L’ABBIAMO FATTA GROSSA di Carlo Verdone in Blu-Ray
Personalmente nutro sentimenti contrastanti nei confronti di Carlo Verdone; è per me – e per tutti – Carlo, non saprei chiamarlo diversamente quando mi capita di incontrarlo in qualche anteprima e magari scambiare qualche parola con lui (e “Carlo!” è pure il titolo del bel documentario che Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni gli hanno dedicato tre anni fa), così come Sordi era per tutti Albertone, detto con una leggerezza che traboccava (e trabocca) di affetto prima che di rispetto doveroso e dovuto.
Un’istituzione (soprattutto per i romani), ed insieme una parte di storia del cinema italiano; ma Carlo Verdone ===Consulta la Filmografia=== è anche fonte di irritazione, di prurito fastidioso lungo la schiena, di malumore quando si pensa a lui come ad un autore (non solo regista, vista la molteplicità delle sue possibilità e degli ambiti artistici nei quali si esprime) che in carriera (forse) avrebbe potuto osare molto di più del semplice eseguire bene il ‘compitino’ da 7 in pagella, sempre lo stesso compitino in cui variano gli ingredienti ma l’ossatura è sempre la stessa. In questi momenti Verdone sembra dare ragione a quelli che un tempo criticavano il suo referente e maestro principale – Sordi appunto, col quale ha lavorato in “In viaggio con papà” e “Troppo forte” – dicendo che Albertone, a differenza di Marlon Brando che poteva vestire i panni di cento personaggi diversi, interpretava cento volte lo stesso personaggio. È chiaro che il tempo aggiusta più convenientemente molti giudizi, e che sicuramente la Storia ha regalato a Sordi una dimensione importantissima e primaria nelle vicende del Cinema italiano, ma non è nemmeno un’eresia scrivere queste cose. E di Carlo possiamo affermare che ha sempre avuto ‘paura’ di tentare nuove strade accontentandosi solamente di essere additato quale ‘erede di Sordi’. Basterebbe mettere sul piatto – giusto per restare ai tempi della sua affermazione – quello che hanno fatto in quanto a coraggio Roberto Benigni e Massimo Troisi. Nel nuovo film Carlo ha eletto quale suo sodale comico Antonio Albanese ===Consulta la Filmografia=== e le cose funzionano decisamente meglio che nel precedente “Sotto una buona stella” per il quale aveva avuto al suo fianco – nella lunga galleria di partner femminili (centrali e fondamentali) della sua filmografia – Paola Cortellesi. Ha buon ritmo il film, una commedia di vecchio stampo dai risvolti ‘gialli’, ed una serie di combinazioni efficaci che catturano la risata. Verdone veste i panni di uno sfigato come spesso è accaduto in molti suoi film; in questa occasione è Arturo Merlino, un investigatore privato (ridotto a inseguire gatti scappati di casa) che vive con la vecchia zia ed ha una passione frustrata per la scrittura di ‘gialli’, mentre Albanese è Yuri Pelagatti, un attore di teatro smarrito e disoccupato (dopo che sul palcoscenico non ricorda più le battute) che si affida al detective perché pedini la ex-moglie che l’ha tradito per un altro uomo, forse proprio quell’avvocato che pretende da lui gli alimenti per la donna infedele. Le cose subiscono una svolta brusca, e si ingarbugliano, quando i due si ritrovano tra le mani una valigetta piena di soldi che scottano e sulle loro tracce si pone una banda di malavitosi; si innesta così il classico gioco degli equivoci che diventa sempre più serrato con l’andare avanti. La coppia comica Verdone & Albanese mostra di avere un’intesa che non era difficile da mettere in preventivo, vista la solida esperienza e la bravura di entrambi, anzi pone l’interrogativo del perché una simile combinazione non si fosse realizzata prima. Non si tratta di una ‘odd couple’ (sul tipo di Lemmon & Matthau, gli opposti che si attraggono, tanto per intenderci) perché i due hanno molte cose che li accomuna, ed avere, ognuno per proprio conto, i tempi giusti della comicità e delle battute non fa altro che facilitare il loro lavoro, anche se – va detto – non vengono esaltate adeguatamente le loro caratteristiche precipue. “L’abbiamo fatta grossa” vive molto dell’alchimia tra Carlo e Antonio (il secondo leggermente in subordine al primo; quasi a far da spalla) e del loro istrionismo, dei personaggi ritagliati sulle rispettive personalità, del gioco dei travestimenti cui sono costretti, più che della bontà d’una sceneggiatura (scritta da Carlo con Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso) che, insomma, lascia un po’ a desiderare al di là di quella patina di divertimento che si coglie in superficie. Risalta meglio, insomma, il lavoro fatto sui protagonisti che non l’evolversi della narrazione. Sullo sfondo però emerge una vena malinconica (che ben conosciamo tra le doti del regista) e amara, un pallido tentativo (qualcosa del genere accade in quasi ogni film del Verdone degli ultimi anni) di satira sociale farsesca sull’Italia dei giorni nostri, ma – a mio modo di vedere – assai poco incisiva: la rivincita finale e liberatoria dei due protagonisti è materia appena abbozzata. La grande scoperta del film, anche per tempi comici, è però la cantante lirica armena Anna Kasyan che interpreta con auto-ironia il ruolo dell’esuberante spasimante di Arturo, Lena; una bella scoperta davvero. E c’è pure un divertente cameo di Giuliano Montaldo, assieme a sua moglie Vera Pescarolo, nei panni di un generale in pensione cui il detective riporta un gatto fuggito di casa. A differenza poi di “Sotto una buona stella”, girato tutto in interni, questo lavoro di Verdone si muove per strada, alla scoperta di una Roma poco conosciuta dal Cinema, un po’ come ha fatto Paolo Sorrentino ne “La grande bellezza”.
Il trasferimento in Alta Definizione è opera della Filmauro e rispetta in toto gli standard qualitativi oggi richiesti per i film di ultima generazione che non ricorrano espressamente agli Effetti Speciali digitali. Un modus operandi che non viene meno neppure in questa occasione relativamente ai titoli firmati dalla casa di De Laurentiis che vengono messi in commercio con parsimonia ma con estrema regolarità. Le immagini sono pulite, dai colori naturali ma brillanti e neri solidi, ben definite e altrettanto ben dettagliate, tanto da regalare alla visione una confortevole visione della profondità; il tutto frutto di un master a 2k (intermediate) che arriva da un girato realizzato in digitale Red Epic a 5K. Per il comparto audio si conferma l’abitudine di Filmauro di proporre la traccia originale italiana sia in DTS HD Master Audio 5.1 che in Dolby Digital 5.1 a 640 kbps. A prevalere sono i dialoghi che risultano nitidi sul centrale in un quadro sonoro generale robusto, privo di flessioni e con una soddisfacente separazione dei canali. Gli extra prevedono un ‘Backstage’ (15 min.), una featurette Speciale (5 min.), spot e papere sul set, vari trailer ed il breve inserto promozionale “Ciak si Ricola”.
(immagini per cortese concessione della Filmauro)
(Luigi Lozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA