Vinile

LIVE AT WOODSTOCK di Jimi Hendrix in Vinile

 

 

 

 

ARTISTA: JIMI HENDRIX
TITOLO: Live At Woodstock [3LP]ETICHETTA: Experience Hendrix/Legacy/Sony Music
ANNO: 2017

Per lungo tempo nell’immaginario collettivo la presenza di Jimi Hendrix al Festival di Woodstock si era cristallizzata intorno alla folgorante reinterpretazione strumentale dell’inno americano, lo “Star Spangled Banner”, reso in modo distorto ed emblematico, anche e non solo per il fatto d’essere stato l’unico incluso nel film “Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica”, del 1970 (per la regia di Michael Wadleigh), e nell’album triplo riepilogativo “Woodstock: Music from the Original Soundtrack and More” (su etichetta Atlantic Records). A ben vedere non c’è stato nulla di particolarmente penalizzante o inopportuno visto che anche le esibizioni di altri artisti presenti hanno subito un identico trattamento per comprensibili ragioni di sintesi (discografica e cinematografica) da consegnare al mercato e ai posteri; aggiungerei – piuttosto – che ancor più enigmatica è stata la sorte di quei gruppi le cui performance sono state tagliate per problemi tecnici (pioggia e scariche elettriche che disturbavano microfoni e amplificatori nel caso dei Grateful Dead, questioni economiche per i Mountain e i Blood, Sweat & Tears, esclusi dall’editing finale i Canned Heat e la Band o bloccati in aeroporto gli Iron Butterfly) o per propria volontà (Neil Young rifiutò d’essere filmato nell’esibizione con Crosby, Stills & Nash, l’agente di Joni Mitchell preferì quel giorno far apparire la folksinger al The Dick Cavett Show, ritenendo che una platea televisiva fosse di gran lunga preferibile ad “un campo con 500 persone”, John Fogerty, leader dei Creedence Clearwater Revival, negò il permesso per l’utilizzo dei materiali relativi al gruppo perché insoddisfatto dell’esibizione) e ancor di più quelli che hanno rinunciato all’invito a partecipare e in seguito si sono morsi le mani per aver saltato quello che universalmente viene ricordato come il più grande evento live della storia del rock: tra costoro ricordiamo John Lennon, Led Zeppelin, Doors, Bob Dylan, Procol Harum, Jethro Tull, ed anche Frank Zappa & The Mothers of Invention, Byrds, Moody Blues, Free, Spirit, Tommy James & The Shondells. È vero che molti artisti tra quelli assenti avevano già conquistato una fama considerevole e la presenza a Woodstock avrebbe spostato di poco i consensi, ma è pur vero come molti altri (i vari Joe Cocker, Santana, Richie Havens, ma anche i già conosciuti Ten Years After e Who, Janis Joplin, Jefferson Airplane), sfruttando l’onda di quella clamorosa visibilità, vi hanno costruito formidabili carriere. Il Festival di Woodstock si tenne a Bethel, piccolo centro rurale dello stato di New York, dal 15 al 18 agosto del 1969 all’apice della diffusione della cultura hippie; vi si fa riferimento spesso con l’espressione “3 Days of Peace & Rock Music”.
Tornando a Jimi Hendrix ed alla sua partecipazione al Festival di Woodstock, solo dopo che la famiglia dell’artista (la Experience Hendrix Llc) era entrata in possesso dei diritti di sfruttamento della sua immagine e della sua musica, l’intera performance del chitarrista di Seattle, della durata – lo ricordiamo – di quasi due ore (lunghezza inusuale per i concerti dell’artista), è stata ricomposta e pubblicata trent’anni dopo, nel 1999. Jimi aveva chiesto ed ottenuto di esibirsi per ultimo al festival, il suo act era previsto per la mezzanotte della domenica ma a causa della pioggia battente venne spostato alle 9 del lunedì mattina, quando gran parte del pubblico aveva già abbandonato l’area per far ritorno a casa; così furono solo 20mila gli spettatori invece del 500mila che avevano affollato i ‘3 giorni di pace, amore e musica’ e questa sorta di ‘desolazione’, di penuria di presenze, si percepisce bene alla visione del film di Wadleigh (un giovane Martin Scorsese era tra coloro che effettuarono le riprese da varie angolazioni; N.d.R.). Il chitarrista si presentò agli astanti indossando jeans e una giacca bianca ornata, al collo una catenine e in testa una fascia rossa. Peccato per chi si era affrettato ad abbandonare il Festival perché, nello specifico, il concerto di James Marshall Hendrix è entrato di diritto tra le leggende della musica Rock: particolarmente ispirato Jimi confermò di essere anni luce avanti a tutti e le sue parole ai microfoni vennero comunque spese all’insegna della normalità: «Potete andarvene, se volete, noi stiamo improvvisando. Oppure potere restare e battere le mani». Gli organizzatori avevano riconosciuto a lui e la sua band un cachet di 30mila dollari (18mila per l’esibizione e 12mila per i diritti di ripresa), decisamente un buon gruzzoletto. Jimi ha così ricordato quel giorno: «È strano, ma quando siamo saliti sul palco restavano a malapena quindicimila persone. Avevo insistito per suonare con la luce del sole, quindi abbiamo dovuto aspettare il quarto giorno, e per allora molti se l’erano filata». Qualche voce fuori dal coro – in verità più d’una – si è levata pure di segno contrario, qualcuno che ha sottolineato come forse il Festival di Woodstock, e l’esibizione finale di Hendrix ancor di più, irta di presagi funerei ed apocalittici, abbia segnato la fine dell’”Età dell’Innocenza” del Rock e rappresentato quindi la sua pietra tombale. Tra costoro Eddie Kramer, storico e fidatissimo tecnico del suono di Jimi Hendrix e autorevole produttore per altri gruppi (Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin), tornato ad occuparsi dei materiali registrati dal chitarristi per volere della famiglia dopo che questa era riuscita a sottrarre dalle mani di Alan Douglas il patrimonio artistico dello scomparso: di fatto è il custode unico di tutto quello che Hendrix ha inciso nella sua breve esistenza artistica. E Kramer ebbe a dichiarare in un’intervista: «Quando Jimi terminò la sua esibizione pensai: forse è davvero finita. Non mi riferivo solamente al concerto, ma a un’intera era. Quella folla stravolta che vagava verso l’uscita con i piedi immersi nel fango e negli escrementi era un simbolo in negativo; poiché Woodstock non è stato l’inizio di un bel niente, ma solo l’evento dietro al quale sono rimasti sepolti gli ideali e le utopie degli anni Sessanta», ed ancora: «Ben oltre il fatto artistico, Woodstock fu un esempio deprecabile di perdita collettiva di controllo. Nessun artista fece sul palco quel che era previsto, quasi tutti improvvisarono a caso, alcuni con risultati geniali, altri facendo pena. Sono certo che questo fosse dovuto ad una reazione inconscia necessaria per entrare in sintonia con l’anarchia e le allucinazioni psichedeliche della folla. Perché a ‘guidare’ i tre giorni fu la massa dei presenti, al cui confronti gli artisti non rappresentarono più un’avanguardia ma una docile e ‘composta’ retroguardia borghesia. D’improvviso le icone della trasgressione erano diventate obsolete». Il concerto composto da una scaletta fatta di brani classici del repertorio della Jimi Hendrix Experience (da “Foxy Lady” a “Hey Joe” a “Purple Haze”,“Red House” e “Voodoo Child”), inframmezzati da improvvisazioni di chitarra e in più il diamante grezzo “Star Spangled Banner” (era già stato eseguito in concerto un anno prima ad Atlanta, nell’agosto del 1968, ma senza assumere i contorni mitici di Woodstock), in una versione esplosiva che divenne subito simbolo di una generazione di giovani che all’epoca protestavano contro la guerra in Vietnam. Aggiungiamo pure, per maggiore precisione, che nell’album triplo “Woodstock: Music from the Original Soundtrack and More”, pubblicato l’11 maggio del 1970, l’esibizione di Hendrix durava quasi 13 minuti comprendendo in un medley oltre la già citata “Star Spangled Banner” anche “Purple Haze” e “Instrumental Solo” frutto di improvvisazione chitarristica; poi, il 12 luglio del 1971 venne pubblicato, in un doppio vinile, “Woodstock 2” (sempre dall’’Atlantic Records) contenente esibizioni che non avevano trovato posto nel primo album e tra queste tre tracce di Jimi (“Jam Back at the House”, “Izabella”, “Get My Heart Back Together”) per un totale di oltre 20 minuti. Il triplo vinile “Live at Woodstock”, che per la prima volta raccoglie l’esibizione integrale di Hendrix al festival (accompagnato dal gruppo Gypsy Sun and Rainbows), è stato pubblicato il 6 luglio 1999, con missaggio e rimasterizzazione curati da Eddie Kramer per la Experience Hendrix di famiglia. In precedenza la registrazione era stata disponibile solamente su alcuni bootleg e per giunta in modo parziale. Va detto che già nel 1994 il concerto, incompleto, era uscito su CD singolo (con il titolo “Woodstock”), in versione rimontata dal produttore da Alan Douglas (all’epoca detentore unico dei diritti della musica di Jimi), con una durata di circa 63 minuti. Questa edizione definitiva autorizzata (e voluta) dalla Hendrix Family, ci restituisce, a così tanti anni da quel il 18 agosto 1969, la versione filologicamente più corretta dell’esibizione del chitarrista mancino. La resa tecnico-qualitativa è più che soddisfacente nonostante le palesi carenze delle registrazioni originali dell’epoca dovute a situazioni ambientali di criticità ed alla non perfetta intesa tra i componenti della formazione, alla prima prova tutti insieme. Ma tutto l’interesse del disco ruota intorno alla performance di Jimi, padrone assoluto della scena con la sua Fender Stratocaster. “Star Spangled Banner” continua ad essere considerato uno dei momenti topici e più leggendari della carriera di Hendrix. Significativa resta pure la versione torrenziale (circa 13 minuti) di uno dei cavalli di battaglia del chitarrista mancino, “Voodoo Child (Slight Return)”. Con Jimi per la prima volta a capo di una Gypsy Sun and Rainbows composta da Mitch Mitchell alla batteria, vecchio di militanza negli Experience, più nuovi musicisti: Billy Cox al basso a sostituire Noel Redding dopo la rottura dei rapporti con Jimi, Larry Lee alla chitarra ritmica, Juma Sultan e Jerry Velez alle percussioni; vennero ribattezzati dallo stesso Hendrix sul palco di Woodstock come ‘Band Of Gypsys’ (‘band di zingari’), per la loro disomogeneità di partenza. In seguito Jimi avrebbe così commentato gli esiti fortunati del raduno di Woodstock: «Se un genitore ha a cuore i propri figli dovrebbe conoscere la musica che ascoltano. Il ruolo della musica è fondamentale in quest’epoca.. è necessario prenderne coscienza. La musica è più forte della politica. Agli occhi dei ragazzi noi musicisti diventiamo un punto di riferimento, molto più in fretta di quanto faccia il presidente coi suoi discorsi. Ecco perché a Woodstock erano tantissimi». A noi, ai posteri, ed agli appassionati di Rock tutti rimane un album che seppur triplo costituisce una delle pietre miliari della storia. Un booklet di 24 pagine con foto rare dell’evento arricchisce la confezione.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Experience Hendrix/Legacy/Sony Music)

 

 

Live At Woodstock – Jimi Hendrix
Tracklist (LP):
Side One
    Introduction  [2:10]    Message to Love  [7:31]    Hear My Train A Comin’  [9:36]Side Two
    Spanish Castle Magic  [7:20]    Red House  [5:24]    Lover Man  [4:58]Side Three
    Foxey Lady  [5:23]    Jam Back at the House  [8:47]    Izabella  [5:08]Side Four
    Fire  [3:58]    Voodoo Child (Slight Return)  [13:43]Side Five
    Star Spangled Banner (Francis Scott Key, John Stafford Smith)  [3:43]    Purple Haze  [4:23]    Woodstock Improvisation  [3:59]Side Six
    Villanova Junction  [4:28]    Hey Joe (Billy Roberts)  [5:52](Tutti i brani sono opera di Jimi Hendrix, eccetto dove indicato)

Edizione doppio DVD (2005)
Nel 2005 usciva un doppio DVD intitolato “Live At Woodstock – Deluxe Edition” contenente l’intera esibizione di Hendrix restaurata e con l’aggiunta di contenuti speciali.
DVD 1
    Message To Love
    Spanish Castle Magic
    Red House
    Lover Man
    Foxey Lady
    Jam Back At The House
    Izabella
    Fire
    Voodoo Child (Slight Return)
    Star Spangled Banner
    Purple Haze
    Woodstock Improvisation
    Villanova Junction
    Hey Joe
DVD 2
    The Road To Woodstock (Documentario)
    A Second Look (Immagini alternate e in bianco e nero dell’esibizione di Hendrix).
    Nashville Roots (Larry Lee parla della sua amicizia con Hendrix)
    Jimi Hendrix Press Conference (Conferenza stampa di Hendrix)
    Rare Artifacts And Memorabilia

Discografia (parziale) di Jimi Hendrix:
Are You Experienced? (Polydor, 1967)
Axis: Bold As Love (Polydor, 1967)
Smash Hits (Polydor, 1968)
Electric Ladyland (Polydor, 1968)
Band Of Gypsys (Polydor, 1970)
The Cry Of Love (Polydor, 1971)
Rainbow Bridge (Reprise, 1971)
Isle Of Wight (Polydor, 1971)
Experience (Bulldog, 1971)
More Experience (Bulldog, 1972)
In The West (Polydor, 1972)
War Heroes (Polydor, 1972)
Jimi Hendrix – The Movie (soundtrack, Reprise, 1973)
Loose Ends (Polydor, 1974)
Crash Landing (Polydor, 1975)
Midnight Lightning (Polydor, 1975)
Nine To The Universe (Polydor, 1980)
Jimi Plays Monterey (Reprise, 1986)
Band Of Gypsys 2 (Polydor, 1986)
Live At Winterland (Rykodisc, 1987)
Radio One (Rykodisc, 1988)
The Peel Sessions (1988)
Live & Unreleased – The Radio Show (Castle, 1989)
Live Isle Of Wight (Polydor, 1991)
Stages (Reprise, 1991)
Woodstock (Experience Hendrix, 1994)
South Saturn Delta (Experience Hendrix, 1997)
First Rays Of The New Rising Sun (Experience Hendrix, 1997)
The Best Of Jimi Hendrix (Experience Hendrix, 1997)
BBC Sessions (Experience Hendrix, 1998)
Live At The Fillmore East (Experience Hendrix, 1999)
Live At Woodstock (Experience Hendrix, 1999)
The Jimi Hendrix Experience (Experience Hendrix, 2000)