LUCIO BATTISTI: MASTERS … E NON SOLO
Oggi sarebbe stato il compleanno di Lucio Battisti, che avrebbe compiuto 75 anni, ed il prossimo 9 settembre saranno trascorsi 20 anni dalla scomparsa di un’icona assoluta della musica leggera e pop italiana di tutti i tempi; e non solo la sua figura rimane prepotentemente disegnata all’orizzonte ma il dibattito per delineare ancora meglio la grandezza di questo straordinario artista è tuttora aperto. La recente pubblicazione dei suoi materiali rimasterizzati nel cofanetto “Masters” ci aiuta non poco a definire senza alcun dubbio l’intrinseca qualità della sua musica.
DUE O TRE COSE CHE DICO DI LUI, DI LUCIO BATTISTI!
“… alzo il mio bicchiere rosso e brindo a te! …” (da “La mia canzone per Maria“)
Ovvio che, in primis, Lucio è prepotentemente entrato nella memoria collettiva del nostro paese come pochi altri ‘grandi’ sono riusciti a fare, sia sull’onda dell’emozione che la sua prematura morte ha suscitato che per il corpo di canzoni che ci ha lasciato in eredità, da quando la sua stella è sbocciata nel firmamento musicale alla metà dei Sessanta, e che ha accompagnato la crescita (e l’educazione) sentimentale di tanti con canzoni entrate nel codice genetico di almeno tre generazioni di appassionati. E mi sento di poter affermare con consapevolezza che Battisti sia stato, assieme a Domenico Modugno, il più grande artefice della rivoluzione musicale nel nostro paese ancora legato nel dopoguerra alla melodia romantica di stampo operistico ed alle rime ‘cuore/amore’.
“… Senza te, io senza te / solo continuerò e dormirò / mi sveglierò, camminerò / lavorerò, qualche cosa farò / qualche cosa farò, si, qualche cosa farò / qualche cosa di sicuro io farò: piangerò / si, io piangerò …” (da “Io vivrò senza te“)
Ma non bisogna dimenticare che Battisti – ed è l’aspetto che ci interessa più da vicino – è stato personaggio di tale peso sui destini della musica popolare italiana che continua ad essere oggetto di ‘rilettura’ da parte della critica in un continuo susseguirsi di reinterpretazioni e valutazioni. Non tutti ne hanno compreso la qualità, molti cavalcarono il commiato speculativo dei ‘Media’ sull’onda emozionale, qualcun’altro si espresse al riguardo con malcelata acredine. Ad esempio ricordo il commento stizzito e insofferente di Giorgio Bocca – ‘Battisti, antropologicamente figlio di una generazione sfortunata!‘; non doveva egli essere un gran consumatore di Musica, mi venne da pensare! -, pochi in realtà sono stati quelli interessati esclusivamente alla componente ‘Musica’ che pure era prioritaria. Formalmente non voglio unirmi al coro nostalgico emozionale e neanche è mia intenzione beatificare e il personaggio e tantomeno l’uomo che, come ogni mortale, non è stato esente da difetti. Ma è sicuramente significativo constatare che della sua esperienza artistica siamo stati tutti partecipi in misura e con modalità diverse, assecondando livelli di lettura che sono stati spesso lo specchio del sentire comune, ma anche di differenti percorsi di fruizione.
“… Quella sera ballavi insieme a me / e ti stringevi a me / all’improvviso, mi hai chiesto lui chi è / lui chi è / un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso / il nostro amor dissolversi nel vento / ricordo, sono morto in un momento …”
(da “Mi ritorni in mente“)
Battisti – nato a Poggio Bustone, in provincia di Rieti, il 5 marzo del ’43 – è stato la più alta espressione artistica della musica popolare italiana, grazie a lui la canzone italiana negli anni Sessanta e Settanta si è definitivamente sprovincializzata, allineandosi a standard anglosassoni mai raggiunti in precedenza, procedendo a una originalissima sintesi tra la musica anglo-americana e la naturale vena melodica del nostro Paese. Perfino il beat italiano grazie a lui si è emancipato; basterebbe riascoltare “29 settembre” dell’Equipe 84 per accorgersi quanto avanti si fosse spinto nella scrittura musicale Lucio fin dagli inizi di carriera. Della sua genialità sono rimaste tracce di performance televisive (a cavallo tra i Sessanta e i Settanta) che continuano ad essere riproposte in TV a piè sospinto. Nessuno come lui ha saputo coniugare il disimpegno musicale d’alto profilo con l’aspetto contenutistico di un linguaggio per molti versi rivoluzionario. Ed anche grazie al contributo importantissimo (da non sottovalutare assolutamente) dei testi, quanto mai aderenti e calzanti, di Mogol (al secolo Giulio Rapetti, il suo demiurgo lirico) c’è stato il tempo delle ‘emozioni‘ e quello della memoria collettiva, il momento del ‘fiore in bocca‘ e quello del ‘cieli immensi e immenso amore‘, gli ‘occhi azzurri’ e le ‘bionde trecce’, le ‘discese ardite’ e i ‘cieli immensi’, il tutto non disgiunto dall’approccio istintuale che un musicista autodidatta ha avuto con la materia che ha mostrato di conoscere a menadito. C’era comunque in ballo un genio melodico fuori dal comune, dotato della straordinaria capacità di sfornare idee sempre nuove e sempre folgoranti.
“… e guidare come un pazzo a fari spenti nella notte / per vedere / se poi è tanto difficile morire…” (da “Emozioni”)
L’eccezionalità del compositore, la sua trasversalità, risiede nell’enorme capacità di scrittura musicale, ogni volta figlia di una ispirazione certamente non indotta da alcun modello; sì, è vero (sono sue dichiarazioni), che egli prediligesse Sam & Dave, Ray Charles, Otis Redding, Donovan, Beatles, Led Zeppelin, ma è indubbio che il suo lavoro si è caratterizzato per una cifra stilistica personalissima. Una voce ‘sporca’ la sua? Certo, ma anche l’unica che potesse dare ‘un’anima’ alle sue canzoni. E volete un’altra chiave di lettura della sua opera? Quell’anticipazione di musica ‘Progressive‘, nutrita dei dettami dell’improvvisazione, all’inizio dei Settanta e formativa esperienza di lavoro per gli allora prossimi componenti della Premiata Forneria Marconi, compagni di tante session negli studi di registrazione, e culminata nel più che sottovalutato “Amore e non amore“.
“… Motocicletta / dieci HP / tutta cromata / è tua se dici sì / mi costa una vita / per niente la darei / ma ho il cuore malato / e so che guarirei …” (da “Il tempo di morire”)
Possedeva il dono di pochi artisti (Beatles, Elton John) di riuscire ad universalizzare trame musicali costruite su accordi assai semplici. La sua non è musica dotta, ma in fondo neanche quella dei Beatles lo è stata. Fervida creatività ed intuizioni geniali hanno caratterizzato il periodo iniziale della sua carriera (sotto contratto per la Ricordi), durante il quale è riuscito a sfornare canzoni, per se e per gli altri (Equipe 84, Ribelli, Dik Dik, Ricky Maiocchi, Paul Anka) ad un ritmo vertiginoso. Le canzoni composte all’epoca sono state singoli episodi, tasselli di un puzzle, splendidi singoli, straordinari ‘hit’, concepiti da un talento di gran lunga in anticipo sui tempi correnti e che hanno conquistato l’immediato consenso generale. Nel 1971 Lucio è un divo, le sue canzoni scalano incessantemente e senza soluzione di continuità le vette dell’Hit Parade. È il periodo con la Numero Uno, inaugurato come meglio non si poteva dalla soave levità de “La canzone del sole“, il frutto rigoglioso di una maturità artistica consapevole, di una padronanza pressoché assoluta della sala di registrazione, conseguita con un rigoroso lavoro di partecipazione ad ogni fase della realizzazione di un disco proprio ed altrui, e all’insegna di una curiosità per la ricerca e la sperimentazione senza eguali nel panorama italiano; e da quel momento in poi egli ha realizzato, si può dire, ‘concept’ album (più che canzoni) per sé ed ha proseguito nello scrivere copiosamente per gli altri (Mina, Lauzi, Pappalardo, Pravo, Formula 3) ma in maniera sempre più sofisticata. I numeri stanno lì ad indicarlo: 150 canzoni scritte, 88 volte al #1 delle classifiche con un 45 giri, 12 album arrivati al primo posto (23 settimane per “Il mio canto libero”) per complessive 135 volte.
“… e la cantina buia dove noi / respiravamo piano / e le tue corse, l’eco dei tuoi no, oh no / mi stai facendo paura. / Dove sei stata cos’hai fatto mai? / Una donna, donna dimmi / cosa vuol dir sono una donna ormai …” (da “La Canzone del Sole”)
Così continuando a mietere successi anche quando ha proposto cose più ‘ardite‘, quando ha prevalso la volontà di rinnovarsi, ma trovando sempre il suo pubblico capace di percepirne la novità. Poi una terza fase in cui lo sperimentalismo ha subito una vertiginosa accelerazione, proiettandosi anni luce (in termini musicali) in avanti; e solo allora la cosa ha iniziato a creare perplessità e innescato qualche dubbio nei fan abituali. Non in quelli più lucidi e motivati. Per capire basterebbe citare il valore intrinseco, e forse solo oggi compreso, di “Don Giovanni” del 1986.
“… Come può uno scoglio / arginare il mare / anche se non voglio / torno già a volare / Le distese azzurre / e le verdi terre / Le discese ardite / e le risalite / su nel cielo aperto / e poi giù il deserto / e poi ancora in alto / con un grande salto …”
(da “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi…”)
«Non lo considero nemmeno cantante, ma uno che ti apre l’anima, come Jacques Brel. Non si può rimanere indifferenti alla sua musica, al suo modo di cantare: ti arriva dentro come una spada. Lui era un outsider, lontano dai consumi e dai gusti obbligati: ti può piacere o no, ma in te fa sempre centro. Ci siamo passati tutti per quei momenti di sconforto e d’incan
to che lui sa evocare in modo apparentemente tanto semplice: ma chi di noi saprebbe dirli e cantarli così? Tutte le volte che interpreto “La collina dei ciliegi“, “Penso a te” e, soprattutto, “Amor mio” (che era stata scritta per Mina), non so resistere all’emozione. E’ la prima volta che mi lascio prendere tutta, dallo stomaco alla testa». (Sabrina Salerno) E qualcun altro: «Chiunque si riconosce in una sua canzone, perché sa andare al cuore del quotidiano, nascosto sotto le banalità».
“… E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città / e tu sai che io potrei purtroppo non esser più solo / cerca di evitare tutti i posti che frequento e che conosci anche tu / nasce l’esigenza di sfuggirsi per non ferirsi di più …”
(da “Prendila così”)
Un percorso musicale esemplare, il suo, sul quale si innestano due fondamentali scelte: quella di isolarsi dal mondo – “non la mia immagine, ma le mie canzoni devono parlare per me!” – e quella del divorzio artistico da Mogol, con il quale Lucio aveva instaurato un rapporto di simbiotica integrazione artistica. La prima scelta è di quelle coraggiose, da rispettare non da criticare, da prendere a modello e non da demonizzare. Lucio decide di eclissarsi dalla luce dei riflettori, e piano piano il pubblico si rende conto che è una scelta irrevocabile, che egli non intende più comparire né in televisione né tantomeno in pubblico. Quanti sarebbero capaci, nel mondo dello spettacolo in genere, di rinunciare, nel momento del massimo successo, al calore ed alla gratificazione del proprio pubblico ed al contempo non sentirsi smarriti? Nessuno credo; solo Mina, sua grande amica ed interprete di un pugno di sue canzoni, ci è riuscita! La seconda delle scelte – dolorosa per tutti coloro che, del successo di Battisti, hanno assegnato il 50% del merito ai testi di Mogol – è diretta derivazione della volontà di estremizzare la ricerca e la sperimentazione musicale, di quel desiderio di destrutturalizzare la melodia tradizionale per ricomporla attraverso logiche imperscrutabili ai più, e che poteva essere supportata solo da testi altrettanto anticonvenzionali e privi di lirismo; quelli che poteva garantirgli il poeta Pasquale Panella.
“… E l’immensità / si apre intorno a noi / al di là del limite degli occhi tuoi / Nasce il sentimento / nasce in mezzo al pianto / e s’innalza altissimo e va / e vola sulle accuse della gente / a tutti i suoi retaggi indifferente / sorretto da un anelito d’amore / di vero amore …” (da “Il mio canto libero”)
Si diceva dell’importanza della collaborazione con Mogol: i suoi testi sono stati quanto di più aderente alla poetica musicale di Battisti, e viceversa lo è stato la musica di Lucio per le sue liriche, vere e proprie poesie. Ma per la svolta fortemente voluta da Lucio il suo sacrificio è stato inevitabile. E peccato che il passo falso procurato da “Images” – il disco inglese di Lucio, appesantito da arrangiamenti eccessivamente ridondanti – abbia privato il pubblico internazionale della possibilità di scoprirne il genio compositivo. Il mio invito è quello di riappropriarvi dei brani meno logorati dalla memoria collettiva come ad esempio “L’aquila“, “Prigioniero del mondo“, “La luce dell’Est“, “Nel sole, nel vento, nel sorriso, nel pianto“, “Vendo casa“, “Comunque bella“, “Anche per te” o tante altre ancora; a me accade – non so a voi – di provare un certo senso di fastidio quando un brano, pur bello, comincia a martellarmi nella testa a mò di filastrocca, sia esso “Let It Be” o “Emozioni“. I dischi migliori di Lucio a mio parere? “Don Giovanni” su tutti, l’album d’esordio, semplicemente “Lucio Battisti“, e “Il mio canto libero“. Battisti ha vissuto da protagonista tutte le stagioni musicali che ha attraversato mantenendo alto il livello della propria creatività, senza adagiarsi sui successi conseguiti, cercando sempre di rinnovarsi, di tentare nuove strade, anche a costo di scontrarsi con il gusto del pubblico. L’aura mitica intorno alla sua figura prodotta dal volontario esilio, da quando egli non c’è più, ci ha fatto sentire improvvisamente tutti orfani di qualcosa di irripetibile.
“… E come stai? Domanda inutile / Stai come me e ci scappa da ridere. / Amore mio ha già mangiato o no / Ho fame anch’io e non soltanto di te / Che bella sei sembri più giovane / Forse sei solo più simpatica / Oh lo so cosa tu vuoi sapere…/ Nessuna no ho solo ripreso a fumare… / Sei ancora tu purtroppo l’unica / Ancora tu l’incorreggibile …” (da “Ancora tu”)
MASTERS
Ad avvalorare ulteriormente l’affermazione fatta, che Battisti più che per le canzoni andrebbe ‘riconsiderato’ principalmente per la pienezza della sua Musica, per la complessità e la genialità degli arrangiamenti, è giunto sul mercato un cofanetto Deluxe in 8 vinili (in pasta colorata + booklet di 12 pagine) dal titolo “Masters” nel quale una serie di brani del cantautore reatino sono stati sottoposti ad un pregevole lavoro di pulizia e rimasterizzazione (sessanta canzoni in tutto, a partire dal disco di debutto “Lucio Battisti” del 1969 fino a “Hegel” del 1994, a 192khz/24 bit) che partendo dai nastri originali, ed in virtù di un eccellente lavoro tecnico, dona nuova vita e incomparabile luminosità alla musica di Battisti; innanzitutto. Perché, a detta di tutti, Battisti ‘era un perfezionista del suono’, perché grazie alle più avanzate tecniche digitali, è possibile godere delle peculiarità sonore di quei magnifici supporti analogici del tempo che fu, restaurati e riportati al loro massimo splendore. Quello che colpisce – e che mi piace sottolineare una volta di più – è come al nuovo ascolto, di pezzi ‘consumati’ nella nostra memoria collettiva centinaia e centinaia di volte, emergano dettagli sonori inediti e assai più definiti, che vanno ad esaltare l’originario e certosino lavoro del compositore più che del cantante. Ne danno testimonianza nel booklet incluso tra gli altri collaboratori vicini al cantautore reatino nel corso della carriera come Franz di Cioccio, Alberto Radius, Alessandro Colombini, Geoff Westley e il tecnico del suono Gaetano Ria. L’uscita di “Masters” è stata sapientemente (ed emotivamente) fatta coincidere con il giorno così evocativo del 29 settembre, cinquant’anni esatti dalla data (corrispondente del 1967) che diede il titolo alla celebre canzone lanciata dall’Equipe 84 e scritta da Battisti. Non si crei confusione in chi legge: la ricorrenza del mezzo secolo esatto è simbolica in quanto la canzone era stata pubblicata su 45 giri già da qualche tempo; ma tant’è, le suggestioni rimangono forti. Il repertorio selezionato ovviamente risponde ai crismi del meglio del repertorio battistiano; e per ‘meglio’ si intende non solo i brani storici, le hit più amate e ‘logorate’, ma anche quei pezzi saliti meno al proscenio ma che pure offrono ricordi ed emozioni indicibili e l’opportunità di ‘riscoprire’ come meglio non si potrebbe perle preziose, forse troppo penalizzate dalle canzoni di maggior successo che hanno dominato la scena dell’immaginario collettivo. Le nuove stampe messe in commercio risultano essere di altissima qualità con vinili assolutamente silenziosi alla prova dell’ascolto, il suono è più pulito e ‘trasparente’, la separazione degli strumenti più puntuale e percepibile, il dettaglio assai più incisivo, il suono ha una gamma cromatica e dinamica nettamente superiore a quanto fino ad oggi ascoltato. Molti dei brani, supportati fin dall’origine da una base orchestrale, vedono innestarsi strumenti pop & rock quali chitarre, bassi, pianoforte e tastiere in genere, batteria, e poi c’è la voce inconfondibile di Lucio che ad onta di chi lo dava ‘stonato’ e ‘fuori luogo’, imprime alle esecuzioni un marchio unico ed indelebile. Oltre al formato vinilico ottuplo, che noi privilegiamo (e consigliamo) per una scelta finale più convinta, sono disponibili – tutti approntati da Sony Music e lanciati al grido dello slogan “Battisti come non l’hai mai ascoltato” – pure un’edizione in quadruplo CD (arricchito da un booklet di 24 pagine con foto e interviste ai musicisti e produttori che hanno collaborato con Lucio) ed una ridotta nel formato in vinile a tre LP col ‘Meglio del Meglio’ dei sessanta brani. Mentre permane l’assenza del catalogo di Battisti presso i principali gestori di musica ‘liquida’ per il download a pagamento o disponibile in streaming, per la volontà degli eredi, moglie e figlio di Lucio, che si sono opposti alla digitalizzazione del catalogo. Pensare che ci sono brani che hanno trentacinque anni e più, fino a quasi cinquanta, e goderseli in questa veste sonora proposta dalla Sony Music (su etichetta Rca Records/Legacy), lascia davvero stupiti per la magnificenza e la qualità della musica di Battisti. L’abbiamo scritto in precedenza: Lucio era anni luce avanti ai suoi contemporanei e questo concetto emerge von vigore dall’ascolto di questi dischi. Altra considerazione da non prendere sottogamba è che in anni in cui il download e lo streaming la fanno da padrone sul mercato, recuperare a questo modo la purezza ‘vintage’ del supporto in vinile può costituire per chiunque un personale fiore all’occhiello sulla strada della passione che ognuno di noi (e di voi ovviamente) può coltivare per la Musica. Dallo scorso settembre poi, si è dato inizio alla ripubblicazione di tutto il catalogo di Lucio Battisti in vinile con due album per volta con cadenza trimestrale.
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
I 3-dischi-3 di Lucio Battisti irrinunciabili:
LUCIO BATTISTI
Lucio Battisti
Ricordi/BMG/Sony Music
Che esordio quello di Lucio Battisti! Quando nel 1969 Lucio, su sollecitazione dei suoi più stretti collaboratori, decise di incidere il suo primo album solista egli era già un autore apprezzato che aveva sfornato ‘hit’ per cantanti e gruppi già affermati. La successione dei 12 brani ha un ché di straordinario: tutte insieme alcune delle più apprezzabili pagine della nostra musica popolare. Equamente suddivisi tra i 6 brani pubblicati sui singoli usciti fino a quel momento col sostegno fattivo della casa discografica (due altri 45 giri erano stati trascurati) – con ‘B-Side’ come “Prigioniero del mondo”, “Io vivrò (senza te)”, “Non è Francesca”, che è difficile considerare inferiori alle ‘A-Side’ – e 6 cover di brani scritti dal suo pugno ed affidate ad altri (“29 settembre” e “Ne cuore, nell’anima” per l’Equipe 84, “Uno in più” per Ricky Maiocchi, “Per una lira” e “Nel sole, nel vento, nel sorriso e nel pianto” per i Ribelli, “Il vento” per i Dik Dik). Il disco, nel bene e nel male, segna l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, tanto dal punto di vista strettamente artistico quanto dal punto di vista commerciale.
LUCIO BATTISTI
Il mio canto libero
Numero Uno/BMG/Sony Music
“Il mio canto libero”, una pietra miliare datata 1972, allarga di molto gli orizzonti della collaudata canzone battistiana sia sotto il profilo musicale che sotto quello lirico e tematico, e si rivela uno dei lavori-cardine della carriera dell’artista, il disco in cui la coppia Battisti-Mogol raggiunge una simbiosi perfetta e un’unità di intenti ragguardevole. Ma è anche un vero e proprio punto di svolta nell’evoluzione della canzone moderna. È un disco musicalmente complesso (ed anche e soprattutto sperimentale) nonostante l’enorme popolarità conseguita, condito di una ricchezza musicale (negli arrangiamenti: voglio ricordarvi il magnifico giro di archi nella malinconica prima traccia dell’album) che solo Battisti è riuscito a conferire alla musica leggera italiana, un album di cui si incensano – a ragione – le qualità di brani come “Il Mio Canto Libero”, “La Luce dell’Est” e “Io Vorrei…Non Vorrei…Ma Se Vuoi…” e si dimentica troppo spesso il valore assoluto di pezzi mirabili quali “Vento Nel Vento“ e “L’aquila”, o significativi quali “Confusione”, “Luci-ah” e “Gente Per Bene e Gente Per Male”.
LUCIO BATTISTI
Don Giovanni
Sony Music
“Don Giovanni” è il capolavoro della terza fase della carriera di Lucio Battisti, il migliore fra tutti quelli caratterizzati dall’avere copertine a sfondo bianco (minimaliste nel tratto del disegno e decisamente poco sgargianti). Un disco di non immediata assimilazione, ma semplicemente prodigioso nella forma e nei contenuti. Lucio ha assimilato alla grande le nuove tecnologie elettroniche che sostengono la struttura musicale dell’album; la melodia ha qui un’architettura sofisticata e inconsueta. Nel complesso equilibrio fra sonorità elettroniche anni Ottanta (dominate dalle tastiere) e strumentazione (archi, sax) c’è il segreto della bellezza del disco. La title-track viene a ragione considerata una delle canzoni più belle dell’intero repertorio battistiano, grazie ad un andamento cadenzato da una magnifica melodia.
“Don Giovanni” ridimensiona gran parte della musica leggera degli ultimi dieci anni. Il mio voto è dieci e lode. La sua invenzione melodica è enorme. La frase musicale finisce sempre in modo sorprendente. (Michele Serra)
“Don Giovanni” è una pietra miliare. D’ora in poi dovremo tutti fare i conti con un nuovo modo di scrivere la musica. (Francesco De Gregori)
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
CURIOSITA’:
– DAVID BOWIE ha messo le parole su “Io vorrei… non vorrei.. ma se vuoi” che è così diventata “Music is Lethal” nell’interpretazione di MICK RONSON sull’album del 1974 “Slaughter On 10th Avenue”.
– “Le tre verità”, il singolo che ha chiuso l’attività discografica con la Ricordi era stato ispirato dal film “Rashomon” di Akira Kurosawa.
– Gli HOLLIES di Graham Nash hanno interpretato a Sanremo ’67 “Non prego per me” in coppia con Mino Reitano.
– Cover internazionali di successi di Battisti sono state “If Paradise (Half an ice)” degli AMEN CORNER (su etichetta Stateside) e “Bella Linda” DEI GRASSROOTS (su etichetta Stateside).
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
Lucio Battisti – Discografia
1969 Lucio Battisti (Ricordi)
1970 Emozioni (Ricordi)
1971 Amore e non Amore (Ricordi)
1972 Lucio Battisti, Vol. 4 (Ricordi)
1972 Umanamente Uomo: Il Sogno (Numero Uno)
1973 Il Mio Canto Libero (Numero Uno)
1973 Il Nostro Caro Angelo (Numero Uno)
1974 Anima Latina (Numero Uno)
1976 La Batteria, Il Contrabasso, eccetera (Numero Uno)
1977 Io Tu Noi Tutti (Numero Uno)
1978 Images (RCA)
1978 Una Donna Per Amico (Numero Uno)
1981 Una Giornata Uggiosa (Numero Uno)
1982 E Già (Numero Uno)
1986 Don Giovanni (Numero Uno)
1988 L’Apparenza (Numero Uno)
1990 La sposa occidentale (CBS)
1992 Cosa Succedera Alla Ragazza (Columbia)
1994 Hegel (Numero Uno)
(immagini per cortese concessione della Sony Music)
MASTERS – LUCIO BATTISTI
COFANETTO DELUXE 8 LP IN PASTA COLORATA
+ BOOKLET 12 PAGINE con foto e interviste a Geoff Westley, Alessandro Colombini, Franz Di Cioccio e Alberto Radius
Tracklist
Disco 1 – Lato A
1. Un’avventura
2. 29 settembre
3. Balla linda
4. Io vivrò senza te
5. Nel cuore, nell’anima
Disco 1 – lato B
1. Acqua azzurra, acqua chiara
2. Fiori rosa, fiori di pesco
3. Il tempo di morire
4. Mi ritorni in mente
Disco 2 – Lato A
1. Emozioni
2. Dieci ragazze
3. Anna
4. 7 e 40
Disco 2 – Lato B
1. La collina dei ciliegi
2. Pensieri e parole
3. Il mio canto libero
4. Il nostro caro angelo
Disco 3 – Lato A
1. La luce dell’est
2. I giardini di marzo
3. Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi
Disco 3 – Lato B
1. La canzone del sole
2. Innocenti evasioni
3. E penso a te
4. Anche per te
Disco 4 – Lato A
1. Comunque bella
2. Le tre verità
3. Dio mio no
Disco 4 – Lato B
1. Anima latina
2. Due mondi
3. La canzone della terra
Disco 5 – Lato A
1. Ancora tu
2. Dove arriva quel cespuglio
3. Il veliero
4. Si, viaggiare
Disco 5 – Lato B
1. Respirando
2. Amarsi un pò
3. Neanche un minuto di “non amore”
4. Ho un anno di più
Disco 6 – Lato A
1. Una donna per amico
2. Aver paura d’innamorarsi troppo
3. Nessun dolore
4. Perchè no
Disco 6 – Lato B
1. Prendila così
2. Con il nastro rosa
3. Una giornata uggiosa
4. Perchè non sei una mela
Disco 7 – Lato A
1. Don giovanni
2. E già
3. La sposa occidentale
4. Equivoci amici
Disco 7 – Lato B
1. L’Apparenza
2. Scrivi il tuo nome
3. Le cose che pensano
4. A portata di mano
Disco 8 – Lato A
1. Così gli dei sarebbero
2. La bellezza riunita
3. Hegel
Disco 8 – Lato B
1. Potrebbe essere sera
2. Cosa succederà alla ragazza
3. A Song to Feel Alive
COFANETTO VERSIONE TRIPLO LP
+ BOOKLET 12 PAGINE con foto e interviste a Geoff Westley, Alessandro Colombini, Franz Di Cioccio e Alberto Radius
Tracklist
Disco 1 – Lato A
1. Un’avventura
2. La collina dei ciliegi
3. Io vivrò senza te
4. Nel cuore, nell’anima
5. Fiori rosa, fiori di pesco
Disco 1 – Lato B
1. Mi ritorni in mente
2. Comunque bella
3. 7 e 40
4. Emozioni
5. Anna
Disco 2 – Lato A
1. 29 settembre
2. Due mondi
3. La luce dell’est
4. Il mio canto libero
Disco 2 – Lato B
1. Pensieri e parole
2. Dieci ragazze
3. Acqua azzurra, acqua chiara
4. Il nostro caro angelo
5. I giardini di marzo
Disco 3 – Lato A
1. La canzone del sole
2. Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi
3. Le tre verità
4. Amarsi un pò
Disco 3 – Lato B
1. E penso a te
2. Ancora tu
3. Una donna per amico
4. Don giovanni
COFANETTO VERSIONE 4 CD
+ BOOKLET 24 PAGINE con foto e interviste a Geoff Westley, Alessandro Colombini, Franz Di Cioccio e Alberto Radius
tracklist:
Disco: 1
1. Un’avventura
2. 29 settembre
3. Balla linda
4. Io vivrò senza te
5. Nel cuore, nell’anima
6. Acqua azzurra, acqua chiara
7. Fiori rosa, fiori di pesco
8. Il tempo di morire
9. Mi ritorni in mente
10. Emozioni
11. Dieci ragazze
12. Anna
13. 7 e 40
14. La collina dei ciliegi
15. Pensieri e parole
16. Il mio canto libero
17. Il nostro caro angelo
Disco: 2
1. La luce dell’est
2. I giardini di marzo
3. Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi
4. Innocenti evasioni
5. E penso a te
6. La canzone del sole
7. Anche per te
8. Comunque bella
9. Le tre verità
10. Dio mio no
11. Anima latina
12. Due mondi
13. La canzone della terra
14. Ancora tu
15. Amarsi un pò
Disco: 3
1. Una donna per amico
2. Nessun dolore
3. Si, viaggiare
4. Dove arriva quel cespuglio
5. Aver paura d’innamorarsi troppo
6. Il veliero
7. Neanche un minuto di “non amore”
8. Ho un anno di più
9. Perchè no
10. Con il nastro rosa
11. Respirando
12. Perchè non sei una mela
13. Prendila così
14. Una giornata uggiosa
Disco: 4
1. E già
2. La sposa occidentale
3. Don giovanni
4. Equivoci amici
5. L’Apparenza
6. Scrivi il tuo nome
7. Le cose che pensano
8. A portata di mano
9. Così gli dei sarebbero
10. Hegel
11. La bellezza riunita
12. A Song to Feel Alive
13. Potrebbe essere sera
14. Cosa succederà alla ragazza