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LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino in Blu-Ray

 

È della notte del 13 gennaio 2014 la notizia che “La grande bellezza” si è aggiudicato il Golden Globe per il Miglior film straniero. Si sa che il Golden Globe è solitamente l’anticamera dell’assegnazione degli Oscar e questo premio fa ben sperare. 

 

Il film di Paolo Sorrentino, presentato al Festival di Cannes 2013  è stato scelto per rappresentare il cinema italiano agli Oscar, che verranno assegnati il 2 marzo 2014 al Dolby Theatre di Los Angeles, nella categoria Migliori Film Straniero; si saprà se “La grande bellezza” sarà entrato nella cinquina delle ‘Nomination’ solo il 16 gennaio 2014, quando l’Academy renderà noti i nomi di tutti i ‘nominati’.

 

 

È stato ribattezzato “La Dolce Vita degli anni Duemila”, “la grande bellezza” che racconta di una Roma straniante, kitsch ed inquieta, quella sordida e presenzialista che si cela dietro la quotidianità brulicante di chi vi lavora e ci si muove abitualmente, un universo ‘cafone’ popolato da gente gaudente che intende la vita come un ‘eterno party’ e ama ‘fare i trenini alle feste’, capace di trasformare in luccichìo le espressioni ed i comportamenti più volgari ed esaltare l’effimero. È la storia di un giornalista 65-enne che si occupa di mondanità e gossip, tale Jep Gambardella, una sorte di istituzione in certi ambienti del jet-set della Capitale in cui si muove ‘leggero’ e caustico con i suoi modi seducenti (tra pettegolezzi e party esclusivi) da una quarantina d’anni e, da novello ‘vitellone’, organizza la festa del 65° compleanno sul terrazzo di casa sua con vista sul Colosseo. Opinionista tuttologo e sgargiante negli abiti che indossa, insomma Jep Gambardella è espressione emblematica del ‘nulla’, e lui sa gestire bene il ‘nulla’; i riferimenti ai tanti personaggi che popolano indegnamente gli schermi televisivi è – immagino! – del tutto voluto. “Roma ti fa perdere un sacco di tempo” obbietta il protagonista quasi a giustificarsi del suo far nulla, del suo non essere riuscito a diventare un grande scrittore dopo che il suo primo romanzo giovanilistico (“L’Apparato Umano”) aveva ottenuto così tanti consensi e lo aveva proiettato negli ambienti ‘in’ della Capitale. Tra intellettuali ciarlatani e gente corrotta, prostitute dal senso etico immacolato, falliti e cocainomani,  politici erotomani e scrittrici in carriera (televisiva), nobili decaduti, nani e ballerine, e tanti personaggi singolari nemmeno poi così ‘assurdi’, assistiamo allo spaccato di una certa Roma decadente nella quale si muove una compagnia di giro vero e proprio campionario (ai nostri occhi) di freak, che frequenta tutte le feste possibili, una corte dei miracoli sguaiata, esseri che popolano la Città Eterna di notte, ‘zombi in putrefazione’ che all’alba spariscono rientrando nei loro sarcofaghi. È il ‘cuore nero’ di una Roma nascosta negli austeri palazzi, coloro che la popola sono una sorta di ‘nuovi mostri’ (di risiana memoria) del nostro quotidiano. Si faceva cenno a “La Dolce vita” – e nel confronto bisogna fare la tara del boom economico che c’era alla base del capolavoro di Fellini – ed il paragone non è per niente peregrino se lo si guarda come un aggiornamento ai giorni nostri di un’Italia che appare ‘semplicemente’ peggiorata; il film di Sorrentino è un ritratto impietoso e grottesco privo di commiserazione (sentimento invece che non difettava al Fellini della “Dolce Vita”). Un certo barocchismo della rappresentazione ben si amalgama con la cifra stilistica di Sorrentino, sempre abile nell’offrire allo spettatore cinematografico movimenti di macchina originali e spunti folgoranti di regia. Un film dalle immagini sovrabbondanti, a tratti potente e fascinoso, e non tutto è frutto di fantasia, perché un reale, evidente aggancio con una realtà (nemmeno tanto) sotterranea romana c’è eccome. E anche lo spaccato di un’Italia che conosciamo bene, per l’imperversare di un certo trash televisivo così distante dalla realtà del nostro paese in crisi, che giunge quanto mai opportuno (solo il tempo saprà dirci se l’Arte una volta di più precede un mutamento storico e sociale) in questo momento a puntare il dito sulla falsità dei messaggi che la televisione propina, sullo sciacallaggio che ci viene ‘venduto’ a piè sospinto. È come pochi lo specchio del nostro paese – diciamo – per sottrazione. Un passo deciso per il regista napoletano nel tornare alle atmosfere che avevano contraddistinto la prima parte della sua carriera prima dell’esperienza americana. Perché la trasferta americana di Sorrentino si è rivelata alla fine un fiasco, probabilmente era troppo ambizioso “This Must Be The Place” (con Sean Penn protagonista) per sfondare al primo tentativo; metteteci pure nel conto quella certa ‘diffidenza’ del mercato americano ad accettare senza remora alcuna le proposte cinematografiche provenienti dal di fuori dei propri confini nazionali, ed ecco spiegato il parziale fallimento del Sorrentino ‘a stelle e strisce’. Fin dall’esordio (“L’uomo in più”) il regista si era imposto alla generale attenzione come uno dei giovani registi più promettenti in virtù della notevole abilità nel costruire inquadrature di indubbio pregio e d’una interessante fluidità narrativa. Confermandosi successivamente con “Le conseguenze dell’amore” e con tutti gli altri film «Leggi FILMOGRAFIA di Paolo Sorrentino» che ha diretto in odore di ‘cinema autorale’ moderno (tra i quali l’inquieto “L’amico di famiglia” e il successo “Il Divo”), Sorrentino ha messo in essere l’unicità di un atteggiamento di cineasta dal respiro internazionale (europeo, sicuramente), per nulla limitato nella sua espressione dalle pastoie che da tanto tempo affliggono in nostro cinema e lo frenano sui mercati esteri. Toni Servillo è semplicemente strabiliante nel tratteggiare il personaggio del protagonista e ribadisce intera la sua grandezza d’interprete che meriterebbe ben altra considerazione in ambito italiano e internazionale. Uno spazio privilegiato – peraltro giustificato dai due attori che ne vestono i panni – se lo ritagliano la Ramona (di Sabrina Ferilli), spogliarellista che lavora nel locale del padre e sperpera tutto il denaro che guadagna, e il Romano di Carlo Verdone, che tenta di sfondare nel teatro senza avere alcuna qualità. Generalmente positivi i commenti della stampa straniera nei confronti del film, anzi, alla luce delle critiche ricevute in Italia, sembra che all’estero abbiano apprezzato di più il film. Le Monde ha così commentato il film: «Con il suo broncio malizioso, il protagonista Jep ha un’aria da Walter Matthau alla romana mentre contempla le glorie dell’unica città al mondo in grado di fargli sentire l’eternità. L’ultimo lavoro del regista italiano è un omaggio alla Fiera della vanità, che alla fine restituisce un’umanità che sembrava non esserci all’inizio del film. Pur restando molto lontano dalla grandezza dei suoi maestri, Sorrentino dimostra sempre di avere delle belle trovate cinematografiche». Il Guardian ha scritto: «Sorrentino è tornato a Cannes con un bellissimo film, girato nello stile classico de “La Dolce vita” di Fellini e de “La Notte” di Antonioni. “La grande bellezza” è un ritorno al suo naturale linguaggio cinematografico, dopo la difficile esperienza in inglese con Sean Penn in “This Must Be The Place”. Il film è superbo, ma c’è anche un eccesso di ricchezza che va un po’ a discapito delle emozioni. Toni Servillo meriterebbe il premio per il miglior attore, grazie alla stupenda interpretazione di Jep». Ha scritto Jay Weissberg su Variety: «”La grande bellezza” è un ricco banchetto cinematografico, che omaggia Roma in tutta la sua bellezza e superficialità. Di certo farà venire un’indigestione a qualcuno, che potrebbe vederla come l’opera di un cinefilo in posa che manca di vera profondità. E non importa se la stessa critica è stata mossa alla “Dolce Vita” 53 anni fa. Il confronto non è casuale: come il capolavoro di Fellini, “La grande bellezza” fa di una figura esausta dal punto di vista esistenziale una guida dantesca attraverso la decadenza della vita romana». Per Screen Daily invece: «Il paragone naturale da fare è quello con un’altra operetta impressionistica del regista napoletano: “Il Divo”. Quel film però era immerso in una realtà storica, mentre La grande bellezza è più una raccolta di vignette senza tempo. Paradossalmente, questo è un film che potrebbe piacere di più all’estero che non in Italia. Sul terreno di casa, la visione di Roma di Sorrentino e della sua vita pseudo letteraria potrebbe sembrare un po’ obsoleta». Pur tra alti e bassi, e qualche imperfezione, è questa l’opera più ambiziosa di Sorrentino fino ad oggi e – ne sono convinto – tra qualche decine di anni sarà visto come cartina tornasole imprescindibile del ‘come eravamo’; per chi sa apprezzare l’originalità e non si accontenta di ‘vedere sempre lo stesso film’ questo è un lavoro che regala il piacere d’una visione cinematografica da non mancare.
Trasferimento in Alta Definizione perfettamente aderente alla visione del film verificata in sala, e fedele alle scelte della regia e del direttore della fotografia, ovvero dalla qualità ottima. Ottimi definizione, dettaglio e contrasto, sia per i volti e gli abiti dei personaggi che per gli elementi in background; risultano curatissimi gli ambienti in cui si svolge il film. Solidi e compatti i neri e congrua la percezione della profondità di campo, palette cromatica calda e assai vivida; qualche problematica si avverte nelle scene notturne più critiche e meno illuminate. La leggera grana che si coglie alla visione è dovuta al girato in pellicola 35mm, ed oggi – in tempi in cui la celluloide sta abbandonando progressivamente e irreversibilmente le cabine di proiezione – è quasi un riconoscimento ‘doc’ ad un cinema d’altri tempi. Di pari eccellente qualità è anche il comparto audio con un DTS HD Master audio 5.1 nitido, robusto e coinvolgente sull’intero fronte sonoro, asse posteriore incluso, e nella separazione dei canali, ricco nei dettagli direzionali e d’ambienza (che in alcune circostanze sono messi – penso, volutamente – in grande evidenza), efficace nei numerosi contributi musicali della variegata e curatissima colonna sonora, con dialoghi senpre distintivi sul centrale. Gli extra deludono decisamente le aspettative dei cultori per un film di tale importanza; sono piuttosto frettolosi e sottotono. Troviamo un breve ‘Backstage’ (15’) realizzato sul set, una Foto Gallery (5’) del film ed una sulle comparse, più i convenzionali trailer, teaser e le schede tecniche ed artistiche. Confezione elegante in un sottile slip case cartonato.

 

(Luigi Lozzi)                                                © RIPRODUZIONE RISERVATA

 


(immagini per cortese concessione della Warner Home Video)

 

NOTE TECNICHE
Il Film

LA GRANDE BELLEZZA

(La grande bellezza)

Italia/Francia, 2013, 150’
Regia: Paolo Sorrentino
Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Anna Della Rosa, Giovanna Vignola, Roberto Herlitzka, Massimo De Francovich, Giusi Merli, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Franco Graziosi, Sonia Gessner, Luca Marinelli, Dario Cantarelli, Ivan Franek, Anita Kravos, Luciano Virgilio, Giulio Brogi, Vernon Dobtcheff, Serena Grandi, Pasquale Petrolo, Giorgia Ferrero.

Informazioni tecniche del Blu-Ray

Aspect Ratio: 2.35:1 1920x1080p AVC MPEG-4
Audio: Italiano DTS-HD Master Audio 5.1
Distributore: Warner Home Video
Prezzo: Euro 22,90