo appuntarci il fiore all’occhiello dell’interpretazione che diede del personaggio Gino Cervi nella serie televisiva in Bianco & Nero alla fine degli anni Sessanta e che è stata assai apprezzata dallo stesso Georges Simenon. Il film odierno è tratto (molto liberamente) dal romanzo “Maigret e la giovane morta” (“Maigret et la Jeune Morte”) del 1954, e in realtà è un adattamento classico: inizia con il rituale d’una vestizione mattutina che porta, dopo aver indossato il cappello, alla iconica silhouette del commissario che si avvia per strada a raggiungere il suo ufficio. A vestirne i panni in questa occasione è un corpulento Gerard Depardieu, malinconico e intristito, che, grazie alla sua rinomata attenzione per i dettagli, passo dopo passo, riuscirà a ricostruire la storia della vittima. Con qualche peculiarità narrativa che spariglia le carte di quel che da sempre sappiamo del celebre investigatore francese, come ad esempio il dover rinunciare alla sua pipa che gli è stata proibita dal suo medico di fiducia per via di un non meglio identificato problema ai polmoni. Ma non rinuncia a bere, offrendo anche connotazioni particolari alle scelte del momento quando per esempio, gli viene proposta una birra fresca e lui dice: «questo caso è cominciato col bianco e finisce col bianco. Ci sono casi da calvados, altri da birra, questo è un caso da bianco». Depardieu si cala nella parte con una eleganza che sembrerebbe fare a pugni con la fisicità massiccia del suo corpo. Sinossi: Una giovane donna viene trovata morta in una piazza dello storico quartiere parigino di Batignolles una mattina di marzo, uccisa da cinque coltellate. La ragazza è vestita in modo che potrebbe far pensare a una prostituta e ha con sé una borsetta, ma manca qualsiasi elemento che possa aiutare la polizia ad identificare il cadavere e non c’è nessuno che sembri conoscerla. Il caso viene affidato al commissario Maigret che, come da sua abitudine, si muove partendo dal punto di vista della vittima e venendo a contatto con un mondo di giovani ragazze giunte dalla provincia nella Parigi degli anni 50, piene di speranze e di sogni in cerca di una vita diversa, pronte a tutto pur di trovarla, ma finendo spesso per lasciarsi coinvolgere in situazioni oscure nella città della luce. Nel corso delle prime sommarie indagini svolte per individuare il colpevole Maigret fa la conoscenza di una giovane truffatrice assai somigliante alla vittima e che suscita in lui sentimenti di protezione e curiosità per il ricordo di un’altra scomparsa, di cui comprenderemo i contorni, comunque sfumati e intimi, nel corso del racconto cinematografico, e la cui vicenda verrà in qualche modo collegata a quella della sconosciuta uccisa… Saranno molti gli indizi da seguire, e porteranno ad identificare il colpevole, ma anche a ricomporre il ritratto di un sottobosco equivoco celato dietro la sfavillante Ville Lumière. Il recupero delle storie del commissario Maigret risponde a quell’affezione sempre viva che gli appassionati hanno da sempre per il genere ‘poliziesco’ ma non va confusa, né contaminata, da un’operazione molto simile ma assolutamente diversa per visibilità (e sforzi produttivi messi in campo) dei due film che Kenneth Branagh ha dedicato (da regista ed interprete) all’ispettore Poirot, la creatura letteraria di Agatha Christie, “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo”. Il film diretto da Leconte si offre allo sguardo dello spettatore in forma convenzionale, minimalista e più riflessiva, con un ritmo più compassato che può in un qual modo ricordare il personaggio televisivo reso famosissimo dall’interpretazione di Gino Cervi, privo dell’estetica da blockbuster ma con un identico ‘appeal’ nell’indagine poliziesca, ed inoltre impreziosito da un sottotesto da cui emergono diversi dialoghi letterari. Il commissario francese “non giudica mai nessuno” e non si fida neppure dei giudici, superficiali e sempre pronti ad accontentarsi delle spiegazioni più ovvie, senza approfondire i risvolti psicologici e ambientali. Questo nuovo Maigret cinematografico è sorprendente e affascinante per svariate ragioni che andiamo a circoscrivere. La mole debordante ed ingombrante di Gerard Depardieu tratteggia il suo Maigret con una presenza fisica ‘importante’ ma regala al personaggio pure una dimensione autunnale, quasi crepuscolare, dolente e amareggiato, che di sicuro costituisce l’autentico valore aggiunto del film. Dietro la macchina da presa troviamo qualcosa di più di un ‘solido’ mestierante, un Patrice Leconte abile (tutto il suo cinema ne è testimonianza acclarata da “Il Marito della Parrucchiera” a “Il mio Migliore Amico” tra gli altri) nel donare tenerezza e malinconia alla narrazione ed in più una pietas per le ‘vittime’ tutte che si intreccia alla perfezione con il sentimento del personaggio creato da Simenon. Il sentimento di protezione per la ragazza conosciuta, la malinconia di fronte a quella giovane senza nome ritrovata sul selciato e quando assistiamo allo straziante racconto del tappezziere che vede in ogni ragazza la propria figlia scomparsa, fanno emergere in Maigret (e poi nel dialogo avuto con la moglie), con assoluti delicatezza e pudore, il rimpianto di una figlia scomparsa che in filigrana rimanda proprio alla tormentata biografia di Georges Simenon che ha visto lo scrittore avere un rapporto complicato ed irrisolto con la figlia Marie-Jo, culminato nel suicidio della ventenne ragazza. Personalmente non me la sentirei di affermare che quello di Depardieu sia un Maigret – come dicono molti – quasi irriconoscibile fatta eccezione per la mancanza della proverbiale pipa e di quell’inappetenza che caratterizza il personaggio. Poiché, capacità riflessive, l’intelligenza, indagini condotte con arguzia ma con cautela creando meno disturbo possibile, l’umanità, le ambientazioni e le atmosfere tipiche dei romanzi di Simenon, ci sono tutti gli ingredienti che hanno fatto grandi i romanzi e le trasposizioni televisive con Gino Cervi.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

MAIGRET
Giallo
Maigret
Francia, 2022, 89’
Regia: Patrice Leconte
Cast: Gérard Depardieu, Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, André Wilms, Hervé Pierre, Pierre Moure, Bertrand Poncet, Anne Loiret, John Sehil, Norbert Ferrer, Philippe Du Janerand, Estelle Galarme, Benjamin Wangermee, Nicolas Lumbreras, Louise Loeb, Manon Kneusé, Pascal Elso, Édith Le Merdy.
Distributore: Adler Entertainment
Data di uscita in Italia: giovedì 15 settembre 2022

 

 

 

 

 

Di seguito l’elenco dei film per il cinema tratti dai romanzi di Simenon e ispirati a Maigret:
Le chien jaune”, Jean Tarride, 1932 (dal romanzo omonimo), con Abel Tarride
La notte dell’incrocio”, Jean Renoir, 1932 (da “Il mistero del crocevia”), con Pierre Renoir
Il delitto della villa”, Julien Duvivier, 1932 (da “La testa di un uomo”), con Harry Baur
Picpus”, Richard Pottier, 1942 (da “Maigret e la chiromante”), con Albert Préjean
Cécile est morte”, Maurice Tourneur, 1943 (da “Un’ombra su Maigret”), con Albert Préjean
Les caves du Majestic”, Richard Pottier, 1944 (da “Maigret”), con Albert Préjean
L’uomo della Torre Eiffel”, Burgess Meredith, 1948 (da “La testa di un uomo”), con Charles Laughton
Brelan d’as”, Henri Verneuil, 1952 (l’episodio “Le témoignage de l’enfant de choeur” è tratto dall’omonimo racconto), con Michel Simon
Maigret dirige l’inchiesta”, Stany Cordier, 1954 (da “Un’ombra su Maigret”, “Maigret et la grande perche” e dal racconto “On ne tue pas les pauvres types”), con Maurice Manson
Il commissario Maigret”, Jean Delannoy, 1957 (da “La trappola di Maigret”), con Jean Gabin
Maigret e il caso Saint-Fiacre”, Jean Delannoy, 1959 (da “L’affare Saint-Fiacre”), con Jean Gabin
Maigret e i gangsters”, Gilles Grangier, 1963 (da “Maigret, Lognon e i gangster”), con Jean Gabin
Il caso difficile del commissario Maigret”, Alfred Weidenmann, 1966 (da “La danzatrice del Gai-Moulin”), con Heinz Rühmann
Maigret a Pigalle”, Mario Landi, 1967 (da “Maigret au Picratt’s”), con Gino Cervi
Maigret”, regia di Patrice Leconte, 2022 (da “Maigret e la giovane morta”), con Gérard Depardieu.
Inoltre ricordiamo “Le inchieste del commissario Maigret”, la serie televisiva di sedici sceneggiati, prodotta e trasmessa in Italia dalla RAI dal 1964 al 1972. Il commissario Maigret è interpretato da Gino Cervi, la signora Maigret da Andreina Pagnani.
Ed ancora, sempre per la televisione, “Maigret” (2004) con Sergio Castellitto (e Margherita Buy nei panni della signora Maigret) per la regia di Renato De Maria, in due episodi (“La trappola” e “L’ombra cinese”). La scelta di un attore dai canoni fisici molto diversi da quelli di Gino Cervi fu determinata dal parere espresso da molti critici (e avallato a suo tempo dallo stesso Simenon), secondo cui inizialmente per la figura del commissario si fosse ispirato al padre, che era di corporatura esile.