Cinema

LO HOBBIT: UN VIAGGIO INASPETTATO di Peter Jackson

MASTODONTICO, ANCHE SE…! 
“Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” è il primo di tre film che andranno a comporre un trilogia che è l’antefatto alle vicende narrate ne “Il Signore degli Anelli”, ed è stata ideata e diretta dallo stesso regista Peter Jackson. Un progetto che è assai simile nella concezione a quanto portato a termine da George Lucas per la monumentale saga di “Star Wars”, ma con tempi di realizzazione non così dilatati nel tempo come è avvenuto per le avventure di Anakin Skywalker/Dart Fener, Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi & Co.: 22 anni tra “Star Wars” (1977) e “Episodio 1: La minaccia fantasma” (1999) e soli 11 tra “Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello” (2001) e questo “Lo Hobbit”, ma soli nove anni rispetto al terzo capitolo della prima trilogia, “Il ritorno del Re” (2003) laddove per “Star Wars” erano trascorsi sedici anni (da “Il ritorno dello Jedi” del 1983) per la prosecuzione.

 

In realtà, in questo caso, esisteva già il romanzo di Tolkien da cui ha preso avvio questo prequel e quindi, di conseguenza, il lavoro di gestazione della sceneggiatura non ha richiesto tempi eccessivi di lievitazione, anche se in realtà il film ha subito qualche ritardo dovuto a problemi produttivi (la bancarotta della Mgm e l’accantonamento di Guillermo Del Toro previsto inizialmente come regista). “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” è stato diretto, prodotto e sceneggiato da Peter Jackson, ed è basato sulla prima parte del romanzo che John Ronald Reuel Tolkien scrisse nel 1937. L’universo immaginifico creato da Tolkien per la scrittura e da Jackson per la memoria collettiva cinematografica si amalgama in un ‘unicum’ narrativo di grande impatto evocativo. Il film, distribuito dalla Warner Bros, è uscito in Italia il 13 dicembre 2012 (in passato l’uscita dei tre capitoli de “Il Signore degli Anelli” – i tutto il mondo fissata per il Natale – era stata sempre spostata a gennaio), un giorno prima dell’uscita negli Stati Uniti. Le riprese del film sono iniziate il 21 marzo 2011 e, come quelle della trilogia de “Il Signore degli Anelli”, si sono svolte quasi per intero in Nuova Zelanda. A questo primo film della ‘Trilogia dello Hobbit’ seguiranno un secondo film intitolato “The Hobbit: The Desolation of Smaug” (con data di uscita negli Usa fissata al 13 dicembre 2013) ed un terzo conclusivo, “The Hobbit: There and Back Again” (il 18 luglio 2014), entrambi già girati come da abitudine collaudata di Jackson volta ad ottimizzare gli sforzi produttivi e a contenere i costi. L’obbiettivo dichiarato di Jackson è quello di bissare lo strabiliante successo che ha arriso alla titanica trilogia di “Lord of the Rings”, entrata indiscutibilmente nella Storia del Cinema, che come questo è tratto dai romanzi-fiaba scritti da Tolkien, docente di filologia medioevale inglese a Oxford, negli anni Cinquanta. I risultati ottenuti dai primi tre film sono sotto gli occhi di tutti: un incasso complessivo di 2,912 miliardi di $ in tutto il globo, 4 Premi Oscar con il primo capitolo, 2 con il secondo, e addirittura 11 con il terzo, tanti quanti ne avevano ottenuto in passato “Ben-Hur” e “Titanic”.
Premetto di non essere un fan spasmodico ed ossessivo delle saghe di Tolkien & Jackson, e quindi assoggettato a giudizi di affiliazione per elezione, per cui il mio giudizio riguarda (nei limiti delle mie capacità di cronista, fallibile come tutti) l’aspetto prettamente cinematografico. Le aspettative intorno a “Lo Hobbit” – che rimane indubbiamente un manifesto importante della cultura Pop odierna – erano sicuramente alte, e forse Peter Jackson questa volta le ha mandate in buona parte deluse. Una prima considerazione riguarda la materia del romanzo che dà l’impressione di non reggere la forzatura di una dilatazione filmica così pronunciata (il film dura ben 173 minuti, 16 dei quali dedicati solamente ai titoli di coda), con una sceneggiatura (curata, come per la Trilogia dell’Anello, da Jackson assieme a sua moglie Fran Walsh e Philippa Bayens, trio cui si è aggiunto Guillermo Del Toro) che riporta poco meno della metà del testo letterario. Poi, il film stenta decisamente a coinvolgere lo spettatore e – a dirla tutta – l’inizio, cui spetterebbe per buona norma il compito di dare un forte impatto narrativo con il delineare i caratteri dei personaggi che entrano a far parte della storia (mi riferisco a Bilbo Baggins, ai Nani capeggiati dal leggendario guerriero Thorin Scudodiquercia e a Gandalf il Grigio), si risolve con una lunga sequenza (di circa un’ora) senza nerbo e priva d’azione in cui i tredici Nani si ‘impossessano’ amichevolmente della casa di Bilbo, lo zio di Frodo. Dalla lettura del romanzo sappiamo che successivamente i protagonisti dovranno affrontare e superare una serie di ostacoli notevoli lungo il loro cammino verso Erebor (laddove contano di rientrare in possesso del loro Regno Nanico del tesoro, custodito del drago Smaug), e un simile inizio non rema certo a favore di una più consona epica narrativa, tra Fantasia e Avventura fiabesca; per intenderci quella che aveva così bene accompagnato la precedente Trilogia. L’avvio narrativo si compone di due ‘incipit’: nel primo il regista collega “Lo Hobbit” alla “Compagnia dell’Anello”, quando mostra Frodo che si prepara alla festa, mentre Bilbo Baggins (con il volto e la voce narrante di Ian Holm) inizia a raccontare su carta l’avventura vissuta 60 anni prima; appunto quella de “Lo Hobbit”. La parte certamente più affascinante e ricca di magia è la seconda – qui decisamente il film cambia ritmo -, quella del viaggio avventuroso per raggiungere le aride Montagne Nebbiose e che conduce i nostri eroi attraverso terre impervie piene di insidie, tra caverne, laghi sotterranei e gole profonde, popolate da Goblin, Orchi e temibili Wargs, sullo sfondo dei paesaggi reali e sconfinati della Nuova Zelanda. Spetterà all’ingenuo Bilbo avere la fortuna di incontrare Gollum ed impossessarsi del suo ‘prezioso’ anello (quello leggendario che abbiamo imparato ad amare grazie al giovane Frodo de “Il Signore degli Anelli”) dalle incredibili qualità, e importante per le sorti della Terra di Mezzo. Qui Bilbo finalmente riesce a farsi accettare dai Nani, prima diffidenti nei suoi confronti. Quando la ‘Compagnia’ in cammino si ritrova tra gli Elfi, al fianco di Gandalf gli spettatori (ri)trovano la diafana Galadriel regina degli Elfi (Cate Blanchett), Saruman (Christopher Lee) ed Elrond (Hugo Weawing). Straordinaria, sotto ogni profilo, è la scena dell’incontro con i giganti di pietra. Un altro momento topico è rappresentato dall’incontro di Bilbo con il viscido ed ambiguo Gollum (assai migliorato per tocco grafico ed effetti CGI), il mostriciattolo dagli enormi occhi rotondi, sdentato e ghignante; un episodio ben riuscito in quanto a tensione e mistero. Come affascinante e fantastico è lo scontro con i micidiali Lupi Mannari. E quell’occhio terrificante del drago che si spalanca d’improvviso sul finire sembra promettere incombenti minacce per il prossimo capitolo. Il desiderio di allineare “Lo Hobbit” alla struttura ‘uno diviso in tre’ degli “Anelli”, con il miraggio ben comprensibile di triplicare gli incassi, deve aver giocato un brutto scherzo ai realizzatori. Le tecnologie digitali adottate segnano un pò il passo, e non si registra il salto di qualità che era lecito attendersi da un innovatore qual è considerato Peter Jackson. La Weta Digital ha compiuto un ottimo lavoro sui personaggi ma lascia delusi per il resto. E alla resa dei conti sembra pure essere stata poco felice la scelta di girare tutto in 3D, e nel formato a 48 fotogrammi per secondo, fermo restando che il tempo potrebbe alla lunga – anche alla luce dei successivi episodi – dare ragione al regista che in quanto ad innovazione tecnologica non è secondo a nessuno (e se lo è, lo è solo a James Cameron). Per rendervi parzialmente edotti sul sistema e offrirvi qualche pietra di paragone, sappiate che in Europa guardiamo l’HD televisivo a 30/fps al secondo, mentre da sempre la tv propone 50/fps al secondo. Nelle dichiarazioni di Jackson era da ricercare proprio in questo avvicinarsi agli standard televisivi l’aspetto rivoluzionario della sua opera sotto il profilo tecnico. Peraltro, va detto, che sono pochi al momento i cinema nel nostro paese che potranno supportare questo formato. Poi, il primo giorno di proiezione, si sono registrati non pochi momenti di panico perché diversi proprietari di sale cinematografiche non sono riusciti a proiettare il film a causa della mancanza delle chiavi di decriptazione che proteggono i file. Ogni codice di sblocco è associato a un determinato proiettore e ad un preciso server. La scelta di riprendere a 48 fotogrammi al secondo, invece dei tradizionali 24, produce sullo schermo un effetto di ‘appiattimento’ poco realistico, incomprensibile ed inatteso, per nulla convincente. Gli effetti speciali non sfuggono all’occhio appena più preparato, si percepisce, eccome, una qual sensazione di scarsa naturalezza. Fluidità e nitidezza straordinarie, ma come non restare dubbiosi sull’efficacia di un sistema che rischia paradossalmente di appiattire le componenti dell’immagine tridimensionale (nei campi medi e lunghi, sembra più plastificata che in passato)? Forse è presto per un giudizio consapevole, perché l’abitudine del nostro occhio è fondamentale, ma la sensazione è questa. Lontana quindi dallo stupore che colpì lo spettatore alla prima di “Avatar” con un 3D che aveva costruito una profondità di campo sbalorditiva. Ci sono giusto un paio di momenti verso il finale del film in cui la tecnologia 3D ‘esplode’ in meraviglia; uno di questi è quando una farfalla sembra volare in faccia allo spettatore, troppo poco per gridare allo splendore della tridimensionalità. La critica internazionale non è stata tenera con il film; abbiamo estrapolato un paio di giudizi per rendervene conto. Todd McCarthy dell’Hollywood Reporter ha scritto: “Ci sono elementi in questo nuovo film che sono spettacolari come nella trilogia precedente, ma c’è anche molto di altrettanto piatto e tedioso, sopratutto all’inizio. Più che di una versione estesa ci sarebbe bisogno di un versione condensata dal regista, che lo riporti alla dimensione normale di un film. Paradossalmente i 48fps (48 fotogrammi al secondo) donano uno strano look teatrale, in special modo negli interni di casa Baggins. La versione a 24fps esibiva una qualità dell’immagine più morbida e sfumata”. “Lo Hobbit appaga ma abusa dell’appetito dello spettatore per tutti i dettagli della Terra di Mezzo – scrive invece Peter Debruge su Variety – Questo prequel de Il signore degli anelli affascina ancor di più dei film precedenti, ma non offre abbastanza novità da giustificare il progetto di tre film. Ovvero una sessione totale di nove ore a giudicare dalle basi di questo primo lunghissimo capitolo”. Martin Freeman è bravissimo e credibile nei panni di Bilbo Baggins; impacciato, divertente, inetto, ma coraggioso al momento giusto. Le musiche sono state affidare ancora una volta a Howard Shore nel segno della continuità. Nel complesso il giudizio è positivo con qualche perplessità che abbiamo esposto precedentemente; lo scopo di Jackson era quello di dare compattezza e completezza ad un’opera (mancano ovviamente ancora due film) apparentemente ‘divisa’ ma in realtà legata da Tolkien in un unico mondo magico. 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

(immagini per cortese concessione di New Line/Warner Bros. Pictures Italia)

 

 

Il FILM

Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato
(The Hobbit: An Unexpected Journey, Usa/Nuova Zelanda, 2012)
Regia: Peter Jackson
Cast: Martin Freeman, Ian McKellen, Aidan Turner, Andy Serkis, Benedict Cumberbatch, Richard Armitage, Billy Connolly, Cate Blanchett, Christopher Lee, Elijah Wood, Evangeline Lilly, Hugo Weaving, Ian Holm, Lee Pace, Luke Evans, Orlando Bloom, Stephen Fry, Dean O’Gorman, Graham McTavish, John Callen, Mark Hadlow e Peter Hambleton.
Sceneggiatura: Fran Walsh, Philippa Boyens, Peter Jackson, Guillermo Del Toro
Fotografia: Andrew Lesine
Effetti Visivi e Animazioni: Weta Digital Ltd.
Effetti Speciali: Richard Taylor
Supervisore Effetti Visivi: Joe Lettieri
Musica: Howard Shore
Montaggio: Jabez Olssen
Scenografia: Dan Hennah
Genere: Fantasy
Durata: 173’ min.
Produzione: New Line Cinema, Metro-Goldwyn-Mayer Pictures e Wingnuts Film
Produttori: Carolynne Cunningham, Zane Weiner, Fran Walsh, Peter Jackson
Distribuzione Int.: Metro-Goldwyn-Mayer, New Line Cinema, WingNut Films
Distribuzione Italiana: Warner Bros. Pictures Italia
Uscita USA: 14 Dicembre 2012
Data di uscita: 13 Dicembre 2012
Sito ufficiale: www.thehobbit.com